Diploannessione Ordine della Rosa - Stygeria Nord

Last Century

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Con la parte meridionale della grossa pianura già esplorata, Carnifinda s'apprestò col suo oramai consolidato manipolo di uomini a controllare il settentrione di Stygeria. Sulla carta sarebbe stata una regione di passaggio, specialmente con l'idea di aiutare i Tenebris con la loro peculiare richiesta e - ovviamente - creare un fronte solido su cui iniziare a costruire l'impronta di un confine, ma era tutto da vedere. Oltre l'inesplorato, infatti, poteva esserci qualsiasi cosa che attendeva l'arrivo della piccola spedizione della drow. Certo oramai avevano visto quasi si tutto, ma la speranza che le cose andassero bene non era mai del tutto scomparsa: dopo aver visto mostri, demoni, aver ricevuto una dardeggiante pioggia addosso e aver convinto dei piccoli Halfling, senza contare Ashura, solo Arilma avrebbe potuto sapere cosa si celasse in quelle lande.
Dall'espressione pensosa che aveva la drow, varcando il confine, era impossibile capire a cosa stesse pensando.

@Silen esplorazione di Stygeria Nord con Carnifinda
 

Silen

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La parte settentrionale della Stygeria appariva brulla e desolata quanto la parte meridionale, sotto l'influsso della cosiddetta Figlia del Cambiamento, ribolliva di vita esuberante quanto mutata. Carnifinda si trovò di fronte il consueto problema, dove muoversi in una piatta distesa dove, almeno a prima vista, non sembravano esserci tracce evidenti di presenza di civiltà.

Il solito problema delle steppe XD
 

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Seguendo il suo istinto, che oltre a dirle di imprecare contro il cielo per quella vasta distesa di nulla la invitava anche a procedere, Carnifinda scelse la via più semplice, almeno all'inizio: proseguire spostandosi nelle zone che presentavano qualche difformità dal resto. Ora, chiamarle difformità era indubbiamente un parolone, visto che nemmeno un ingegnere col filo a piombo avrebbe saputo livellare quelle steppe brulle e solitarie, però sperava che almeno qualcosa risaltasse, nel peregrinare ai suoi occhi. In caso contrario, comunque i fuochi dei campi allestiti per passare le notti avrebbe potuto notificare la presenza a qualcuno.
 

Silen

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Un antico detto afferma che "Chi cerca trova" e in effetti a forza di cercare finì per trovare qualcosa anche se forse non quelo che si aspettava. Mentre esploravano una piccola depressione nella vasta piana, gli inviati dell'Ordine si imbatterono in quello che poteva essere definito semplicisticamente come un buco per terra. Un buco del diametro di 12-13 metri e tanto profondo che non si riusciva a vederne il fondo.
 

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Carnifinda s'approcciò al buco con lo sguardo scettico di chi sa, per certo, di vedere l'Inferno sul fondo. Lanciò lo sguardo verso l'oscurità e arricciò il naso indispettita dal non vederne la fine.
«D'accordo, è evidente che un gigante ha infilato il cazzo nella terra.» commentò, ironica.
«Potrebbe essere una tana d'insetti, o un gigantesco verme del terriccio, per quanto ne so... datemi una torcia, proviamo a lanciarla all'interno e vediamo quanto male ci facciamo.» continuò, più seria, eseguendo quel semplice gesto giusto per scorgere, col cadere della fiaccola, se vi fosse altro di cui preoccuparsi nel grande foro.

D::
 

Silen

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La luce della torcia evidenziò la presenza di una specie di rozza scalinata incisa sulle pareti del grande squarcio che scendeva seguendo il contorno della parete del cratere, se era un cratere, e si perdeva giù nella oscurità. Per ilr esto la torcia precipitò nel buio fino a scomparire, segno che la discesa era decisamente lunga.

Che sboccata Carniginda lol
 

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La drow seguì la torcia sfavillare nelle tenebre finché l'ultimo sbuffo di fuoco non scomparve inghiottito dal nero.
«Non vorrei buttarci nemmeno un demone lì dentro...» bofonchiò. «Idee che non siano scendere sulla scala? No eh?» si rispose da sola. A quel punto s'affacciò sul precipizio e, con una certa riluttanza, gridò all'interno.
«Hey? C'è nessuno?» non che s'aspettasse una risposta, onestamente. Dopo qualche momento ti incertezza, comunque, scosse la testa. Sapeva benissimo che sarebbe toccato di nuovo al suo gruppo fare il lavoro sporco. Arianna trovava sempre situazioni piacevoli, come la droga arboricola, mentre lei cani rabbiosi, cafoni che lanciavano dardi e buchi nel terreno creati da chissà quale malignità innominabile. Fortuna che aveva un caratteraccio quasi peggiore di quel che le era capitato in quel lustro d'esplorazioni.

