Alcuni della delegazione si guardarono in faccia sorpresi.
Sorpresi dal fatto di non capire assolutamente niente di quello che sembrava essere linguaggio comune parlato masticando una manciata d'erba, sott'acqua e con evidente bisogno d'importanti interventi dal logopedista. Gilrain, che invece aveva un pochino più d'orecchio, si sforzò di cercare di capire almeno il senso di quello che le stava venendo spiegato e, dopo aver visto che si trattava di un orco, o un ibrido della suddetta stirpe, si tranquillizzò. Probabilmente si trattava di reietti rifuggiti alla peste.
«Dubito che ci siano imperiali che mandano Eteridi, elfi e quant'altro a riconquistare regioni nel nome dell'Impero!» disse, indicando il vasto assortimento di compagni che la seguiva. «In verità non eravamo sicuri nemmeno ci fosse qualcuno, ma ora che so che siete amichevoli con i non imperiali, non credo di aver più nulla da nascondervi. Stiamo cercando d'ingrandire l'influenza di Ysil in queste terre, recuperando le genti rimaste isolate e dando loro una nuova casa. Siamo determinati a raggiungere i boschi a nord di questa valle per creare lì la nostra nuova dimora, ma nel processo saremmo più che lieti di trovare altri con cui condividere le sorti.» spiegò, molto tranquillamente, cercando di tenere il linguaggio meno forbito possibile.
«La vita nomade può essere dura, non so se la vostra sia una scelta o un bisogno, ma in entrambi i casi sono quasi sicura che le risorse del nostro regno potrebbero tornarvi incredibilmente comode per vivere in queste terre inospitali.»