Fini a Mirabello non ha deluso le aspettative.
Per chi non avesse seguito provo a fare una sintesi, se ci riesco (un'ora e 20 densa di contenuti).
Inizia rievocando i momenti di svolta più importanti della sua storia politica personale e di quella della destra italiana, ma dichiara di provare questa volta un'emozione inedita (l'espressione e il tremore delle mani lo confermano): <mai nel mio cuore ci sia stata un’emozione forte come quella che provo ora. Questa festa del 2010, appuntamento rilevante per l’intera politica italiana, non solo per il Pdl.> Lascia quindi intendere che il 5 settembre 2010 sarà ricordato come il giorno della svolta più importante, l'approdo ad un a destra moderna ed europea da parte dei naufraghi di una destra esclusivamente italiana e indissolubilmente legata al berlusconismo. Il suo discorso sarà il manifesto di una nuova destra, come ammette persino Giannini di Repubblica.
La struttura del discorso di Fini è semplice e risponde a due domande: cosa è successo e cosa intende fare per il futuro.
<Che cosa è accaduto in questo periodo estivo? Non lo si capisce se non si va indietro al 29 luglio. Quando l’ufficio politico del Pdl, dopo una riunione durata un paio d’ore, in mia assenza, mi ha di fatto estromesso dal partito, che io ho contribuito a fondare in rappresentanza della destra italiana.>
Quindi elenca le sue note posizioni politiche e le critiche che ha rivolto alla propria parte politica e che gli sono costate la possibilità di restare all'interno del pdl. Critica i tagli lineari di Tremonti e in particolare quelli alle forze di polizia e i tagli alla scuola e alla ricerca, il federalismo tutto a favore del nord, la delegittimazione continua della magistratura, il non rispetto delle istituzioni, l'appiattimento del governo sulle posizioni della lega.
Strappa in particolare un grande applauso il passaggio contro la pagliacciata con Gheddafi:
<quello di Gheddafi a Roma, un personaggio che non ha nulla da insegnarci, è stato uno spettacolo indecoroso. Da ex ministro degli Esteri conosco le ragioni della realpolitik, posso anche arrivare a dire che ci possa essere una quota di realpolitik in una logica di interessi nazionali. Ma questo non può portare a una sorta di genuflessione nei confronti di chi non può in alcun modo ergersi nè a maestro, nè tantomeno a punto di riferimento.>
Critica in maniera decisa l'atteggiamento autoritario di berlusconi:
<Io gli ho contestato la sua attitudine a confondere la leadership con quello che è l’atteggiamento di un proprietario di azienda. >
<In un partito liberale non può esistere l'eresia perchè non può esistere l'ortodossia>
<Non si può essere accusati di lesa maestà perchè in una democrazia non ci sono sudditi, ma cittadini>
Tra le righe ne ha anche contro i telegiornali che definisce fotocopie.
Quindi dichiara definitivamente finito il pdl <Di fatto il 29 luglio il popolo delle libertà, così come era stato concepito, è finito perchè si è venuto meno all'impegno di garantire all'interno il confronto di idee. Il pdl non c'è più. Ora è il partito del predellino. Una forza italia allargata con qualche colonnello di an che ha solo cambiato generale e magari è già pronto a cambiarlo ancora qualora ne dovesse avere la necessità.>
Non solo, ma attribuisce in pratica a FLI il ruolo di pdl autentico, come una forza politica liberale e nazionale.
Quindi passa alla seconda domanda: che cosa accadrà.
<cosa accadrà? Fli non può rientrare in ciò che non c’è più, non accadrà. Non si entra in ciò che non c’è più, si va avanti con le nostre idee, con il nostro impegno, con la nostra elaborazione politica. Non ci ritiriamo in convento né erriamo raminghi in attesa del perdono.
