Andros
Just a newbie
Rangor Khan era da poco ritornato a Saikan Khot nella regione intitolata a lui, Rangorkar, e girava per le strade con una scorta molto importante alla quale il Khan non era abituato. La città pullulava di ribelli umani che da prima abitavano le regioni appena conquistate e saccheggiate. e la vita del Khan, per quanto difficile da portar via era comunque a rischio.
Così Rangor percorreva le strade della nuova città, ricoperte di pietra come era uso tra gli umani sedentari. Infatti solo da poco i minotauri stavano scoprendo le delizie del mondo civilizzato, poggiare gli zoccoli su un terreno liscio, un tetto di legno resistente sulla testa. Queste piccole comodità erano sconosciute alle generazione precedenti al Khan e lui era intenzionato a trarne il massimo beneficio.
Comunque la situazione nella regione non era ottimale così mentre camminava per le nuove strade della città chiese al comandante della sua scorta:
"Come procedono le operazioni di soppressione dei ribelli?"
Il comandante non sorpreso da questa domanda, facendo un segno di disprezzo per i ribelli, rispose:
"Feccia ribelle! Si nascondono nelle foreste e tra le colline. Abbiamo cercato di evitare che entrassero a Saikan Khot durante la sua costruzione, ma sono comunque riusciti ad infiltrarsi. In compenso però abbiamo censito tutta la popolazione prima che entrasse in città.
Rangor ascoltò con pazienza le parole del comandate, camminando a passi lenti sulla strada principale della città piena zeppa di gente.
Quando il sole stava per tramontare il Khan decise che era ora di tornare alla sua residenza in città.
Camminarono per alcuni minuti fino ad arrivare alla stradina che portava alla residenza, il sole era basso oramai, ma emanava ancora forti raggi rossastri, la luna era visibile nel cielo e i muri ai lati della scorta riflettevano già alcuni dei suoi raggi.
Ad un certo punto un'ombra attraversò la strada alle spalle del gruppo, solo il Khan se ne accorse, ma non ebbe il tempo di reagire che due frecce colpirono 2 dei suoi 8 uomini, il comandante senza perder tempo chiamò la formazione dicendo al Khan:
"Rimanete indietro Khan, la proteggeremo noi!"
"Non se ne parla proprio, un Khan che non combatte al fianco dei suoi uomini non è un vero Khan!
Così rispose Rangor cacciando la sua enorme ascia bipenne ornata di simboli tribali che al contatto con la luce lunare si illuminavano.
10 uomini uscirono dalle ombre accerchiando i minotauri, i quali però rincuorati dalle parole del Khan non aspettarono un secondo per caricare con tutta la loro forza gli assassini.
Il Khan si schierò in prima fila parando una freccia diretta a un suo uomo e tagliando la testa ad uno dei nemici. nel frattempo il comandante con altri 2 minotauri stava facendo a pezzi 2 ribelli che avevano osato avvicinarsi al loro sovrano. Rangor accompagnato dei suoi soldati iniziò a farsi strada tra i ribelli falcendoli con una forza e una velocità incredibili.
Solo uno ne rimase, il comandante lo portò disarmato davanti a Rangor e lo fece inginocchiare.
"Cosa ne facciamo di questo?" disse il minotauro.
Il Khan prese il prigioniero per il collo e lo alzò con un solo braccio portandolo all'altezza del suo muso.
"Di ai tuoi compagni che i minotauri non sono degli animali, ma se continuerete con questa condotta vi faremo vedere quanto potremmo esserlo!
Le cose cambieranno qui e fatemi vedere quanto desiderate che il vostro popolo non venga reso schiavo o muoia di fame!"
Il ribelle venne scaraventato a terra e velocemente fuggì senza guardarsi indietro.
Il Khan sporco ancora del sangue dei nemici entrò nella sua residenza e rivolgendosi al suo luogotente gli disse:
"Fai venire IMMEDIATAMENTE qui Kramar! dobbiamo assolutamente risolvere questo problema, non ho intenzione di trucidare ogni singolo umano in questa città."
Un paio di settimane dopo il convoglio di Kramar arrivò in città e senza perder tempo questi si presentò subito al cospetto del Khan.
Rangor sedeva su un piccolo trono, leggermente decorato con leoni, orsi e tigri impegnati a combattere dei minotauri, la stanza era spoglia se non per una scrivania e una libreria.
