Mikhail Mengsk
MSPAINT OVERTYRANT
Crenshin I, Sistema Stellare di Crenshin, spazio Valkari.
Amir Dharbayani era deciso. Mortalmente deciso. Intorno a lui patetiche orde di non-illuminati si affannavano nelle loro patetiche vite, adempiendo a doveri senza senso. Come piccoli esseri ciechi e sordi, non potevano che trascinarsi nella polvere, mentre lui camminava nella luce, riempiendo le proprie orecchie della voce del Verbo.
Non sapeva esattamente cosa Essa sussurrasse: spesso non era che una cacofonia di mille voci sibilanti, che popolava le sue notti e i suoi giorni. Inizialmente aveva creduto di impazzire, poi aveva Capito.
Improvvisamente si era reso conto di poter discernere ordini e comandi in quell'apparente caos senza senso: ordini meravigliosi, sublimi.
I suoi poteri innati gli erano stati donati alla nascita, frutto di chissà quale pasticcio genetico di quei ciechi dei suoi genitori, ma l'effetto era stato quello di metterlo in comunicazione con qualcosa di superiore. Per anni li aveva usati in segreto, per ritagliarsi una fettina di "benessere" fra le legioni degli Ignari.
Stolto.
Il Verbo lo aveva svegliato dal suo torpore. Adesso avrebbe mostrato la sua Illuminazione a tutti. Da giorni aveva smesso di recarsi al lavoro come tutti gli altri sciocchi; aveva preparato la sua mente al Grande Balzo verso la Luce. Era sudato e tremante per lo sforzo di concentrazione richiesto; i suoi vicini sulla leviferrovia gli avevano chiesto se stava bene. Li aveva ignorati, e nessuno gli aveva più rivolto la parola. Forse lo consideravano pazzo. Pazzo! HAHAHHAHAHA.
La carrozza si fermò alla stazione 15/sublivello B. Sulle banchine centinaia di altri ciechi aspettavano di salire. Era il momento giusto.
Amir lasciò che la sua mente entrasse in contatto con il Verbo, rilasciando tutta l'energia che stava accumulando da giorni. Mentre la sua coscienza scompariva in un urlo abominevole, ebbe solo una frazione di secondo per avvertire l'orrore più profondo che avesse mai provato in vita sua, e un'altra frazione di istante per rendersi conto del suo errore.
Una luce bianca e purissima si accese nella carrozza della leviferrovia.
La luce invase l'intero convoglio, e le banchine adiacenti.
La luce inghiottì persone e cose.
E quanto svanì restarono soltanto le urla.
Amir Dharbayani era deciso. Mortalmente deciso. Intorno a lui patetiche orde di non-illuminati si affannavano nelle loro patetiche vite, adempiendo a doveri senza senso. Come piccoli esseri ciechi e sordi, non potevano che trascinarsi nella polvere, mentre lui camminava nella luce, riempiendo le proprie orecchie della voce del Verbo.
Non sapeva esattamente cosa Essa sussurrasse: spesso non era che una cacofonia di mille voci sibilanti, che popolava le sue notti e i suoi giorni. Inizialmente aveva creduto di impazzire, poi aveva Capito.
Improvvisamente si era reso conto di poter discernere ordini e comandi in quell'apparente caos senza senso: ordini meravigliosi, sublimi.
I suoi poteri innati gli erano stati donati alla nascita, frutto di chissà quale pasticcio genetico di quei ciechi dei suoi genitori, ma l'effetto era stato quello di metterlo in comunicazione con qualcosa di superiore. Per anni li aveva usati in segreto, per ritagliarsi una fettina di "benessere" fra le legioni degli Ignari.
Stolto.
Il Verbo lo aveva svegliato dal suo torpore. Adesso avrebbe mostrato la sua Illuminazione a tutti. Da giorni aveva smesso di recarsi al lavoro come tutti gli altri sciocchi; aveva preparato la sua mente al Grande Balzo verso la Luce. Era sudato e tremante per lo sforzo di concentrazione richiesto; i suoi vicini sulla leviferrovia gli avevano chiesto se stava bene. Li aveva ignorati, e nessuno gli aveva più rivolto la parola. Forse lo consideravano pazzo. Pazzo! HAHAHHAHAHA.
La carrozza si fermò alla stazione 15/sublivello B. Sulle banchine centinaia di altri ciechi aspettavano di salire. Era il momento giusto.
Amir lasciò che la sua mente entrasse in contatto con il Verbo, rilasciando tutta l'energia che stava accumulando da giorni. Mentre la sua coscienza scompariva in un urlo abominevole, ebbe solo una frazione di secondo per avvertire l'orrore più profondo che avesse mai provato in vita sua, e un'altra frazione di istante per rendersi conto del suo errore.
Una luce bianca e purissima si accese nella carrozza della leviferrovia.
La luce invase l'intero convoglio, e le banchine adiacenti.
La luce inghiottì persone e cose.
E quanto svanì restarono soltanto le urla.