Nikator si era tolto le pelli che solitamente lo coprivano per proteggerlo dal freddo e dai colpi della battaglia, adamitico e marmoreo come se Agasia di Efeso in persona lo avesse scalpellato via dalla pietra, cesellando ogni muscolo; la pelle lucida per l'olio, lo sguardo più simile a quello di un lupo affamato che a quello di una persona. Annuì verso l'avversario in risposta al saluto, l'istinto di portare la destra a cercare il labrys era forte, ma la sua arma era rimasta fuori dall'arena, dove non poteva nuocere a nessuno.
Lo osservò danzare, quasi stranito da quella serie di movenze, ma l'acheo attese che si facesse più vicino... più vicino... e, quando l'altro finalmente mostrò decisione a colpire, irrigidì ogni muscolo con la durezza del bronzo per bloccare il colpo senza perdere la sua posizione stabile.
L'idea era di reagire al momento dell'impatto, lasciando all'avversario la consolazione di aver trovato contatto prima di calare inesorabile un pugno a martello con tutta la sua forza, al grido di "ZANNA FULMINEA!", a cercare l'attaccatura tra spalla e collo del ciladico, come fosse un colpo d'ascia... Non voleva strafare già dal primo combattimento, non lo si poteva considerare una cima ma non voleva certo mostrare subito tutte le sue carte...