GDR [Minnonar] Il ritorno

Redual

Brontolo
Una figura ammantata cavalcava veloce attraverso la fitta foresta a Dor-Lomin.
Ovunque intorno a lui, con il giungere dell'imbrunire, si udivano i sussuri e i lamenti per cui quella terra era ormai famosa.
Se non avesse avuto un preciso compito da portare a termine di certo si sarebbe allontanato da quel posto velocemente, l'inquietudine degli spiriti dei caduti nell'avere viventi nella loro terra era palpabile.

Tutto però si quietava in vista dell'imponente mausoleo che poteva già scorgere immenso all'orizzonte.
Quel luogo marmoreo era ormai rischiarato dalla luna e dal tenue bagliore dei cristalli magici che lo adornavano e una armoniosa tranquillità e pace lo permeava, solo dei ripetitivi rumori provenienti dal centro di quella che poteva sembrare una città stonavano nel contesto.

Nelle profondità del "sancta sanctorum" di quella che era la struttura principale del città dei defunti scalpellini e fabbri lavoravano ormai da più di un mese nella solitudine di un quasi mistico ritiro.

Quando l'emissario reale giunse nella stanza fù permeato da un clima di magnificenza, il lavoro pareva intenso ma condotto con calma ultraterrena.
Innanzi a lui si stagliava imponente un'armatura di oltre due metri d'altezza; come api intorno ad un fiore vari fabbri battevano e rifinivano strane leghe metalliche per ultimare i dettagli, mentre numerosi scalpellini e incisori la decoravano con glifi e antiche parole di potere che rilucevano dell'intenso blu dei cristalli magici.

"Sua Maestà richiede che sia ultimata al più presto e condotta ad Almarillan per il rituale" disse al capo mastro.

@Silen
 

Silen

Get a life
"E' questione di poco ormai" disse l'eldar senza distogliere lo sguardo dal proprio lavoro "l'armatura vera e propria è completa ma il l'opera di cesellatura a applicazione delle rune e dei glifi richiede una certa pazienza. Un lavoro affrettato, una runa male lavorata, rovinerebbero tutta la nsotra opera. Si potrebbe dire che in questo momento siamo più orafi che fabbri" il capo mastro interruppe il proprio resoconto per riprendere con una certa asprezza uno dei lavoranti colpevole di aver fatto un lavoro men che perfetto ma poi sorrise nel tornare a rivolgersi al messaggero "Riferite alla Regina che l'armatura sarà pronta entro pochissimi giorni e che sarà quanto di più perfetto l'abilità del nostro popolo è in grado di fare."
 

Redual

Brontolo
Come promesso, meno di una settimana dopo, quella che molti pensavano essere l'ennesima opera artistica, trovò posto poco fuori i centri nevralgici della città di Almarillan.

La notte stessa un lungo corteo composto da nobili e notabili partì dai principali palazzi del potere per dirigersi, dietro espressa richiesta della regina, verso il luogo della "deposizione" dell'opera, trascinandosi dietro una piccola fiumana di normali cittadini e curiosi.

Durante il tragitto non furono rare le voci, i bisbiglii e i pettegolezzi riguardo ciò che andavano ad assistere, molti malignavano che la, ormai non molto amata, regina stesse per rendere pubblici i risultati che avevano richiesto tanti sacrifici, e che non fossero altro che inutili e costosissime autocelebrative statue.

Giunti sul posto ciò che trovarono fu un grande palco su cui attendevano Elenwen Elensil e i maggiori maghi e studiosi del regno, dietro di loro si ergeva immobile ed imponente l'alta armatura forgiata nelle profondità di Dor-Lomin.

"Fratelli, sorelle, amati sudditi del Regno.
Per due anni avete, abbiamo dovuto affrontare un lungo e periglioso cammino, fatto di rinunce, sofferenze e fatiche.
Quando annunciai questo obbiettivo ai vostri più alti rappresentanti mi risposero che fosse impossibile, nei modi e nei tempi richiesti.
Ebbene, è stato difficile, lo ammetto, e gli irrequieti scenari intorno a noi non hanno reso il nostro compito più semplice, ma d'innanzi al mondo in veloce e oscuro cambiamento non poteva che rafforzarsi in me la ferma convinzione che i Nostri sforzi non fossero solo dovuti ma necessari, per assicurarci il Futuro.

