Diploannessione Le valli del Nord I

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A dispetto della situazione interna, Gilrain aveva un compito ben preciso ed era ben lungi dall'essere sul fronte. Con il suo fido drappello di uomini, dopo aver svernato a Felya, scese a valle, infilandosi nelle pianure che precedevano l'imponente catena montuosa nota, ad Ysil, col nome di Corona d'Ipeiros. Qui, sempre con i loro stendardi di rito, s'avviarono a ricercare tracce di civiltà, procedendo lentamente e a cavallo verso il centro della regione sul finire della primavera.

 

Enichaos

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La valle era fredda e spietata, nonostante la stagione fosse particolarmente mite; i villaggi trovati dalla sacerdotessa erano ormai in rovina, spopolati ed apparentemente saccheggiati di quel poco che poteva essere rimasto di valore pratico: non mancavano oggetti di materiali preziosi, ma tutte le armi, tutti gli utensili da cucina e tutto il cibo che poteva essere stato lasciato a stagionare. Tuttavia, non sembravano esserci segni di lotta o violenza, era come se qualcuno fosse passato dopo la pestilenza, avesse raccolto tutto quello che poteva essere utile e se ne fosse andato. Ogni tanto si potevano trovare pennacchi di fumo, ma pareva quasi fossero in movimento, lasciando solo segni di ruote e zoccoli dove gli uomini di Gilrain erano certi ci dovesse essere stato un bivacco di cui però non erano rimaste tracce.
 

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Non sapendo bene come procedere, anche vista la situazione, sulle prime Gilrain ed i suoi decisero di seguire le tracce, salvo poi fermarsi all'interno di uno dei villaggi per qualche giorno, recuperando le forze. Nel caso non fosse passato nessuno avrebbero ripreso a seguire le tracce approfittando dei cavalli ben riposati, spronandoli a correre per non venire seminati nelle grandi e fredde pianure. Non sapeva cosa potesse essere, ma avendo lasciato dietro preziosi e oggettistica di valore l'idea che si trattasse di gente intenta a sopravvivere di recupero si fece ben presto strada nella mente della giovanissima eteride. Prima li trovavano e prima potevano toglierli da quella situazione precaria.
 

Enichaos

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Seguire le tracce aveva fortunatamente dato i suoi frutti: i cavalli erano riposati e ben sopportavano lo sprone, chiudendo rapidamente la distanza con ciò che stava producendo fumo. Un grosso gruppo di carri dall'aspetto molto grezzo, alcuni dei quali presentavano tubi in metallo che uscivano dal tettuccio buttando fumo, accompagnato da numerosi cavalli con figure robuste ed intabarrate in sella. Con stupore di Gilrain, gli elementi più arretrati del gruppo stavano cavalcando gli animali al contrario, e si accorsero rapidamente del drappello ysiliano dando un grido d'allarme. In pochi secondi, i carri stavano continuando a prendere le distanze, mentre i cavallerizzi stavano rapidamente muovendo per accerchiare la piccola divisione diplomatica con grandi archi in corno di cervo puntati.
"Ohi! Chi site, e di dove ite?" disse a gran voce uno dei figuri ammantati, lo sguardo puntato sugli inseguitori bloccati nella tenaglia
 

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Quando Gilrain vide i cavallerizzi sconosciuti girarsi e accerchiarli non provò nemmeno a fare qualcosa di strano o sciocco, limitandosi a fermare il suo drappello evitando di apparire minacciosa. Era rimasta sorpresa dal vedere i carri che sbuffavano fumo, specialmente in una regione apparentemente abbandonata e popolata solo da quelli che parevano essere nomadi.
A giudicare dalla parlata, tra l'altro, non sembravano nemmeno esseri umani o, se lo erano, dovevano essersi imbastarditi parecchio nel corso di quel lustro. «Pace, amici.» esordì. «Siamo una delegazione del vicino Regno di Ysil venuta cercare segni di vita in questi territori inesplorati. Sono anni che non abbiamo più notizie di quello che accade in queste terre. Quando abbiamo visto le vostre tracce abbiamo pensato di seguirle per trovarvi.» spiegò. «Io sono Gilrain ar-Feiniel, cavaliere errante ed esploratrice, non avete nulla di che temere.»
 

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Il nomade fece avanzare lentamente il cavallo, abbassando l'arco mentre i suoi compagni tenevano comunque il gruppetto sotto tiro "Indi ite da Ysille, dite. Nun tenite nulla a che face cu lo mpero, ye?" alzò una mano sopra la testa, aprendo prima tre, poi uno ed infine tutte le dita; tutti i cavallerizzi abbassarono quindi l'arco, ed un paio andarono a raggiungere rapidamente i carri che si erano distanziati in caso di tranelli o inseguimenti, per poi scoprire il volto mostrando grosse zanne e pelle verdastra... forse non abbastanza giada per un orco, magari un qualche umano ammezzato
"Scusasse, cavagliera, ma qui simo genti simplici, se fidamo poco de li stragneri che putrebbero sempre esse mperiagli cu smagne de recunquista. Dicesse, che vido si poto da risponne, simo parecchi caruvani de chiste parti"
 

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Alcuni della delegazione si guardarono in faccia sorpresi.
Sorpresi dal fatto di non capire assolutamente niente di quello che sembrava essere linguaggio comune parlato masticando una manciata d'erba, sott'acqua e con evidente bisogno d'importanti interventi dal logopedista. Gilrain, che invece aveva un pochino più d'orecchio, si sforzò di cercare di capire almeno il senso di quello che le stava venendo spiegato e, dopo aver visto che si trattava di un orco, o un ibrido della suddetta stirpe, si tranquillizzò. Probabilmente si trattava di reietti rifuggiti alla peste.

