Yoshimi Shinigatsu nacque in una famiglia di mercanti di cavalli, visse per tutta l'infanzia in un ambiente rigido e gerarchico, costantemente a contatto con le famiglie nobili con cui i suoi genitori intrattenevano rapporti commerciali. I nobili erano i clienti migliori per i mercanti di cavalli e molto spesso erano anche gli unici che avevano.
Sin da piccola le venne insegnato a cavalcare, ma le vennero anche insegnati il rispetto per le gerarchie, il comportamento retto ed educato, l'obbedienza assoluta verso i potenti ed infine le venne insegnato a sopprimere tutte le emozioni in presenza di estranei.
La piccola Yoshimi a 10 anni si comportava già come una fredda signora dell'alta società, gli unici momenti in cui si abbandonava a dimostrazioni di affetto erano quelli passati con Huyun.
Huyun le era stato regalato dai genitori per il suo nono compleanno, era un purosangue perfettamente bianco, un cavallo dalle doti fisiche inarrivabili che divenne ben presto il migliore, nonché unico, amico di Yoshimi.
Gli anni passarono rapidamente, la famiglia di Yoshimi prosperava, e quella che una volta era una bambina divenne rapidamente una giovane donna.
Ma fu qualche giorno dopo il suo 15esimo anno di età che una banda di ladri attaccò il ranch della famiglia Shinigatsu rubando tutti i loro cavalli.
Ventitré cavalli di razza sparirono nel giro di una sola notte, i guardiani vennero trovati per lo più morti ma i pochi sopravvissuti raccontarono di una banda guidata da un certo Jenghi.
In quella notte non solo la famiglia di Yoshimi perse una buona fetta dei loro averi, ma lei stessa perse l'unico essere vivente a cui si fosse mai affezionata.
L'odio che provò per quei ladri e in particolare per il loro capo Jenghi era ben nascosto dietro la sua giovane maschera, ma non venne seppellito sotto un fiume di lacrime come sarebbe successo per maggior parte delle ragazze della sua età.
Yoshimi chiese ai suoi genitori di potersi arruolare nella guardia cittadina, voleva farlo per trovare i colpevoli, per portarli dinnanzi alla giustizia o persino, si trovò a pensare una sera, persino ucciderli se ne avesse avuto l'occasione.
La famiglia della ragazza non avrebbe mai acconsentito alla sua richiesta se fosse stata formulata solo il giorno prima, ma dopo il furto i genitori di Yoshimi erano consapevoli che ci sarebbero stati momenti difficili per loro ed avere una figlia in meno a cui badare sarebbe potuto essere un bene sia per lei che per loro.
Così chiedendo favori ad amici influenti e sfruttando l'istruzione, di molto superiore alla media, della loro unica figlia riuscirono a far entrare Yoshimi nella guardia cittadina come sottotenente e portavoce del corpo delle City Guards.
I suoi compiti non erano di prima linea, pur ricevendo l'addestramento alle armi delle guardie le sue mansioni difficilmente richiedevano l'uso della forza. Piuttosto serviva una lingua svelta e la capacità di trattare con i nobili e i ricchi mercanti della città.
Presto si accorse di essere incredibilmente portata per quel lavoro e non fu la sola ad accorgersene. Compiti sempre più delicati ed importanti le vennero assegnati ed il suo nome veniva pronunciato nelle corti più spesso di quello dei Re. Presto divenne un punto di riferimento, una persona universalmente conosciuta come ligia al dovere. Una persona corretta ed onesta oltre ogni ragionevole dubbio.
Nel frattempo in lei cresceva la volontà di fare di più per la sua gente, cresceva in lei la sete di giustizia e la volontà di portare i criminali di fronte al giudizio che spettava loro. La sua immagine esterna era ancora di una donna glaciale, impassibile, sempre e comunque cortese con tutti ma inflessibile nel suo lavoro e tuttavia ardeva in lei il desiderio di rendere quella città un luogo pulito e giusto.
Fu in questo periodo che avvenne l'episodio che le diede il suo soprannome.
A quel tempo Yoshimi aveva il grado di Vice-Comandante, nel cortile stava dando le ultime istruzioni ad una squadra speciale che, durante la notte, avrebbe fatto irruzione nel covo di presunti ladri di cavalli. La sua speranza, neanche troppo segreta, era che si trattasse proprio della banda di Jenghi, erano passati più di dieci anni da quel giorno ma lei ricordava bene il debito che quella banda e quel malvivente avevano nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia.
Mentre finiva il suo discorso, con il solito tono di voce pacato, gentile ma ferreo una delle guardie chiese cosa avrebbero dovuto fare nel caso avessero trovato nel loro covo un numero cospicuo di cavalli rubati.