Sarete sollevati nel conoscere tutti, che da oggi stesso le privazioni a cui tutti siamo stati sottoposti sono giunte al termine, ma sono certa che ciò che fremete di sapere è in cosa i nostri sforzi sono stati spesi.

Tre anni fa, mio fratello, l'amato Re Loras Elensil cadeva, da solo, in silenzio, nel gelido e profondo nord, sotto i colpi dell'eresia.
Ai nostri occhi ciechi un gesto privo di logica, quasi folle.
Mesi ci vollero per capire che il suo gesto non fù folle, nè illogico, ma fù un segno, chiaro e distinto come un fulmine, un avvertimento sui caduti, mai come oggi profetico, un obbiettivo chiaro, che poteva donarci la salvezza.
Anni abbiamo impiegato tutti insieme per raggiungerlo.
Oggi siamo qui per rendere onore a Lui, per completare la sua visione."

Dette queste parole la Regina si voltò verso l'armatura, mentre vari maghi le avvicinarono numerosi cristalli di mana.

Il silenzio fù squarciato dalla nenia in antica lingua che la regina iniziò ad intonare.
Un assordante, silenzio scandiva ogni parola, quasi indecifrabili anche per i più alti maghi, antiche parole per un antico potere.
La folla si strinse come intimorita dagli oscuri scopi di Elenwen mentre a molti tornarono alla memoria i grandi rituali di massa dei tempi di Loras, anche se ora era chiaro che i destinatari non erano più loro, ma qualcos'altro o qualcun'altro.

L'antico incanto terminò in un assordante culmine, lasciando spazio al più totale silenzio.
Silenzio non infranto neanche da un flebile fruscio del vento.
Proprio mentre i primi brusii iniziavano a levarsi, nell'alto del cielo un barlume di luce illuminò la notte, d'inizio un semplice chiarore che piano piano divenne sempre più visibile mostrandosi nella sua vera forma. Una colonna di luce bluastra sembrò scendere direttamente dagli astri, fino ad avvolgere turbinando la grande armatura; poi d'improvviso un astro stesso parve cadere, luminoso come un piccolo sole, nella colonna di flebile luce fino ad impattare terra tra le lamine di freddo metallo, creando un bianco bagliore che tolse a tutti i presenti la vista per lunghi istanti.

La stessa Elenwen non poteva più vedere niente, solo rumori a lei alieni, screpitii quasi elettrici erano accompagnati dal rumore di metallo che scorreva su metallo.
Quando piano gli occhi iniziarono a riacquistare la vista tutto era tornato buio dinnanzi a lei, se non per la vista dei magici glifi che pulsavano sulla corazza.
Poi un movimento e lingue di luce balenarono fuori da essa, a muoversi come tentacoli ad afferrarel'aria.

Poi infine, dal silenzio una voce, elettrica, metallica e densa di magia risuonò nelle orecchie e nelle menti di tutti i presenti, sebbene fù subito chiaro che i destinatari non fossero i soli presenti ma anche qualcuno a nord... molto più a nord... qualcuno che sedeva nella necropoli di Evernight.

"Sono tornato"

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@Silen
 

Silen

Get a life
Lo stupore dei presenti fu enorme e per lunghi attimi nessuno osò profferire parola di fronte a quell'evento inconcepibile, il ritorno del Re in una forma nuova e possente. Poi uno degli eldar si fece avanti e gridò:

Gloria a Loras Elensil!
Gloria a Re Loras!
Aiya Túrë!
Aiya Túrë!
Aiya Túrë!


Subito il grido si diffuse fra la folla diventando un urlo possente che sembrò scuotere la città dalle fondamenta man mano che la gente si riversava nelle strade per salutare il ritorno dell'amato sovrano nella sua nuova veste.

******

Lontano, a nord, nelle fredde stanze del grande palazzo di Evernight sulle rive del tristo lago di Neruen, lady Vashti, un tempo conosciuta col nome di Isilwen fu improvvisamente conscia della rpesenza di Loras e del suo ritorno su Ea in nuove e inconsuete spoglie. Lamaga immortale esitò, poi si volse verso sud e sorrise.
"Ancora tu, Loras, ancora torni ad infastidirmi? Non ricordi ciò che ti dissi anni fa? Io non posso morire. E' questo il limite che ci viene imposto ed il prezzo che Tiamat esige da coloro che la servono. Ma tu vieni, vieni pure nella mia città. Ti attenderò con ansia..."
 
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