GDR La fine del Vasto Mare

Last Century

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Dopo mesi di viaggio e dopo aver ceduto alla Bella Solonielle anime preziose, e intrepide, finalmente la vedetta dell'Ammiraglia di Melara vide una linea nera delinearsi all'orizzonte. Quasi non ci poteva credere l'eldar che, nonostante i suoi fidi occhi d'elfo, continuò a guardare fisso aspettandosi che quel miraggio lasciasse posto all'ennesima - mortal - tempesta.

- Terra! Terra! Sia lode a Gallean, sia lode a Solonielle! Terra! Terra all'orizzonte! -
Tutte le navi, tenute assieme oramai più dalla fede che dal cordame, preso ad animarsi in un vociare chiassoso e allegro; bottiglie di vino vennero stappate a festeggiar l'impresa e complimenti e canti innalzati a Vittoria e ai caduti del viaggio. Lo scampanellio gioioso delle campane di bordo accompagnò il veleggiar verso la costa finché il campanaro non ebbe il braccio troppo stanco per continuare e l'atmosfera rimase allegra fin a che non venne buttata ancora alla fonda, a meno di seicento braccia dalla spiaggia.

Tutti, a turno, scesero sulla costa per bearsi della terra salda dopo immemore tempo passato in balia delle onde.
Giusto per sicurezza, non conoscendo la terra, l'ammiraglio decise di metter di guardia alcuni dei marinai perché tenessero il perimetro accertandosi che nessuno l'indispettisse durante lo sbarco. Non sapeva se la terra fosse disabitata ma, tra fuochi e baccano, se lo era presto o tardi qualcuno si sarebbe palesato.

GDR per l'esplorazione della regione numero 2!
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@Silen
 
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Silen

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La costa dove la spedizione eldar era approdata non appariva molto accogliente: una spiaggia pietrosa e dall'aria piuttosto brulla ma che se non altro era ricca di insenature dove riparare le navi superstiti dalle tempesta che squassavano il Grande mare e che le navi dell'ammiraglio Melara avevano dovuto affrotnare più volte nell'ultimo anno. Le prime esplorazioni preliminari rivelarono che la costa sembrava disabitata, non c'eranot racce di insediamenti costieri nei pressi del punto di sbarco. Man mano che si spingevano lungo la costa i marinai trovarono i resti di un villaggio probabilmente di pescatori; ma si trattava di un villaggio-fantasma abbandonato da molti anni e in avanzato stato di sfacelo a causa dell'opera degli agenti atmosferici: quasi tutte le capanne erano ormai crollate ed era rimasto solo il moncone di un piccolo molo coir esti marciti di quelle che dovevano essere state piccole imbarcazioni da pesca tirate in secca chissà quanto tempo prima.
Ancora più a nord in lontananza erano visibili le mura di quella che sembrava essere una città di rispettabili dimensioni, piazzata vicino alla foce di un fiume sconosciuto.
 

Last Century

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Dopo aver esplorato le coste e aver dato ordine di riparare le navi, giusto in caso fosse stato necessario ripartire d'urgenza, Melara e una piccola delegazione mista di eldar e umani viaggiarono lungo la costa verso nord. Decisero di evitare il villaggio abbandonato, non conoscendo il movente che aveva spinto gli abitanti a fuggire, ma la presenza della città pareva oltremodo interessante; diretti lì la approcciarono il primo mattino disponibile dopo il viaggio, giusto per non arrivare a tarda notte come ladri o briganti. Non avevano nemmeno idea se fosse o meno abitata e l'unico modo era avvicinarsi - possibilmente lungo una strada - nella maniera meno minacciosa possibile.
 

Silen

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Una accurata ricerca rivelò in effetti la presenza di una strada anch'essa malridotta e apparentemente in disuso che però puntava nella direzione desiderata e che quindi serviva allo scopo. Quando furono più vicini alla città gli esploratori cominciarono a vedere uno spettacolo del tutto inedito per gli abitanti del mondo conosciuto: gli edifici della città sembravano collegati fra di loro da una vera e propria ragnatela di cavi o corde che andavano da un edificio all'altro e dagli edifici alle mura nonchè dalle mura alle vicinanze della città. Man mano che si avvicinavano anche il terreno davanti a loro cominciò a essere cosparso di queste bizzarre corde: spesse a volte quanto le corde che legavano le vele delle navi che avevano utilizzato per arrivare in Aman fatte di un materiale di colore grigio o bianco sporco, sembravano colelgate in bizzarri e incomprensibili disegni. Quando un marinaio ne sfiorò uno la vibrazione sembrò correre e diffondersi su tutti i cavi nelle vicinanze.
Di fronte a tutte quelle stranezze gli esploratori cominciarono a dare segni di nervoismo: ci fu un umano che osservò con una allegria un pò forzata che quelle corde assomigliavano in modo bizzarro a una grande ragnatela ma che in quel caso non avrebbe voluto incontrare il ragno che la aveva intessuta.
Poi improvvisamente furono tutto attorno a loro: alcune emersero da tane abilmente camuffate nel terreno, altre arrivarono di corsa da entrambi i lati della strada. Le videro arrivare a decine dalle mura, alcune correndo con abilità lungo i fili che collegavano le mura alle terre adiacenti, altre calandosi lungo dei fili che tessevano man mano alla maniera dei ragni. In pochi istanti gli esploratori si ritrovarono circondati.
Cercando di non farsi prendere dal panico Melara osservò con attenzione le abitanti della città: a prima vista le erano sembrati dei drider (e già sarebbe stato brutto) ma ora che le aveva tutto attorno a lei poteva vedere che non erano affatto dei drider...prima di tutto erano molto più grandi: Melara stimò che fossero grandi quanto un centauro o forse persino qualcosa di più: grandi corpaccioni da ragno con otto zampe delle dimensioni di gambe umane che sostenevano un addome rigonfio dal quale ghiandole apposite secernevano la materia utilizzata per tessere i loro fili mostruosi. Nella parte anteriore, bizzarramente sproporzionato rispetto alla massa principale, si ergeva un torso vagamente umanoide. Melara vide lunghe braccia interamente rivestite di una corazza di chitina nera, come anche le mani da cinque dita ciascuna. Ogni dito terminava in una estremità affilata che, Melara lo aveva appena veduto fare, venivano utilizzate per intessere e recidere il proprio filo oltre che per maneggiare utensili.
Più di tutto era la testa ad apparire strana e spaventeveole: gli occhi erano dove dovevevano trovarsi, certo, ma erano occhi da ragno: niente sclerotica, niente pupilla solo uniformi occhi rossastri. Sull'ampia fronte dell'essere, altre due paia di occhi, leggermente più piccoli dei due occhi principali ma per il resto identici, osservavano i compagni di Melara. Occhi principali e occhi secondari, pensò l'ammiraglio, che potevano osservare punti distinti; la creatura stava osservando lei con lo sguardo principale e gli altri esploratori con gli occhi secondari. Chissà come si componeva la vista di quell'essere all'interno del suo cervello! Una corta capigliatura di colore candido completava il quadro ricadendo sopra orecchie di foggia umanoide, quasi elfiche in effetti vista la forma allungata e la conformazione a punta. Oltre alla creatura che si era piazzata di fronte a Melara le altre che li circondavano erano per lo più armate con una netta prevalenza di lance ed archi. Alcune, dietro la linea di quelle armate, avevano incurvato in avanti l'addome e sembravano intente a tessere rapidamente alcune grosse corde aiutandosi con le braccia umane.