"Sono arrivato il prima possibile, mio Sovrano. Cosa dovete dirmi di così importante da doverlo fare di persona?"
Disse con voce calma il vecchio minotauro inginocchiandosi di fronte al trono.
"Kramar, ti ho fatto chiamare perchè necessito del tuo aiuto, anzi il popolo che abita queste regioni ne ha. Ho deciso che da oggi in poi i minotauri non dovranno essere più diffidenti verso gli umani e tutte le altre razze e queste non dovranno esserlo con noi. Voglio che proclami un editto in cui offri a tutti gli umani liberi la possibilità di arruolarsi come cavalleria o come arcieri nel nostro esercito e di combattere come fratelli le battaglie del futuro. Offrigli agevolazioni fiscali e un piccolo terreno da coltivare nelle loro terre alla fine del loro servizio. La piaga ribelle deve finire e non voglio perdere altri minotauri combattendola con la forza bruta.Non c'è più spazio per altri nemici in questo mondo e per questo voglio che tu inviti la papessa Giustina I, nuova sovrana di Agharti, qui, da me, così da mettere da parte le differenze e il passato che ci accomuna e trovare una nuova strada, assieme."
Kramar non aveva mai visto Rangor così deciso e non potè che comprendere la decisione del suo Khan.
"Sono certo che gli dei approveranno la sua decisione, se me lo concede proverò a chiedere la loro opinione stanotte, per sicurezza.
Ah cosa è quel sangue che avete sulla spalla?"
"Due settimane fa un gruppo di questi ribelli ha attaccato me e la mia scorta e questo è ciò che rimane di uno di loro, penso."
"Posso raccoglierlo? potrebbe essere utile per il rituale."
"Tutto quello che ti serve, amico mio!"
"La ringrazio. Scriverò anche una lettera ad Agharti per informarli della sua scelta."
Il Khan annuì, Kramar raccolse il sangue con un panno e uscì.
Kramar si ritirò in una stanza preparata apposta per lui. C'era persino un angolo con gli ingredienti per i rituali.
"Ha fatto portare persino i vermi della steppa!"
Pensò ad alta voce il sacerdote mentre posava i suoi effetti personali ed esplorava con gli occhi la postazione.
Dopo aver sistemato tutte le suo cose e aver atteso la notte, posizionò delle candele in circolo e al centro di queste disegnò con il suo sangue il cielo stellato che si presentava solitamente sopra Urcan-Balit.
Allora prese un calice e pregando profondamente iniziò a preparare un intruglio con acqua, occhio tigre, metallo arruginito e infine il panno insaguitano raccolta dal Khan. Mischiò tutto senza smettere di pregare e quando ebbe finito bevve tutto d'un fiato.
Il sacerdote cadde in una profonda trans. Quando aprì gli occhi si trovava tra le nuvole, stava volando come un aquila, anzi era un'aquila. veloce e silenzioso in questa forma si ritrovò a sorvolare una città, avvicinandosi a questa riuscì a scorgere il palazzo della papessa ,che adesso regna ad Agharti. All'entrata di questo c'era lei, con alcuni uomini che la stavano scortando.
Chiuse gli occhi di nuovo e quando li riaprì si ritrovava in una caverna ed era un piccolo ragno che lentamente si muoveva sui muri di quel luogo buio. Dopo qualche minuto di esplorazione vide in lontananza quella che sembrava un'uscita, si avvicinò e davanti a lui si presentò solo un'altra caverna, ma questa era immensamente grande e al suo interno c'era una maestosa città.
Così decise di addentrarsi nella città. La prima cosa che vide fu un mercato, pieno di drow che compravano e vendevano di tutto, ma la cosa che lo colpì fu l'abbondanza di cibo che copriva i banchi dei mercanti, così si avvicino ad una mela e provò a morderla, ma quando lo fece si svegliò di soprassalto, ansimante nel suo corpo da minotauro. Era sudato e stanco per il viaggio appena compiuto, ma non perse tempo e scrisse tutto ciò che aveva visto su un pezzo di carta per non dimenticarlo.
Si svegliò il giorno dopo e alzando la testa dolente capì di essersi addormentato sulla scrivania mentre scriveva. Kramar si stiracchiò, prese una bevanda dal colore rossastro tipica delle colazioni dei minotauri chiamata erkant e si mise a leggere ciò che aveva scritto.