I gruppi parlamentari non possono essere trattati – Berlusconi è un uomo di spirito e non se la prenderà – come se fossero dei clienti della Standa, che se non cambiano il supermercato dove fino a quel momento si sono serviti ottengono poi il premio di fedeltà. I parlamentari che stanno con noi hanno voglia di far politica, di parlare con la gente. Si va avanti con le nostre idee, con le nostre proposte, si va avanti senza farci intimidire da quello che è stato definito il “metodo Boffo”>
<sosterremo da donne e uomini liberi questo programma. Ma credo che non possa essere negato, a noi come a nessun deputato o senatore della maggioranza, di chiedere come si declineranno questi obiettivi del programma. Con spirito costruttivo chiederemo come si vuole dare vita a questo programma.>
<Cercheremo di dare vita a un patto di legislatura>
<È un “interesse nazionale”, e per questo riteniamo che sia avventurismo politico minacciare un giorno sì e l’altro pure le elezioni, magari per intimidirci e magari per regolare i conti con qualcuno. Governare è fatica, confidiamo nel senso di responsabilità di tutti, nessuno escluso. Perché il fallimento di questa legislatura sarebbe un fallimento per tutti: per me, per Fli, per Berlusconi. >
Quindi parla a lungo del federalismo fiscale, affermando la sua nota posizione che deve essere fatto senza svantaggiare ulteriormente il sud: giusto abolire la spesa storica ma i costi standard devono essere definiti in riferimento alla situazione particolare di ogni territorio.
Irride poi la lega: la padania può esistere solo nella testa di chi non conosce la storia oltre che la geografia.
Svela le promesse incompiute di berlusconi e l'asservimento del governo nei confronti della forza dirompente della lega:
<Ma che fine ha fatto nel programma quel punto con il quale si pigliavano gli applausi relativo all’abolizione delle province? Che fine ha fatto quel punto del programma che prevedeva la privatizzazione delle municipalizzate? È stato sufficiente capire che in alcune aree diventavano i tesoretti di un partito per allineare la Lega alla sinistra italiana. >
E insiste con convinzione:
<È inutile che dicano “facciano quello che vogliono”, perché lo faremo. Non servono a nulla gli ultimatum anche perché non ci spaventano. >
Poi, passaggio fondamentale, sottrae a berlusconi la possibilità di andare al voto con la scusa che "anche fini vuole abbatterlo per via giudiziaria", assicurando che:
<Nessuno è contrario al lodo Alfano o al legittimo impedimento. Siamo convintissimi che occorra risolvere la questione relativa al diritto che Berlusconi ha di governare senza che vi sia l’interferenza di segmenti iperpoliticizzati della magistratura che vogliono metterlo in fuorigioco. Affidare al dottor Stranamore – che è l’onorevole Ghedini – è incomprensibile. La soluzione non si trova mai e il problema si acuisce. Non va fatta una legge ad personam che danneggi parte della società, ma una legge a tutela del capo del governo, del capo dello Stato che esiste in molti paesi d’Europa.>
Ancora: critica aspramente il processo breve e la legge elettorale (assumendosi le sue responsabilità). Insiste sul fatto che è necessario affiancare a giustizia e federalismo anche i temi che interessano più da vicino la gente, il lavoro e lo sviluppo economico (quindi anche la riduzione delle tasse in particolare il quoziente familiare).