(GdR off, ebbene si sei sbarcato in pieno territorio delle Aracne. Enjoy! XD )
 

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Vittoria e tutti i suoi s'immobilizzarono a vedere quei grossi e inquietanti ragni sciamare dalle loro tane. Per quanto sbigottita e molto più vicina a lanciar le armi e darsela a gambe che affrontare la cosa a testa alta, ringraziò di non aver spinto i marinai a stanziarsi nel villaggio abbandonato. Gallean solo poteva sapere quale incubo si fosse consumato prima lì e poi in città, tra le mura abbandonate e ricoperte dalle regnatele. Qualcuno della spedizione sfoderò le armi ma, dato il numero soverchiante, nessuno azzardò a fare una mossa ben consci che sarebbero stati uccisi all'istante, ancor prima di aver menato un fendente.
- Capitano che facciamo? - bisbigliò uno degli uomini, subito zittito da un gesto della donna.
- Fermi... - teneva lo sguardo sull'aracnide e le mani ben lontane dalla spada. - Veniamo in pace. Non abbiamo intenzioni ostili... - azzardò.
Provò a parlamentare perché, a dispetto dell'apparenza mostruosa, l'uso di armi le dava una chiara indicazione di come - almeno in apparenza - il popolo fosse vagamente civilizzato. Poi che potessero o meno parlare era tutto un altro conto, così come la possibilità di uscirsene sani e salvi senza venire ammazzati lentamente. Molto lentamente.
- Io sono Vittoria. - si toccò il petto con la mancina, saettando lo sguardo tra i numerosi occhi dell'aracnide che la fronteggiava. - Siamo arrivati da oltre il mare... da una terra molto, molto lontana. Abbiamo viaggiato per mesi fino ad approdare qui ad Aman. Stavamo esplorando la costa alla ricerca degli abitanti locali quando abbiamo visto la città e siamo venuti a salutare. - tutti gli altri marinai, nel frattempo, erano sbiancati e qualcuno di loro probabilmente sarebbe anche svenuto se la paura e l'adrenalina non l'avesse obbligato a tener gli occhi sgranati.

- Mi dispiace se vi abbiamo disturbato, noi non... abbiamo mai visto creature come voi, da dove proveniamo non si è mai sentito di un popolo affascinante pari al vostro! - lo disse con un tono volutamente felice, un poco forzato, come se cercasse in qualche modo d'ingraziarsi quella creatura facendole i complimenti. In realtà, fosse stata una maga, avrebbe voluto teletrasportarsi in mezzo all'oceano dove, sperava, non l'avrebbero inseguita.

[GdR Off - Evviva... sei turni di preparazione per finire dentro R'lyeh :cry2: (Anche se adoro questa razza ad onore del vero)]
 

Silen

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Fu la creatura direttamente davanti a Melara a rispondere, in un comune fluente ma leggermente impacciato, come se il suo apparato vocale non fosse del tutto adatto a riprodurre i suoi di quella lingua "Oh, nessun disturbo. Noi siamo sempre felici di trovare carne nel nostro territorio." disse con sarcasmo piuttosto evidente poi si fece avanti fra un gran scricchiolare e clicchettare di giunture chitinose. Giunta direttamente davanti a Melara il primo paio di zampe si incinò verso il basso per permettere al torso umanoide di portarsi alla altezza dell'ammiraglia. L'essere inspirò con volluttà "Umana. Sanguerosso. Carne squisita." commentò in tono che non sembrava molto promettente, poi però inclinò il capo e Melara si ritrovò ad essere attentamente esaminata da ben tre paia di occhi "Odori di acqua salata. Ne sei impregnata." disse la creatura con una smorfia e sembrò incerta "Hai detto di provenire da oltre il mare...ma a quale distanza si trova la tua terra perchè tu sia così incrostata di sale? Deve essere un posto ben lontano visto che non hai mai sentito parlare di noi Aracne."
L'essere si rivolse alle altre creature presenti in quella che sembrava essere composta in parti uguali di vocalizzazioni come di schiocchi e clicchettii prodotti dalle dita chitinose. Dopo aver ascoltato le rispsote delle altre Aracne l'essere si chinò ancora più avanti in modo da avere il volto a pochi centimetri da quello di Melara.

"Qualche mese fa ho sentito di un....guscio....in difficoltà in mezzo alle acque salate. Gli elfi sono venuti su altri gusci e la hanno presa. Ho sentito che il guscio era pieno di umani provenienti da est. Non da sud o da nord, ma da est " la creatura esaminò nuovamente Vittoria col suo sguardo triplice "Tu sei incrostata di sale come quelli che viaggiano per molto tempo sull'acqua salata. Hai vestiti che non ho mai visto e parli in modo strano." all'unisono tre paia di palpebre si socchiusero "Sei una dei sanguerosso che vengono da est? Possibile?"

(Gdr off: dai dai non essere pessimista, magari ne esci pure vivo :asd:)
 

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Già che quella cosa parlasse la inquietava, ma che fosse addirittura consapevole di tutta una pletora di questioni, tra cui il passaggio di quelli che immaginò essere gli uomini del Tempesta, la lasciò sbigottita. Non solo era una popolazione intelligente, ma era anche assolutamente lucida su quello che avveniva tutt'intorno, mari inclusi. Quello avrebbe, a pensiero della Melara, complicato notevolmente le cose.
- Oh ecco... molto. Dista molto casa nostra. Mesi e mesi di mare aperto. - farfugliò sotto il giudizio dei molteplici occhi. - Ma non apparteniamo alla stessa stirpe di quelli che sono arrivati prima. Siamo loro vicini, forse persino loro amici in un certo senso, ma apparteniamo ad un regno diverso. Io e queste persone al mio seguito serviamo il Principato di Minnonar. - abbozzò un inchino.
- Quelli del guscio, presi dagli elfi, sono sicuramente gli uomini di Re Stannis, del Regno della Tempesta. - anche se Stannis non sedeva più sul trono da qualche settimana, certo lei non poteva saperlo dato che non aveva avuto contatti con la madre patria da innumerevoli settimane.
- Molti altri stanno arrivando, da est, nobile creatura... non sapevamo nemmeno dell'esistenza di queste terre fino a poco tempo fa, ma adesso curiosità e migliori prospettive ci stanno spingendo a prendere il largo in acque difficili per conoscere le genti di Aman! Anche se forse voi chiamate questo luogo in una maniera differente...? - non era molto convinta, ma era meglio intrattenere l'aracnide che lasciarla concentrarsi sull'idea di fare un lauto pasto.

