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Anonymous
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I rappresentanti delle terre dell'Hergeland, Svartsen, Narvik e Thule, furono convocati presso l'accampamento dell'esercito Norvegese. L'invito fu fatto pervenire ai villaggi più importanti delle suddette regioni e in tal modo quindi reso pubblico. Nell'invito si pregava di inviare <non messi ma sovrani, poichè del futuro delle vostre genti si tratta e parole dovranno essere pronunciate troppo gravose da passare di bocca in bocca>.
Coloro che si recarono all'accampamento furono ricevuti nella tenda regale di Sigurd II, cui si poteva accedere solo dopo aver attraversato una sterminata piana fitta di tende e focolai in cui bivaccavano manipoli di soldati. Furono quindi accolti come sovrani, senza che nessuno si curasse di accertare la reale identità di queste persone, anche perchè nessuno dei norvegesi sapeva con esattezza chi e come comandasse in quelle terre. A questi venne offerto un ricco banchetto di carne mentre una musica tipica del posto veniva suonata in sottofondo. Le bevande, però, non furono poste sui tavoli prima che Sigurd II si fosse alzato in piedi per pronunciare un discorso che avrebbe deciso le sorti della penisola scandinava o almeno della metà norvegese al di là dei monti. Il sovrano era molto distante dagli invitati per motivi di sicurezza e circondato da fedelissime guardie reali, nonchè affiancato dal loro comandante Gunnar. Ovviamente gli invitati furono perquisiti all'arrivo in modo che non avessero alcuna arma con sè al momento del banchetto.
Mentre tutti erano intenti a ingurgitare ogni genere di carne, con le bocche grondanti di sangue e le barbe piene di brandelli di budella e carne, la musica si interruppe e il nobilissimo Sigurd II si alzò in piedi pronunciando accoratamente questo discorso:
<Avete tutti voi potuto osservare l'imponenza dell'armata che conduco. Non perchè ne abbiate timore vi è stata mostrata, prima di giungere in questa regale tenda ed essere accolti come sovrani, degni di ogni onore e rispetto. Non perchè ne abbiate timore, ma consapevolezza. Affinchè vi rendiate conto della potenza che un popolo può raggiungere quando è unito, quando sa riconoscere i propri fratelli e affidare al più capace e onorevole il comando, senza esitare, quando c'è da contrastare con fermezza coloro che minacciano i propri confini, la propria libertà e la sicurezza delle proprie famiglie.
Oggi; ora e in questo luogo; voi tutti siete chiamati a prendere una decisione che potrà cambiare in meglio o in peggio le vite delle vostre genti. Il sangue che avrete sulle vostre labbra quando vi avrò detto ciò che ho da dirvi, non sarà il sangue delle bestie con cui stiamo banchettando, ma quello dei vostri amici, dei vostri parenti, dei vostri figli. Sono sicuro, sicurissimo, che rifletterete a lungo prima di pronunciare qualsiasi parola, dopo che io, Sigurd II, legittimo sovrano delle terre di Norvegia e condottiero della sterminata armata che ci circonda in questo momento, avrò parlato.
La storia mi ha affidato un compito gravosissimo ed io non intendo sottrarmi all'onere di portarlo a termine. Sento che la libertà e la prosperità dalle nostre genti, le vostre in particolare, è minacciata e va salvaguardata. E' minacciata la vosta libertà di aver fede nelle stesse cose in cui credevano i vostri padri, che sono anche i miei, giacchè abbiamo le stesse radici. E' minacciata la vostra libertà di poter occupare la terra di cui avete bisogno e di poter avere ciò di cui avete bisogno per vivere come meritate. E' minacciata la vostra prosperità poichè questo è un tempo infelice e non prospero. Ma io dico che la vostra stessa disunione è una terribile minaccia per voi stessi, perchè un popolo incapace di radunare un esercito degno di questo nome dietro uno stesso stendardo e affidarlo alla guida di un unico condottiero nobile e valoroso è selvaggina ambita anche per il cacciatore più incapace che invece da un branco sarebbe sicuramente sopraffatto. La vostra sicurezza e la vostra prosperità vanno salvaguardate. (Quelle norvegesi come ben sapete sono perfettamente al sicuro.) Credo fermamente che il modo migliore di farlo sia abolire i falsi confini che ci separano, poichè l'unico confine cui riconosco un qualche senso valido è la catena montuosa che ci separa a sud dalle terre svedesi. Io credo, e nessuno mi farà mai cambiare idea, che anche voi siete norvegesi come me, anche se non ne siete ancora convinti. Siete norvegesi. Lo sarete. Lo sarete, o non sarete più nulla.