Sui grandi temi è un fiume in piena:
<È importante ricordare che il tessuto produttivo è diverso da altri paesi, si basa su imprese medio piccole. Si tagli il superfluo, ma non si lesini in infrastrutture, in ricerca, in produzione di eccellenze di avanguardia. Viviamo in una fase in cui i giacimenti culturali valgono più – nella globalizzazione – dei giacimenti petroliferi.>
Critica berlusconi per l'assenza dello sviluppo economico non ancora indicato, facendo implicitamente riferimento agli scandali che hanno portato alle dimissioni di esponenti del governo:
<È chiaro che deve essere un ministro capace di ragionare e lavorare con il ministro dell’Economia. Ed è chiaro che serve una politica capace di liberalizzazioni, una politica che riesca a dare vita al patto generazionale[...]La questione giovanile è centrale[...]C’è chi contrabbanda la flessibilità, che è invece necessaria per l’economia e per le imprese, con la precarietà permanente>
Pianta con decisioni le radici del FLI a destra quando parla dell'etica dello stato e delle tutele sociali:
<Il senso civico, il senso di appartenenza. Basta con questo egoismo diffuso, con questa Italia parcellizzata che non si fa più carico del disagio del vicino. Una politica nazionale non ha timore di parlare di legge come garanzia per il più debole. Perché da che mondo a mondo se si dice che “la legge è uguale per tutti”, perché la garanzia serve ai più deboli, non ai più potenti, a chi riesce a piegarla ai suoi interessi. Questo è il centrodestra. >
Conclude ovviamente con molta enfasi, un pizzico di retorica e una citazione di ezra pound:
<Basta con l’utilitarismo, basta con il calcolo del farmacista, basta con il meglio attendere domani. Bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo, bisogna dare un senso alla politica e bisogna farlo nel nome delle nostre idee e della nostra concezione politica. Ricordando quello che avevamo nel cuore a 18-20 anni, quando nessuno di noi pensava all’ingresso in Parlamento o a cariche istituzionali e nessuno era mosso dall’utilitarismo, né c’era qualcuno che diceva «aspetta non ti conviene, non lo dire, sai è permaloso». Tenendo bene a mente, come ci piaceva dire da giovani, che se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee o non valgono niente le sue idee o non vale niente lui come uomo. Allora, in nome di un centrodestra autenticamente liberale, nazionale, riformatore, sociale, europeo, avanti con Futuro e libertà per l’Italia! >
In sostanza ha castrato definitivamente berlusconi, lo ha lasciato col cerino in mano. Loro voteranno qualsiasi cosa se serve ad evitare formalmente la caduta del governo, salvo poi rompere fortemente i coglioni con la battaglia parlamentare e con tutto ciò che hanno a disposizione. Per andare al voto scaricando le responsabilità su Fini, Berlusconi dovrà inventarsi davvero qualcosa di geniale. Intanto, di fatto, il governo è caduto il 29 luglio e quello che c'è attualmente è una sorta di berlusconi bis, pur restando identica la composizione del governo, perchè l'assetto della maggioranza che lo appoggia è radicalmente cambiato.
Chissà se a qualcuno frega qualcosa di tutto ciò.
Per chi non avesse seguito provo a fare una sintesi, se ci riesco (un'ora e 20 densa di contenuti).
Inizia rievocando i momenti di svolta più importanti della sua storia politica personale e di quella della destra italiana, ma dichiara di provare questa volta un'emozione inedita (l'espressione e il tremore delle mani lo confermano): <mai nel mio cuore ci sia stata un’emozione forte come quella che provo ora. Questa festa del 2010, appuntamento rilevante per l’intera politica italiana, non solo per il Pdl.> Lascia quindi intendere che il 5 settembre 2010 sarà ricordato come il giorno della svolta più importante, l'approdo ad un a destra moderna ed europea da parte dei naufraghi di una destra esclusivamente italiana e indissolubilmente legata al berlusconismo. Il suo discorso sarà il manifesto di una nuova destra, come ammette persino Giannini di Repubblica.
La struttura del discorso di Fini è semplice e risponde a due domande: cosa è successo e cosa intende fare per il futuro.
<Che cosa è accaduto in questo periodo estivo? Non lo si capisce se non si va indietro al 29 luglio. Quando l’ufficio politico del Pdl, dopo una riunione durata un paio d’ore, in mia assenza, mi ha di fatto estromesso dal partito, che io ho contribuito a fondare in rappresentanza della destra italiana.>
Quindi elenca le sue note posizioni politiche e le critiche che ha rivolto alla propria parte politica e che gli sono costate la possibilità di restare all'interno del pdl. Critica i tagli lineari di Tremonti e in particolare quelli alle forze di polizia e i tagli alla scuola e alla ricerca, il federalismo tutto a favore del nord, la delegittimazione continua della magistratura, il non rispetto delle istituzioni, l'appiattimento del governo sulle posizioni della lega.
