Diploannessione Isocrazia di Giafta-Altamar

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Anche quest'anno, l'isocrazia chiese nuovamente i servigi di Amhar, stavolta per risalire il corso del Luimanx che serpeggiava fra le colline.
Nuovamente si fece accompagnare da un gruppo di sorelle, per muoversi agilmente e con celerità, sempre alla ricerca di sopravvissuti o qualsiasi altro elemento interessante del territorio.
 

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Risalendo il fiume gli esploratori notaronocrescenti segni della presenza di flora efauna mutata, come c'era da aspettarsi da un territorio che da decenni veniva evitato. Presto cominciarono ad incontrare rovine di villaggi e piccole cittadine, e anche questo non era inaspettato dato che altamar un tempo era stata una regione densamente popolata...e tuttavia lerovine non assomigliavano per nulla alla architettura elfica che ci si sarebbe attesi il che dava una sensazione di sconcertante alienità.
 

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Il gruppo continuò il viaggio, notando i sempre più evidenti segni di mutazione nella foresta attorno a loro. D quando in quando appariva la rovina di un piccolo insediamento ma l'architettura con loro sorpresa non sembrava per nulla elfica. Chi o cosa avrebbe potuto erigerle? L'arpia scelse una rovina sufficientemente grande e con alcune sorelle si avvicinò con cautela, cercando di notare se v'erano segni che quelle rovine fossero abitate, in caso contrario avrebbero continuato lungo il corso del fiume cercandone un'altra più viva.
 

Silen

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La rovina aveva un aspetto del tutto inconsueto: lungi dall'essere integrata nella natura come gli insediamenti elfici pareva invece l'opera di una razza dotata di un forte senso geometico ed estetico. Costruito attorno a una grande piazza che doveva essere stata il centro dell'insediamento e attorno al quale sie rgevano vari edifici di funziona sconosciuta, molti dei quali eretti in candida pietra pianca e adorni di molteplici colonnati. Quà e là si potevano vedere bassorilievi che raffiguravano creature mitologiche e scritte in una lingua e un alfabeto alieni e del tutto incomprensibili.
A giudicare dai danni sembrava quasi che la cittadina fosse caduta su Ea da qualche altro luogo...
 

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Quelle non erano decisamente rovine elfiche, anzi non appartenevano a nessuna cultura che le alate conoscessero. Osservarono cautamente a debita distanza prima che Amhar fece un cenno e il gruppo fece qualche altro volo circospetto attorno ai ruderi cercando qualsiasi segno di movimento o di vita. Non era garantito che ci fosse qualcuno o comunque qualcuno con cui poter conversare, e per ora era meglio rimanere prudenti.
 

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A un tratto una freccia si piantò a pochi passi di distanza dal più vicino esploratore della isocrazia e nell'aria echeggiò un grido stentoreo
"stamatíste, xénoi, alliós tha sas skotósoume"
 

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L'arpia fece un balzo indietro, allontanandosi dalla freccia, Amhar fece segno a tutte di indietreggiare e non fare movimenti bruschi. Sul momento quella lingua le sembrò incomprensibile ma cercò ugualmente nella memoria, sperando di ricordare qualcosa di che potesse aiutarla.
Siamo esploratori provenienti da Giafta, riuscite a comprenderci? disse alzando un ala come per chiedere che l'arciere si placasse e allo stesso tempo mostrare che non portavano armi che non fossero quelle che la natura aveva fornito loro.
 

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"Ligo....un poco. Afíste ta ópla sas. Armi....via. Eísai próthymos na vouleftís? Parlare, si?"
 

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Certamente Amhar fece cenno al resto del gruppo di metter via le armi e di tranquillizzarsi Sì, vogliamo parlare. Io sono Amhar, tu chi sei?
 

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La tiratrice uscì allo scoperto e l'alata ebbe lasorpresa di trovarsi di fronte una figura che sembrava uscita da una delle più antiche leggende della mitologia di Ea. Si ytayyava di una figura femminile, assai simile a una donna umana il cui capo però era avvolto da una capigliatura vivente formata da innumerevoli serpenti che si agitavano e sibiliavano senza posa. La sconosciuta era avvolta in una armatura di foggia bizzarra e la destra reggeva un arco che aveva evidentemente usato poco prima mentre sulla schiena portava una faretra colma di dardi. Amhar aveva di fronte una Medusa.
"To ónomá mou eínai Clio....Ego essere Clio. " disse prima nella propria lingua e poi in comune stentato.
 

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L'arpia rimase un momento sbigottita dalla vista che le si parò innanzi, ricordava vagamente i miti sulle teste di serpenti, le Meduse e per un momento si chiese se non avesse trovato la fine in quello sguardo. Ma dopo aver sbattuto le palpebre alcune volte, notò che era ancora in carne e ossa e si sbrigò a rispondere Ci sono altri in queste rovine e nelle terre circostanti? Siamo esploratori e cerchiamo superstiti. Tu sai leggere quelle scritte, Clio? chiese indicando gli strani simboli sulle mura diroccate
 

Silen

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"Leggere?....fos?...Si. Mio....popolo?...Mia....lingua. Noi....cadute" Clio alzò le mani e mimò un oggetto che precipita, più volte "Noi, qui, adesso. Altri? Non."
 

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L'arpia annuì, Clio era dunque l'ultima sopravvissuta di quella civiltà, un po' le si strinse il cuore a pensare al dolore e alla solitudine che l'altra doveva aver provato e la città era caduta dal cielo? Ea aveva davvero visto di tutto...
Quindi sei da sola? Ci sono pericoli qui vicino?
 

Silen

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"Sola? Non. Epifylakí. Guardiana? Sentinella?" disse Clio provando varie parole che sperava risultassero più chiare ai nuovi venuti "Sýntrofoi. Compagne. Altri, non."
 

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Quindi aveva capito assai male, Clio era lì sola, ma c'erano altri in quelle rovine, constatò che la conversazione vominciava a essere un po' troppo difficoltosa Oh, capisco, avete una guida, un capo, una figura d'autorità? Vorrei incontrarlo se possibile.
 

Silen

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Il gruppo venne condotto in una delle rovine mentre Clio faceva dei segnali a delle invisibili sentinelle. Poco dopo amhar e gli inviati della Usocrazia si trovarono in mezzo a un numeroso contingente di meduse fra cui una spiccavain quanto indossava una armatura dorata.
 

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Salve, il mio nome è Amhar, io e la mia spedizione proveniamo da Giafta, stiamo esplorando queste terre alla ricerca di sopravvissuti.
 

Silen

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Fortunatamente la medusa dall'armatura dorata parve avere una migliore padronanza del comune rispetto alla sentinella incontrata da Amhar
"Non sopravvissuti qui, solamente Médousa. Nome è Eris, Kapetánios di Alloméros e queste mie Sýntrofoi. Raro che noi ha contatti con várvaroi...con vostri differenti popoli. Várvaroi non piace Médousa e Médousa non piace Vàrvaroi. Voi cerca altri come voi, voi non trova." la medusa si strinse nelle spalle "Voi non ha motivi di rimanere qui, io credere."
 
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