Io oggi vi ho chiamato qui in vero non per sottoporvi qualche mia richiesta, come un sovrano annoiato che pone lo sguardo su popoli stranieri confinanti e decide di affliggerli per diletto con le proprie angherie [= non lo faccio per i lulli!] Invece, voi siete qui perchè io so cosa vi capiterà in futuro e voglio avvertirvi, come uno che in piena notte, assillato da un incubo in cui spiacevolmente accade che suo fratello muoia di una morte evitabilissima, s'alza e sente il bisogno di correre ad avvertirlo.
Io so cosa vi succederà nei prossimi mesi e intendo mettervi al corrente di ciò. Perchè non immaginate quanto io abbia a cuore le vostre sorti. Che considero strettamente legate alla mia.
Quando avrò finito di parlare, e mi risponderete, alcuni di voi assicureranno ai propri amici, ai propri parenti, ai propri figli, un futuro onorevole di libertà e prosperità. Gli altri, eventualmente, li condanneranno a sanguinosissime guerre destinate ad essere, con assoluta certezza, perdute. Guerre non solo ingiuste e inappropriate, ma nefaste e prive di ogni valore perchè combattute tra fratelli, senza che vi sia un solo valido motivo a giustificarle.
Questa armata che ci circonda in questo sterminato accampamento è un manipolo di avanguardia che avanzerà regione per regione dichiarandone di volta in volta l'annessione al regno di Norvegia, esattamente come è avvenuto per la valle in cui siamo, il Trondelang. Se deciderete di comportarvi come, con somma saggezza e lungimiranza, hanno deciso di fare le genti di questa valle, se deciderete cioè ciò che è bene per voi, allora le stesse identiche garanzie di libertà e autonomia vi saranno offerte. Gli stessi esigui tributi della gente di norvegia sarete tenuti a pagare e sarete considerati liberi cittadini norvegesi a tutti gli effetti. Ognuno di voi sceglierà il governatore della vostra terra e il consiglio di nobili che lo affiancherà. [--> vedi nuova burocrazia norvegese]
Ma -vi avverto!- nel mio incubo alcuni di voi -ciechi e sordi, oh...sventurati!- decideranno di opporsi al naturale corso della storia del nostro popolo, storia di gloria e di prosperità. Ecco: nel mio terribile incubo, questi poco avveduti sovrani condanneranno le loro gente allo sterminio in una guerra contro un esercito impari, una guerra priva di ogni ragionevole causa, condotta contro i propri fratelli e contro il proprio legittimo sovrano. Il massimo che questi potranno ottenere sarà convincere il proprio sovrano che non sono degni di esserne sudditi e di meritare il rispetto, l'onore e i diritti che sono dalla nascita dovuti a tutti i norvegesi. E se ciò dovesse accadere ogni uomo delle vostre terre desidererà morire in fretta per non vedere la propria casa saccheggiata e i propri figli fatti schiavi. Non immaginate che terribile incubo sia stato per me!
Per fortuna si è trattato solo di un brutto sogno! Di fatti che non sono destinati ad accadere. Non è forse vero, amici miei?>
Seguono alcuni istanti di silenzio in cui Sigurd passa in rassegna con lo sguardo ciascuno dei partecipanti al banchetto, fissandoli con sguardo fermo e deciso, ma con il volto segnato da un leggerissimo sorriso, carico di speranza e relativamente affettuoso. Poi il sovrano si siede, la musica riparte, gli invitati riprendono timidamente a mangiare, ingoiando bocconi improvvisamente amari.