Strappa in particolare un grande applauso il passaggio contro la pagliacciata con Gheddafi:
<quello di Gheddafi a Roma, un personaggio che non ha nulla da insegnarci, è stato uno spettacolo indecoroso. Da ex ministro degli Esteri conosco le ragioni della realpolitik, posso anche arrivare a dire che ci possa essere una quota di realpolitik in una logica di interessi nazionali. Ma questo non può portare a una sorta di genuflessione nei confronti di chi non può in alcun modo ergersi nè a maestro, nè tantomeno a punto di riferimento.>
Critica in maniera decisa l'atteggiamento autoritario di berlusconi:
<Io gli ho contestato la sua attitudine a confondere la leadership con quello che è l’atteggiamento di un proprietario di azienda. >
<In un partito liberale non può esistere l'eresia perchè non può esistere l'ortodossia>
<Non si può essere accusati di lesa maestà perchè in una democrazia non ci sono sudditi, ma cittadini>
Tra le righe ne ha anche contro i telegiornali che definisce fotocopie.
Quindi dichiara definitivamente finito il pdl <Di fatto il 29 luglio il popolo delle libertà, così come era stato concepito, è finito perchè si è venuto meno all'impegno di garantire all'interno il confronto di idee. Il pdl non c'è più. Ora è il partito del predellino. Una forza italia allargata con qualche colonnello di an che ha solo cambiato generale e magari è già pronto a cambiarlo ancora qualora ne dovesse avere la necessità.>
Non solo, ma attribuisce in pratica a FLI il ruolo di pdl autentico, come una forza politica liberale e nazionale.
Quindi passa alla seconda domanda: che cosa accadrà.
<cosa accadrà? Fli non può rientrare in ciò che non c’è più, non accadrà. Non si entra in ciò che non c’è più, si va avanti con le nostre idee, con il nostro impegno, con la nostra elaborazione politica. Non ci ritiriamo in convento né erriamo raminghi in attesa del perdono.
I gruppi parlamentari non possono essere trattati – Berlusconi è un uomo di spirito e non se la prenderà – come se fossero dei clienti della Standa, che se non cambiano il supermercato dove fino a quel momento si sono serviti ottengono poi il premio di fedeltà. I parlamentari che stanno con noi hanno voglia di far politica, di parlare con la gente. Si va avanti con le nostre idee, con le nostre proposte, si va avanti senza farci intimidire da quello che è stato definito il “metodo Boffo”>
<sosterremo da donne e uomini liberi questo programma. Ma credo che non possa essere negato, a noi come a nessun deputato o senatore della maggioranza, di chiedere come si declineranno questi obiettivi del programma. Con spirito costruttivo chiederemo come si vuole dare vita a questo programma.>
<Cercheremo di dare vita a un patto di legislatura>
<È un “interesse nazionale”, e per questo riteniamo che sia avventurismo politico minacciare un giorno sì e l’altro pure le elezioni, magari per intimidirci e magari per regolare i conti con qualcuno. Governare è fatica, confidiamo nel senso di responsabilità di tutti, nessuno escluso. Perché il fallimento di questa legislatura sarebbe un fallimento per tutti: per me, per Fli, per Berlusconi. >
Quindi parla a lungo del federalismo fiscale, affermando la sua nota posizione che deve essere fatto senza svantaggiare ulteriormente il sud: giusto abolire la spesa storica ma i costi standard devono essere definiti in riferimento alla situazione particolare di ogni territorio.
Irride poi la lega: la padania può esistere solo nella testa di chi non conosce la storia oltre che la geografia.