Prima che Yoshimi potesse rispondere, un'altra guardia, che stava salendo a cavallo, volle fare quella che gli sembrava un'innocente battuta. Solo due parole, ma gli costarono assai caro.
La guardia disse, rispondendo al collega: “Una grigliata!”
Dicono che nessuno vide Yoshimi estrarre la spada, eppure un secondo dopo quella frase le mani della guardia reggevano ancora le briglie saldamente, ma il resto del corpo non stava più issandosi in groppa al cavallo. Il resto del corpo si stava dimenando a terra urlante.
Yoshimi, con la spada insanguinata in mano, aveva la stessa espressione di sempre, i suoi occhi avevano il loro sguardo gentile ed accondiscendente, la sua bocca non mostrava sorrisi o ghigni o qualunque altra smorfia.
Osservò la guardia che aveva posto la domanda e si limitò a rispondere: “Se troverete più cavalli di quelli che potete riportare qui chiamate rinforzi, tutto ciò che troverete andrà confiscato e portato qui alla base. “
Nessuno stava realmente ascoltando quelle istruzioni e tuttavia nessuno osava guardare il collega che si contorceva per terra. Gli sguardi impauriti di tutti erano fissi su di lei.
“Se non ci sono altre domande vi auguro buon lavoro.” disse con un leggero inchino rivolto ai suoi sottoposti “Sergente Henkin, per favore, chiami l'infermeria c'è un ferito.”
Dopo queste parole voltò le spalle e tornò al suo ufficio.
Da quel giorno Yoshimi Della Lama ebbe un ulteriore picco di notorietà.
Ma la sua scalata non si era ancora arrestata, quando Mustard, il Comandante in capo delle Guardie Cittadine andò in pensione lasciò il suo posto alla sua Vice come era tradizione.
Yoshimi fu il primo comandante donna delle Guardie Cittadine eppure nessuno ebbe nulla da ridire o se non altro nulla da ridire pubblicamente.
Il suo nuovo ruolo tuttavia portò, come era prevedibile, anche nuove responsabilità e presto Yoshimi si accorse di quanta influenza avevano realmente i nobili all'interno della vita cittadina.
Continue richieste di favori personali arrivano nell'ufficio del Comandante,ogni singolo nobile della città riteneva di poter disporre della Guardia Cittadina come meglio preferiva.
L'ormai trent'enne Yoshimi sapeva bene che era anche grazie all'appoggio della nobiltà e della classi più ricche della città che lei era al suo posto ma la sua rettitudine le impediva di prendere iniziative che andassero a favore solo di pochi eletti.
A complicarle la vita apparve una nuova banda di ladri in città, il loro obbiettivo preferito sembravano essere le dimore dei nobili e dei cittadini più abbienti. Il loro capo Paulson, era un ladro di incredibile abilità, gli sforzi della Guardia cittadina per acciuffare questi ladri di dimostravano quasi sempre vani di fronte all'incredibile abilità di Paulson.
Le pressioni da parte delle solite famiglie nobili su Yoshimi diventò insopportabile e ben presto la maggior parte delle guardie cittadine si trovarono ad essere impiegate nella caccia alla banda di Paulson.
Lentamente ma irreversibilmente tutte le certezze di cui era composta la vita di Yoshimi vennero messe in discussione, in lei crebbe il dubbio di aver passato l'esistenza al servizio di persone ingiuste. Crebbe la sensazione di essere solo uno strumento nelle mani dei potenti che la usavano per i loro personali interessi.
Fu sicuramente questo ciò che la portò ad essere meno accondiscendente verso i nobili, meno sicura degli ordini che le venivano impartiti e rappresentò, nella sua vita così rigida, una piccola ma importante rivoluzione anche se ancora non intaccò in maniera evidente il suo comportamento esteriore ed il suo operato come Comandante.
Tuttavia le cose erano destinate a cambiare, in tre notti Paulson mise a segno ben tre colpi in altrettante residenze del potentissimo Lord Takanada.
Alla terza notte Takanada in persona si presentò nell'ufficio del Comandante Shinigatsu, accusandola di incompetenza, di essere stata lei, con la sua incapacità a permettere a Paulson di mettere nel caos l'intera città. Yoshimi come suo solito non si scompose, sorrise a Lord Takanada e rispose “Lord Takanada sarà felice di sapere che le sue informazioni non sono del tutto corrette, pare infatti che la qualità di vita in città sia migliorata negli ultimi due anni... di certo non voglio prendermene tutto il merito ma i cittadini sono...”.