- Noialtri siamo solo i primi, portiamo con noi le conoscenze e le opportunità di instaurare commerci e rendere il mare più sicuro per tutti. Non ci aspettavamo che ci fossero insediamenti civilizzati qui... - glissò volutamente sul fatto che un tempo, probabilmente, quella città pullulava di vita e che quelle bestie avevano fatto man bassa di ogni singola anima.
- Ma immagino che qui non ci sia spazio, ecco. - s'affrettò a dire. - Troveremo un altro posto dove stanziarci, non vi preoccupate! Come ho detto non abbiamo alcuna intenzione di nuocere alle vostre genti o alle vostre terre. E quando arriveranno i nostri amici possiamo iniziare a commerciare! Anche solo a vederla così potrei giurare che nel nostro continente pagherebbero a peso d'oro la vostra meravigliosa seta! -
 

Silen

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L'Aracne riflettè in silenzio sulle parole di Vittoria ma persino quell'atteggiamento suscitava un certo nervosismo nei presenti vista l'immobilità assoluta della creatura aracnide, immobilità decisamente innaturale per una creatura a sangue caldo. Dopo qualche lunghissimo istante la creatura prese una decisione "Queste terre appartengono alla Tela di Shalar" disse con un gesto che comprendeva la città, il fiume e tutto lo spazio circostante "Noi della Tela non amiamo gli intrusi: se un sanguerosso entra non invitato nel territorio della Tela, noi lo uccidiamo e lo mangiamo." l'Aracne fece una pausa e fissò Vittoria in modo piuttosto eloquente; quando ritenne che il messaggio era stato recepito proseguì "Dato che non conoscete noi e le nostre usanze, per questa volta non vi uccideremo." da come lo disse era evidente che l'Aracne la considerasse una concessione non da poco "I tuoi compagni sanguerosso possono ritornare alla tua nave; alcune di noi li accompagneranno in modo che non possano esserci...fraintendimenti. Scenderete dalla nave solamente se una Aracne vi accompagnerà in veste di Garante." L'Aracne alzò una mano e indicò Vittoria "Tu invece verrai con me e parlerai alla Grande del tuo viaggio e dei motivi che vi portano qui." l'Aracne rimase in silenzio per un istante, poi aggiunse "Hai detto di chiamarti Vittoria. Il mio nome è Shir".
 

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Vittoria deglutì lentamente, massaggiandosi il collo con evidente nervosismo. Solo quando fu concesso al suo equipaggio di uscire incolumi dalla città tirò un profondo respiro di sollievo, per quanto l'idea di essere condotta davanti a una aracnide-madre grande, grossa e plausibilmente insofferente alla sua presenza le facesse tremare le gambe. Tra tutti i punti di Aman aveva scelto, vuoi per aver offeso Solonielle, Gallean o tutti e due assieme, il punto peggiore.
- Certamente. - farfugliò. - Voi tornare alle navi e fate imbarcare di nuovo tutti fino al mio ritorno. - comandò ai sottoposti prima di rimettersi alla mercé di Shir.
- È un piacere fare la vostra conoscenza, Shir della Tela, e incontrerò volentieri la vostra... madre? Suppongo che la Grande sia questo per voi? - continuò a tirare a indovinare, sperando che la loro organizzazione somigliasse, alla lontana, a quella del defunto stato formian.

- In ogni caso vi sono subito dietro, fatemi strada. Dovrei comunque portare le mie scuse per essere entrata inavvertitamente nel territorio della Tela. - aveva il fondato timore che quelle creature non avrebbero mantenuto volentieri la parola data e che, una volta svoltato l'angolo, si sarebbero pappati gli esploratori senza batter ciglio. Ma anche con quel dubbio amletico a torturarle il cervello poco poteva fare se non ottemperare alle richieste dell'aracnide.
 

Silen

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Shir sogghignò evidentemente divertita "Dietro? Oh no, Vittoria. No. Come potresti tenere il mio ritmo? O arrampicarti sulle nostre tele? No. Sali." così dicendo Shir piegò gli arti da ragno in modo da agevolare il compito dell'umana. Quando l'ammiraglia esitò, l'Aracne si picchiò una mano sul fianco in un secco gesto di invito "Avanti, sali. Resta vicina i miei arti e se devi aggrapparti, fallo pure. Solo non sedere sul mio addome. E' una cosa che mi infastidisce."
Quando Vittoria fu seduta saldamente sul carapace di Shir, appena dietro il torso umanoide, l'Aracne si mosse a velocità sorprendente puntando direttamente a uno dei cavi fissati a una estremità al suolo e all'altro alla cima delle mura. Visti da vicino quei cavi erano ancora più imponenti e Vittoria potè vedere che si trattava in realtà di più fili legati e attorcigliati assieme, tessuti e filati in maniera non molto diversa da quella dei normali aracnidi, solo su una scala centinaia di volte più grande. Shir iniziò ad arrampicarsi usando tutti e otto gli arti da ragno e aiutandosi occasionalmente anche con le braccia umane e presto Vittoria dovette aggrapparsi per non cadere. Mentre si muoveva l'Aracne stava fornendo spiegazioni, come se quell'arrampicata fosse una cosa da tutti i giorni...ma forse per Shir lo era.

