Toga!
Chosen one
A causa degli accadimenti accorsi a Gerusalemme, il pontefice ratificò immediatamente la bolla "De concordiae ecclesiae" dove molto linearmente si stabilivano le seguenti istanze:
- La visita pastorale di Sua Santità in persona alla corte di Re Lucio in Gerusalemme per sottoporre il Re ad un giuramento di fedeltà direttamente al Pontefice.
- La condanna della prematura incarcerazione in un processo definito "sommario et ignominoso" ad un cardinale di Santa Romana Chiesa, da parte dell'Alto Consiglio cittadino.
- La rivendicazione da parte del romano pontefice all'esclusivo giudizio dell'operato di ogni cardinale e di ogni ministro della Santa Romana Chiesa, entro o fuori le mura vaticane, secondo il diritto canonico della Chiesa stessa. Ogni condanna temporale che sospendeva o impediva ad un ministro della chiesa romana l'esercizio delle sue funzioni pastorali, era da considerarsi illegittima in quanto solo il Papa aveva il potere di sospensione a divinis di un proprio ministro.
- L'istituzione di un tribunale ove condannare duramente gli assassini del Patriarca gerosolomita.
- L'apertura di una dieta ad Acri in cui si sarebbe dovuto dibattere del futuro dell'organizzazione dell'Alto Consiglio del Regno e dove si sarebbe prodotta una revisio del procedimento a carico del card. Herail, di modo da rendere giustizia alla verità di Cristo aldilà di ogni ragionevole dubbio.
- L'intimazione alla Serenissima Repubblica di Venezia a rimuovere immediatamente il blocco navale contro la città di San Giovanni Acri e di riammettere i membri dell'Ordine Templare a Venezia. Pena la scomunica immediata del Doge.
-L'esortazione all'Ordine del Tempio a cessare ogni raccolta di elemosine presso la basilica di San Marco, di cui il papa disponeva la gestione esclusiva al Doge di Venezia e al Patriarca di Venezia stessa. La posizione veneziana era giudicata lecita utque a priore e quindi accettabile nella sua richiesta formale, esistendo una bolla precedente che garantiva il diritto a considerare San Marco proprietà personale del Doge.
Stefano X restava in attesa di sapere le risposte dell'Alto Consiglio gerosolomita, del Gran Maestro dell'Ordine dei Templari e del Doge veneto a riguardo della sua bolla.
- La visita pastorale di Sua Santità in persona alla corte di Re Lucio in Gerusalemme per sottoporre il Re ad un giuramento di fedeltà direttamente al Pontefice.
- La condanna della prematura incarcerazione in un processo definito "sommario et ignominoso" ad un cardinale di Santa Romana Chiesa, da parte dell'Alto Consiglio cittadino.
- La rivendicazione da parte del romano pontefice all'esclusivo giudizio dell'operato di ogni cardinale e di ogni ministro della Santa Romana Chiesa, entro o fuori le mura vaticane, secondo il diritto canonico della Chiesa stessa. Ogni condanna temporale che sospendeva o impediva ad un ministro della chiesa romana l'esercizio delle sue funzioni pastorali, era da considerarsi illegittima in quanto solo il Papa aveva il potere di sospensione a divinis di un proprio ministro.
- L'istituzione di un tribunale ove condannare duramente gli assassini del Patriarca gerosolomita.
- L'apertura di una dieta ad Acri in cui si sarebbe dovuto dibattere del futuro dell'organizzazione dell'Alto Consiglio del Regno e dove si sarebbe prodotta una revisio del procedimento a carico del card. Herail, di modo da rendere giustizia alla verità di Cristo aldilà di ogni ragionevole dubbio.
- L'intimazione alla Serenissima Repubblica di Venezia a rimuovere immediatamente il blocco navale contro la città di San Giovanni Acri e di riammettere i membri dell'Ordine Templare a Venezia. Pena la scomunica immediata del Doge.
-L'esortazione all'Ordine del Tempio a cessare ogni raccolta di elemosine presso la basilica di San Marco, di cui il papa disponeva la gestione esclusiva al Doge di Venezia e al Patriarca di Venezia stessa. La posizione veneziana era giudicata lecita utque a priore e quindi accettabile nella sua richiesta formale, esistendo una bolla precedente che garantiva il diritto a considerare San Marco proprietà personale del Doge.
Stefano X restava in attesa di sapere le risposte dell'Alto Consiglio gerosolomita, del Gran Maestro dell'Ordine dei Templari e del Doge veneto a riguardo della sua bolla.