Si rese immediatamente conto di ciò che gli dei volevano comunicargli.
Così iniziò a scrivere non una, ma due lettere...
Così Rangor percorreva le strade della nuova città, ricoperte di pietra come era uso tra gli umani sedentari. Infatti solo da poco i minotauri stavano scoprendo le delizie del mondo civilizzato, poggiare gli zoccoli su un terreno liscio, un tetto di legno resistente sulla testa. Queste piccole comodità erano sconosciute alle generazione precedenti al Khan e lui era intenzionato a trarne il massimo beneficio.
Comunque la situazione nella regione non era ottimale così mentre camminava per le nuove strade della città chiese al comandante della sua scorta:
"Come procedono le operazioni di soppressione dei ribelli?"
Il comandante non sorpreso da questa domanda, facendo un segno di disprezzo per i ribelli, rispose:
"Feccia ribelle! Si nascondono nelle foreste e tra le colline. Abbiamo cercato di evitare che entrassero a Saikan Khot durante la sua costruzione, ma sono comunque riusciti ad infiltrarsi. In compenso però abbiamo censito tutta la popolazione prima che entrasse in città.
Rangor ascoltò con pazienza le parole del comandate, camminando a passi lenti sulla strada principale della città piena zeppa di gente.
Quando il sole stava per tramontare il Khan decise che era ora di tornare alla sua residenza in città.
Camminarono per alcuni minuti fino ad arrivare alla stradina che portava alla residenza, il sole era basso oramai, ma emanava ancora forti raggi rossastri, la luna era visibile nel cielo e i muri ai lati della scorta riflettevano già alcuni dei suoi raggi.
Ad un certo punto un'ombra attraversò la strada alle spalle del gruppo, solo il Khan se ne accorse, ma non ebbe il tempo di reagire che due frecce colpirono 2 dei suoi 8 uomini, il comandante senza perder tempo chiamò la formazione dicendo al Khan:
"Rimanete indietro Khan, la proteggeremo noi!"
"Non se ne parla proprio, un Khan che non combatte al fianco dei suoi uomini non è un vero Khan!
Così rispose Rangor cacciando la sua enorme ascia bipenne ornata di simboli tribali che al contatto con la luce lunare si illuminavano.
10 uomini uscirono dalle ombre accerchiando i minotauri, i quali però rincuorati dalle parole del Khan non aspettarono un secondo per caricare con tutta la loro forza gli assassini.
Il Khan si schierò in prima fila parando una freccia diretta a un suo uomo e tagliando la testa ad uno dei nemici. nel frattempo il comandante con altri 2 minotauri stava facendo a pezzi 2 ribelli che avevano osato avvicinarsi al loro sovrano. Rangor accompagnato dei suoi soldati iniziò a farsi strada tra i ribelli falcendoli con una forza e una velocità incredibili.
Solo uno ne rimase, il comandante lo portò disarmato davanti a Rangor e lo fece inginocchiare.
"Cosa ne facciamo di questo?" disse il minotauro.
Il Khan prese il prigioniero per il collo e lo alzò con un solo braccio portandolo all'altezza del suo muso.
"Di ai tuoi compagni che i minotauri non sono degli animali, ma se continuerete con questa condotta vi faremo vedere quanto potremmo esserlo!
Le cose cambieranno qui e fatemi vedere quanto desiderate che il vostro popolo non venga reso schiavo o muoia di fame!"
Il ribelle venne scaraventato a terra e velocemente fuggì senza guardarsi indietro.
Il Khan sporco ancora del sangue dei nemici entrò nella sua residenza e rivolgendosi al suo luogotente gli disse:
"Fai venire IMMEDIATAMENTE qui Kramar! dobbiamo assolutamente risolvere questo problema, non ho intenzione di trucidare ogni singolo umano in questa città."
Un paio di settimane dopo il convoglio di Kramar arrivò in città e senza perder tempo questi si presentò subito al cospetto del Khan.
Rangor sedeva su un piccolo trono, leggermente decorato con leoni, orsi e tigri impegnati a combattere dei minotauri, la stanza era spoglia se non per una scrivania e una libreria.
"Sono arrivato il prima possibile, mio Sovrano. Cosa dovete dirmi di così importante da doverlo fare di persona?"