"Le Grandi sono le nostre guide, le anziane della nostra razza" disse "sono state madri, naturalmente, ma quella fase della loro vita è ormai superata. Una Grande è...bene, lo vedrai coi tuoi occhi. Non voglio rovinare la sorpresa" Shir sogghignò ancora fra sè. Intanto le due avevano già scavalcato le mura e si stavano calando nella città, il tutto in un tempo straordinariamente breve. Per un pò Shir vagò nelle strade seguendo quello che doveva essere un percorso ben preciso e Vittoria, ora relativamente comoda, potè guardarsi attorno. La città non era affatto in rovina come si sarebbe aspettata: a parte le grandi ragnatele che coprivano ogni cosa e che si stendevano fra gli edifici più alti, la città delle Aracne era in ottime condizioni. Durante il tragitto Vittoria vide persino tre Aracne arrampicarsi sulla facciata di una casa intente a effettuare delle riparazioni sui muri e sul tetto...a quanto pareva quel popolo non aveva bisogno di impalcature o misure di sicurezza...sempre mentre superavano rapidamente le strade Vittoria vide una Aracne arrampicarsi di getto su una tela stesa fra due palazzi. Incuriosita l'umana vide che sulla parte più alta della tela un imprudente gabbiano era rimasto impastoiato dai fili. L'aracne lo raggiunse, lo liberò dalla tela e lo morse, scendendo poi a terra con il volatile in bocca. L'indifferenza generale delle altre Aracne sembrava indicare che la cosa fosse perfettamente normale.
Lungo la strada Vittoria vide attività familiari o comunque intuibili, altre meno. Qui alcune Aracne lavoravano metalli e preparavano armi e altri manufatti, là c'era una specie di mercato, sulla destra una mezza dozzina di Aracne era intenta a preparare grossi rotoli di seta grezza, seta prodotta apparentemente da loro stesse filando la propria tela, sulla sinistra un gruppo di Aracne più piccole delle altre sembravano essere scortate da delle soldatesse. Incuriosita, Vittoria osservò meglio quest'ultimo gruppo. Sembravano quasi... Shir si accorse dello sguardo della ammiraglia ed elargì un commento criptico "Non siamo barbare, noi della Tela. Noi ci prendiamo cura dei nostri maschi, non sprechiamo inutilmente le loro vite." dopo un pò, Shir puntò direttamente verso un grande edificio che si trovava nel quartiere centrale della città. Doveva essere stato un tempo una specie di ufficio della locale burocrazia, ma durante la loro permanenza le Aracne lo avevano modificato profondamente: molte porte e mura erano state abbattute per ampliare lo spazio a disposizione e i sotterranei, un tempo probabilmente dedicati agli archivi, erano stati ripuliti e ulteriormente scavati. Era un ambiente buio e umido,illuminato solo quà e là da una torcia e ricolmo delle onnipresenti ragnatele. Infine giunsero in una vasta caverna artificiale, scavata nel profondo del sottosuolo e resa solida da una fittissima rete di ragnatele che ricoprivano fittamente il soffitto e le pareti, oltre ai piloni di sostegno che erano stati ricavati con materia di scavo e resi compatti indovinate come? Con altre ragnatele.
La stessa caverna era un intrico fittissimo di cavi, tanto spessi e tanto numerosi che probabilmente anche Vittoria avrebbe potuto arrampicarvisi con facilità. Al centro della enorme ragnatela, che altro non si poteva definire quell'ambiente, giaceva la Grande. Fedele al suo nome, era una Aracne gigantesca, grande quattro o forse anche cinque volte una Aracne "normale" come Shir. Inerte, con le mostruose gambe da ragno penzoloni e il torso umanoide appoggiato a una massa di cavi che le faceva da sostegno e forse da cuscino, la Grande dormiva.

Senza peritarsi di avvertire Vittoria, Shir si arrampicò agilmente fino a trovarsi appesa ai fili a poca distanza dal capo della enorme aracnide "Grande Shura" chiamò con voce chiara "Anziana, la colonia ha bisogno di te e della tua saggezza. Sorgi dal tuo sonno e ascoltaci, ti prego" oltre alle parole in comune, Shir emise tutta una serie di schiocchi e clicchettii e fece vibrare più volte un filo che sembrava condurre fino alla figura addormentata. A Vittoria sembrava quasi più un rito di evocazione che non un modo di rivolgersi a una figura di autorità. Dopo qualche minuto la Grande si mosse lentamente, il torso si rimise in posizione eretta e sei enormi occhi rossastri si aprirono.
"Shir, sei tu? Riconosco la tua voce." disse la Grande mentre metteva a fuoco il triplice sguardo sulla Aracne e sulla piccola umana che portava in groppa. "Guarda, guarda, cosa abbiamo qui? Una sanguerosso...mi hai portato un dono, Shir? Un bocconcino prelibato?" Vittoria non potè fare a meno di rabbrividire quando la Grande si leccò le labbra. Sarebbe scomparsa fra quelle zanne in pochi secondi.
"Abbiamo bisogno della tua guida e consiglio, Grande Shura." disse Shir in tono pieno di rispetto e rapidamente riassunse gli avvenimenti di quella mattina a beneficio della Grande "Come dobbiamo comportarci con questi sanguerosso che attraversano le acque salate?" chiese Shir quando ebbe terminato la propia esposizione "se quanto dice la sanguerosso è vero, potrebbero essere una minaccia per la Tela...ma anche una risorsa. Facciamo appello alla tua saggezza."
"Capisco." rispose la Grande dopo qualche istante di rilessione "Hai fatto bene a svegliarmi, Shir. Questa è una questione della massima importanza." la Grande spostò lo sguardo su Vittoria. Nonostante il tono autorevole a Vittoria sembrava che l'enorme creatura fosse soprattutto assonnata e stanca e ansiosa di tornare al suo sonno "Tutto questo deve sembrarti strano, Sanguerosso. Se hai detto la verità a Shir, tutto questo per te deve essere nuovo. Finora ho udito soltanto lei parlare, ma prima di decidere voglio sentire la tua voce. Quale è lo scopo del vostro viaggio? Cosa si aspetta di trovare la tua gente in Aman? Sii sincera; mi accorgerò se menti." La Grande inspirò fragorosamente "Ah, sento l'odore della tua paura...ma non devi temere. Noi della Tela non siamo necessariamente nemiche di tutti i sanguerosso, anche se sappiamo bene che effetto facciamo alle altre razze. Avanti, ti ascolto."

 

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Se l'espressione avesse potuto parlar di voce propria quella di Vittoria, e di chiunque si fosse trovato ad assistere al medesimo spettacolo, sarebbe divenuta muta per sempre. Non c'era qualcosa di specifico ad averle cagionato un qualche paralizzante terrore, ma era l'intero complesso di quel che andava vedendo, sentendo e immaginando a renderle il tragitto verso la Grande un qualcosa di più simile ad un incubo che non alla realtà. Non era mai stata in una città formian ma credeva, a buon merito, che nulla di anche solo paragonabile sarebbe apparso ai suoi occhi, dacché per quanto brutte - nell'estetica - almeno le formiche avevano convissuto su Ea con le altre razze abbastanza da non cagionare un terrore cosmico e irrefrenabile. Persino la questione dei maschi la lasciò a dir poco stordita, incapace di processare - e collegare - il dimorfismo sessuale delle aracnidi. Non voleva sapere affatto che tipo d'avversa sorte fosse toccata a quei maschi che, volente o nolente, si sarebbero dovuti ritrovare costretti a fare determinate cose per il bene delle femmine di quella specie. Somigliavano, nella testa confusa dell'ammiraglio, ad una società drow i cui estremi si erano spinti oltre ogni più sana comprensione finendo per capitombolare nell'oblio. E la sfortuna aveva voluto che a trovarli fosse proprio lei, che veniva da un regno avverso e con un dio nemico di quello della suddetta genia oscura. Tante erano le cose pronte ad andar male che solo una, in mezzo a quel profondo e viscerale disagio, le fece fare un pensiero positivo: cavalcare una di quelle possenti creature.
Per distrarsi, e non impazzire, si sforzò d'immaginare quale forza dovesse avere una cavalleria capace di andare in ogni direzione, di arrampicarsi sulle mura, di scavare sotto il suolo e mordere avvelenando le proprie vittime. Se mai fosse uscita viva di lì, e ne dubitava fortemente di momento in momento, si sarebbe ben premurata di studiare le aracne al meglio. Non per far necessariamente la guerra, tutt'altro, ma per capire in che maniera una simile civiltà si era espansa ed aveva prosperato a danno delle altre. E ciò che sarebbe potuto derivare da una eventuale collaborazione l'allettava più di quanto la paura e lo sgomento non lasciassero a intendere.

