Magia [Finale] Garnet vs Shandris Dree

Silen

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Squillano le trombe e rullano i tamburi, il pubblico in delirio riempie ogni posto libero dell'arena principale; il Grande Torneo di Magia è arrivato all'epilogo. Si confrontano per la prima posizione l'arpia Garnet, alla sua prima partecipazione ad un torneo di questo livello, e Shandris Dree, un'altra esordiente in questo genere di competizioni. E' forse una finale imrpevista visti ig randi nomi che partecipavano alla comeptizione e sono via via stati eliminati ma certamente a scontrarsi oggi sono le due maghe migliori.

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«E quindi ho il secondo posto assicurato. Il che non è male visto e considerato tutto.» commentò Shandris mentre, intenta a farsi acconciare i capelli da una servitrice, si godeva l'espressione di Amdir.
«Hai avuto solo fortuna, lo sai sì?» replicò lui.
«La fortuna aiuta gli audaci. Mi sembra che dica così il detto, nevvero?» strizzò l'occhio all'arcimago.
«E a quanto pare anche i giovincelli particolarmente esuberanti...»
«Non puoi semplicemente essere contento per me? Per noi?» sbuffò lei, lievemente scontenta. «Voglio dire che lo scherzo è bello e fa anche ridere, ma dopo una certa una si indispone. Diglielo anche tu.» fece alla ragazza che le stava sistemando l'acconciatura e quella, di rimando, si strinse nelle spalle e guardò Amdir.
«Eh, oddio, tutti i torti non li ha, Arcimago. Shandris ha vinto uno scontro molto difficile, anzi due se consideriamo Shiver. Un minimo di riconoscimenti credo le vadano concessi.»
Il mago brontolò emulando una specie di bramito di dolore e sofferenza sin troppo teatrale.
«Forse potrei scendere a patti col fatto che sei molto brava. Forse persino migliore di me.»
«Ho sentito un complimento?»
«Forse.» rimarcò l'eldar.
«Secondo te è un complimento?» chiese alla serva.
«Secondo me sì, signorina. Secondo me è un complimento.»
Un secondo bramito di dolore si levò da Amdir Talarim.
«E come pensi di vincere alla finale? Eh? Hai visto di cosa è capace Garnet?» cercò di cambiare discorso, sviandolo via dalle sue gaffe a cascata.
«Ho visto perfettamente di cosa è capace e un uccellino mi ha anche detto che probabilmente è la maga più forte dell'Impero. Il che non mi sorprende a dire la verità, considerata la sua particolare condizione.»
«Intendi l'essere albina?»
«No, Amdir, intendo manipolare il flusso vitale. Hai mai pensato alle implicazione della cosa? Non parlo a quelle puramente belliche, ma a quelle sociali. Onestamente arrivata a questo punto sono più interessata ad approfondire la conoscenza di quel genere di magia che non a vincere questo torneo.» Oramai aveva già tra le mani la medaglia d'argento e si sentiva più che tranquilla, forse più di quanto non lo fosse mai stata durante l'intero torneo. Voleva conoscere, sapere, in lei c'era solamente una grande curiosità più che desiderio di rivalsa.
«L'ultima volta che qualcuno di noi ha utilizzato la magia del sangue non è finita benissimo, non penso ci sia bisogno io ti ricordi questa cosa.» Amdir affilò lo sguardo, dubbioso.
«Questo è vero, e non l'ho dimenticato, semplicemente non credo che sia il potere a determinare l'azione delle cose. Prendi le spaccature, in esempio, di per sé il loro potere non è più malvagio di un fulmine o di una palla di fuoco, ma è il gesto che c'è dietro a rendere abietta e deprecabile l'azione. Dor Lomin, Shatima... secondo te è colpa della magia o della crudeltà di chi ha lanciato quegli incantesimi?»
«Sei giovane e non ti faccio una colpa della poca lungimiranza che hai in tal senso, ragazza.» disse il mago, alzandosi in piedi dacché era seduto. «Ma se anche quanto dici è vero, perché è vero che è stata la crudeltà a fare quegli scempi, sappi però che è il potere stesso a corromperti, a renderti incapace di discernere il giusto dallo sbagliato, il bene dal male. Se col potere delle dita potessi far esplodere l'Impero e polverizzare Silene, lo faresti?» chiese, serio.
«È Molto probabile. E credo lo farebbe chiunque su Ea, non per odio ma per paura.» rispose lei, guardandolo.
«E questo cosa dovrebbe renderti? Un'eroina o un mostro?»
Lei alzò gli occhi al cielo, meditabonda.
«Ti sollevo io dal dubbio: un mostro. Quindi studia tutta la magia del mondo, affronta tutte le vicissitudini che Ea può offrire se desideri, e consulta tutti i maghi con cui riesci a parlare ma ricordati chi sei e non lasciare che la vittoria ti dia alla testa. Che lo faccia il potere.» poi si fermò per un secondo. «Solo una cosa dura per sempre, Shandris, e non è né potere né vita, ma la tua anima. Non venderla anzitempo, potresti pentirtene amaramente.»
Lei si rabbuiò, guardando in viso l'arcimago.
«Stiamo ancora parlando di me?»
Lui non rispose e uscì dalla tenda, lasciandola sola coi suoi dubbi.

