Last Century
Ninja Skilled!
Un messaggio, recapitato a Corinto, aveva lasciato intendere che le parole gentili formulate dal monarca dell'omonimo stato avevano riscosso un grande seguito nel Consiglio di Palladia, trovando il favore anche dei più scettici. Per questo gli Eury avevano deciso di inviare una delle loro rappresentati come ambasciatrice per conoscere i vicini, della medesima foggia e cultura, in modo da iniziare ad instaurare con loro solidi legami che prescindessero la mera materialità. Per quella delicata operazione era stata scelta Justina Ippolita, che seppur cresciuta tra gli Ioni, era nata molto più a nord, lungo coste inesplorate.
Quando giunse, via mare, in quel di Corinto si presentò alla corte Ionica vestita di una lunga tunica celeste, che le metteva in risalto i capelli castani e gli occhi scuri al punto da sembrar completamente neri. Aveva la pelle bronzea, ma non per il sole, e il fisico giunonico la faceva distinguere marcatamente dalle altre donne che la accompagnavano, perlopiù ancelle estremamente giovani e qualche soldato per garantire la sicurezza del viaggio. Portava, tra le mani adorne di anelli a bracciali, una scatola di legno decorata con le effigi di Atena, i suoi simboli più sacri e una solenne iscrizione che recitava "ai fratelli di Corinto".
Si presentò, quindi, a chiunque l'avesse accolta, chiedendo udienza presso il signore della città.
«Nobili cittadini di Corinto, io sono Justina e vengo a voi per portarvi un dono in amicizia, da parte del Consiglio di Palladia e della gente di Euryphaessa.» esordì. Aveva la voce melodiosa, non dissimile a quella che avrebbe avuto una cantante o una teatrante. «Questo...» disse, intendendo la scatola che aveva seco «...è un dono per il vostro sovrano, un pegno di fiducia e di rispetto che, ci auspichiamo, possa migliorare le nostre relazioni e aiutarci a comprendere le nostre differenze, così da stabilire solide alleanze e floridi scambi culturali.» anche le sue movenze risultavano sensuali e studiate, quasi come se la stessa Afrodite l'avesse benedetta col dono della bellezza. Ma non tanto per le forme e per il fisico, che per quanto bello rientrava comunque nei canoni della mortalità, quanto nel suo modo di fare. In quello doveva esservi sicuramente lo zampino della Dea.
@Andros
Quando giunse, via mare, in quel di Corinto si presentò alla corte Ionica vestita di una lunga tunica celeste, che le metteva in risalto i capelli castani e gli occhi scuri al punto da sembrar completamente neri. Aveva la pelle bronzea, ma non per il sole, e il fisico giunonico la faceva distinguere marcatamente dalle altre donne che la accompagnavano, perlopiù ancelle estremamente giovani e qualche soldato per garantire la sicurezza del viaggio. Portava, tra le mani adorne di anelli a bracciali, una scatola di legno decorata con le effigi di Atena, i suoi simboli più sacri e una solenne iscrizione che recitava "ai fratelli di Corinto".
Si presentò, quindi, a chiunque l'avesse accolta, chiedendo udienza presso il signore della città.
«Nobili cittadini di Corinto, io sono Justina e vengo a voi per portarvi un dono in amicizia, da parte del Consiglio di Palladia e della gente di Euryphaessa.» esordì. Aveva la voce melodiosa, non dissimile a quella che avrebbe avuto una cantante o una teatrante. «Questo...» disse, intendendo la scatola che aveva seco «...è un dono per il vostro sovrano, un pegno di fiducia e di rispetto che, ci auspichiamo, possa migliorare le nostre relazioni e aiutarci a comprendere le nostre differenze, così da stabilire solide alleanze e floridi scambi culturali.» anche le sue movenze risultavano sensuali e studiate, quasi come se la stessa Afrodite l'avesse benedetta col dono della bellezza. Ma non tanto per le forme e per il fisico, che per quanto bello rientrava comunque nei canoni della mortalità, quanto nel suo modo di fare. In quello doveva esservi sicuramente lo zampino della Dea.
@Andros