Coloro che si recarono all'accampamento furono ricevuti nella tenda regale di Sigurd II, cui si poteva accedere solo dopo aver attraversato una sterminata piana fitta di tende e focolai in cui bivaccavano manipoli di soldati. Furono quindi accolti come sovrani, senza che nessuno si curasse di accertare la reale identità di queste persone, anche perchè nessuno dei norvegesi sapeva con esattezza chi e come comandasse in quelle terre. A questi venne offerto un ricco banchetto di carne mentre una musica tipica del posto veniva suonata in sottofondo. Le bevande, però, non furono poste sui tavoli prima che Sigurd II si fosse alzato in piedi per pronunciare un discorso che avrebbe deciso le sorti della penisola scandinava o almeno della metà norvegese al di là dei monti. Il sovrano era molto distante dagli invitati per motivi di sicurezza e circondato da fedelissime guardie reali, nonchè affiancato dal loro comandante Gunnar. Ovviamente gli invitati furono perquisiti all'arrivo in modo che non avessero alcuna arma con sè al momento del banchetto.
Mentre tutti erano intenti a ingurgitare ogni genere di carne, con le bocche grondanti di sangue e le barbe piene di brandelli di budella e carne, la musica si interruppe e il nobilissimo Sigurd II si alzò in piedi pronunciando accoratamente questo discorso:
<Avete tutti voi potuto osservare l'imponenza dell'armata che conduco. Non perchè ne abbiate timore vi è stata mostrata, prima di giungere in questa regale tenda ed essere accolti come sovrani, degni di ogni onore e rispetto. Non perchè ne abbiate timore, ma consapevolezza. Affinchè vi rendiate conto della potenza che un popolo può raggiungere quando è unito, quando sa riconoscere i propri fratelli e affidare al più capace e onorevole il comando, senza esitare, quando c'è da contrastare con fermezza coloro che minacciano i propri confini, la propria libertà e la sicurezza delle proprie famiglie.
Oggi; ora e in questo luogo; voi tutti siete chiamati a prendere una decisione che potrà cambiare in meglio o in peggio le vite delle vostre genti. Il sangue che avrete sulle vostre labbra quando vi avrò detto ciò che ho da dirvi, non sarà il sangue delle bestie con cui stiamo banchettando, ma quello dei vostri amici, dei vostri parenti, dei vostri figli. Sono sicuro, sicurissimo, che rifletterete a lungo prima di pronunciare qualsiasi parola, dopo che io, Sigurd II, legittimo sovrano delle terre di Norvegia e condottiero della sterminata armata che ci circonda in questo momento, avrò parlato.
La storia mi ha affidato un compito gravosissimo ed io non intendo sottrarmi all'onere di portarlo a termine. Sento che la libertà e la prosperità dalle nostre genti, le vostre in particolare, è minacciata e va salvaguardata. E' minacciata la vosta libertà di aver fede nelle stesse cose in cui credevano i vostri padri, che sono anche i miei, giacchè abbiamo le stesse radici. E' minacciata la vostra libertà di poter occupare la terra di cui avete bisogno e di poter avere ciò di cui avete bisogno per vivere come meritate. E' minacciata la vostra prosperità poichè questo è un tempo infelice e non prospero. Ma io dico che la vostra stessa disunione è una terribile minaccia per voi stessi, perchè un popolo incapace di radunare un esercito degno di questo nome dietro uno stesso stendardo e affidarlo alla guida di un unico condottiero nobile e valoroso è selvaggina ambita anche per il cacciatore più incapace che invece da un branco sarebbe sicuramente sopraffatto. La vostra sicurezza e la vostra prosperità vanno salvaguardate. (Quelle norvegesi come ben sapete sono perfettamente al sicuro.) Credo fermamente che il modo migliore di farlo sia abolire i falsi confini che ci separano, poichè l'unico confine cui riconosco un qualche senso valido è la catena montuosa che ci separa a sud dalle terre svedesi. Io credo, e nessuno mi farà mai cambiare idea, che anche voi siete norvegesi come me, anche se non ne siete ancora convinti. Siete norvegesi. Lo sarete. Lo sarete, o non sarete più nulla.