[ ... ]

Shandris uscì nell'arena con addosso i migliori paramenti in suo possesso, tra gli applausi del pubblico esultante che si aspettava, quantomeno, una esibizione degna del gran finale del torneo. Alzò la mano libera per salutare, facendo una veloce piroetta su se stessa mentre procedeva al cospetto dell'arpia per dare inizio ai classici convenevoli pre-duello. Arrivatale vicino s'inchinò facendo tintinnare i vari gioielli che adornavano la sua veste, in un gesto di profondo rispetto e cortesia, poi parlò.
«È un onore potervi incontrare in questa finale, Garnet. Ho avuto modo di vedere il vostro operato e di assistere alle vostre dimostrazioni nel corso del torneo e, mi sento di dirvi, credo di avere molto da imparare sulla vostra arte.» sorrise. «Si tratta di qualcosa di affascinante ai miei occhi, sconosciuto perlopiù, e se vorrete una volta concluso questo evento, mi piacerebbe passare del tempo ad approfondire la questione con voi, se siete concorde. Credo che l'avvicinamento tra le nostro culture possa averci aperto nuove porte che prima erano, ahimé, chiuse ma siamo ancora in tempo per recuperare gli anni perduti.»
S'inchinò di nuovo. «Detto questo che vinca la migliore e, in ogni caso, già arrivare sino a qui è stato un traguardo di tutto rispetto per entrambe!» a quel punto voltò le spalle all'avversaria chiamando il favore del pubblico con l'ennesimo gesto delle braccia, esortandolo a fare un nuovo, scrosciante, applauso per il gran finale del torneo arcano; a quel punto si mise in posizione ed attese il consenso dei giudici di gara per procedere all'attacco.

Non potendo vantare dominio sulla vita, né potendo creare illusioni abbastanza forti, decise di fare l'unica cosa che le sembrò meno sciocca di attaccare a testa bassa, ossia tramutare il suo intero corpo in roccia. Non sarebbe riuscita a restare in quelle condizioni molto a lungo, ma finché l'avesse fatto avrebbe sopperito ai suoi flussi vitali utilizzando il semplice mana; così facendo sperava di rendere meno facile a Garnet il debilitarla e il prenderla di mira. Per colpire, invece, decise di sfruttare la tecnica che le sembrava aver funzionato meglio - e che la divertiva anche di più - sino a quel momento, ossia si lanciò - levitando - contro l'albina e iniziò menare fendenti magici a corto raggio generando tra le mani sottili e taglianti lame di pietra che, infrangendosi sullo scudo di Garnet avrebbero creato una miriade di frammenti da poter manipolare e reindirizzare nuovamente contro l'avversaria.
 

Silen

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Al contrario della sua avversaria, Garnet sembrava quasi dimessa, vestita com'era in una semplice tunica da maga bianca senza simboli o distintivi, nè portava gioielli o bracciali. In effetti quasi non la si sarebbe detta una appartenente del popolo alato tanto era stridente il contrasto con le sue corrazziali. La tipica Arpia era una creatura dalla vitalità esuberante e feroce, una forza della natura, in un certo senso. Garnet non era niente di tutte queste cose, financo il suo piumaggio appariva fine e delicato, di quel bianco livido che non è un vero colore quanto l'assenza di ogni colore e che si rifletteva nel colore smorto delle piume come nel pallore della sua pelle. In verità sembrava quasi un essere di un altro mondo, Garnet, diafana e fragile, delicata come una goccia di rugiada, diversa dalle sue Sorelle quanto una falena è diversa da una farfalla; una creatura uscita dall'eterea sostanza di un sogno e come un sogno irreale e destinata ad appassire nella violenta luce del giorno.
In mezzo a tanto biancore, gli occhi dell'Arpia spiccavano come due ferite nel volto pallido, le iridi intensamente rosse in una sclerotica leggermente rosata. Non c'era da stupirsi che qualcuno le avesse dato un nomignolo basandosi sul colore dei suoi occhi, no davvero. Eppure c'era più della semplice bizzarria delle iridi negli occhi di Garnet, più del colore rosso conferito dall'albinismo. C'era un intelligenza acuta e curiosa in quegli occhi, e la determinazione incrollabile che la avevano fatta divenire quella che era. E c'erano profondità cupe, in quegli occhi, angoli bui dove nessuna luce poteva giungere.
No, non era stato per caso che l'ignoto schiavarazza aveva scelto Garnet come nome per l'arpia albina: il rosso profondo e cupo del granato sembrava riflettere il colore degli occhi della figlia di Shiver molto meglio di quello di qualunque altra sfumatura di rosso presente nell'intero mondo minerale.

