GDR L'apertura dei minotauri

Andros

Just a newbie
Rangor Khan era da poco ritornato a Saikan Khot nella regione intitolata a lui, Rangorkar, e girava per le strade con una scorta molto importante alla quale il Khan non era abituato. La città pullulava di ribelli umani che da prima abitavano le regioni appena conquistate e saccheggiate. e la vita del Khan, per quanto difficile da portar via era comunque a rischio.
Così Rangor percorreva le strade della nuova città, ricoperte di pietra come era uso tra gli umani sedentari. Infatti solo da poco i minotauri stavano scoprendo le delizie del mondo civilizzato, poggiare gli zoccoli su un terreno liscio, un tetto di legno resistente sulla testa. Queste piccole comodità erano sconosciute alle generazione precedenti al Khan e lui era intenzionato a trarne il massimo beneficio.
Comunque la situazione nella regione non era ottimale così mentre camminava per le nuove strade della città chiese al comandante della sua scorta:

"Come procedono le operazioni di soppressione dei ribelli?"

Il comandante non sorpreso da questa domanda, facendo un segno di disprezzo per i ribelli, rispose:

"Feccia ribelle! Si nascondono nelle foreste e tra le colline. Abbiamo cercato di evitare che entrassero a Saikan Khot durante la sua costruzione, ma sono comunque riusciti ad infiltrarsi. In compenso però abbiamo censito tutta la popolazione prima che entrasse in città.

Rangor ascoltò con pazienza le parole del comandate, camminando a passi lenti sulla strada principale della città piena zeppa di gente.
Quando il sole stava per tramontare il Khan decise che era ora di tornare alla sua residenza in città.
Camminarono per alcuni minuti fino ad arrivare alla stradina che portava alla residenza, il sole era basso oramai, ma emanava ancora forti raggi rossastri, la luna era visibile nel cielo e i muri ai lati della scorta riflettevano già alcuni dei suoi raggi.
Ad un certo punto un'ombra attraversò la strada alle spalle del gruppo, solo il Khan se ne accorse, ma non ebbe il tempo di reagire che due frecce colpirono 2 dei suoi 8 uomini, il comandante senza perder tempo chiamò la formazione dicendo al Khan:

"Rimanete indietro Khan, la proteggeremo noi!"

"Non se ne parla proprio, un Khan che non combatte al fianco dei suoi uomini non è un vero Khan!

Così rispose Rangor cacciando la sua enorme ascia bipenne ornata di simboli tribali che al contatto con la luce lunare si illuminavano.

10 uomini uscirono dalle ombre accerchiando i minotauri, i quali però rincuorati dalle parole del Khan non aspettarono un secondo per caricare con tutta la loro forza gli assassini.

Il Khan si schierò in prima fila parando una freccia diretta a un suo uomo e tagliando la testa ad uno dei nemici. nel frattempo il comandante con altri 2 minotauri stava facendo a pezzi 2 ribelli che avevano osato avvicinarsi al loro sovrano. Rangor accompagnato dei suoi soldati iniziò a farsi strada tra i ribelli falcendoli con una forza e una velocità incredibili.

Solo uno ne rimase, il comandante lo portò disarmato davanti a Rangor e lo fece inginocchiare.

"Cosa ne facciamo di questo?" disse il minotauro.

Il Khan prese il prigioniero per il collo e lo alzò con un solo braccio portandolo all'altezza del suo muso.

"Di ai tuoi compagni che i minotauri non sono degli animali, ma se continuerete con questa condotta vi faremo vedere quanto potremmo esserlo!
Le cose cambieranno qui e fatemi vedere quanto desiderate che il vostro popolo non venga reso schiavo o muoia di fame!"


Il ribelle venne scaraventato a terra e velocemente fuggì senza guardarsi indietro.

Il Khan sporco ancora del sangue dei nemici entrò nella sua residenza e rivolgendosi al suo luogotente gli disse:

"Fai venire IMMEDIATAMENTE qui Kramar! dobbiamo assolutamente risolvere questo problema, non ho intenzione di trucidare ogni singolo umano in questa città."

Un paio di settimane dopo il convoglio di Kramar arrivò in città e senza perder tempo questi si presentò subito al cospetto del Khan.
Rangor sedeva su un piccolo trono, leggermente decorato con leoni, orsi e tigri impegnati a combattere dei minotauri, la stanza era spoglia se non per una scrivania e una libreria.

"Sono arrivato il prima possibile, mio Sovrano. Cosa dovete dirmi di così importante da doverlo fare di persona?"

Disse con voce calma il vecchio minotauro inginocchiandosi di fronte al trono.

"Kramar, ti ho fatto chiamare perchè necessito del tuo aiuto, anzi il popolo che abita queste regioni ne ha. Ho deciso che da oggi in poi i minotauri non dovranno essere più diffidenti verso gli umani e tutte le altre razze e queste non dovranno esserlo con noi. Voglio che proclami un editto in cui offri a tutti gli umani liberi la possibilità di arruolarsi come cavalleria o come arcieri nel nostro esercito e di combattere come fratelli le battaglie del futuro. Offrigli agevolazioni fiscali e un piccolo terreno da coltivare nelle loro terre alla fine del loro servizio. La piaga ribelle deve finire e non voglio perdere altri minotauri combattendola con la forza bruta.Non c'è più spazio per altri nemici in questo mondo e per questo voglio che tu inviti la papessa Giustina I, nuova sovrana di Agharti, qui, da me, così da mettere da parte le differenze e il passato che ci accomuna e trovare una nuova strada, assieme."

Kramar non aveva mai visto Rangor così deciso e non potè che comprendere la decisione del suo Khan.

"Sono certo che gli dei approveranno la sua decisione, se me lo concede proverò a chiedere la loro opinione stanotte, per sicurezza.
Ah cosa è quel sangue che avete sulla spalla?"

"Due settimane fa un gruppo di questi ribelli ha attaccato me e la mia scorta e questo è ciò che rimane di uno di loro, penso."

"Posso raccoglierlo? potrebbe essere utile per il rituale."

"Tutto quello che ti serve, amico mio!"

"La ringrazio. Scriverò anche una lettera ad Agharti per informarli della sua scelta."

Il Khan annuì, Kramar raccolse il sangue con un panno e uscì.



Kramar si ritirò in una stanza preparata apposta per lui. C'era persino un angolo con gli ingredienti per i rituali.

"Ha fatto portare persino i vermi della steppa!"

Pensò ad alta voce il sacerdote mentre posava i suoi effetti personali ed esplorava con gli occhi la postazione.
Dopo aver sistemato tutte le suo cose e aver atteso la notte, posizionò delle candele in circolo e al centro di queste disegnò con il suo sangue il cielo stellato che si presentava solitamente sopra Urcan-Balit.
Allora prese un calice e pregando profondamente iniziò a preparare un intruglio con acqua, occhio tigre, metallo arruginito e infine il panno insaguitano raccolta dal Khan. Mischiò tutto senza smettere di pregare e quando ebbe finito bevve tutto d'un fiato.

