Il bizantino
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Erano giorni felici per l'Impero dei Romani. Tutto era ormai pronto a Costantinopoli, la città prediletta e protetta da Dio, per il ritorno del suo Augusto: l'Imperatore Manuele Comneno dopo la vittoriosa campagna contro i ribelli serbi. La popolazione della Nuova Roma era da tempo che si stava preparando per l'evento, il megas domestikos, Giovanni Axuch, aveva seguito personalmente la preprazione di un così grande avvenimento e niente era stato lasciato a caso. Le corporazioni della capitale avevano fornito tutti i materiali che erano necessari e gli schiavi avevano lavorato sodo; in più la notizia che ci sarebbero stati prigionieri di alto rango aveva ancora di più reso importante l'evento, che io, Demetrio di Afrodisias, vengo qui oggi a narrare.
Eccolo dunque che entrò l'imperatore dei Romani in dorso al suo cavallo dalla Porta d'Oro; statuario e immobile come il sole, il loros lucente e tutto brillante che apriva la cerimonia. L'intera popolazione dei Romani, validamente sorvegliata dalle scholai, esplose in un boato unico di gioia e soddisfazione : Nike! Nike! Nike! Molti anni all'imperatore e alla vassilissa! Lode alla Theotokos Protettrice! Tale era l'immensa gioia del popolo che fu ancora più elevato quando s'avvide della comparsa in catene di molti dignitari serbi. La plebe si sa, si fa coinvolgere dal momento, e come è giusto e pio che sia espresse la sua soddisfazione in maniera anche empirica contro coloro che si erano macchiati della ribellione contro l'Impero di Dio, voluto e concesso dal Signore al suo vicario: l'Augusto Manuele.
Il corteo dunque incominciava a dispiegarsi verso la sua meta finale: ovvero il Grande Ippodromo. Giunsero dunque li', e Manuele l'Augusto, sceso da cavallo si intronizzò in mezzo all'Ippodromo dove - per l'occasione- era stata montata la tenda imperiale della campagna oltre al suo trono. Una volta che il popolo e i nobili ebbero occupato posto nelle tribune vennero spinti dinanzi a lui, l'Augusto, i dignitari catturati che furono costretti a subire l'onta della calcatio colli. Giusta e misericordiosa punizione per colore che avevano osato rifiutare il giusto governo del reggente dell'ecumene interno, la nostra Maestà Manuele Comneno. Finito questo giustissimo e lodatissimo atto di sottomissione, il nostro Augusto Autocrate diede ordine al suo Protovestiarios di incominciare a parlare e a declamare il suo discorso, ecco io umile scrivano ne riporto in calce lo scritto:
Noi, Manuele, per volontà di Dio Onnipotente siamo giunti ad Ocrida per punire coloro che un tempo erano nostro figli con le lacrime al cuore. Solo Iddio e la Theotokos possono conoscere la sofferenza e le lacrime dal cuore che abbiamo versato durante l'adempimento dei nostri doveri. Ma la vassilia richiede ed esige da coloro che ne reggono le sorti il sacrificio di compiere ciò che è giusto per colui, e solo colui, che ne è il vero padrone: Cristo Dio. Qui oggi sono di fronte a noi numero dignitari serbi, e non ultimo lo stesso Principe che ha osato rifiutare i benefici dei Romani per volgere le spalle al suo padre spirituale. Qui oggi hanno subito l'atto di sottomissione e meriterebbero certo la morte; ma colui che è il basileus non può peccare di arroganza e superbia e quindi ha deciso che loro saranno per sempre ospiti sereni e rispettati del Palazzo di Costantinopoli; questo fino a che Dio non deciderà che i loro giorni siano finiti. Questo gesto di misericordia si è giusto per colui il quale deve beneficare, punire e allo stesso tempo perdonare coloro che si sono allontanati dal grembo, perchè empio sarebbe colui che non rispettasse quelli che sono le regole per chi regge la basileia. E il favore divino non solo si è visto ad Ocrida, ma anche ad Antiochia perchè Nostro Signore ha deciso che il nostro Pio Sovrano fosse degno di ricevere indietro la città del Patriarcato. La nobile Antiochia, la serena Antiochia, Antiochia la nostra città che ci fu strappata dalle mani normanne in maniera vile e proditoria; con spergiuro di un giuramento fatto al Nostro Predecessore Augusto Alessio Comneno. Oggi cittadini è un giorno di festa per i Romani, oggi è giorno di festeggiamenti, perchè il Signore ha decreato che Noi Manuele siamo i giusti detentori e giusti vicari del suo nome!
Oh quale gioia riempì il mio cuore a sentire la voce del nobile signore e cosi' come me pure il popolo manifestò la sua acclamazione. Se anche ci fosse stato qualcuno che fosse nemico del mio signore, oggi si sarebbe reso conto che folle è colui il quale va contro un prediletto del Signore.
E qui finisce il mio racconto e ringraziando Cristo Dio, continuerò a scrivere in futuro sempre che la mia mano rimanga ferma.
Alcuni momenti del trionfo
http://www.youtube.com/watch?v=opY84ChKi5g#
Ps: il video l'ho fatto io