Racconti dal treno
L' uomo portava un piccolo bagaglio a mano, una specie di fagotto, che appoggiava lungo la spalla
destra, una volta trovato un posto libero ci appoggiò sopra le sue poche cose per appropriarsene, con
calma poi cominciò a togliersi il cappotto.
Faceva freddo e il treno non era riscaldato, alzando lo sguardo, poteva ora
vedere i suoi temporanei compagni di viaggio, nel sedile proprio di fronte al suo si trovava un
bambino intento a giocare con un cellulare, mentre subito alla sua sinistra una donna adulta,
probabilmente la madre.
Nessuno dei due sembrava badare a lui, compiaciuto di questa assurda possibilità di passare
inosservato, frugando nel suo bagaglio ne tirò fuori un piccolo libro il quale aveva la rilegatura
perfettamente intatta.
L' uomo passò la mano più volte lungo la superficie del libro, dopodichè sfogliò pigramente le
pagine fino a dare un' occhiata all' ultima, un piccolo cenno di piacere fece capolino sul suo volto.
Dopo aver letto le prime righe, i primi sbadigli cominciarono a distrarlo, gli occhi gli si
inumidivano di lacrime ad ogni sbadiglio e questo dava l' imbarazzante impressione che fosse
commosso da quel che leggeva, fortunatamente però le persone che aveva di fronte guardavano da
tutt' altra parte, sotto, o dietro, comunque non davanti.
L' ennesimo sbadiglio alla sola prima pagina scatenò in lui un inaspettato moto d' azione, chiuse il
libro infilandoci dentro il biglietto del treno come segnalibro, si alzò per andare verso il bagno.
Erano diversi giorni che non si specchiava, della barba irregolare aveva cominciato a crescere sul
suo viso, passandosi istintivamente la mano sulle guance riscoprì casualmente il piacere di un gioco
infantile: coprirsi con una mano una parte del volto e tentare di riconoscersi nella nuova immagine
di sè.
Gli sembrò di aver passato troppo tempo in bagno quindi senza neanche urinare tornò di nuovo al
suo posto, il piccolo libro era lì appoggiato sul suo sedile, doveva per forza riprenderlo in mano per
sedersi.
Dopo essersi di nuovo sistemato di fronte al bambino con il cellulare, aprì nuovamente la prima
pagina del libro per continuare a leggere. Gli sbadigli tornarono ad assillarlo, chiuse gli occhi
innervosito e lasciò cadere il peso della testa qualche istante sul suo braccio sinistro.
Aveva freddo, si alzò per andare a prendere il proprio cappotto che aveva probabilmente
dimenticato in bagno, trovò però la scritta "Guasto" sulla porta, ora bloccata, gli sembrava
impossibile e questa sua impressione veniva confermata dal fatto che la scritta era stata fatta direttamente sulla porta e, soprattutto, con la chiara grafia di un bambino.
Decise quindi di andare al bagno della carrozza più avanti. Superato il breve corridoio che unisce i
vari pezzi di treno, vide i contorni di una figura familiare che si trovava al fondo della carrozza, una
ragazza di cui sicuramente conosceva almeno i capelli.
La ragazza era di spalle rispetto a lui, alzava ed abbassava scattosamente la sua mano sinistra,
sembrava immersa in un discorso piuttosto animato, nel raggiungerla doveva però salutare i tanti
amici seduti ai sedili precedenti, molte mani si tendevano verso di lui e lui doveva stringerle tutte:
alcune amichevolmente, altre cordialmente.
Aveva la percezione chiara e distinta che quella ragazza sarebbe scesa di lì a poco, infatti poteva
vedere il treno che entrava in stazione e cominciava a rallentare, in preda al terrore di lasciare
qualche amico senza saluto tentò freneticamente di stringere tutte le mani, nel farlo però perse l'
equilibrio a causa dell' arresto brusco del treno.
Stava cadendo, lentamente ma stava cadendo, le mani protese verso di lui, a cui ora si aggrappava,
venivano giù con lui senza oppore la minima resistenza.
Una risata di bambino fu l' unica cosa che sentì dal buio della caduta, subito seguito da un
ammonimento severo da parte di una voce femminile, aperti gli occhi vide di fronte a sè il bambino,
sentiva parte del volto impiastricciato di saliva e si rese conto di aver colpito il finestrino con la
testa.
La bocca impastata e la saliva incollata alla sua guancia sinistra lo obbligarono ad andare al bagno
per sciacquarsi il volto. Qualcuno però doveva averlo usato senza tirare lo scarico, istintivamente
guardò dentro la tazza e alzò il colletto della maglietta fino a coprirsi il naso.
Raggiunto lo specchio si rese conto che l' unica parte scoperta del suo viso erano gli occhi, che ora
gli sembravano colmi di una paura abissale, non gli era mai capitato di guardarsi solamente negli
occhi, in genere c'erano almeno la bocca o il naso su cui distogliere lo sguardo.
Rimase qualche istante immobile a consultare i propri occhi, non aveva il coraggio di abbassare la
maglietta per il terrore di trovarsi la bocca contratta di una smorfia terrorizzata.
Solo dopo aver dato le spalle allo specchio ed essere uscito dal bagno tolse la maglietta dal volto,
tornò al suo posto, il bambino e la donna erano andati via, prese di nuovo in mano il libro al punto
dove l' aveva lasciato: dalla forma delle parole si rese conto di essere arrivato alla seconda pagina, o
forse invece nel dormiveglia aveva involontariamente mosso il libro e si era voltata pagina, eppure
il biglietto indicava la prima pagina non la seconda.
Chiuse il libro infastidito da questi pensieri, stavolta poteva finalmente lasciarlo nel sedile – ormai
libero – di fronte al suo e non essere obbligato a prenderlo in mano per sedersi.
Qualche istante dopo passò il controllore, di cui poteva vedere solamente la giacca senza alzare lo
sguardo, istintivamente sfilò il biglietto dall' interno del libro prendendolo per l' estremità che
fuoriusciva e lo consegnò al controllore.
Ottenuto il biglietto, silenzioso, rimase con il dubbio su quale fosse la pagina in cui lasciare il
segnalibro.