La serata (ma in generale la festa) messa in piedi da Gizeh, ammorbidiva gli animi.
Dopo anni di turbolenta introspezione e recrudescenza da parte delle comunità sopravvissute, seguite da anni con nel cuore la paura del diverso e di coloro la cui storia (seppur simile) non era condivisa, ora, per la prima volta, comunità e culture diverse gioiscono ed acclamano. Desiderio di cambiamento?
La sfida, la competizione. Forte nutrimento di tutti gli esseri viventi, fiamma che dona a taluni 10 volte l'ardore che pensavano d'avere, un decimo ad altri. Scaturite da chissà dove queste energie, tolte da chissà chi, elaborano il concetto fondante, elementare quasi, che regola l'essenza della vita e dell'evoluzione.
E questo, seppur docile e controllato, è momento di sfida e si, qualcosa di strisciante vi è in palio. V'è sempre
E li, davanti a quella gente, un aracne, Koska, era rappresentante dell'impronta del suo popolo e del suo retaggio. Ma non si trattava quest'oggi di battersi. O meglio, si, ma con una complicazione, ovvero che tale competizione avrebbe avuto il fine di divertire una pletora assai grande di presenti, il cui stampo era ben differente dal popolo cui apparteneva. Lapidarie ed austere le aracnidi, di certo non aggettivi che un essere dotato di vaga intelligenza avrebbe abbinato agli spettatori degli spalti di quella serata. Quindi?
Koska propose al pubblico un diverso "ingresso" rispetto a quelli dei sue due rivali.
Luci ve n'erano, ma si poteva proporre qualcosa di più luminoso ed impattante. Durante la sua moderata camminata verso il centro dell'arena, circa ad un terzo di strada o poco più, dalla terra umidiccia ed argillosa, cominciarono ad intravedersi delle cose. Dei solchi di luce fioca e sottile provenire dal terreno, quasi fossero delle piccole serpi d'acqua nuotanti veloci, ma che solcavano il terreno a movimenti casuali. Sempre più si avvicinava alla meta, sempre più quelle luci parevano intensificarsi per luminosità e velocità, fino ad emergere dal suolo, come se un bambino invisibile, con un bastoncino invisibile disegnasse forme oscillanti sul pelo dell'acqua.
Ma presto, ci si accorse che il frutto di quell'elaborazione non erano schizzi, ma essenze erbacee, floreali che da quelle fenditure crescevano. E più Koska si avvicinava al centro dello spettacolo, e più alte crescevano, e più veloci crescevano, e più belle e luminose crescevano.
Una volta giunta nel mezzo, una luminoso e profumata vista poteva deliziare il pubblico. Una via di piante luminose, come se fossero lucciole, e fuori grandi quanto un tavolo rotondo da 12 posti a sedere, e profumi! Profumi che di quando in quando Koska, con un visibile cenno delle mani, elargiva e traghettava verso le varie platee. Non soddisfatta da quel turbinio di aromi e luci creata, tornò indietro di qualche metro, ove un fiore, simile ad anche altri, ma arancio acceso e dai grassi e zuccherini pistilli verde clorofilla, una volta sfiorato con delicatezza, eruttò nell'aria centinaia di lucciole e di petali variopinti, che formarono una cascata inversa da terra in cielo, e perdendosi nell'oscurità della volta celeste.
Il luogo, era illuminato a giorno dallo spettacolo scintillante.
Ma ora, il sasso. La pietra giaceva forse un paio di metri da lei. Si voltò verso essa, un paio di passi alzando la mano destra e la pietra schizzò nella sua mano, come un dardo.
Da qual momento tutto si spense, di colpo. Niente più lucciole, colori o luminose essenze. Così repentino che per diversi secondi, il pubblico non vide nulla, dovendosi riabituare ad una luce di molte volte inferiore.
Ed il sasso era li, nella sua mano, e la natura viva esplosa vigorosa fino al momento prima, ora giaceva a terra scura, marcescente, morta. Morta come se qualcuno l'avesse tagliata settimane fa.
"Chi si dice Uomo qui?"
"Chi si dice Uomo qui?"
Forse, non una delle più invitanti richieste, non proprio in quel momento di perplessità generale per via dell'orrida visione. Anche il tono, tono infido e pungente.
"Forza maschietti, mi serve un riconosciuto Uomo, di valore e forza, che abbia dimostrato di non aver timore, indietreggiare d'innanzi al pericolo. Alto e possente, legittimato a definirsi tale!"
"Forza maschietti, mi serve un riconosciuto Uomo, di valore e forza, che abbia dimostrato di non aver timore, indietreggiare d'innanzi al pericolo. Alto e possente, legittimato a definirsi tale!"
Il tono era cambiato, ora più morbido e gentile, più sereno e convincente.