«Dubito che ci siano imperiali che mandano Eteridi, elfi e quant'altro a riconquistare regioni nel nome dell'Impero!» disse, indicando il vasto assortimento di compagni che la seguiva. «In verità non eravamo sicuri nemmeno ci fosse qualcuno, ma ora che so che siete amichevoli con i non imperiali, non credo di aver più nulla da nascondervi. Stiamo cercando d'ingrandire l'influenza di Ysil in queste terre, recuperando le genti rimaste isolate e dando loro una nuova casa. Siamo determinati a raggiungere i boschi a nord di questa valle per creare lì la nostra nuova dimora, ma nel processo saremmo più che lieti di trovare altri con cui condividere le sorti.» spiegò, molto tranquillamente, cercando di tenere il linguaggio meno forbito possibile.

«La vita nomade può essere dura, non so se la vostra sia una scelta o un bisogno, ma in entrambi i casi sono quasi sicura che le risorse del nostro regno potrebbero tornarvi incredibilmente comode per vivere in queste terre inospitali.»
 

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"Sentimo che c'è nu domigno d'iteridi che serveno lo mpero, cavagliera, ma di molto più a miridione, ye. La nun pinso chi parli orrukian, quindi scusasse pi la parola sbercia. Imo tutti de l'arena, mai parlato multo co li padruni. Avimo priso li cari, li caballi e lo che c'era in giru de utilo dopo la peste, turnati a esse zinghi cuma l'antinati, ye?" non sembrava certo di essere stato compreso, ma gli occhi non avevano quello sguardo vacuo di chi ha il cervello atrofizzato "Li cari stufati so comudi, dama Gilraine, ma dite giusto che esse numadi è duro; ma noi nun tenimmo masoni, solo bravi stufieri e lignari: si Ysille putesse de judarce, ve siguiremo vulendieri, ye? Putemo pure de guidaglie a sittendrione, versu li boschi"
 

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«Effettivamente... avete ragione.» disse Gilrain. «Parlate dell'Unione Commerciale. Ma io li vedo più come mercanti che come persone, hanno barattato la loro libertà per qualche soldo, continuano ad avere servi e schiavi, cose che al sud possono anche andare, ma qui al nord non dovrebbero esserci più.» affermò, sicura. «Oh, capisco, siete vecchi gladiatori.» alla fine, almeno a grandi linee, l'eteride sembrava aver afferrato i concetti espressi dal nomade mezzosangue. «Immagino che ci fossero pochi tagliapietre e genieri nelle fosse. Come darvi torto... però in questa regione ci sono ancora vecchi insediamenti abbastanza utilizzabili, almeno per cannibalizzarne le pietre e le strade interne.» il cavaliere errante indicò la via che avevano percorso poc'anzi, riferendosi al luogo dove avevano fatto riposare i cavalli. «Potremmo rimettere a nuovo uno di questi avamposti, per voi. E insegnarvi anche a costruire, se c'è qualche volenteroso che desidera imparare il mestiere.» sorrise.
«Chiaramente la nostra Regina accetterebbe anche di buon grado aiuto per arrivare alla foresta a nord. Dovrei mandare a chiamarla, ma in capo a qualche luna potrebbe essere già qui. Prima dell'inverno, sicuramente.»
 

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Il nomade annuì, sorridendo di nuovo "Issi dicivo, brutti perzoni sinza dubbi." Si massaggiò quindi il mento alla successiva proposta della cavaliera "Avimo passato li villaggi, avimo priso tutti li utili e mullato li brillocchi, servino parecchi lavuri pi vivece. Ci sugno pirò multi iovini chi putessiro mparari lu mestiero, vi li affidiremmo vulendieri mindre li nustri stufari sistemeno li tubbi pe scarda' li casi... Ma sicuri li nustalgiosi teranno li cari stufati" annuì convinto, prima di continuare con un'espressione stupita "Na riggina, diritturi? Mai l'avimu vista, na riggina... temo chi sarimmo nu pocu rudi pi li su gusti, ma co li cari stufati se pote ire fino a li boschi pure de nverno chieno... tarvota se spignemo fin lì pe la carna, ye?"
 

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«Sono certa che la regina Gwenniel non avrà problemi anche se siete più veraci di quello a cui è abituata. Dopotutto è nata fuggiasca mentre suo padre combatteva contro l'occupazione Imperiale, è più che avvezza alle asperità, non temete.» rassicurò il nomade. «Con quello che c'è negli insediamenti abbandonati sono certa che ricostruire e finanziare la regione non sarà difficile. Ora, prima che mandi qualcuno indietro, vi domando se posso stare con voi sino all'arrivo della regina. Mi piacerebbe fare un sopralluogo di tutti gli insediamenti per capire quale sia il migliore per stabilire un centro abitato. E magari vedere meglio quei vostri carri.» disse, curiosa come sempre. «A Ysil non ce ne sono, ma ho sentito storie di quelle macchine dai miei compagni più longevi!»

Se ho capito bene vorrebbero che edificassi una cittadina!
Nel qual caso la regione: Laurenande
Nome città: Yelca
 
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