Davanti alla Grande semplicemente si ammutolì e sbiancò. Vuoi per il ticchettio sciocchettante, per le dimensioni o per la straordinaria flemma letargica della grossa aracnide, vuoi per l'idea d'essere trasformata in un pasto, Melara incespicò con la lingua un paio di volte prima di trovar il cuor di rispondere in modo sensato.

- Gr-grazie di avermi ricevuta, Grande della Tela. - esordì prodigandosi in una riverenza maldestra. - Il mio nome è Vittoria Melara è vengo da oltre il grande mare, da una terra lontana che noi chiamiamo Ea, "La terra che è". Ho vagato coi miei uomini lungo inesplorate rotte fino ad approdare sulle coste di queste vostre terre, Aman, con l'intento di esplorare e scoprire i segreti di un continenti nuovo e a noi completamente ignoto. - balbettò. - Noi siamo solo i primi, altri seguiranno presto o tardi, e altri ci hanno già preceduto arrivando più a nord e più a sud di queste lande. - accennò agli uomini della Tempesta.
- Non vogliamo sottrarvi terre o causare scompiglio, la mia gente oltre il mare ha sofferto molto negli ultimi decenni e siamo arrivati qui per cercare una vita migliore, un nuovo posto dove stabilirci e prosperare commerciando e vivendo a fianco delle genti che popolano questa sconosciuta terra. Dovete perdonarmi ma io non conosco le vostre usanze, noi siamo abituati a commerciare in oro e beni, a condividere conoscenze e credi, a costruire città e infrastrutture, e siamo desiderosi di fare lo stesso con la vostra stirpe! -

- Cerchiamo solo una landa reclamata da nessuno che ci accolga da usare come casa per coloro che dal vecchio mondo, come lo chiamiamo noi, vogliano tentare una vita migliore su Aman. Una vita meno... problematica. Questa è la verità, Grande della Tela, glielo giuro. -

E d'improvviso seppe che alla fine, tra una Grande e una Prima, era non ironicamente, della prima di cui aveva molta più paura.

Pun intended! :awesome:
 

Silen

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La Grande si mosse per cambiare posizione su quella specie di amaca di ragnatele, un movimento lieve ma che fece ondeggiare l'intera struttura sui era adagiata.
"Noi Aracne non abbiamo molta simpatia per le grandi distese di acqua; non siamo quello che si dice un popolo di navigatori. Avrai certamente compreso che anche se abitiamo questa città essa non fu costruita da noi." le narici della grande aracnide si contrassero ancora, ma questa volta non per un motivo più prosaico: due Aracne erano entrate nella stanza portando con sè la carcassa di un animale appena macellato e l'odore ferroso del sangue si stava diffondendo rapidamente nell'ambiente mentre le due nuove venute scambiavano segnali con Shir.
"Dopotutto hai fatto portare davvero un bocconcino per me" disse rivolta a Shir e allungò un lungo braccio in un gesto sorprendentemente languido per una creatura di tale stazza: le due Aracne si affrettarono ad arrampicarsi sulle tele per portare la carcassa alla portata della Grande e Shura la afferrò, quasi alla cieca, portandosela poi alla bocca e divorandola con suo comodo usando gli stessi gesti lenti e metodici che sembravano essere sua caratteristica.
"Non sono la Grande della Tela, Vittoria Melara. Solamente una delle Grandi. Se visiterai le nostre colonie più antiche troverai molte di noi, ognuna in un tempio sotterraneo come questo. Siamo le guide della Tela. Quando siamo sveglie." l'aracnide rise sommessamente facendo nuovamente vibrare l'intera ragnatela. La Grande si accasciò in avanti, appoggiando il tronco all'ammasso di fili che usava come giaciglio ma gli occhi erano ancora aperti anche se appannati (ma questo valeva fin dall'inizio dell'incontro) "Mi stai dicendo la verità ma non mi stai dicendo tutta la verità" commentò in un tono di voce più sommesso "Ma del resto chi dice tutta la verità?" aggiunse.
"Voglio che tu ci parli maggiormente del tuo popolo e della tua patria. Shir ascolterà e verrà a riferirmi. Solo lei riesce a svegliarmi, ormai." la gigantesca Aracne sospirò rumorosamente "Ci chiamano Anziane, ma Anziane è solo un'altra parola per vecchie. Ed è vero del resto. Vecchia è Shura. Vecchia, vecchia, vecchia." cantilenò.
"Grande Shura!" protestò Shir in un tono che sembrava indignato ma la Grande si limitò a sorridere.
"Ne abbiamo già parlato, Shir. Quando sarai anche tu una Grande, faremo allargare questa sala e costruire una nuova tela. Allora potremo discutere di questa ed altre cose. Una frase al mese, magari. Nel frattempo lascerai che Shura interpreti il suo ruolo a modo suo. Shir crede ancora che le Grandi dovrebbero essere tutte come nelle epiche degli eroi" quest'ultima frase era rivolta a Vittoria "Vale anche per te. Chiamami Shura. È il mio nome, mi piace sentirlo." la Grande si assestò più comodamente "Credo che difficilmente la Tela e il tuo popolo potranno essere nemici. Siamo troppo lontani e certamente abbiamo troppi problemi molto più vicini a noi, però è meglio non correre rischi inutili. Shir ti mostrerà il limite dei nostri confini, puoi cercare al di là di essi la tua Terra Promessa. Non la troverai. Aman è un posto esattamente come tutti gli altri posti, ma sei libera di cercare, se lo vuoi. Solo non vogliamo colonie troppo vicine alle nostre. " la Grande socchiuse gli occhi "Potete mandare dei mercanti, se lo volete. Abbiamo già commerciato con altre razze ma ci sono delle regole ben precise che dovrai seguire. Shir se ne occuperà. Mi chiedo quali cose possiate aver creato in un posto così lontano, cose che noi non abbiamo e quali cose invece voi non possedete. Sarà interessante vedere cosa ne uscirà fuori. "
 

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Alla visione della "ricompensa" di Shir Vittoria ebbe da controllare un violento brivido. Se anche l'idea di non entrare in aperta ostilità con la Tela la rassicurava, così come quella di non venire mangiata, erano ancora moltissime le incognite da dipanare per avere vita sicura sulle coste di Aman. La Grande era stata chiara in merito, quella non era una terra idilliaca né migliore di quanto non fosse Ea, ma forse c'era comunque la possibilità di vivere e prosperare a dispetto delle avversità.
- Come desiderate, Grande Shura. - la chiamò come richiesto. - Mi assicurerò di raccontare tutto quel che posso alla vostra fidata Shir. - dopodiché, lasciando che l'anziana si assopisse, attese pazientemente che la pasteggiante aracnide avesse tempo di rivolgere la sua attenzione su di lei. Non volevo disturbare un pasto, non se lo sarebbe mai permesso, anche per non divenire a sua volta il pranzo da servire alla prossima leale servitrice della Tela.

