Non ricordo chi diceva che in un libro l'importante è l'inizio.
Non ricordo chi altro postulava che in un inizio non bisogna mai attaccare con "Io..."
L'incipit di un libro ha, quando è riuscito, un'immediata e fortissima capacità di attrazione, e un equilibrio formale che, come l'attacco di un'orchestra, determina e conduce tutto il resto, fossero anche 2000 pagine, con mirabile naturalezza, come se sia, per l'appunto, l'opera di una forza naturale in dispiegamento e non l'intenso, lunghissimo e faticoso lavorio di un autore e dei suoi strumenti.
Ho da poco finito "Venite venite B-52" e l'inizio mi ha subito catturato e interessato, tanto che voglio proporvelo:
Sandro Veronesi
VENITE VENITE B-52
UNO
(In cui un certo Ennio si tira quel che si tira, brucia quello che brucia e giura quello che giura)
In una chiazza di tersa luce mattutina, carezzato dal vento che si intrufolava attraverso la finestra socchiusa, incitato dal cinguettio degli uccelli di bosco in giornata di gran vena canterina, Ennio finì di masturbarsi. Trattenne lo sperma caldo nella mano, attese che i muscoli si rilassassero dallo strappo appena subito, riprese fiato e, rattrappito, i pantaloni calati che gli intralciavano il passo, arrancò fino al bagno. Si lavò con foga, sebbene impacciato nei movimenti, pulì il lavandino, una, due, tre volte, con accanimento, fretta, e così facendo si distanziò incommensurabilmente dall’animale ansante che era solo pochi secondi prima. Si asciugò, si rialzò le mutande e i pantaloni e poi, badando a non incrociare il proprio sguardo nello specchio, tornò in camera da letto. Una pena infinita gli frustò il cuore alla vista del materiale pornografico sparso tra le lenzuola, sul quale la sua fantasia aveva appena finito d’industriarsi e che adesso pareva esser stato messo lì da qualcun altro, un nemico, per umiliarlo e farlo soffrire. Si trattava di tutto un repertorio di fotomontaggi, ingrandimenti e correzioni a china laboriosamente accumulato negli anni, che rendevano sua moglie Luciana protagonista di rocamboleschi accoppiamenti sessuali con tanti lui stesso diversi: uno spettacolo che in quel momento, pochi istanti dopo un’eiaculazione, lo agghiacciava e gli faceva desiderare la morte.
Se avete un incipit che per voi "vale la pena" e a cui siete, per così dire, affezionati, postatelo qui, magari potrebbe invogliare altri a procurarsi e leggere il libro che ne segue. Male che vada, pur se non ho mai letto niente di, chesso', Murakami, potrei sempre dire, grazie a voi, di aver letto l'inizio di un suo libro.
Non ricordo chi altro postulava che in un inizio non bisogna mai attaccare con "Io..."
L'incipit di un libro ha, quando è riuscito, un'immediata e fortissima capacità di attrazione, e un equilibrio formale che, come l'attacco di un'orchestra, determina e conduce tutto il resto, fossero anche 2000 pagine, con mirabile naturalezza, come se sia, per l'appunto, l'opera di una forza naturale in dispiegamento e non l'intenso, lunghissimo e faticoso lavorio di un autore e dei suoi strumenti.
Ho da poco finito "Venite venite B-52" e l'inizio mi ha subito catturato e interessato, tanto che voglio proporvelo:
Sandro Veronesi
VENITE VENITE B-52
UNO
(In cui un certo Ennio si tira quel che si tira, brucia quello che brucia e giura quello che giura)
In una chiazza di tersa luce mattutina, carezzato dal vento che si intrufolava attraverso la finestra socchiusa, incitato dal cinguettio degli uccelli di bosco in giornata di gran vena canterina, Ennio finì di masturbarsi. Trattenne lo sperma caldo nella mano, attese che i muscoli si rilassassero dallo strappo appena subito, riprese fiato e, rattrappito, i pantaloni calati che gli intralciavano il passo, arrancò fino al bagno. Si lavò con foga, sebbene impacciato nei movimenti, pulì il lavandino, una, due, tre volte, con accanimento, fretta, e così facendo si distanziò incommensurabilmente dall’animale ansante che era solo pochi secondi prima. Si asciugò, si rialzò le mutande e i pantaloni e poi, badando a non incrociare il proprio sguardo nello specchio, tornò in camera da letto. Una pena infinita gli frustò il cuore alla vista del materiale pornografico sparso tra le lenzuola, sul quale la sua fantasia aveva appena finito d’industriarsi e che adesso pareva esser stato messo lì da qualcun altro, un nemico, per umiliarlo e farlo soffrire. Si trattava di tutto un repertorio di fotomontaggi, ingrandimenti e correzioni a china laboriosamente accumulato negli anni, che rendevano sua moglie Luciana protagonista di rocamboleschi accoppiamenti sessuali con tanti lui stesso diversi: uno spettacolo che in quel momento, pochi istanti dopo un’eiaculazione, lo agghiacciava e gli faceva desiderare la morte.
Se avete un incipit che per voi "vale la pena" e a cui siete, per così dire, affezionati, postatelo qui, magari potrebbe invogliare altri a procurarsi e leggere il libro che ne segue. Male che vada, pur se non ho mai letto niente di, chesso', Murakami, potrei sempre dire, grazie a voi, di aver letto l'inizio di un suo libro.