Takanada battè un pugno sulla scrivania di Yoshimi “Non mi interessa nulla dei cittadini, chi crede che sia che le permette di star qui a giocare a fare il Comandante? Sono IO. Questa città è mia ed i cittadini lavorano per me. Lei stessa lavora per me! Sarebbe ancora una misera venditrice ambulante di cavalli se...” Lord Takanada si interruppe quando si accorse che una lama si era materializzata ad un centimetro dal suo collo. “Devo pregarla, Lord Takanada, di lasciare questo ufficio o sarò costretta a metterla agli arresti per minacce ad un ufficiale della guardia cittadina.”
Lord Takanada, passato lo spavento iniziale, prese a ridere “Crede davvero di avere il potere per farlo? Lei non mi serve più Signorina Shinigatsu, da domani ho come l'impressione che verrà sostituita da un nuovo comandante. Addio.”
Prima che potesse uscire dalla stanza la voce del Comandante Shinigatsu risuonò limpida come sempre, ma chi la conosceva da sempre avrebbe notato, per la prima volta, una nota di rabbia in quel suono “Non c'è bisogno di aspettare domani. Pensavo di lavorare per la giustizia. Invece lavoravo per qualche Signorotto Locale di poco conto che tramite il suo titolo onorifico si sente superiore agli altri cittadini. Decisamente non è un lavoro che mi si addice, preferisco lavorare per qualcuno che ha dei meriti.”
Così detto lasciò, per sempre, la guardia cittadina.
Camminò a lungo per le strade di [città], quella notte la sua vita era cambiata, pensava.
Ancora non sapeva quanto sarebbe cambiata di lì a poco.
Passando per una via secondaria sentì un rumore, guardò in alto e vide dalla finestra di una grande abitazione nobiliare una figura ammantata di nero che si calava giù.
Scattò in avanti intimando al ladro di fermarsi, estrasse la spada, stava per dire “in nome della Guardia Cittadina” ma si fermò un attimo prima, deglutì e si limitò a chiedere “Chi sei? Cosa stavi facendo in quella casa?”.
Dopo qualche secondo di silenzio l'uomo vestito di nero rispose “Comandante Shinigatsu, che piacere, mi spiace non poter restare a chiacchierare con lei. Ma devo andare.”
Yoshimi gli si avventò contro prima che l'uomo potesse fare un passo, mise la spada di piatto in modo da colpirlo in testa e renderlo inoffensivo. Impiegò qualche decimo di secondo per capire cosa stesse succedendo quando il suo avversario, senza neppure provare a schivare il colpo, prese con una mano la lama dell'arma, gliela strappò di mano e la colpì con l'elsa al volto.
Yoshimi sapeva di essere un combattente esperto, era uno spadaccino rapido e preciso quando impugnava la sua Katana, eppure quell'uomo sembrava superiore a qualunque altro essere umano. Prima che potesse formulare qualunque ipotesi avvertì una sensazione di benessere.
Era strano, non era giusto provare quelle sensazioni in quel momento eppure lei si sentiva quasi felice, si sentiva lucida e cosciente di tutto ciò che la circondava.
Del dolore del colpo subito non c'era alcuna traccia, la stanchezza dell'intera giornata se non dell'intera vita era sparita. Non era più preoccupata per la situazione in cui si trovava, lei sapeva di essere nel giusto e avrebbe prevalso.
Solo in quel momento si accorse della luce, una potente luce bianca veniva emanata dal suo corpo, non era più a terra, era in piedi anche se non ricordava di essersi alzata.
Era una persona nuova e sentiva il suo potere espandersi attorno a lei, al di sopra della sua testa la luce aveva formato una colonna, al suo interno l'immagine di un cavallo bianco, incredibilmente somigliante al suo Huyun, si ergeva per svariate decine di metri nel cielo.
Adesso lei Sapeva, aveva coscienza di ciò che stava accadendo, si sentiva superiore. Si sentiva Esaltata.
Quando osservò meglio quello che era il suo avversario si rese conto della nuova situazione, lei non voleva combatterlo perché lui era come lei, era un suo alleato nella battaglia per la giustizia, le si avvicinò e le disse con un tono piuttosto preoccupato “Vieni, dobbiamo scappare da qui, è pericoloso”. Yoshimi non aveva ancora realizzato il perché ma di sicuro lui aveva ragione. Sapeva di essere nel giusto ma era braccata da coloro che invece non volevano che la giustizia prevalesse.
Scappò fin fuori dalla città, mentre sentiva in lontananza i rumori e le urla di coloro che li cercavano. In qualche modo non fu neanche sorpresa di vedere un altro uomo che dal bosco veniva verso di loro portando due cavalli.