«Due di voi restino qui a fare da guardia, gli altri scendono con me. Tenete le armi a portata e preparatevi ad alzare i tacchi se serve.» detto fatto, con una certa inquietudine, cercò l'inizio della scalinata e prese a scendere.

Ha avuto una vita difficile, capiscila.
Ed ha il carattere solare come un rospo d'acquitrino nei giorni di siccità.
Breve diapositiva di Carnifinda nei giorni in cui è felice:
B(
 

Silen

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La discesa fu lunga e perigliosa, la scala appariva moltov ecchia e usurata daltempo; doveva essere li da molto, molto tempo. Quando finalmente Carnifinda e i suoi furono giunti sul fondo il cielo era ridotto a un lontano baluginio non più grande delle dimensioni della luna in una notte chiara; tutto attorno a loro regnava una oscurità profonda.
Gli occhi dei drow potevano percepire al di là del buio i resti di quello che sembrava essere stato un vasto complesso sotterraneo, ora in rovina. Le pareti in fondo alc repaccioe rano state chiaramente scolpite e levigate, così come il pavimento anche se crepato e rovinato dal tempo. L'impressione dei drow fu quella di trovarsi in quello che un tempo era stato una specie di posto di guardia; una porta di ferro sbarrava l'unica uscita ma per quanto un tempo doveva essere stata imponente e impenetrabile ora sembrava essere male in arnese come il resto di quel bizzarro luogo.
 

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Durante la discesa il silenzio accompagnò tutto il drappello di impavidi esploratori, con Carnifinda in testa, e quando infine arrivarono in basso si resero subito conto di non essere in una voragine naturale ma in un gigantesco pozzo artificiale che doveva essere stato, nei suoi tempi d'oro, una vera e propria fortificazione in miniatura. La drow s'avvicinò al portone osservandolo.
«A queste latitudini c'erano nani?» chiese. «Perché a parte noi questo genere di strutture non credo possa venire da molta altra gente.»
Qualcuno dei suoi, altrettanto concentrato a guardare la porta, le rispose. «Non che io sappia per certo, ma potrebbe. Cerchiamo di aprirla, i cardini sono fatiscenti, sarà rimasta esposta al freddo e all'umidità per secoli.»
«Sì... prendete pale, piedi di porco e qualsiasi altra cosa possa fare leva, speriamo che la stramaledetta serratura, o i cardini, ne abbiano abbastanza di vivere. Però fatemi dare un'occhiata prima.» s'inginocchiò e scrutò attentamente l'uscio malandato. «Non voglio che ci siano trappole ad attenderci.» e una volta assicuratasi, per quanto possibile, che i vecchi inquilini non avessero lasciato un ricordo per i futuri esploratori, avrebbe provato ad aprirla - prima normalmente e poi, se chiusa, scardinandola.
 

Silen

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La porta era evidentemente massiccia e la serratura sorprendentemente complessa ma sia ic ardini che la serratura stessa erano corrosi dalla ruggine. Se scassinarla risultò impossibile lo sforzo congiuntodei drow fu sufficiente a spezzare i cardini e a far piombare la porta al suolo con fragore. Dietro di essa si trovava un secondo posto di guardia. Due scheletri in armatura giacevano sul terreno, morti da chissà quanto tempo. Oltre il psoto di guardia si apriva una vasta struttura sotterranea.
 

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Scansandosi per evitare il portone che collassava, Carnifinda adocchiò gli scheletri e per poco con lanciò loro un coltellaccio, d'istinto, pensando che fossero non morti. Accortasi dell'errore increspò le labbra e chi chinò a guardare meglio le armature e le ossa, per capire di che razza potessero essere. Dopodiché si girò verso uno dei suoi esploratori.
«Cavaliere, raccogli le ossa maggiori e i loro elmi. Gli daremo degna sepoltura all'esterno.» disse. «Procediamo con cautela... nonostante fosse tutto sigillato qualcosa ha ucciso queste persone. E spero vivamente non sia stata la fame, pace all'anima loro.» commentò, facendo una piccola preghiera ad Arilma prima di proseguire, armi alla mano, all'interno della struttura sotterranea. Qualsiasi cosa ci fosse laggiù, non era come il resto delle esplorazioni fatte sino a quel momento.
 