Il sacerdote cadde in una profonda trans. Quando aprì gli occhi si trovava tra le nuvole, stava volando come un aquila, anzi era un'aquila. veloce e silenzioso in questa forma si ritrovò a sorvolare una città, avvicinandosi a questa riuscì a scorgere il palazzo della papessa ,che adesso regna ad Agharti. All'entrata di questo c'era lei, con alcuni uomini che la stavano scortando.
C
hiuse gli occhi di nuovo e quando li riaprì si ritrovava in una caverna ed era un piccolo ragno che lentamente si muoveva sui muri di quel luogo buio. Dopo qualche minuto di esplorazione vide in lontananza quella che sembrava un'uscita, si avvicinò e davanti a lui si presentò solo un'altra caverna, ma questa era immensamente grande e al suo interno c'era una maestosa città.
Così decise di addentrarsi nella città. La prima cosa che vide fu un mercato, pieno di drow che compravano e vendevano di tutto, ma la cosa che lo colpì fu l'abbondanza di cibo che copriva i banchi dei mercanti, così si avvicino ad una mela e provò a morderla, ma quando lo fece si svegliò di soprassalto, ansimante nel suo corpo da minotauro. Era sudato e stanco per il viaggio appena compiuto, ma non perse tempo e scrisse tutto ciò che aveva visto su un pezzo di carta per non dimenticarlo.



Si svegliò il giorno dopo e alzando la testa dolente capì di essersi addormentato sulla scrivania mentre scriveva. Kramar si stiracchiò, prese una bevanda dal colore rossastro tipica delle colazioni dei minotauri chiamata erkant e si mise a leggere ciò che aveva scritto.

Si rese immediatamente conto di ciò che gli dei volevano comunicargli.

Così iniziò a scrivere non una, ma due lettere...
 

Andros

Just a newbie
"A sua santità Giustina I,
Il Khan della nazione di Zungaria, Rangor, primo del suo nome e Signore della steppa vuole congratularsi con la papessa Giustina I per la conquista del potere nella ormai devastata Teocrazia di Agharti e di aver riportato pace, ordine e buon senso tra i suoi abitanti.
Inoltre coglie l'occasione per invitarla a Saikhan Khot per discutere del futuro delle nostre nazioni, in un clima di pace e prosperità reciproca.

In fede Kramar Grande Sacerdote di Zungaria."

Kramar finì di scrivere la lettera, la chiuse, pose il sigillo reale su di essa e chiamò il messo che avrebbe dovuto consegnarla a Transuil.
Accompagnò il messo all'uscita lo stesse all'esterno fino alle stalle dicendogli di prendere Khurd, il cavallo più veloce del Khan e di consegnarlo alla papessa come dono e segno di pace.



@Tzasstan
 

Tzasstan

Useless Member
Era una calda giornata, non solo perché ormai il bollente sole primaverile risplendeva impietoso sulla capitale, ma anche per la grande folla urlante riunita sotto il Palazzo Bianco, sede del potere politico e religioso della Teocrazia di Agarthi. Un cordone di guerrieri in armatura nera e dorata faceva da barriera fra il Portone dei Penitenti, punto principale d'accesso al palazzo, e l'oceano di villici.


Dall'alto di un largo balcone, Melchiorre, maestro dell'Ordine dei Mangiapeccati, osservava il flusso di persone. Supplicanti con le mani alzate al cielo, in attesa di vedere la papessa comparire sul balcone e bramosi di ricevere una benedizione da essa, sopravvissuti dalla recente guerra contro Nagrond e i suoi alleati, desiderosi di sangue e divina retribuzione contro i responsabili di quella disgrazia e curiosi, venuti a vedere la fine di un'era.


"Hai radunato una bella folla, Domiziano. Non credo che neanche durante le tue messe riuscivi a riempire così la piazza"


La voce del cavaliere riusciva a malapena a nascondere il tono beffardo in essa. L'uomo al suo fianco rispose solo con un grugnito infastidito, non che potesse dire molto col bavaglio stretto fra i suoi denti. Domiziano, la Voce di Astera, membro del defunto Concilio degli Arconti. Colui che per anni mosse gli animi del popolo di Agarthi, colui che propose molte delle atrocità della Teocrazia, le leggi razziali, la soppressione del pensiero libero, i processi all'intenzione e fra le altre cose anche l'esilio dei Mangiapeccati...

Per anni Melchiorre aveva aspettato questo momento, ed ora nulla gli avrebbe impedito di farlo passare alla storia.


"Questo giorno sarà ricordato, Domiziano. Ammetto che sei stato bravo ad eludere il nostro giudizio e quello di Astera per così tanto tempo, ma ora finalmente risponderai dei tuoi crimini. E tutto quello che hai creato verrà dimenticato"


L'Arconte non si prese la briga di rispondere, ma il suo sguardo vagò verso un piedistallo vuoto in mezzo alla piazza. Un tempo lì sorgeva la statua in marmo di Serafino, il Sommo Arconte, ma con la caduta del Concilio uno dei primi editti di Giustinia I fu quello di cancellare ogni segno del loro governo e di imporre la Damnatio Memoriae su tutto quello che avevano creato. Anni di tradizione ed orgoglio umano buttati per essere galoppini di elfi, nani ed altre razze inferiori. Questo flusso di pensieri venne interrotto da un improvviso clamore della folla.

Melchiorre era a capo chino, in gesto reverenziale, verso la giovane ragazza vestita con i bianchi parimenti liturgici propri della sua carica. La papessa era accompagnata da ben sei guardie dell'élite dei Mangiapeccati e dal suo cronista elfico, Bela, intento a prendere appunti. La gente radunata sotto la balconata era presa da un delirante fervore religioso, spingendo contro le guardie, mossa da un atavico sentimento di potersi avvicinare ulteriormente alla persona che più sentivano vicina al divino Astera.

Le urla raggiunsero un rumore quasi insopportabile e all'improvviso iniziarono a scemare fino a che il silenzio cadde sulla piazza. Giustinia abbassò la mano, soddisfatta dell'attenzione che era riuscita ad ottenere. Era ancora così strano per la papessa avere quel tipo di potere sulla sua gente, ed era difficile reggere il peso della responsabilità che esso aveva.


"Gente di Agarthi, figli di Astera, quello che ci riunisce oggi in questa piazza è una triste occorrenza."


Come se stessero seguendo un copione, Melchiorre fece alzare Domiziano, tenendo l'Arconte saldamente a fianco della papessa.


"La vita è il dono più prezioso che Astera ci ha donato, il tempo che esso ci regala per vivere secondo i suoi insegnamenti. Ed è per questo che oggi mi presento a voi, miei fratelli e sorelle, come peccatrice. Io..."


Giustinia esitò, cercando di ricacciare in gola il singhiozzo che minacciava di far vacillare la sua voce. In quel momento era grata che da quella distanza nessuno dalla folla potesse vedere i suoi occhi umidi.