Le richieste furono sempre più decise e spronanti, fino a quando iniziarono a sentirsi tra il pubblico i primi chiacchiericci.
"Dai.. Vai tu!", "Fatti avanti.." oppure "Dovrei andare io?!". Era chiaro che qui e li, forse dei disertori iniziavano democraticamente a spronare, forse i loro stessi capi villaggio, ad entrare nell'arena.
"Avanti maschi, mostrate di che pasta siete fatti, ci sono cumuli di femmine qui che potrebbero.. gradire credo.. una vostra dimostrazione. O MI SBAGLIO FORSE?"
"Avanti maschi, mostrate di che pasta siete fatti, ci sono cumuli di femmine qui che potrebbero.. gradire credo.. una vostra dimostrazione. O MI SBAGLIO FORSE?"
Inutile dire che le donne, non si dimostrarono clementi. Koska mobilitò le sue alleate di genere.
Di li a breve, diversi candidati varcarono la divisoria dei posti a sedere. Ne scesero 7, ne scartò 2. Scelse quelli visibilmente più grossi e possenti, magari barbuti, minacciosi, e li dispose li uno di fianco all'altro, mobilitando ancora il pubblico, e lisciando loro il pelo, sottolineando a più riprese la mascolinità dei selezionati.
Ma ecco ad un tratto che la pietra, ormai dimenticata certamente dai più, riprese la scena, poiché rimasta nelle mani della maga, non era di certo uscita, nemmeno per un istante dal palco della prova. E li, inaspettatamente e quasi con furia, tra gli schiamazzi del pubblico, e l'orgoglio compiaciuto delle cavie, Koska scagliò d'impeto il sasso verso gli uomini, come fosse una scheggia. E per un istante ancora luce, ma non da fiori, ma da fiamme, che per pochi secondi sembrava avvolgessero e stessero cuocendo vivi i malcapitati volontari. Lo sgomento rimase però per poco, assai poco, poiché le fiamme ora rosse, ora viola, scemarono e si soffocarono in un battito di ciglia.
Ed ecco qui, al loro posto, anzi, al posto dei crudi uomini che la selezione naturale volle irti e possenti, vi erano figure si massicce, si imponenti ma.. Il fumo ormai diradato scoprì un in insieme di agghiaccianti ed assai poco graziose siluette..
Uomini o donne? Entrambi forse
Ma, le barbe scure o chiare eran rimaste. I muscoli? Oh si, se ne apprezzavano le forme, ed erano ancora li presenti. Si percepivano i muscoli come alcune grandi pance. Ma si percepivano e trasparivano da lunghi abiti colorati di stoffa di ottima presenza. La fattura era impeccabile, come impeccabile ed invidiabili i gioielli, lucenti ed intarsiati ai colli bovini di quelli che erano o sono, la crème de la crème del testosterone del pubblico. Deliziose scarpette adeguate ai quei gran piedi callosi dei selezionati, ed i corsetti che stringevano loro la vita quasi soffocandoli, ma non riuscendo a contenere anni di stufati e bevande alcolico-zuccherine. La moda quel giorno ne usciva di certo danneggiata.
E le parrucche, si, v'erano anche quelle, alte e stereotipate, tutte bianche. Bianche come il trucco scelto per la serata, che lasciava intendere di certo, l'eleganza e la raffinatezza di quegli energumeni.
Delle vere gentildonne, aristocratiche e di buona famiglia. Sembravano li, guardandosi tra loro agitati, perplessi, probabilmente anche impauriti dell'accaduto, quasi fosse una squallida sfilata per abbindolare il migliore dei principi azzurri delle favole, una sfilata per trovar marito. La scena era imbarazzante. Il loro comportamento, prima fiero e spavaldo, ora era timido e pieno di vergogna.
Agitati ed in preda al panico i più iniziarono a comportarsi in maniera buffa, cercando si strapparsi di dosso il cappello, o la parrucca, o ancor meglio il corsetto. Senza riuscirci. Solo un paio si adeguarono allo spettacolo, ed iniziarono a sceneggiare tra loro ormai rassegnati al loro nuovo corredo, frutto in toto della trasmutazione di un sasso: dal trucco alle scarpe, dai gioielli agli eleganti ventagli. Dei falsi, polvere di sasso? Dei falsi come i tre che non colsero la magia beffarda e non riuscirono ad abbracciarne la satira. Tre su cinque.
Non durò molto, appena il tempo di far ambientare i due rimasti, abbastanza sicuri della loro esistenza e di chi fossero, che per una trentina di secondi, si atteggiarono tra loro e verso il pubblico, come delle "vere" nobildonne.
E li, un lieve schiocco di dita, e lentamente ogni componente fittizia diventò polvere, scivolando come portata da un soffio di vento nel palmo di Koska, ricomponendo quindi, la pietra protagonista originale.