Silen

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Non rimaneva molto da vedere, gli scheletri sembravano appartenere a una razza rettiloide, probabilmente si trattava di sauriani. Le armature, per quanto ormai logore per il passare del tempo, sembravano integre e la posizione dei corpi non suggeriva un combattimento che avrebbe lasciato dietro di sè un corollario di armi sguainate, macchie di sangue e in generale undisordine che invece non si vedeva.
Tutto sommato la impressione era che i due defunti soldati fossero rimasti sigillati nella struttura e avessero quietamente deciso di farla finita.
Un rapido esame rivelò che la struttura sotterranea constava di almeno due piani sotterranei, il primo dove si trovavano era stato una sorta di anticamera, con alloggi, una grande sala forse adibita a riunioni e adunate, una armeria, cucine, pozzi di aerazione, uno studio con annessa biblioteca e un appartamento spazioso forse dedicato al comandante della struttura.
Quà e là vi erano altri cadaveri, nelle stesse condizioni dei primi due incontrati nel posto di guardia, tutti ormai ridotti a poco più di scheletri disseccati. Una seconda porta di acciaio, anch'essa sbarrata ma in condizioni nettamente migliori, conduceva ad un secondo piano più in prodondità.
 

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Nell'avanzare in quella che a tutti gli effetti doveva essere una struttura segreta, forse un laboratorio magico, dell'antico impero sauriano che aveva popolato la zona, una crescente curiosità mista a preoccupazione andò a insidiarsi in Carnifinda. Avrebbero molto probabilmente dovuto seppellire tutti quei disgraziati, molto probabilmente rimasti lì isolati dopo la fine della civiltà. Nelle aule sotterranee di quel complesso non doveva passare anima viva da almeno tre secoli. Arrivati davanti alla porta d'acciaio, questa sicuramente avrebbe retto ai tentativi di scardinarla - almeno con la stessa facilità della precedente. Onde evitare problemi di sorta, dato che oltre quell'uscito avrebbe potuto esserci qualsiasi cosa, anche l'orrore primigenio, la drow decise di bussare un paio di volte alla grande porta, giusto per accertarsi che dall'interno non provenissero rumori o risposte.
Nel frattempo comandò ad un paio dei suoi di controllare in giro, nel tentativo di raccattare qualche informazione su cosa fosse quel posto e cosa fosse successo ai sauriani ivi morti.

«Cercate tra le carte della camera padronale. Magari lì troveremo qualche indizio.» spiegò. «Non vorrei che dietro quella porta ci fosse la stramaledetta apocalisse. Con un poco di fortuna troveremo anche il modo di aprirla.»
 

Silen

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Difficile descrivere la faccia della drow quando al suo bussare rispose un sommesso "Avanti".
Flebile forse, ma con un inconfondibile tono ironico.

Frattanto gli altri esplroatori stavano frugando in giro ma senza trovare gran chè. Qualunque cosa fosse quel posto, certamente non era un laboratorio, perfino la piccola biblitoeca, pur interessante e contenente parecchi manoscritti pressochè introvabili, non conteneva alcun trattato militare o magico o altro. Sembravano per lo più dissertazioni sulla struttura della realtà e della possibili esistenza di mondi e dimensioni alternative fra cui spiccava una rarissima copia completa di illustrazioni dipinte a mano del famosissimo Liber Daemonum del Principe Kairos e del ponderoso trattato Historia Magna Eanum di cui forse era l'unica copia completa sopravvissuta all'Ultima Guerra. Un tesoro, per i sapienti e gli amanti della cultura ma senza una utilità immediata.
Sulla scrivania del comandante c'erano varie pergamene e manoscritti che riguardavano per lo più cose banali come rapporti di guardia, inventari delle scorte e in ultimo, scritti di preoccupazione crescente ove si lamentava un ritardo sempre più grave di un cambio di guardia e preoccupati rilievi su scorte alimentari sempre più scarse. A quanto si poteva dedurre, la struttura era completamente sigillata e poteva essere aperta solamente dall'esterno da dove periodicamente arrivavano cambi della guardia e rifornimenti. Presumibilmente l'Ultima Guerra e il crollo dello stato sauriano avevano lasciato la struttura completamente isolata e i suoi custodi abbandonati a un triste destino.
 

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«Cazzo!» esclamò la drow, sobbalzando all'indietro al sentire quelle parole provenire da dietro la porta blindata. «C'è davvero qualcuno in questo posto dimenticato dal cielo...» era chiaro, anche dal tono, che per la prima volta in vita sua Carnifinda fosse effettivamente sbalordita. La sua maschera di assoluta apatia distorta in una smorfia indecifrabile mista di sgomento e sorpresa.
«Scusa la sorpresa, non credevo avrebbe risposto mai qualcuno.» proseguì, parlando ad alta voce cosicché lo spesso acciaio non impedisse all'ignoto padrone di casa d'udire. «Non è che sei un non morto, un ritornato o una roba simile, vero? Perché siamo esploratori e non ho alcuna intenzione di farmi scannare oggi.» lo chiese come se s'aspettasse sul serio onestà, nel caso fosse stato uno dei vecchi amici di Lady Vashti. Mentalità drow, inesplicabile.

