GDR Bhakim: la Colta, la Forte, la Capitale

Mikhail Mengsk

MSPAINT OVERTYRANT
Bhakim era stata la capitale del Jayathi Riyasaat da più di 1500 anni, da ben prima dell'arrivo dell'Impero. L'antica tribù guerriera dei Jayathi conquistò con le armi quello che era un centro culturale di confine, importante ma periferico, con lo scopo di farne una roccarforte: la posizione defilata con il deserto alle spalle creava un perimetro difensivo naturale più facile da controllare, e le colline sulle quali sorgeva erano facilmente difendibili. L'aristocrazia filosofica che governava la città non si aspettava di diventare il bersaglio dei brutali Sipahasalaar Jayathi, famosi per i saccheggi e le battaglie sanguinose, e la resistenza non fu neanche presa in considerazione: appena gli avamposti periferici caddero e la volontà di conquista degli invasori fu palese, la città si arrese.

Dopo aver respinto i primi assalti delle tribù che si erano dichiarate "protettrici" della città ed averne potenziato le fortificazioni, i Jayathi iniziarono la loro campagna di conquista, che raggiunse il culmine dopo vent'anni di guerre. A quel punto i Jayathi erano diventati l'ennesimo Riyasaat emergente, contro il quale si formarono le prime coalizioni. Cent'anni di conflitti cementarono la posizione Jayathi in mezzo ai Riyasaat rivali, ma non gli consentirono altro che brevi espansioni seguite da rapide ritirate di fronte a forze coalizzate. Nonostante le spinte in tal senso, la capitale non venne mai spostata: rimaneva il simbolo del momento in cui i Jayathi avevano iniziato la propria ascesa, e soprattutto rimaneva una posizione ben difendibile.

Bhakim era diventata una cittadella militare, la sua Grande Biblioteca gradualmente marginalizzata in favore della possente Torre di Bronzo voluta da Sangham Singh il Costruttore. Enormi caserme svettavano agli angoli della Città Vecchia, al di fuori delle Antiche Mura ma all'interno della Seconda Cerchia. I burocrati erano ancora i padroni dell'amministrazione, ma i militari erano la vera classe dominante. Diversi assedi non riuscirono però a rovinarne la bellezza: i materiali prediletti dei vecchi Nobili Filosofi erano stati "adottati" dai Jayathi, e l'intera città era costruita di pietra gialla, decorata di marmi Giallo Antico e costellata di statue di Porfido Rosso e Verde. L'effetto visivo era notevole: per quanto non potesse raggiungere lo splendore del Cuore dell'Impero, Bhakim era più intonata allo stile Aidar ed era unanimemente considerata una delle loro città più belle.

L'Impero portò grandi cambiamenti: i militari vennero ridimensionati, lasciando più spazio all'amministrazione civile. La Grande Biblioteca vide un breve periodo di splendore prima che altre priorità la riportassero leggermente in ombra. La porpora imperiale si insinuò nello stile architettonico: diversi edifici destinati ad ospitare i mercanti, diplomatici e militari Imperiali vennero abbattuti e ricostruiti nello stile di Thronos. Sotto l'Impero ci furono discussioni riguardo allo status di capitale di Bhakim, ma non fu mai fatto alcun serio tentativo di spostarla.

L'epidemia spopolò rapidamente la città, e l'intera area urbana al di fuori delle Antiche Mura andò in rovina. Le grandi caserme vennero abbandonate, la popolazione concentrata intorno al centro cittadino o dispersa nelle campagne. Alla fine dell'epidemia Bhakim era l'unica vera città rimasta nel Riyasaat ridotto che era sopravvissuto al caos. Ancora una volta c'era chi si chiedeva se non fosse il caso di spostare il centro amministrativo più a Nord, vista anche la necessità di riaprire i commerci con l'Impero. Baji Rao entrò nella Sala dei Pradhi per ultimo come tradizione, sapendo di dover affrontare la questione all'ordine del giorno. La comoda poltrona del Mahapradana accolse il suo fisico asciutto senza problemi. La pelata ben lucidata era scevra di corone: egli non era che un amministratore; preferiva in ogni caso vesti comode e riccamente decorate, oltre ai suoi baffi coperti dalla cera dorata.

"Namaste, miei Pradhi. Che si dia inizio alle discussioni. Come da programma, si discute l'eventuale spostamento della capitale."

Le discussioni furono lunghe ed estenuanti, ancorché tranquille e pacate. La tradizione vietava gli alterchi violenti nella Sala dei Pradhi: gli eventuali Pradhi che avessero superato il limite della discussione civile sarebbero stati accompagnati nella Sala della Tranquillità e placati dai servitori tramite rinfreschi e massaggi. Qualche Pradhi particolarmente svogliato o burlone in passato aveva appositamente alzato i toni per usufruire della Sala, suscitando qualche risatina e una bonaria reprimenda da parte del Mahapradhana.

Quest'oggi comunque le discussioni furono più lunghe del solito, e la Sala della Tranquillità venne utilizzata per una seduta di gruppo per consentire a tutti i Pradhi di rifocillarsi e riposarsi. A tarda serata, alla luce delle torce, Baji Rao si alzò per ufficializzare la decisione.

"Miei Pradhi, dalle discussioni è emerso che per quanto Bhakim possa in futuro rivelarsi inadeguata come posizione geografica rispetto alle nostre ambizioni, è nondimeno al momento la nostra opzione migliore. La storia e le necessità culturali e militari hanno la precedenza su una geografia ancora tutta da determinare. Manderemo gli strilloni a declamare la nostra decisione, che non credo sorprenderà nessuno."

L'assemblea si sciolse, la decisione era presa.

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