"Io oggi pongo a giudizio Domiziano, le cui mani si sono macchiate del sangue di coloro che avrebbe dovuto proteggere, che ha reso la guerra e la violenza la sua più grande ambizione invece che la pace e la carità. Io, papessa della Nuova Chiesa di Astera, guida della Teocrazia di Agarthi, condanno Domiziano ad essere privato di tutto il tempo rimastogli. Non verrà concessa la possibilità di redenzione a quest'uomo, poiché egli non è in grado di redimersi."


Il maestro dei Mangiapeccati pose il cappio attorno al collo del Arconte. Il condannato non sembrava aver paura e lasciò il cavaliere fare il suo lavoro, tenendo il capo alzato in segno di sfida verso la folla.


"Fine della corsa, Domiziano"


Sussurrò Melchiorre. Ma nel momento in cui stava per lanciare l'uomo dal balcone la voce della papessa lo fermò.


"Tuttavia, non verrà negata a Domiziano la possibilità di chiedere perdono ad Astera per i suoi peccati."


Questa volta fu il cavaliere ad esitare, guardando incredulo Giustinia. La ragazza aveva già espresso volontà di dare un ultima parola alla Voce di Astera, ma tutti i suoi consiglieri avevano cercato di dissuaderla. Sebbene il popolo al momento sembrava amare la papessa, la sua posizione era fragile, e Domiziano era un abile oratore, capace di insinuare dubbio nelle persone con poche parole. Ma negare il desiderio della papessa in quel momento avrebbe messo la sovrana in difficoltà. La sola cosa che poteva fare era fidarsi del giudizio di Giustinia.

La papessa si avvicinò al condannato e gli mise una mano sulla spalla, con il fare amorevole di una madre con un bambino piccolo pronto a dire le sue prime parole. L'uomo la fissò, con occhi di ghiaccio, il suo viso una maschera di carne impassibile.


"In questo momento, Domiziano, puoi dare voce ai tuoi rimpianti."


L'uomo sospirò e si avvicinò all'orecchio della pontefice, sussurrando le sue ultime parole.


"Il mio unico rimpianto è averti chiuso in quel monastero. Avrei dovuto affogarti quando eri ancora in fasce..."


Un ghigno soddisfatto comparve un attimo sul suo volto, ma prima che potesse vedere la reazione alle sue parole sul volto di Giustinia questa lo sorprese, abbracciandolo.


"Ti perdono, padre mio. Possa Astera fare lo stesso..."


Si allontanò dal ex-Arconte e prima che lui potesse replicare, Melchiorre affondò il suo pugnale nella pancia del condannato, facendo un grosso taglio dalla cassa toracica fino alla zona pelvica, e poi senza troppe cerimonie, lo lanciò dalla balconata.

Quando la corda si tese con uno schiocco, il contraccolpo fece eruttare le budella dell'Arconte dalla sua ferita che con un ultimo gemito di dolore morì. La folla esplose di gioia mentre il cadavere di Domiziano penzolava dalla balconata del Palazzo Bianco, non notarono neppure la papessa rientrare all'interno, presi com'erano dalla loro sete di violenza.


Mentre il clamore della folla scemava nelle orecchie della pontefice, il suo unico desiderio era ritirarsi nelle sue camere e abbandonarsi al cordoglio. Ma purtroppo, altre faccende richiedevano la sua attenzione ed essere un capo di stato non era un lavoro in cui ci si poteva permettere delle pause.

Qualche giorno prima dell'esecuzione pubblica, infatti, un messo dal Khanato di Zungaria, aveva consegnato un messaggio da parte del loro Gran Sacerdote. Giustinia aveva esitato a leggere la missiva, con i resoconti delle razzie dei minotauri ancora freschi nella sua mente. Gli insegnamenti di Astera dicevano che il perdono è sempre concesso, ma in questo momento era così difficile seguire la volontà del suo dio. Eppure, sapeva che la pace era una delle più grandi aspirazioni a cui un essere umano può aspirare...e che è meglio circondarsi di amici piuttosto che di nemici.

La pace era quello che aveva deciso di seguire, e non sarebbe stata lei a rifiutare una mano tesa in segno di amicizia.


Bela venne fatto chiamare immediatamente per mettere per iscritto la risposta ufficiale di Giustinia I.


"Al potente Khan Rangor, Signore indiscusso della steppa,


Sua Eminenza Giustinia I, Pontefice della Nuova Chiesa di Astera, vi ringrazia per le vostre gentili parole e il vostro cordiale invito. La Teocrazia di Agarthi è determinata a mostrare il suo nuovo viso al mondo, ed è convinzione di Sua Santità che un incontro fra lei e voi, nobile Khan, potrebbe portare ad un nuovo glorioso capitolo per il futuro di entrambi i nostri popoli. Per questo motivo il vostro invito è accettato e sarà nostra premura organizzare una delegazione diretta verso Saikhan Khot quanto prima.


Che i vostri dei possano sorridervi,


Bela Galistar, Cronista Pontificio"



Giustinia rilesse il messaggio, e soddisfatta dal lavoro di prosa del suo cronista impose il suo sigillo alla lettera. Ora che era ufficiale la cosa, in un certo senso le toglieva un peso dalle spalle. Probabilmente alcuni dei suoi consiglieri non avrebbero approvato questa sua apertura, ma al momento non era quella la sua preoccupazione principale. In quel momento la cosa a cui doveva pensare era chiedere a Melchiorre di insegnarle a cavalcare. Del resto sarebbe stato maleducato da parte sua non fare utilizzo della meravigliosa cavalcatura che il Khan le aveva donato...
 

Andros

Just a newbie
Kramar stava camminando sotto la pioggia incessante che era solita colpire quelle terre così ricche. La città di recente costruzione drenava l'acqua piovana in modo egreggio e non si vedeva a terra il solito fango che ricopriva le strade delle città nelle steppe, quelle poche volte che pioveva. Il Gran Sacerdote aveva appena iniziato a salire le scale del templio principale di Saikhan Khot quando un messo umano si avvicinò alla sua scorta.

"Fermo! Stai lontano umano o la tua testa volerà!"

Disse a gran voce una delle guardie.

Il messo si fermò cercando di riprendere fiato dopo il lungo viaggio che aveva percorso.

"Mio sign..."

Il gran sacerdote lo interruppe subito guardando attentamente il suo vestiario disse:

"Questo è un messo di Agharti, fatelo passare, aspettavo una risposta da loro"

"Si, è così. Ho questa per vostra grazia il Gran Sacerdote di Zungaria, ha il sigillo papale. Ora non mi fate del male per favore..."

La voce tremante del messo fece quasi pena a Kramar che però preferì liquidarlo con un secco "VA!", dopo aver preso la lettera.

"Torniamo immediatamente alle mie stanze, veloci!"

I minotauri di gran carriera scesero nuovamente le scale appena salite, aprirono un corridoio tra la folla sulla strada principale e in un'oretta riaccompagnarono il sacerdote alla sua residenza.