«Io sono Carnifinda, Dell'Ordine della Rosa Purpurea, posso sapere chi sei, ed eventualmente come aprire questa simpatica porta? L'altra era logorata dal tempo, questa sembra abbia voglia di stare qui per altri tre secoli...» nello sbigottimento generale, i due rari tomi vennero accuratamente imballati e preparati per essere portati agli studiosi dell'Ordine. Una scoperta simile valeva già di per sé il prezzo del viaggio.
Non per Carnifinda, che chiaramente di magia sapeva alla stessa maniera di un criceto, ma altri avrebbero gioito per quei due tomi. L'interesse di tutti, comunque, era fisso all'uscio chiuso e al suo misterioso occupante.
 

Silen

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"Nessun problema, tesoro" rispose la voce attutita dall'acciaio; probabilmente dall'altra parte stavano urlando per farsi sentire "Potrei farti la stessa domanda ma in verità non me ne importa gran che. Farei qualsiasi cosa pur di uscire di qui, compresa una notte di sesso selvaggio con frusta, candele e legacci." attimo di pausa "Ripensandoci, legacci no, ne ho abbastanza di legacci per un bel pezzo, ma per il resto l'offerta rimane valida, potrei ribaltarti come un guanto." poi in tono più pratico "L'accesso è chiuso da due serrature inserite in diagonale sulla superficie della porta, che vanno aperte contemporaneamente, quindi spero che siate almeno in due tesoro, perchè sono disposte in modo che occorrano almeno due persone per essere operate. Dovresti trovare due chiavi, una la aveva il comandante e l'altra il mago della guarnigione. Il mio nome è Bilqis, tesoro, e sono veramente felice di sentire la tua voce, puoi credermi."
 
Ultima modifica:

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«Ah.» commentò la drow. «Voialtri, cercate nei corpi, le armature dovrebbero essere d'aiuto nell'identificare almeno il capo della guarnigione. Ci servono quelle chiavi se non vogliamo passare due mesi a scardinare quest'affare.» ordinò ai suoi sottoposti, tornando poi a concentrarsi sulla voce. A quel punto alzò di nuovo il tono, per ovvia necessità. «Bene, Bilqis, stiamo cercando. Nel frattempo non mi hai detto cosa sei. E dubito tu sia umana e mortale, visto che ancora parli mentre tutto il resto della gente qui è diventata polvere.» poi si prese un momento per pensare.
«Non è che sei un demone su cui questi sciagurati stavano facendo esperimenti? Perché ho visto scempi simili fatti su cani e altre bestie, e come ho detto non voglio finire mangiata oggi.»

D::
 

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"È una deduzione ragionevole, tesoro, scusami se non plaudo alla tua arguzia ma ho le mani legate, per così dire. Vedi, questa struttura non era un laboratorio ma piuttosto...ah, un resort di lusso per piantagrane e creature extraplanari? Ma non preoccuparti non hai niente da temere da me, tesoro, anzi. Tirami fuori di qui e ti regalerò la notte della tua vita. Sai nutro grande fiducia nel mio fascino ma è un pò difficile sedurre qualcuno quando si è dall'altra parte di una porta di acciaio cromato."
 

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«Sei la succube più diretta che abbia mai sentito o la persona più disperata di sempre. In ogni caso penso che rifiuterò l'offerta a priori.» rispose, cristallina, Carnifinda. «So che me ne pentirò amaramente ma vediamo di aprire questa porta, dobbiamo ripopolare queste terre e non possiamo certo farlo lasciandoti qui.» poi, se fosse stato necessario, avrebbe passato la creatura a fil di spada, anche se sperava di non dover arrivare a tanto. Bilqis pareva amichevole, il che poteva significare che era molto pericolosa o molto furba, ma sicuramente non innocua. A quel punto si unì anche la drow a cercare le chiavi, spulciando - seppur con una certa cura - tra i resti dei malcapitati occupanti del sotterraneo.

Carnifinda che "uhm il sesso è interessante ma vuoi metterlo a confronto con la carbonara?" :looksi:
 

Silen

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"Sei tu a perderci, tesoro." fu la disinvolta risposta "Fai pure con calma, io aspetterò qui girando i pollici: chissà perchè non mi viene proprio in mente niente di meglio da fare."
La prima chiave venne ritrovata abbastanza rapidamente: il cadavere assiso alla scrivania del comandante era un obiettivo fin troppo ovvio e da una delle tasche del suo consunto abito saltò fuori una chiave lunga una decina di centimetri e dalla forma parecchio elaborata che poteva essere solo una delle due indicate da Bilqis. Per la seconda ci volle più tempo ma sapendo cosa cercare fu solo questione di esaminare sistematicamente tutti i corpi fino a trovare l'oggetto della ricerca.
 
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