E ora quegli occhi erano intenti a scrutare Shandris, socchiudendosi leggermente alla luce del giorno, troppo luminosa per quelle iridi così delicate. Rapidamente, ma senza fretta, gli occhi di Garnet esaminarono la giovane maga eldar, valutandola e soppesandola.
"Non credo di avere scoperto nulla di veramente nuovo, in realtà" rispose in tono modesto agli elogi di Shandris "ogni guaritore degno di questo nome sa che con la propria magia non fa altro che rafforzare il flusso vitale di chi vuole curare, aiutando il corpo ad aiutare sè stesso. E se con la magia è possibile rafforzare il flusso vitale di una creatura, allora è certamente possibile fare anche altro...forse in questo è il mio solo vero contributo, nel guardare senza pregiudizi a quanto si può fare manipolando il flusso vitale. In pochi osano farlo, temendo di essere accusati di necromanzia, o peggio...ma perchè mai un guaritore dovrebbe essere tentato di imitare il risucchio vitale o l'imprigionamento dell'anima, o qualsiasi altra delle oscure arti dei non morti? La Magia del Sangue, così come voi la chiamate, permette di fare molto più di questo." Garnet inclinò il capo, continuando a studiare l'eldar "Shiver mi ha messo in guardia contro la tua magia della terra. Sgradevole è il termine che ha usato. Dovresti esserne contenta. La mia madre-vera non si fa impressionare facilmente. Si, credo che sarà interessante parlare con te." l'arpia sorrise snudando una dentatura parimenti bianchissima "Dopo aver vinto, magari."

L'inizio dell'incontro e la difesa di Shandris non sembrarono stupire l'arpia, che anzi annuì come se non si fosse aspettata niente di meno dalla sua avversaria del momento. Per la prima volta nel torneo, Garnet ricorse allora alla magia dell'aria...ma niente di particolarmente spettacolare o violento, in realtà. Una semplice brezza, che sembrava avere esattamente la forza e direzione voluta dalla arpia e che le faciltiava molto i movimenti, permettendole di evitare gli attacchi dell'altra, mentre attendeva che Shandris fosse costretta a riprendere la forma usuale. A quel punto avrebbe cominciato a bersagliarla di magie di controllo del flusso vitale, cercando di demolire le sue difese come già aveva fatto molte volte con i suoi avversari di quel torneo.
 

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Incontro appassionante fra le due maghe che hanno raggiunto la finale. Il primo attacco di Garnet, probabilmente grazie alla eccellente difesa dell'eldar va a vuoto mentre Shandris riesce ad assestare un colpo critico con le sua lame di pietra che infliggono un danno molto grave allo scudo vitale dell'arpia. In difficoltà, Garnet accusa il colpo e Shandris decide di incalzarla per infliggerle il colpo decisivo; sfortunatamente così facendo si espone un pò troppo, dando all'albina la possibilità di colpire con un micidiale contrattacco: stavolta è lo scudo di Shandris a sfrigolare sotto l'effetto micidiale della magia del Sangue.
Dopo questo micidiale scambio le due avversarie si studiano per qualche minuto senza perdersi di vista l'un l'altra, poi entrambe partono all'attacco nel medesimo istante; un lampo accecante generato dallos contrarsi delle opposte magie abbaglia per un attimo gli spettatori...
Ed è Garnet ad esserne uscita vittoriosa! La prima manche della finale è sua.

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Dopo un'altra combattutissima manche, Shandris Dree riesce a riequilibrare l'incontro protandosi in parità. La manche di spareggio determinerà chi delle due maghe sarà la campionessa del torneo Le Prestige.

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Il toneo di magia si conclude con una tiratissima vittoria di Garnet che ottiene l'ambitissimo titolo.

Classifica finale del Torneo di Magia

1) Garnet dell'Impero dell'Arpia
2) Shandris Dree del Principato di Minnonar
3) La Margravia Konstanze di Sylvania.
 
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