- Come chiesto da Shura... potrei parlarti della nostra terra, Ea, ma temo servirebbe un mese solo per narrare le vicissitudini dell'ultimo anno. - sorrise. - Volendo sintetizzare, anche se quando arriveranno scribi e studiosi sapranno spiegar meglio di me, Ea è un paese costantemente o quasi scosso dalla guerra. Il mio regno stesso né è stato fautore e vittima per molto tempo, ed è per questo che abbiamo deciso di tentar la sorte nel nuovo mondo. Qui, per quanto dura la vita, la guerra sembra lontana e lo spazio è tanto e abbondante. Nel Minnonar siamo bravi soprattutto a costruire, a lavorare il metallo, nella musica e nelle arti maggiori e minori, ma siamo poco numerosi rispetto ad altri paesi. - continuò. - Quello che offriamo è perlopiù conoscenza e sapere, nonché amicizia e oro. - spiegò. - Anche se siamo di gran lunga più bravi con la diplomazia che con le armi, e spero che la mia permanenza qui possa averti dato una impressione positiva di noi. O se non altro di me. -
Ora che si era un attimo acclimatata non le dispiacevano nemmeno così tanto le Aracne. Le trovava sì spaventose ma anche molto, molto affascinanti.

- Siamo una nazione multiculturale, molte razze vivono nei nostri territori, tra elfi, umani, nani, driadi, arpie e persino draconiani. Non so se conoscete queste razze ma, anche per quello, forse è meglio che vi faccia parlare a tempo debito con un sapiente. Io sono solo una esploratrice. - si strinse umilmente nelle spalle. - E a tal proposito credo che la mia gente non possa continuare a stare sulle navi. Il cibo scarseggia e molti vascelli sono ancora danneggiati. Se potessi dirci dove finisce La Tela sarò ben lieta di insediare lì i miei coloni. Non ho alcuna intenzione di ignorare la vostra curiosità, tutt'altro, e se vi fosse qualcosa che volete chiedere fatelo pure... anzi vi chiederò un'altra cosa io, se posso: chi viveva qui prima di voi? -
 

Silen

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Shura aveva già chiuso gli occhi ma sorrise nel sentire il suo nome "Brava, piccola sanguerosso. Mi piace quando i sanguerosso mi ascoltano. Si. Mi piace." disse con una voce che ormai era un sussurro "Occupati di lei Shir, mmmh? Trattala...bene...".
Poco dopo la Grande era di nuovo profondamente addormentata. Shir attese ancora qualche minuto, provò ancora una volta a provocare una vibrazione del filo che aveva usato poco prima e a inviare qualche suono clicchettante; quando fu evidente che la Grande era assopita scese rapidamente la tela, trasportando Vittoria in un'altra stanza, questa volta facente parte del palazzo vero e proprio. Si trattava di una sala piuttostog rande, forse una specie di sala riunioni, ma la maggior parte del mobilio era stato asportato, come anche tutte le sedie. Rimaneva un lungo tavolo rettangolare e poco altro. Qui finalmente Vittoria potè camminare nuovamente con le proprie gambe e iniziare il proprio racconto.
"Di certo hai fatto una buona impressione alla Grande Shura" commentò Shir una volta che Vittoria ebbe terminato il proprio racconto; l'Aracne sembrava ancora piuttosto diffidente ma il tono era il più amichevole che avesse usato fin li.
"Mi rendo conto che una storia dettagliata della tua gente sarebbe troppo lunga da narrare; per oggi mi accontenterò di quanto potrai dirmi. In futuro vorrei che tu o una dei tuoi ci portaste una copia della vostra storia scritta che io possa leggere e narrare alla Grande Shura ma ricorda: nessuno di voi dovrà mai varcare i nostri confini o scendere da una delle vostre navi senza prima avere ricevuto il permesso da una di noi e avere ottenuto una Garante che vi accompagni. Chiunque entri nella Tela deve sottostare a questa legge se non vuole essere considerato un intruso. Fa in modo che la tua gente lo sappia e si adegui, specialmente i mercanti." Shir riflettè per qualche momento poi aggiunse "Dato che la Grande Shura ha dato il suo consenso a rapporti amichevoli possiamo permettervi di rimanere per il tempo necessario a riparare i vostri vascelli e colmare le scorte d'acqua e cibo. Nella Tela non utilizziamo oro e argento ma questi metalli ci sono utili per gli scambi con le altre nazioni, potremo accordarci per un compenso in questi termini. Mi occuperò io di assegnare delle Garanti ai sanguerosso che scenderanno dalle navi ma lascia che te lo ripeta ancora: prima di scendere chiedete sempre a una di noi il permesso di scendere. Quando un sanguerosso chiede il permesso di entrare nel nostro territorio la nostra legge vuole che si contatti la Risvegliante più vicina, che provvederà a fornire una Garante. Noi non rispondiamo del destino dei sanguerosso che entrino nella Tela di propria iniziativa e senza scorta."
Shir inclinò il capo e scrutò Vittoria prima di proseguire "Credevo lo sapessi. Questa città è stata costruita da Sanguerosso della tua specie, prima di essere presa da noi circa venti anni fa. Ci sono stati aspri combattimenti e anche dopo per parecchio tempo dei sanguerosso umani hanno cercato di infiltrarsi nella Tela. Per questo quando ci siamo accorti di voi, vi abbiamo circondati" Shir socchiuse gli occhi "Questa città era troppo vicina alle nostre colonie. Era una minaccia e per questo è stata rimossa." Shir scrollò le spalle in un gesto di significato universale "Sarebbe stato uno spreco lasciare andare in rovina tutte queste strutture. Le abbiamo adattate e trasformate in una colonia."
L'Aracne sospirò "Credo di doverti spiegare qualcosa sulla nostra specie; col tempo se ci saranno altri contatti comprenderete meglio le nostre usanze ma è importante che conosciate almeno le cose basilari
. Noi Aracne ci affidiamo alle nostre anziane, alle Grandi, per avere guida e consiglio. La nostra specie non smette mai di crescere durante la sua esistenza ma è un processo molto lento e più aumentiamo di dimensioni più diventiamo...torpide, credo ci abbia definito un saggio della tua razza che ci visitò tempo fa. Raggiunta una certa soglia, i momenti di veglia giungono a intervalli e diventano rari. La maggior parte di noi a questo punto esaurisce il suo ciclo vitale passando dal sonno al coma e alla morte. Coloro che superano il punto critico diventano delle Grandi e possono vivere ancora molto a lungo se non vengono uccise. Sono le depositarie dell'esperienza e della conoscenza della nostra specie, per questo noi ci prendiamo cura di loro, portandole in luoghi sicuri dove nessuno possa disturbare il loro riposo e fornendo loro il nutrimento che altrimenti non riuscirebbero a trovare da sole; come puoi immaginare una Aracne come la Grande Shura ha bisogno di molto cibo e impiega molte energie a muoversi...ora come ora se dovesse procacciarsi il cibo da sola dovrebbe dedicare a questo compito ogni suo momento di veglia. Alcune delle nostre Grandi più anziane sono ormai talmente enormi e si svegliano talmente di rado che lo sforzo per muoversi e cacciare impiegherebbe più energie di quelle che potrebbe ottenere col cibo e questo significa che lasciate a sè stesse morirebbero molto presto. Noi non lo permettiamo: noi ci assumiamo il compito di nutrirle e proteggerle in modo che la loro esperienza continui a guidarci. Naturalmente non possiamo affidarci solo ai loro momenti di veglia; per questo esistono le Risveglianti, individui che riescono a creare un legame empatico con le Grandi, legame che ci permette di strapparle al loro sonno, ogni volta che è necessario. Ogni Grande ha una o più Risveglianti che facciano da tramite fra loro e le altre Aracne." Shir fece una pausa, guardando Vittoria per assicurarsi che avesse seguito il suo discorso "Io sono la Risvegliante della Grande Shura. Sono la sua portavoce, la sua interprete e la sua custode. Non c'è onore più grande, per una Aracne." concluse in tono pieno di orgoglio.
 

