[Ducato di Milano - Editto] Del Commercio

Balto

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Sia noto a tutti gli uomini che, per volontà di Sua Grazia, il Duca Jacopo, primo del suo nome, della casa Torriani, d'ora in avanti:

La moneta avente corso nelle terre lombarde è ora il Ducato d'oro e la sua decima parte, il fiorino d'argento, tali monete, aventi ora uno specifico peso et serrate* sul lato, recanti l'effige del compianto Martino il Gigante, padre di Sua Grazia, che trovò gloriosa morte combattendo gl'infedeli in Terra Santa.

La tosatura delle monete è pratica, oltre che inutile vista la serratura del novello conio, deplorevole e quindi punibile con il taglio della mano che reca l'offesa, la pena per la seconda recidiva è la morte per impiccagione.

La pratica del presitito ad interesse è, come vuole la Santa Madre Chiesa, peccato, e quindi proibito, soltanto i non cristiani hanno permesso di praticarlo senza incorrere in pene**.

I mercanti che ne presenteranno richiesta, pagando alle casse ducali la somma di 1 Ducati d'oro, vedranno loro rilasciata patente abilitante il maneggiare e custodire grande quantità di moneta straniera**, ed abilitante la la sottoscrizione di lettere di credito; tale patente da essere rinnovata annualmente alla somma di mezzo Ducato d'oro ovvero cinque fiorini d'argento.

I mercanti originari del ducato che da terre straniere importano beni rari non di facile reperibilità all'interno del ducato sono esentati per l'ammontare di tre quarti dai dazi dovuti al momento del rientro in territorio lombardo.

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La tosatura delle monete era, come suggerisce il nome, tosare o "rasare" il lato della moneta (di metallo prezioso, di solito oro) onde ricavarne un quantitativo di polvere preziosa, vedendo così diminuito il valore della moneta visto il minor peso, l'unico modo efficace per contrastare tale pratica era di serrare=segare le monete sul lato (zigrinarle). Questa contromisura era già stata messa in opera dagli antichi romani su alcune loro monete, apprezzate (in particolare dai popoli germanici) proprio per la possibilità di individuare ed evitare la tosatura.

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Il prestito ad interesse era allora equiparato all'usura e considerato peccato per la Chiesa, tale pratica era consentita e praticata esclusivamente dagli ebrei. L'unico modo che i mercanti avevano per aggirare tale divieto era maneggiare le monete estere ed eseguire operazioni di cambio a tassi concordati su queste (un po' come i futures odierni), nacondendo l'interesse nel tasso di cambio e quindi aggirando il divieto ecclesiastico
 
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