GDR La Cerimonia di Ashil

Abyssius

Spam Master
Ashil pregava all’interno della grande tenda che fungeva da chiesa del culto della Madre, chiedendole una risposta ai dubbi che affliggevano il suo animo. Fissava la statua di pietra, soffermandosi sul suo aspetto, sebbene l'avesse vista innumerevoli volte: la parte superiore era quella di una donna, quella inferiore di un serpente; ella recava due ciotole ed era accompagnata da due serpenti. Il suo sguardo incontrò i freddi occhi di pietra, osservandoli come se sperasse di trovare la risposta al loro interno.

-Sono forse io la persona più adatta per questo onere? Sarò davvero in grado di guidare la Confederazione con giustizia e rettitudine? Oppure sarò l’artefice della sua caduta?-



-Non sono forse questi dubbi che tutti i re e le regine, gli imperatori e le imperatrici, i governanti e i capi hanno avuto almeno una volta nella loro vita?- Ashil si girò, incrociando lo sguardo di Elam, l’Inviato della sua città, in carica da ormai molti anni. Le scaglie stavano iniziando a perdere colore, i capelli ad ingrigirsi, ma il fuoco ancora ardeva negli occhi di quell’uomo. –Solo il tempo dà risposta a simili quesiti. Tuttavia, farsi sopraffare dai “forse” e dai “ma” è indice di debolezza, e l’Assemblea sa di non aver eletto una simile persona come nostro Arbitro. – Elam la fissò dritto negli occhi e lei rispose al suo sguardo con la stessa intensità. Il vecchio, per tutta risposta, sorrise. –La cerimonia è ormai vicina, e dovrai tenere il tuo discorso. Paura?-

-No, ho solo timore di non venire accettata. Nella storia dei Naga non è mai successo qualcosa di simile … -

-I tempi cambiano e noi abbiamo bisogno di affrontare la realtà: l’Assemblea non sempre si è dimostrata adatta a risolvere tutte i problemi che si sono presentati nel corso degli anni, per cui abbiamo preso la nostra decisione.- L’uomo le sorrise nuovamente: -Ho fiducia in te, hai svolto un buon lavoro nelle tue precedenti funzioni di supervisore e giudice.- La spinse con delicatezza ma anche con fermezza verso la porta. –E’ ora, ormai. Che Krietiva vegli su di te. – Ella annuì e uscì dalla tenda. Tra sé, Elam disse :-E che vegli anche su di noi, in questi tempi oscuri … -



La cerimonia, come tutte le cerimonie officiate dai i Naga, si rivelò semplice al punto che alcuni l’avrebbero potuta definire “inadeguata” per un evento di così tanta importanza.

Ognuno dei sei Inviati infilò uno zircone all’interno della tiara d’argento, alla quale sarebbe mancata soltanto una pietra, che sarebbe stata aggiunta quando l’Inviato di Vishazian sarebbe stato nuovamente eletto. L’espressione sul volto di Ashil era di pietra: nei suoi trentacinque anni di vita non aveva mai sentito una tale pressione su di se; tuttavia il suo volto non lasciava trapelare nulla di questo conflitto interiore.

Elam infilò la sua pietra e strisciò con espressione solenne davanti ad Ashil :-Come stabilito dall’Assemblea delle Tribù Alleate, per il potere che ci è stato dato dalle nostre genti, noi Inviati, di nome Elam, Atadit, Avar, Anarin, Akuptane e Kadeva, conferiamo ad Ashil di Rhi’anon l’incarico di Arbitro della Confederazione, il cui compito sarà quello di governare le Tribù insieme all’Assemblea e di gestire i rapporti diplomatici con le altre popolazioni. –

Ashil si avvicinò al bordo del palco sopraelevato rispetto al terreno e fissò la massa di Nibhanda, Variyarsa e Pujara che si era accalcata nella piazza. All’improvviso, come se un lampo di luce avesse schiarito le tenebre nella sua mente, seppe cosa doveva dire.