Kramar entrando nella sua stanza iniziò ad aprire la lettera con le sue unghie affilate e rimanendo in piedi lesse:


"Al potente Khan Rangor, Signore indiscusso della steppa,


Sua Eminenza Giustinia I, Pontefice della Nuova Chiesa di Astera, vi ringrazia per le vostre gentili parole e il vostro cordiale invito. La Teocrazia di Agarthi è determinata a mostrare il suo nuovo viso al mondo, ed è convinzione di Sua Santità che un incontro fra lei e voi, nobile Khan, potrebbe portare ad un nuovo glorioso capitolo per il futuro di entrambi i nostri popoli. Per questo motivo il vostro invito è accettato e sarà nostra premura organizzare una delegazione diretta verso Saikhan Khot quanto prima.


Che i vostri dei possano sorridervi,


Bela Galistar, Cronista Pontificio"




"Bene il Khan ne sarà contento e anche gli dei. Adesso bisogna preparare tutto per accogliere gli umani in modo adeguato."

Così andò dal Khan per comunicargli la notizia e una volta entrato nella stanza di Rangor non vide più una piccola sedia che conteva il Khan e un arredamento spartano, ma un grosso trono in legno intagliato con rifiniture in metallo al centro di un piedistallo con una piccola gradinate, una enorme scrivania con una libreria stracolma di libri sulla destra, una serie di tappeti di pelle di animale che ricoprivano tutto il pavimento e davano una sensazione di assoluta comodità agli zoccoli dei minotauri.
Alle spalle del sovrano dei minotauri un quadro ritraeva l'esercito del Khan in parata ad Urcan-Balit dopo la vittoria con la Teocrazia e infine una serie di arme pendevano dalle pareti, come esposizione di bellezza e di minaccia allo stesso tempo.

"Vedo che avete saputo apprezzare i gusti e i conasigli degli umani, i quali hanno appena risposto al nostro invito"

Rangor sembrava assonnato sul suo trono e a malapena rispose al suo amico.

"Quindi?"

"La papessa ha appena accettato il nostro invito, ora dobbiamo mettere in atto i preparativi per il suo arrivo, o di una sua delegazione, come dice nella lettera"

"Fammi vedere. Mmm... Bene! Prepara un'ala del palazzo che sia riservata solo ai nostri ospiti, informati sulle loro abitudini alimentari, sui loro modi e così via e fa in modo che sia tutto perfetto. Preparati inoltre ad accoglierli all'entrata della città e di scortarli personalmente da me."

"Sarà fatto come chiedete, mio sovrano"

Kramar si girò e uscì dalla stanza del Khan pronto per dedicarsi all'imminente accoglienza degli ospiti.
 

Tzasstan

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Dire che il viaggio fosse stato rilassante per Melchiorre e il manipolo di guardie pontificie era un eufemismo. Non solo il cavaliere era consapevole che, fino alla firma di un qualsiasi trattato, si trovava su territorio nemico, con solo una manciata di uomini abili contro una marea di feroci minotauri, ma i suoi nervi erano anche al massimo considerando che il convoglio era guidato dalla loro pontefice sopra al cavallo ricevuto in dono da Zungharia. Aveva fortemente sconsigliato che sua eminenza si mettesse in prima linea per queste trattative di pace, ma la testarda giovane non aveva voluto sentire ragioni e aveva addirittura chiesto al cavaliere di insegnarle le basi del cavalcare.

Inoltre, sebbene non ne avesse parlato con Giustinia direttamente il sangue gli ribolliva a vedere i terreni che un tempo erano parte della Teocrazia occupati dalle truppe di questo cosiddetto "Signore della Steppa". Non riusciva a capire come lei riuscisse ad essere così distaccata da queste faccende, anche se sospettava che molto fosse dovuto alla gioventù passata in isolamento in un monastero. Se questo fosse un pregio o difetto solo il tempo poteva dirlo.


"E' sorprendente che i nostri vicini siano riusciti a costruire così tanto in così poco tempo"


La voce meravigliata di Giustinia distolse il veterano dai suoi pensieri. Si trovavano come stabilito nella piccola cittadina di Saikhan Khot, un umile avamposto per quanto riguardava Lord Melchiorre, ma sicuramente con grandi potenzialità. I minotauri si stavano dimostrando un popolo intraprendente, pronto a ricavare il massimo dalle loro terre. Forse quest'apertura poteva essere una grande opportunità per Agarthi, o il principio di nuove ostilità.


"Senza dubbio sorprendente, sua Eminenza. Conviene che si prepari per l'incontro con il Khan, manderò degli uomini per avvisarli del nostro arrivo. Sconsiglio inoltre l'entrata in cavallo, abbiamo portato la sua portantina per l'incontro ufficiale"


Disse indicando col capo il trono in legno dorato portato da quattro membri della guardia personale della papessa. In passato la portantina veniva usata per trasportare i membri più importanti della Teocrazia.


"Ottimo, Melchiorre. Ma penso che il Khan apprezzerà di più se mi presento meno in pompa magna, inoltre mi sono affezionata a Khurd e vorrei cavalcarlo ancora per un po'. E poi preferisco che i nostri uomini si occupino della difesa del convoglio, piuttosto che portarmi in giro come un'anziana."


Era senza dubbio difficile per Lord Melchiorre far capire certe cose alla papessa, ma di contro era quel suo modo di fare così lontano da quello dei signori a cui il cavaliere era abituato a far omaggio in passato che lo intrigava e lo aveva spinto a far votare il suo ordine alla sua guida.
Quando finalmente gli inviati diedero il via libera al convoglio, i cavalieri, la servitù e gli emissari seguirono la lenta marcia di Giustinia verso la città.
Ad accogliere la pontefice una piccola delegazione guidata da un reverendo minotauro chiamato Kramar che li informò che il Khan aveva predisposto un'ala del palazzo di Saikhan Khot ad ospitarli per la loro permanenza.
Facendosi aiutare da Bela, venuto anche lui per documentare l'incontro fra i due leader di stato, Giustinia scese da cavallo e si rivolse verso Kramar.


"Portate i miei ringraziamenti al vostro Khan, nobile Kramar. Spero di poterlo incontrare quanto prima. Ho tante cose di cui desidero discutere con lui. Mi sono presa inoltre la libertà di portare nella mia delegazione Mastro Bottaro"


Disse facendo venire avanti un uomo tracagnotto, chiaramente affaticato dal viaggio, che guardava con occhi che a malapena nascondevano la sua paura i possenti guerrieri taurini che accompagnavano Kramar. L'uomo aveva vissuto per molti anni all'interno della Teocrazia ed aveva visto ogni genere di cosa, ma mai si sarebbe aspettato di venir convocato dalla nuova pontefice e trascinato, facendo leva sul suo senso del dovere e la sua devozione per Astera, in pieno di territorio zungariano, uno stato che per anni era stato dipinto dagli Arconti come un assembramento di barbari senza cervello ed onore. Nella sua testa non sapeva come interpretare questa apertura da parte di Giustinia I, ma al momento la sua principale preoccupazione era sopravvivere, per questo si limitò ad accennare un inchino verso il possente Kramar.