Last Century

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- Capisco perfettamente: niente sconfinamenti inopportuni. - confermò Vittoria. A prescindere dal fatto che non avrebbe mai mandato qualcuno alla cieca in quei territori, tutto quel rimarcare l'aveva decisamente convinta a non disattendere al comando per nessuna ragione al mondo.
- Il fatto che non smettiate mai di crescere è... affascinante. Sono certa che i nostri savi troveranno la cosa altrettanto curiosa e non lesineranno a scambiare con voi tutto il loro sapere per poter sapere di più della vostra gente. Pensate che esiste un'opera, l'Historia Magna Eanum, di Abraham J. Rhnorno che tratteggia a grandi linee il passato dei grandi regni, esistenti e scomparsi, del nostro mondo. Mi assicurerò che il prossimo a farvi visita abbia una copia di questi scritti da condividere con voi. Ovviamente nella sua forma più aggiornata. - annuì.
Immaginava, poi, che quella città fosse stata costruita dagli uomini e non poté fare a meno di sospirare all'idea che qualcuno, magari simile a lei, nemmeno vent'anni prima si fosse dovuto trovare a combattere casa per casa contro le aracne. Eppure, a sentire Shir, quella non era stata un'invasione fine a se stessa, ma un deliberato tentativo di difendere i propri confini minacciati dall'eccessiva vicinanza di un insediamento. Per quanto non apprezzasse l'idea di uno sterminio, non riusciva nemmeno a dare tutti i torti alle aracne che aveva fatto guerra preventiva: su Ea casi del genere si sprecavano, non spettava a lei giudicare aspramente. Finché le avessero permesso di portare la sua gente via non sarebbe stato un problema.

- E apprezzo anche ci facciate rifornire. Probabilmente scenderemo a sud per non darvi fastidio, tentando lì la nostra fortuna. - a quel punto frugò nella propria bisaccia tirando fuori una mappa abbozzatissima della costa, frutto in parte dell'esperienza degli esploratori del Tempesta, in parte della sua esplorazione costiera post-sbarco. - Non so se usate mappe simili a queste, ma sapresti dirmi da che punto inizia la tela? Per noi questo è un mondo nuovo e non vorrei sbagliare per inesperienza o per semplice inettitudine. -
 

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Shir si chinò in avanti per esaminare la mappa spiegata da Vittoria ma il suo sguardo abbandonò quasi subito i tratti abbozzati di Aman per scivolare invece sul Grande Mare e sui contorni del Mondo Conosciuto, anch'èssi compresi, sia pure limitatamente alle coste ed alle isole maggiori. Shir sembrava affascinata dalle dimensioni del mare che separava i due continenti come anche dai tratti per lei esotici della costa di Ea e rimase a fissarli un bel pò prima di ritornare alla domanda originale di Vittoria.
"La tua mappa è molto inaccurata per quanto riguarda Aman ma le altre terre riportate oltre l'acqua salata...la Grande Shura deve sapere tutto questo. Mai avremmo sospettato l'esistenza di tante terre" l'Aracne scosse il capo con l'aria di non avere veramente creduto all'idea che Vittoria e il suo equipaggio provenissero da tanto lontano prima di vedere quella mappa "Posso fare di meglio che darti indicazioni, posso darti una delle nostre mappe. Oltre alla Tela sono riportate anche le terre più vicine e i tratti delle coste. A sud rispetto alla Tela si trova il regno degli elfi con cui abbiamo avuto qualche contatto in passato, non dovresti avere difficoltà a raggiungerli una volta che avrete rimesso in sesto le vostre navi. In cambio però voglio una copia delle mappe della terra al di là dell'acqua, reclamo per me questa conoscenza." l'ultima frase fu detta in tono piuttosto enfatico e sembrava qualcosa di molto Aracne alle orecchie di Vittoria.
 

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L'ammiraglia guardò con sorpresa Shir, non aspettandosi tanto individualismo da una simile specie. Non la vide come una cosa cattiva, tutt'altro, l'idea che non avessero una mente alveare o qualcosa di altrettanto inquietante sul modello formichesco la rincuorava e si limitò a massaggiarsi una tempia accorgendosi di aver offerto una mappa a dir poco pasticciata. La sua esperienza come cartografa era solo agli inizi e le coste di Aman non avevano che misteri per lei e per i suoi aiutanti navigatori.
- Oh, ti dirò che puoi accompagnarmi alla mia nave. Nell'ammiraglia dovrei avere una mappa praticamente perfetta di tutte le terre note di Ea, con la sola eccezione del profondo nord. Lì, come ti spiegheranno anche i savi, abbiamo intere regioni grandi svariate nazioni piene fino all'orlo di non morti. Ma per il resto sono certa che ti piaceranno le mappe, davvero. E non ci saranno problemi sullo scendere più a sud. C'è una insenatura che avevo adocchiato come possibile alternativa a questa. - indicò quella che pareva una grande V con la parte aperta rivolta verso il mare verde centrale. - Dovrebbe essere abbastanza distante da non infastidire né la Tela né gli elfi. - annuì. - Un'ultima cosa, prima di farmi accompagnare alla nave... anzi due, se posso esagerare. - si morse il labbro inferiore.
- La prima è una curiosità, ossia il sapere con quali razze o popoli avete avuto maggiori tafferugli nel corso del tempo, giusto per non finire in un fuoco incrociato per ignoranza. In secondo... potrei chiederti un campione della sua seta? - domandò. - Sì... è una richiesta un poco bislacca probabilmente, ma vorrei portarla ad alcuni dei nostri coloni esperti di sartoria. Sarebbe entusiasmante se potessero trasformarla in abbigliamento, uniformi, drappeggi e arazzi! In cambio posso darti questo... - frugò di nuovo nella bisaccia estraendone una piccola nave di legno, intagliata visibilmente a mano. - Mi piace intagliare queste nel tempo libero, alcune le offro al mare per pagare il prezzo del passaggio sicuro, altre le regalo alle persone a me care. Non posso dire di conoscerti bene ma mi hai appena salvato la vita, probabilmente, e l'hai salvata anche a tutto il mio equipaggio e ai coloni. Ti dirò di più, hai salvato il piccolo sogno d'iniziare una nuova vita ad Aman. Questa barchetta non è che un piccolo gesto. Un pegno d'amicizia. -
 