Io oggi vi ho chiamato qui in vero non per sottoporvi qualche mia richiesta, come un sovrano annoiato che pone lo sguardo su popoli stranieri confinanti e decide di affliggerli per diletto con le proprie angherie [= non lo faccio per i lulli!] Invece, voi siete qui perchè io so cosa vi capiterà in futuro e voglio avvertirvi, come uno che in piena notte, assillato da un incubo in cui spiacevolmente accade che suo fratello muoia di una morte evitabilissima, s'alza e sente il bisogno di correre ad avvertirlo.
Io so cosa vi succederà nei prossimi mesi e intendo mettervi al corrente di ciò. Perchè non immaginate quanto io abbia a cuore le vostre sorti. Che considero strettamente legate alla mia.
Quando avrò finito di parlare, e mi risponderete, alcuni di voi assicureranno ai propri amici, ai propri parenti, ai propri figli, un futuro onorevole di libertà e prosperità. Gli altri, eventualmente, li condanneranno a sanguinosissime guerre destinate ad essere, con assoluta certezza, perdute. Guerre non solo ingiuste e inappropriate, ma nefaste e prive di ogni valore perchè combattute tra fratelli, senza che vi sia un solo valido motivo a giustificarle.
Questa armata che ci circonda in questo sterminato accampamento è un manipolo di avanguardia che avanzerà regione per regione dichiarandone di volta in volta l'annessione al regno di Norvegia, esattamente come è avvenuto per la valle in cui siamo, il Trondelang. Se deciderete di comportarvi come, con somma saggezza e lungimiranza, hanno deciso di fare le genti di questa valle, se deciderete cioè ciò che è bene per voi, allora le stesse identiche garanzie di libertà e autonomia vi saranno offerte. Gli stessi esigui tributi della gente di norvegia sarete tenuti a pagare e sarete considerati liberi cittadini norvegesi a tutti gli effetti. Ognuno di voi sceglierà il governatore della vostra terra e il consiglio di nobili che lo affiancherà. [--> vedi nuova burocrazia norvegese]
Ma -vi avverto!- nel mio incubo alcuni di voi -ciechi e sordi, oh...sventurati!- decideranno di opporsi al naturale corso della storia del nostro popolo, storia di gloria e di prosperità. Ecco: nel mio terribile incubo, questi poco avveduti sovrani condanneranno le loro gente allo sterminio in una guerra contro un esercito impari, una guerra priva di ogni ragionevole causa, condotta contro i propri fratelli e contro il proprio legittimo sovrano. Il massimo che questi potranno ottenere sarà convincere il proprio sovrano che non sono degni di esserne sudditi e di meritare il rispetto, l'onore e i diritti che sono dalla nascita dovuti a tutti i norvegesi. E se ciò dovesse accadere ogni uomo delle vostre terre desidererà morire in fretta per non vedere la propria casa saccheggiata e i propri figli fatti schiavi. Non immaginate che terribile incubo sia stato per me!
Per fortuna si è trattato solo di un brutto sogno! Di fatti che non sono destinati ad accadere. Non è forse vero, amici miei?>
Seguono alcuni istanti di silenzio in cui Sigurd passa in rassegna con lo sguardo ciascuno dei partecipanti al banchetto, fissandoli con sguardo fermo e deciso, ma con il volto segnato da un leggerissimo sorriso, carico di speranza e relativamente affettuoso. Poi il sovrano si siede, la musica riparte, gli invitati riprendono timidamente a mangiare, ingoiando bocconi improvvisamente amari.