"Egli è uno dei nostri migliori pittori e vorrebbe immortalare il primo incontro in termini pacifici delle nostre due grandi nazioni, se il vostro Khan acconsente a posare per il ritratto ovviamente".


La papessa sorrise caldamente, aspettando una reazione da parte dei suoi interlocutori. Bottaro da parte sua cercava di vedere il lato positivo della faccenda: se non altro sarebbe stato un soggetto interessante da immortalare, l'incontro fra questi due sovrani.
 

Andros

Just a newbie
La delegazione accorsa ad accogliere la papessa era composta da 16 minotauri e Kramar, per un totale di 17 guerrieri, numero fortunato tra i minotauri delle steppe.
I 17, appena i fedeli di Astera arrivarono, si inchinarono goffamente e rumorosamente in segno di riverenza verso gli ospiti. Era chiaro che si erano preparati appositamente per portare la testa al di sotto di quella dei piccoli umani.
Kramar aspettò che la papessa finisse di parlare e solo allora alzò il capo, guardandola negli occhi disse:

"Mia splendida signora, sovrana di Agharti, per ordine del Khan e con la benevolenza degli dei sono qui per esaudire ogni vostro desiderio. So che avete percorso un lungo e faticoso viaggio e spero che Khurd possa aver allietato il vostro viaggio. Mi farebbe estremamente piacere fare in modo che voi possiate portare i vostri ringraziamenti personalmente al Khan prima ancora che io possa incontrarlo, ma comprendo che magari desideriate prima riposarvi e sistemare le vostre cose. Quindi la prego di seguirmi per le strade di Saikhan Khot così da mostrarle la città e portarla alla residenza del Khan.
Mastro bottaro, per quanto riguarda lei spero che durante questa visita possa dipingere quello che diventerà il suo più famoso quadro così da rendere immortale questo incontro e il suo nome."

Il sacerdote cercava vistosamente di addolcire la sua voce quando si rivolgeva alla papessa, forse per cercare di sembrare il meno brusco possibile.

Così il gruppo iniziò ad incamminarsi nella novella città dei minotauri. Kramar si premurò di mostrare alla papessa il templio e le maggiori attrazioni della città descrivendo le tradizioni dei minotauri a riguardo.
Inoltre intenzionalmente passò per la strada dove settimane prima il Khan fu attaccato dai ribelli di Agharti e che ancora portava i segni dell'imboscata.
Qui si avvicinò alla papessa:

"Vede mia signora, qui in questo luogo il nostro Khan è stato attaccato da un manipolo di ribelli e anche se lui non lo ammetterà mai ha rischiato la vita e soprattutto non si è sentito sicuro per la prima volta. L'ho fatta passare per questa strada non come minaccia, ma per dimostrarle che questa volta le "Bestie della Steppa", come alcuni popoli amano definirci, hanno deciso di rispondere alla violenza con la diplomazia e non con altra violenza."

Il gran sacerdote così disse alla papessa con gli occhi pieni di speranza continuando a camminare verso la porta della residenza del suo sovrano.
 

Tzasstan

Useless Member
Sedici guerrieri dell'élite del Khan, una scorta senza dubbio impressionante per il sacerdote minotauro. Inoltre anche bene addestrati. Lord Melchiorre poteva vedere che sotto la loro riverenza verso la delegazione di Agarthi i guerrieri erano pronti a scattare ad ogni minimo segno di pericolo. Non erano semplici guardie di rappresentanza, quelli erano macchine da morte in attesa solo di essere puntate contro i nemici del Signore della Steppa.

Per quanto riguardava il nobile Kramar, i suoi toni erano calmi e pacati, segno tipico di qualcuno che riconosceva la forza delle parole oltre a quella dell'acciaio.


"Khurd è veramente una creatura straordinaria. Ammetto con un po' di imbarazzo che non sono una cavallerizza esperta, ma ciononostante si è dimostrato paziente e calmo, mantenendo un passo a cui mi sentissi a mio agio. Chiunque lo abbia addestrato ha fatto davvero un buon lavoro, e fa veramente giustizia alla fama che hanno i cavalli del Khanato di Zungaria. Ma prego, faccia strada nobile Kramar, sono estasiata dalla prospettiva di visitare la vostra città."


La delegazione venne condotta fra le strade di Saikhan Khot in quello che poteva essere considerato a tutti gli effetti un giro turistico. Seguendo il sacerdote a piedi Giustinia I ascoltava interessata tutto quello che il minotauro voleva raccontarle. Alle orecchie di Melchiorre tutto quello che sentiva era così alieno: le loro tradizioni, i loro dei, la loro filosofia...come la pontefice, la rappresentante in terra di Astera, potesse accettare tutto questo gli sfuggiva. Ma del resto, alla fine della storia, sapeva che non spettava a lui decidere come gestire quelle trattative, il suo compito era proteggere la pontefice.

Il loro giro prese, tuttavia, una svolta inaspettata, quando il convoglio venne deviato in un vicolo dove chiaramente uno scontro aveva avuto luogo. Melchiorre e le guardie pontificie istintivamente portarono le loro mani alle armi, davanti alle macchie di sangue rappreso, temendo un imboscata, circondando rapidamente la papessa.

Lo sguardo del generale andò verso la sovrana di Agarthi, ma la giovane si limitò ad alzare una mano, facendo segno ai soldati di riporre le loro armi, mentre il suo sguardo rimase fisso verso Kramar, il suo sorriso scomparso.

Quando il sacerdote finì la sua spiegazione ci fu un attimo di silenzio, il capo della Nuova Chiesa di Astera stava soppesando le sue parole, mentre sulla sua anima sentiva il peso di quello che era successo in quella strada.


"Nobile Kramar, è familiare con gli scritti del Reverendo Cristoforo? Si tratta di un monaco devoto ad Astera che ha vissuto circa cento anni fa in un eremo che, secondo le leggende, si trovava proprio in questa regione. Egli, nella sua vita, scrisse diversi trattati sulla natura dell'uomo e di Astera. Non voglio annoiarvi con i dettagli della sua filosofia, ma uno dei miei passaggi preferiti recitava così 'Disprezzate le Bestie e diffidate da loro, poiché chi decide di condurre la sua vita non con misericordia ma con brutalità e sotterfugio non è più uomo ma Bestia. L'azione è misura del giusto, non il rango e la provenienza'. Le scelte del vostro Khan gli fanno onore, e quello che mi ha mostrato oggi mi dimostra che siete un popolo onorevole..."


Il suo sguardo vagò di nuovo verso i segni della battaglia.


"...tuttavia mi chiedo se il Signore della Steppa vorrà accettare il mio aiuto per questi ribelli? Penso che se un uomo venga allontanato da Astera possa impazzire e fare gesti estremi, e molti fedeli di Astera sono rimasti nelle vostre terre dopo le recenti guerre contro il Concilio degli Arconti. Vorrei trovare una soluzione che aiuti entrambi a non spargere più sangue."
 