Svela le promesse incompiute di berlusconi e l'asservimento del governo nei confronti della forza dirompente della lega:
<Ma che fine ha fatto nel programma quel punto con il quale si pigliavano gli applausi relativo all’abolizione delle province? Che fine ha fatto quel punto del programma che prevedeva la privatizzazione delle municipalizzate? È stato sufficiente capire che in alcune aree diventavano i tesoretti di un partito per allineare la Lega alla sinistra italiana. >
E insiste con convinzione:
<È inutile che dicano “facciano quello che vogliono”, perché lo faremo. Non servono a nulla gli ultimatum anche perché non ci spaventano. >
Poi, passaggio fondamentale, sottrae a berlusconi la possibilità di andare al voto con la scusa che "anche fini vuole abbatterlo per via giudiziaria", assicurando che:
<Nessuno è contrario al lodo Alfano o al legittimo impedimento. Siamo convintissimi che occorra risolvere la questione relativa al diritto che Berlusconi ha di governare senza che vi sia l’interferenza di segmenti iperpoliticizzati della magistratura che vogliono metterlo in fuorigioco. Affidare al dottor Stranamore – che è l’onorevole Ghedini – è incomprensibile. La soluzione non si trova mai e il problema si acuisce. Non va fatta una legge ad personam che danneggi parte della società, ma una legge a tutela del capo del governo, del capo dello Stato che esiste in molti paesi d’Europa.>
Ancora: critica aspramente il processo breve e la legge elettorale (assumendosi le sue responsabilità). Insiste sul fatto che è necessario affiancare a giustizia e federalismo anche i temi che interessano più da vicino la gente, il lavoro e lo sviluppo economico (quindi anche la riduzione delle tasse in particolare il quoziente familiare).
Sui grandi temi è un fiume in piena:
<È importante ricordare che il tessuto produttivo è diverso da altri paesi, si basa su imprese medio piccole. Si tagli il superfluo, ma non si lesini in infrastrutture, in ricerca, in produzione di eccellenze di avanguardia. Viviamo in una fase in cui i giacimenti culturali valgono più – nella globalizzazione – dei giacimenti petroliferi.>
Critica berlusconi per l'assenza dello sviluppo economico non ancora indicato, facendo implicitamente riferimento agli scandali che hanno portato alle dimissioni di esponenti del governo:
<È chiaro che deve essere un ministro capace di ragionare e lavorare con il ministro dell’Economia. Ed è chiaro che serve una politica capace di liberalizzazioni, una politica che riesca a dare vita al patto generazionale[...]La questione giovanile è centrale[...]C’è chi contrabbanda la flessibilità, che è invece necessaria per l’economia e per le imprese, con la precarietà permanente>
Pianta con decisioni le radici del FLI a destra quando parla dell'etica dello stato e delle tutele sociali:
<Il senso civico, il senso di appartenenza. Basta con questo egoismo diffuso, con questa Italia parcellizzata che non si fa più carico del disagio del vicino. Una politica nazionale non ha timore di parlare di legge come garanzia per il più debole. Perché da che mondo a mondo se si dice che “la legge è uguale per tutti”, perché la garanzia serve ai più deboli, non ai più potenti, a chi riesce a piegarla ai suoi interessi. Questo è il centrodestra. >
Conclude ovviamente con molta enfasi, un pizzico di retorica e una citazione di ezra pound:
<Basta con l’utilitarismo, basta con il calcolo del farmacista, basta con il meglio attendere domani. Bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo, bisogna dare un senso alla politica e bisogna farlo nel nome delle nostre idee e della nostra concezione politica. Ricordando quello che avevamo nel cuore a 18-20 anni, quando nessuno di noi pensava all’ingresso in Parlamento o a cariche istituzionali e nessuno era mosso dall’utilitarismo, né c’era qualcuno che diceva «aspetta non ti conviene, non lo dire, sai è permaloso». Tenendo bene a mente, come ci piaceva dire da giovani, che se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee o non valgono niente le sue idee o non vale niente lui come uomo. Allora, in nome di un centrodestra autenticamente liberale, nazionale, riformatore, sociale, europeo, avanti con Futuro e libertà per l’Italia! >
In sostanza ha castrato definitivamente berlusconi, lo ha lasciato col cerino in mano. Loro voteranno qualsiasi cosa se serve ad evitare formalmente la caduta del governo, salvo poi rompere fortemente i coglioni con la battaglia parlamentare e con tutto ciò che hanno a disposizione. Per andare al voto scaricando le responsabilità su Fini, Berlusconi dovrà inventarsi davvero qualcosa di geniale. Intanto, di fatto, il governo è caduto il 29 luglio e quello che c'è attualmente è una sorta di berlusconi bis, pur restando identica la composizione del governo, perchè l'assetto della maggioranza che lo appoggia è radicalmente cambiato.
Chissà se a qualcuno frega qualcosa di tutto ciò.