-Fratelli e sorelle, figli e figlie di Krietiva. Non sarò io a dirvi che Ea sta cambiando, poiché questo è ovvio: le poche voci che giungono da lontano ci informano di guerre e di crisi, causate da cupidigia e fanatismo, da intolleranza e bellicosità. La Madre, nei suoi insegnamenti, ci ha raccomandato di fare attenzione alla guerra, poiché fonte di sofferenza, non soltanto per la morte dei cari, ma perché ogni conflitto lascia una cicatrice che non può essere curata o nascosta. I Justiani fecero questo: ci attaccarono, lasciando su di noi un segno indelebile. In risposta è nata la Confederazione delle Tribù dei Naga Uniti, guidata con saggezza dall’Assemblea per molti anni. Ma gli Inviati hanno compreso di non essere più in grado di comandare da soli: se è bastata la morte per malattia di un membro a paralizzarli, allora cosa sarebbe potuto accadere se si fosse presentato un evento più grave di questo? –




Fece una pausa, chiudendo gli occhi, affinché capissero le sue parole, per poi riprendere con rinnovata enfasi. –Sono stata eletta all’unanimità per gestire la Confederazione insieme all’Assemblea, senza scavalcarla ,poiché il mio titolo proviene da essa, ma senza lasciarmi comandare , per non rendere nullo il mio incarico. Molte delle prossime azioni politiche della nostra Confederazione saranno dettate da me, ma starà ancora all’Assemblea approvarle o negarle.-

Un brusio mosse il pubblico, un mormorio nato da tante emozioni diverse: alcuni Naga erano per natura conservatori, ma ormai dovevano accettare la realtà: un drastico cambiamento delle loro abitudini.

-Sarò sincera con voi, fratelli e sorelle: tener fede agli insegnamenti della Madre risulterà sempre più difficile. Come i Justiani hanno approfittato della divisione tra le tribù per attaccarci, così altri popoli potrebbero vederci deboli e attaccarci. Ci aspetteranno degli anni duri, soprattutto adesso che è in corso una guerra tra alcuni degli stati limitrofi: gli Invasori hanno attaccato l’Impero Meridionale, e questa guerra potrebbe trascinarci al suo interno così come un’onda fa con la sabbia. E’ un’ipotesi possibile, ma vi chiedo solo di ricordare i vostri cari morti per mano degli usurpatori, che per brama di conquista hanno distrutto la nostra pace. Ve lo chiedo perché, se mai entreremo in guerra, avremo la possibilità di riprenderci ciò che ci spetta. –

I Variyarsa erano stati i più colpiti dalla guerra, poiché costituivano la maggioranza dell’esercito, per cui furono loro a dare inizio alle grida di rabbia e dolore. Ashil aspettò che gli animi di calmassero, prima di proseguire: -Inoltre, l’Antico Fuoco, profugo di una guerra combattuta in nome dell’intolleranza, si è stanziato vicino a noi, e ha preso contatti con l’Assemblea. Poiché fa parte dei miei incarichi, dovrò recarmi da loro per discutere. Negli anni, potrebbero rivelarsi compagni fidati, ma al momento è presto per dirlo.-

Chiuse nuovamente gli occhi e prese fiato, per poi concludere: -Ci aspetta un periodo di grandi cambiamenti, ma non dobbiamo dimenticare che non tutti i mutamenti sono negativi. Avrei voluto quanto voi preservare la pace, e vi chiedo di perdonarmi da adesso se le mie azioni vi porteranno sofferenza e dolore.- Aspettò la reazione della folla, sperando che il suo discorso abbia avuto l’effetto sperato.

[@Silen, era il discorso di cui ti parlavo]
[EDIT: NON è una dichiarazione di guerra, ma soltanto un discorso in cui Ashil ricorda ai Naga quello che i Justiani hanno fatto]
 
Ultima modifica:

Silen

Get a life
Il discorso di Ashil, nuovo Arbitro della Confederazione Naga viene accolto con approvazione da pressochè tutti i presenti. Il popolo Naga è conscio di trovarsi nel bel mezzo di una zona di guerra e che è necessario muoversi con cautela per evitare di essere assorbiti dall'una o dall'altra delle potenze belligeranti. Al di là del legittimo rancore portato a Justa dai guerrieri Variyarsa infatti, il popolo Naga nel suo complesso non prova una particolare simpatia per nessuno dei vicini che il destino e il caso ha portato a lambire i loro confini.

Del resto quale simpatia si può provare per i Justani invasori, plutocrati che vivono col solo ideale del denaro? E sono forse migliori i lucertoloidi dell'Antico Fuoco dediti a orrendi sacrifici umani? O le Arpie e la loro determinazione a trasformare ogni altro popolo in sudditi schiavarazza?

I Naga pur deprecando queste condotte, non intendono interferire nel modo di vita delle altre specie, in effetti vorrebbero solo essere lesciati in pace...ma dato che questo non è possibile non resta che cercare di barcamenarsi fra tante visioni inconciliabili del mondo, cercando degli alleati e soprattutto di non perdere ciò che più è a loro caro.
 
Alto