Andros

Just a newbie
La stanza del trono dove il Khan si trovava non era più spoglia come qualche mese fa, adesso non solo una povera scrivania e una libreria assieme al trono ornavano la stanza. I muri erano ricoperti da tele rappresentanti scene di battaglie dove il rosso del sangue era il colore preponderante. Colonne sorreggevano turiboli che permettevano all'incenso di inebriare l'aria della stanza e creare una piccola nebbiolina.
Il khan camminava con la testa bassa bisbigliando davanti al nuovo trono, fatto con la legna arrivata da Kalassia e intagliato con segni religiosi e tribali dei minotauri. Aspettava il Khan, aspettava con ansia l'arrivo della papessa.

Ad un certo punto la porta si aprì e il khan si sedette immediatamente sul suo trono vistosamente rialzato su alcuni gradini infondo alla stanza. Dalla porta per primo uscì Kramar, successivamente Giustinia e la sua scorta, infine le 16 guardie di scorta che avevano accolto e accompagnato la delgazione della Teocrazia.
Dal primo momento si era vista la netta differenza tra la camminata rumorosa e pesante del sacerdote dei minotauri e la grazi sconvolgente della papessa. Il Khan non aveva mai visto un essere tanto bello e aggraziato e per un momento si dispiacque per le possibili femmine umane come la papessa alla quale aveva tolto la vita con la sua guerra.

"La papessa Giustinia I, qui per voi da Transuil, mio valoroso Khan.
Il Khan..."

Rangor fermò il sacerdote e si alzò dal suo trono, senza però scendere le scale. Era sicuramente il più grande minotauro e essere in quella stanza e dalla sua posizione sembrava ancora più grosso. Per l'occasione si era fatto preparare delle catene che della punta delle corna arrivavano fino alle orecchie formando un semicerchio ai lari del suo muso. Un grosso anello di Mithril si trovava nelle sue narici e un mantello in pelle di leone gli scendeva dalle spalle, senza però coprire l'enorme cicatrice che aveva sul braccio.

"Papessa Giustinia, prima del suo nome, liberatrice di Aghrti e giustiziere del popolo, sono Rangor, il Khan, il primo guerriero del popolo dei minotauri e sono qui oggi per chiedere il vostro aiuto e offrirvi il mio.
Da quando abbiamo conquistato queste terre, vessate dai vostri predecessori, alcuni ribelli che ancora sostengono la causa degli Arconti ostacolano lo sviluppo e la prosperità di queste regioni.
Ho saputo cose positive su di voi, come vi siete comportata con gli Arconti è stato più che giusto, necessario, e io non avrei potuto fare di meglio. Ed è proprio per questo che oggi siamo qui a parlare, perchè so che siete diversa da chi vi ha preceduto.
Quindi vi chiedo una mano nel risolvere questo gravoso problema, e in cambio offro a voi e al vostro popolo l'amicizia dei minotauri delle steppe. Non sarà una cosa immediata, ma se oggi, in questa sala, poniamo le basi per una solida e prospera collaborazione tra di noi è possibile che un giorno i minotauri e i fedeli di Astera potranno chiamarsi "naizuud" o amici nella lingua comune."
 

Tzasstan

Useless Member
La sala del trono del Signore della Steppa mostrava, secondo Lord Melchiorre, appieno la duplice faccia di Zungaria: un popolo guerriero dal sangue caldo, che rispettava la forza sopra ogni cosa ma che allo stesso tempo cercava di lasciarsi alle spalle le loro radici barbariche, cercando una nuova strada nella civiltà e concedendosi, seppur con cautela, agli adagi della vita cittadina. Per molti versi erano simili alla Teocrazia, uno stato che stava cercando di lasciarsi alle spalle il suo passato, cercando allo stesso tempo di non perdere se stessi nel farlo.

In quanto al Khan, si mostrava alla delegazione della Teocrazia di Agarthi come il miglior esempio della sua razza. Un imponente regnante, con braccia spesse come tronchi e mani così grandi che avrebbero potuto schiacciare il cranio di un umano come una noce. Il Signore della Steppa si era preparato all'incontro, presentandosi come il re guerriero di cui erano giunte tante storie alla corte della Papessa.

Giustinia I da parte sua, sebbene fosse ancora nei sui abiti di viaggio, faceva del suo meglio per mantenere un atteggiamento consono alla sua carica, mantenendo il contatto visivo con il Khan col suo serafico sorriso sulle labbra, se la giovane pontefice fosse intimorita dal possente minotauro, Melchiorre non sapeva dirlo.


"Potente Rangor Khan, mi lusingate con tutti quei titoli che mi attribuite. Ma consentitemi l'ardire di fare una precisazione: non sono stata io a liberare Agarthi dal giogo dell'ingiustizia, è stato il suo popolo a farlo. Io sono solo una loro servitrice, colei che ha ricordato a tutti loro che Astera non li ha abbandonati e che è sempre stato al loro fianco, così come oggi lo è al mio."


Un sospiro lasciò le sue labbra, nella sua testa erano ancora fresche le immagini del difficile anno che la Teocrazia aveva dovuto superare. Tutte quelle morti, tutta quella distruzione sarebbero stati il peso che la Pontefice avrebbe dovuto tenere sulla sua anima per gli anni ad avvenire. Ora che gli Arconti erano stati dati alla giustizia di Astera, solo su Giustinia rimaneva il peso della corona.


"Ed è per questo che sono lieta che abbiate chiesto il mio aiuto per i ribelli che minacciano il vostro regno. Vi chiedo un favore a tal riguardo: lasciate che io parli alla gente di Saikhan Khot, che possa indire una messa per i fedeli di Astera e chiunque altro voglia ascoltare. Molti di loro sono uomini e donne cresciuti sotto il controllo della Teocrazia ed io, se voi consentirete, voglio essere come un pastore che riporta le pecore all'ovile. Questa messa avrà lo scopo di addolcire la posizione della Nuova Chiesa di Astera verso il Khanato di Zungaria in maniera ufficiale, agli occhi di chi abita in questa regione e di buttare le basi di un esodo per la popolazione che desidererà seguirmi a casa. Cosa ne pensate, nobile Khan?"
 

Andros

Just a newbie
Il Khan guardò per un momento la giovane, poi guardando il suo nuovo pagetto umano, un ragazzino intorno ai 10 anni con i capelli castani di media lunghezza, dai tratti dolci ma con qualche livido sul viso, chiaro segno di combattimenti. Egli si trovava dietro al trono fece un segno e questi gli portò una grande pipa, anche per un minotauro. Accese la pipa e aspirò profondamente rilascando poi una grande nube di fumo che si mischiò all'incenso già presente nella sala.