Disse con voce calma il vecchio minotauro inginocchiandosi di fronte al trono.
"Kramar, ti ho fatto chiamare perchè necessito del tuo aiuto, anzi il popolo che abita queste regioni ne ha. Ho deciso che da oggi in poi i minotauri non dovranno essere più diffidenti verso gli umani e tutte le altre razze e queste non dovranno esserlo con noi. Voglio che proclami un editto in cui offri a tutti gli umani liberi la possibilità di arruolarsi come cavalleria o come arcieri nel nostro esercito e di combattere come fratelli le battaglie del futuro. Offrigli agevolazioni fiscali e un piccolo terreno da coltivare nelle loro terre alla fine del loro servizio. La piaga ribelle deve finire e non voglio perdere altri minotauri combattendola con la forza bruta.Non c'è più spazio per altri nemici in questo mondo e per questo voglio che tu inviti la papessa Giustina I, nuova sovrana di Agharti, qui, da me, così da mettere da parte le differenze e il passato che ci accomuna e trovare una nuova strada, assieme."
Kramar non aveva mai visto Rangor così deciso e non potè che comprendere la decisione del suo Khan.
"Sono certo che gli dei approveranno la sua decisione, se me lo concede proverò a chiedere la loro opinione stanotte, per sicurezza.
Ah cosa è quel sangue che avete sulla spalla?"
"Due settimane fa un gruppo di questi ribelli ha attaccato me e la mia scorta e questo è ciò che rimane di uno di loro, penso."
"Posso raccoglierlo? potrebbe essere utile per il rituale."
"Tutto quello che ti serve, amico mio!"
"La ringrazio. Scriverò anche una lettera ad Agharti per informarli della sua scelta."
Il Khan annuì, Kramar raccolse il sangue con un panno e uscì.
Kramar si ritirò in una stanza preparata apposta per lui. C'era persino un angolo con gli ingredienti per i rituali.
"Ha fatto portare persino i vermi della steppa!"
Pensò ad alta voce il sacerdote mentre posava i suoi effetti personali ed esplorava con gli occhi la postazione.
Dopo aver sistemato tutte le suo cose e aver atteso la notte, posizionò delle candele in circolo e al centro di queste disegnò con il suo sangue il cielo stellato che si presentava solitamente sopra Urcan-Balit.
Allora prese un calice e pregando profondamente iniziò a preparare un intruglio con acqua, occhio tigre, metallo arruginito e infine il panno insaguitano raccolta dal Khan. Mischiò tutto senza smettere di pregare e quando ebbe finito bevve tutto d'un fiato.
Il sacerdote cadde in una profonda trans. Quando aprì gli occhi si trovava tra le nuvole, stava volando come un aquila, anzi era un'aquila. veloce e silenzioso in questa forma si ritrovò a sorvolare una città, avvicinandosi a questa riuscì a scorgere il palazzo della papessa ,che adesso regna ad Agharti. All'entrata di questo c'era lei, con alcuni uomini che la stavano scortando.
Chiuse gli occhi di nuovo e quando li riaprì si ritrovava in una caverna ed era un piccolo ragno che lentamente si muoveva sui muri di quel luogo buio. Dopo qualche minuto di esplorazione vide in lontananza quella che sembrava un'uscita, si avvicinò e davanti a lui si presentò solo un'altra caverna, ma questa era immensamente grande e al suo interno c'era una maestosa città.
Così decise di addentrarsi nella città. La prima cosa che vide fu un mercato, pieno di drow che compravano e vendevano di tutto, ma la cosa che lo colpì fu l'abbondanza di cibo che copriva i banchi dei mercanti, così si avvicino ad una mela e provò a morderla, ma quando lo fece si svegliò di soprassalto, ansimante nel suo corpo da minotauro. Era sudato e stanco per il viaggio appena compiuto, ma non perse tempo e scrisse tutto ciò che aveva visto su un pezzo di carta per non dimenticarlo.
Si svegliò il giorno dopo e alzando la testa dolente capì di essersi addormentato sulla scrivania mentre scriveva. Kramar si stiracchiò, prese una bevanda dal colore rossastro tipica delle colazioni dei minotauri chiamata erkant e si mise a leggere ciò che aveva scritto.
Si rese immediatamente conto di ciò che gli dei volevano comunicargli.
Così iniziò a scrivere non una, ma due lettere...