Silen

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"Una volta compreso che eravate giunti per caso sulle nostre sponde non era sensato uccidervi a meno che vi foste dimostrati una minaccia" rispose Shir con una scrollata di spalle "ho deciso che non sembravate una minaccia e che forse potevamo imparare qualcosa da voi e la Grande Shura ha approvato le mie decisioni."
Mentre le due parlavano gli occhi secondari di Shir si erano rivolti in altre direzioni, segno che la Aracne aveva diviso la sua attenzione fra la sua interlocutrice e l'ambiente circostante come era tipico della sua specie ma le richieste di Vittoria, la seconda in particolare, riportarono lo sguardo triplice della Risvegliante sulla sua figura. Faceva un effetto strano l'attenzione indivisa della Aracne tanto più che mentre rifletteva era assolutamente immobile laddove dopo qualche secondo un umano avrebbe spostato il peso da un piede all'altro o tossicchiato o uno qualunque dei mille piccoli movimenti che fanno si che un umano non sia mai veramente immobile nemmeno quando è fermo. Infine Shir prese la barchetta intagliata e la esaminò attentamente (più tardi vedendo la nave di Vittoria avrebbe affermato "Assomiglia proprio alla tua barchetta") per poi posarla sul tavolo. A quel punto si sollevò al massimo sugli otto arti e inarcò l'addome in avanti: quando le ghiandole cominciarono a produrre il filo Shir lo raccolse agilmente con le braccia umanoidi raccogliandolo in una piccola matassa.

"Ho soltanto svolto il mio compito" disse quando ebbe terminato "non reclamo di aver salvato la tua vita perchè ritengo che ogni Risvegliante avrebbe fatto lo stesso nè le tue speranze poichè esse ti portano lontano dalla Tela in terre dove io non ho influenza, ma accetto il tuo pegno e accetto di ricambiarlo nella maniera che desideri. Reclamo per me il ruolo di Garante per Vittoria Melara nel caso dovessi visitare in futuro la Tela: dì questo alle Aracne che introrerai e loro ti porteranno da me. Nessuna Aracne rischierebbe a cuor leggero l'ira di una Risvegliante o della sua Grande." concluse con un sogghigno mentre porgeva all'umana la matassa che aveva formato col suo filo.
"Quanto all'altra tua richiesta...con tutti quelli che si sono avvicinati troppo, temo" Shir scrollò nuovamente le spalle "Quando un altro popolo compie un atto che minaccia la Tela noi inviamo una Aracne chiedendo loro di smettere e desistere. Se rifiutano di trovare un accomodamento che annulli la minaccia, noi li costringiamo a farlo. Tutte le Grandi sono concordi su questo, non è possibile lasciare crescere impunemente una minaccia per la Tela."
 

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La donna annuì alle parole dell'aracne, controllando con vivace interesse la seta prima di riporla nella bisaccia. Aveva capito.
- Sarà mio privilegio averti come garante, Shir della Tela. - piegò il capo, riverente. - E sono certa che una volta stabilita la colonia e ottenuto un appoggio stabile non ci vorrà molto prima che torni a farvi visita. Fino ad allora non posso che rinnovare i miri ringraziamenti. Ora credo sia meglio che torni al mio equipaggio, probabilmente inizieranno a preoccuparsi non vedendomi tornare... e devo spiegare a loro molto bene le regole per una proficua convivenza con la tua gente. - annuì un paio di volte al suo stesso dire.
Sapeva che presto o tardi qualcuno troppo sciocco, se non avvertito, avrebbe preso il vento volendosi per forza andare ad infilare nelle terre della Tela. Lei avrebbe avvertito e avvisato, nient'altro, preoccupandosi di non avere dei nemici ad Aman ancor prima di aver messo piede a terra. E se quando era arrivata alla Tela un minimo temeva i ragni, considerandoli figli e figlie di Llorath, ma dopo aver visto Shir e Shura qualcosa nella testa aveva fatto scaturire una scintilla, una fascinazione che mai avrebbe creduto di poter avere. Strana era la vita dacché una donna di mare, che mai sulla terra avrebbe voluto stare, si era andata affascinando ad una razza che tutto amava fuorché sguazzar nell'acqua.

- Spero che il sud abbia più fortuna, appena stabiliti mi farò sentire come dicevo. Per ora posso solo ripagare la promessa dandoti una mappa di Ea, quando arriveremo alle navi, e poi chissà... del doman non v'è certezza. - sorrise.

Se non c'è altro possiamo chiudere qui per ora, poi sicuramente torneremo a parlare il prima possibile!
Vittoria passione Aracnofilia
 

Silen

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"Prima di riaccompagnarti dagli altri sanguerosso vorrei dirti un ultima cosa, Vittoria Melara" Shir esitò, riflettè cercando le parole "Forse il nostro primo....incontro...non è stato dei migliori" disse infine "Ma noi non siamo ostili a prescindere verso le altre razze. Ma la Tela è nostra" disse in tono enfatico "Non vogliamo intrusi, non vogiamo interferenze, non vogliamo che la Tela sia minacciata in nessun modo. Molte di noi non vogliono avere a che fare in nessun modo con le altre razze, ma le Grandi in massima parte non condividono questa visione. Se la tua gente seguirà le nostre usanze non c'è ragione per cui non si possa avere rapporti amichevoli. "
Detto questo, Shir si chinò nuovamente in avanti per dare modo a Vittoria di salire sul suo carapace per il viaggio di ritorno verso le navi.

Va benissimo. Spendi 5 monete, che dovrai mettere in scheda, per le provviste, l'acqua e il dono fatto a Shir, ottieni un campione di Seta di Aracne. Inoltre prendi contatto con la Tela di Shalar con relazione iniziale "Sospetto"
 
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