"Una delle tradizione dei minotauri di cui preferisco vantarmi è il panteismo. Camminando nelle steppe si ha sempre la possibilità di incontrare nuove divinità, ognuna di quelle che fa parte del nostro pantheon risiede in una particolare regione, controllandola. In questa regione l'influenza maggiore è sicuramente data dalla grande Astera e penso che i miei nuovi sudditi abbiano il diritto e il dovere di venerarla nel modo giusto. Quindi non solo le permetterò di effettuare la sua messa e di portare con lei chiunque voglia seguirla, ma ordinerò di iniziare la costruzione di una chiesa in nome di Astera e la nomina di un sacerdote umano, da parte sua, che possa seguire i fedeli e insegnare al qui presente Kramar le vostre tradizioni e la via della vostra dea. Inoltre vorrei che un sacerdote minotauro possa far parte del seguito di questo nuovo sacerdote, così da poter imparare e seguire tutti i minotauri che desiderino convertirsi."

Rangkor si risedette continuando a fumare la sua pipa. Fece un segno al ragazzino che adesso si trovava al suo fianco, questi avanzò titubante e timidamente iniziò ad emettere dei suoni che piano piano si trasformarono in parole.

"Io... sono... "

"Vai ragazzo, non avere paura!"

"Io sono Malachia dal villaggio di Vesona, figlio di Asdo, il capovillaggio. Sono qui su ordine del Khan che ha deciso di prendermi sotto la sua ala protettiva in modo da dimostrare che gli umani possono integrarsi con i minotauri e che i minotauri considerano gli umani come dei loro pari."

Il Khan fece un altro tiro dalla sua pipa e con un sorrso soddisfatto si sitemò sulla sedia.

"AHAH! Bravo ragazzo. Questo è il primo passo per un'intesa tra uomini e minotauri, abbiamo bisogno delle loro abilità, come loro hanno bisogno delle nostre. La politica, l'esercito, il commercio, saranno più fiorenti con delle menti agili come quelle degli uomini ed è per questo che vi chiedo di sottolineare questo cambiamento che sta avvenendo nella vostra messa in modo da avvalorare i miei sforzi di fronte agli uomini!"


@Silen fammi sapere se devo spender monete/azioni o qualsiasi cosa per la costruzione della chiesa.
 

Tzasstan

Useless Member
Quando finalmente il Khan diede la sua risposta sembrò come se dalla stanza si alzasse un velo di tensione che il Signore della Steppa sembrava quasi aver creato volontariamente con la sua lunga pausa. L'attenzione della delegazione passò dal Khan al piccolo paggetto che titubante avanzava verso la pontefice. Sebbene Lord Melchiorre sembrava non essere del tutto rilassato in mezzo a tutti quei guerrieri minotauri non riuscì a non nascondere un sorriso amichevole vedendo quel giovane ragazzo interagire con la papessa. Vedere un giovane sopravvissuto alla follia della guerra era un miracolo a se stante agli occhi del generale, spesso durante i conflitti i deboli e gli innocenti erano i primi a ricongiungersi ad Astera, e i pochi fra loro che sopravvivevano perdevano per sempre la loro purezza e il loro cuore si induriva per sempre, trasformando l'uomo in peccatore.
Giustinia da canto suo si chinò, incontrando lo sguardo del timido paggio, spostando nel mentre una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi da davanti i suoi occhi cerulei.

"Malachia, caro ragazzo, quando guardo il tuo viso vedo gli orrori che la guerra ha portato."

La giovane sovrana allungò una mano, facendo scorrere le sue dita sul viso del giovane, in una dolce carezza. Ogni tanto la sovrana sperava di poter fare miracoli, come i santi di cui aveva letto durante i suoi studi. Ma purtroppo questa non era un'epoca di santi e di miracoli. Ciò che muoveva il destino dei fedeli di Astera in questi anni erano loro stessi. La loro volontà, la loro intraprendenza...la loro fede.

"Ma non lasciare che la paura abbia presa sul tuo spirito. Il Khan ed io abbiamo deciso che la pace fra i nostri due stati è un ideale per cui vale la pena mettersi in gioco. Astera risplende su di noi e sulla meravigliosa epoca di cambiamento a cui oggi daremo inizio. E non temere, sono sicura che il Signore della Steppa ti aiuterà a diventare un grande uomo, che vivrà in una terra dove uomini e minotauri vivono in armonia. Così come Astera desidera."

Appena finì di parlare Giustinia abbracciò il ragazzino. Un'azione istintiva, forse un po' improvvisa e sconveniente per una personalità religiosa della sua portata, ma se qualcuno dei presenti rimase indignato, non lo disse ad alta voce. Rialzandosi, la papessa rivolse di nuovo la sua attenzione al Khan, lanciando solo un ultimo sorriso di sfuggita al piccolo Malachia.

"La vostra cultura non manca mai di affascinarmi seppure così diversa dalla nostra. Così come voi desiderate sapere di più su Astera io ho il desiderio di conoscere di più sul vostro pantheon. Vi propongo allora di accogliere un vostro sacerdote nella nostra capitale, così che possa istruire me ed i miei sacerdoti sulle vostre usanze. Sebbene per noi Astera sia l'unica divinità a cui dedichiamo i nostri canti e le nostre preghiere, il pregiudizio e lo sdegno verso il diverso da noi è quello che ci ha condannato in passato. Da parte mia incaricherò uno dei miei alti sacerdoti in persona di venire a Rangorkar, in modo che possa mostrarvi il meglio che Astera può offrire a tutti noi. E' simile a quello che avevate proposto, solo in scala un po' più grande. Così come voi imparerete da noi, i fedeli di Astera vedranno nella nostra terra patria il popolo civilizzato che siete"
 

Andros

Just a newbie
La bellezza della papessa, nonchè la sua voce, avevano intenerito tutti i minotauri all'interno della sala, compreso il grande e potente Khan. Preso da un attimo di debolezza, rarissima per i minoauri si lasciò scappare una lascrima per la scena commovente a cui aveva assistito.

"Mia signora, saremo onorati di poter ospitare nella nostra grande capitale uno dei suoi sacerdoti e uno dei nostri verrà a Transuil. Non pensavo assolutamente di poter incontrare una persona del genere dopo le vicende con la Teocrazia, invece con il cuore in mano adesso vi invito a mangiare con me visto che l'ora del pasto è giunta. Saranno servite pietanze della vostra tradizione cucinate da umani, pietanze della nostra tradizione e alcune specialità preparate unendo i gusti dei nostri popoli per onorare la nuova pace ritrovata."

Rangor quindi scese dal suo trono e porse il braccio alla papessa aspettando il suo benestare per poter andare.
 

Tzasstan

Useless Member
C'era qualcosa di portentoso nel come gli eventi si erano evoluti. C'era qualcosa di poetico in quell'immagine, come un richiamo a qualche mito dell'antichità, dove la Bestia veniva ammansita dalla Bella. Un'immagine allegorica di come l'innocenza e la fede si ponevano al di sopra della marzialità e della forza. O almeno questo era quello che il Maestro Bottaro vedeva in quella sala del trono.
Dire che la papessa avesse conquistato l'attenzione dei presenti era un eufemismo. Quando il Khan scese dal suo trono ed offrì il suo possente braccio alla giovane regnante questa senza esitazioni accettò l'offerta e si lasciò condurre fuori dalla sala. Un'altra scena bellissima di cui il pittore fece un rapido schizzo sul suo taccuino. La papessa aveva ordinato venisse fatto un quadro che celebrasse quell'incontro e aveva lasciato al Maestro carta bianca sul decidere quale momento immortalare. Il solo problema per Bottaro era decidere quale. Quello e smettere di sussultare spaventato ogni volta che un guerriero dei minotauri si avvicinava troppo a lui.

Sebbene i due regnanti si erano allontanati dalla sala del trono assieme, in un tono molto informale, la verità è che l'etichetta richiese alla papessa di allontanarsi un attimo prima di unirsi alla libagione, per consentire al suo seguito di prepararla per un'occasione come una cena di stato. Le umili vesti da viaggio e i pantaloni da cavallerizza vennero sostituiti da un elegante abito talare di seta bianca con spighe di grano e foglie di fico in filo dorato ricamati sui bordi delle maniche e sul fondo della tunica. Gli stivali vennero sostituiti da sandali di pelle e i lunghi capelli biondi vennero raccolti in una treccia. Giustinia fu categorica a non voler nessuna corona sul suo capo, in primo luogo perché i copricapo erano riservati per le funzioni religiose, in secondo luogo perché ella si considerava un ospite in quella terra e voleva che la gente capisse che la maggiore autorità terrena in quel luogo era il Khan e nessun altro.

Quando Bottaro vide al gran tavolo nella sala da pranzo le maggiori personalità di Zungaria e Agarthi mangiare assieme, con al centro del tavolo il Khan e la Papessa, uno a fianco dell'altra, coinvolti in quella che sembrava una amichevole conversazione riguardante il più o il meno, capì di aver trovato la scena che cercava. Era meno ufficiale di altre di cui aveva fatto un bozzetto, ma molto più reale ed umana. Raffigurava la pace di tutti i giorni, la pace a cui tutti aspiravano a qualunque costo. Il tutto con a sfondo il gigantesco falò che illuminava e riscaldava la stanza. Inoltre i canti e i balli offerti dalla corte del Khan erano allo stesso tempo esotici ed ipnotizzanti, e anche se il pittore non sapeva spiegare perché fu divertito a vedere la Papessa cercare di nascondere l'imbarazzo quando iniziò lo spettacolo di danza. Molto più selvaggio rispetto al tipo di intrattenimento più casto e sicuro a cui era abituata.

Giustinia da parte sua fece molte domande al Signore della Steppa, su di lui, sulla sua ascesa al potere, sulla loro cultura, ma sopratutto sui loro cavalli, di sicuro una delle cose che più l'aveva affascinata di tutto quel viaggio. Se il Khan fosse esasperato o meno dalla curiosità della giovane, nessuno sapeva dirlo con certezza.

"Siete un padrone di casa giusto ed onorevole, Signore della Steppa. Sarei onorata se voleste assistere alla messa che organizzerò per i fedeli di questa regione"

Disse infine, osando bagnarsi le labbra con un sorso del vino che uno dei servitori del potente Re Minotauro aveva versato nel suo calice.
 

Tzasstan

Useless Member
Il sole splendeva sulla città di Saikhan Khot, la folla riunita sotto il sole cocente tuttavia, era in silenzio e col capo chino. Niente urla, niente risse, tutti in silenzio ad ascoltare la voce che proveniva dall'altare che gli uomini del Khan avevano fatto costruire per la funzione davanti al palazzo del reggente.

La folla era composta per lo più da umani di ogni età, gente semplice, coi visi segnati dalla guerra ma con la speranza negli occhi. Alcuni di loro stringevano al petto piccoli simboli in legno di Astera, le loro bocche che si muovevano recitando una silenziosa preghiera alla loro divinità. Altri guardavano con circospezione le guardie e gli emissari minotauri mandati dal Khan per osservare la funzione. Era interesse quello che spingeva le gigantesche creature a presenziare o solo puro senso del dovere? Del resto gli umani non avevano dato motivo alla gente del Khan di provare una fiducia cieca nei loro confronti. E come poteva la gente di Agarthi dargli torto. Ma era nella speranza di tutti che quello che stava accadendo oggi fosse il primo passo per una pacifica convivenza ed una fruttuosa alleanza.

Giustinia I, la Papessa della Nuova Chiesa di Astera, Signora della Teocrazia di Agarthi, in cima al suo altare teneva messa, la sua minuta forma coperta dagli elaborati abiti talari e nella sua mano il pastorale, simbolo della sua carica. Come una maestra davanti ai suoi alunni ella parlava della potenza e della misericordia di Astera, parlava dei santi del passato, di coloro che guidarono il gregge di Astera in tempo di pace, come San Guglielmo, che fece nascere grano da una terra arida coperta di sassi, ed in tempo di guerra, come San Konrad, protettore di Astera nei tempi antichi.
Al fianco della giovane Lord Melchiorre osservava con attenzione la folla, pronto a scattare in caso di pericolo per proteggere la ragazza anche a costo della sua vita, ma chiunque avesse desiderio di ferire Giustinia I non era presente al momento, la loro malvagità sembrava essere tenuta lontana dalla luce del momento. Ma il fatto che rifuggissero quel momento non voleva dire che chi desiderava la morte della papessa non esistesse.

"Astera creò l'uomo e ad esso donò la sua terra perché esso la governasse e la coltivasse e la facesse prosperare. Ed è questo il punto focale che mai dobbiamo dimenticare: noi non siamo tiranni che reclamano ciò che ci spetta di diritto. Noi siamo sovrintendenti; la nostra responsabilità è verso il Creato di Astera, il mondo che ci circonda e le creature che in esso vivono. Sta sulle nostre spalle fare in modo che Ea prosperi, e collaborare con chi condividiamo questa realtà non come se fossero nostri pari...ma come se fossero nostri fratelli. Come se nelle nostre vene scorresse lo stesso sangue, perché, in verità vi dico, questo è quello che è. Oggi non porto via in un esodo la gente di Astera, ma butto le basi di un ponte fra noi e Zungaria. Ridò a voi Astera e libero Agarthi dei legacci del proprio pregiudizio. Insieme prosperiamo e rendiamo grazie alla vita che Astera ci ha donato"

Dalla folla partì un urlo di acclamazione, se tutti avessero capito a fondo le parole della papessa, Melchiorre non sapeva dire, ma di sicuro era chiaro per molti, che già si stavano preparando raccogliendo i pochi averi rimasti dopo la guerra, che stavano per tornare a casa. Quanto al ponte fra Zungari ed Agarthi, e i sacrifici che venivano fatti ogni giorno per la pace, il Maestro Capitolare pregava affinché avessero successo. La parola di Astera e di Giustinia potevano salvare il mondo, ora stava al mondo decidere se ascoltare o meno.
 
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