Battaglie turno 8:

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Guerra civile:

Forze in campo:

Esercito regio d'Inghilterra contro esercito del duca di York.


L'esercito di Jhon Seymour si muoveva compatto fra le fitte foreste irlandesi, lasciato senza una direttiva precisa dal comando centrale si affidava unicamente all'abilità del suo comandante. Le truppe del duca di Leinster-York, inferiori di numero e comandate dal figlio Edoardo, attendevano l'arrivo dei nemici per colpirli alla sprovvista dopo settimane di marce forzate.
La pioggia batteva pesante sui rami robusti, l'umidità era palpabile nell'aria.

La battaglia:

I circa 5000 fanti del Leinster si divisero in due tronconi, cercandi di colpire l'armata regia mentre si trovava ancora in marcia.
L'effetto iniziale, con una carica sui lati di diverse centinaia di fanti leggeri e lancieri, lasciò spiazzate le truppe inglesi che cercarono istintivamente di compattarsi a formare un quadrato.
Volarono i primi proiettili di archibugio e le salve di freccie, che fecero parecchi morti. Fra le file degli archibugieri furono decisamente numerosi i casi di inceppamento dati dalle condizioni climatiche dopodichè fu la volta dello scontero corpo a corpo.
Le truppe inglesi, che disponevano di oltre il doppio di quelle York, risposero con la forza della propria fanteria pesante e di un folto gruppo di picchieri sul lato destro.
Inizialmente gli inglesi parvero avere rapidamente la meglio ma l'imbottigliamento delle linee dovuto al ripiegamento degli archibugieri non facilitò il combattimento ai picchieri, che vennero presi su due fronti e fatti a pezzi.
Il buco venne tappato da una carica della cavalleria pesante inglese che, nonostante lo spazi ristrettissimo, seppe farsi valere.
a questo punto gli irlandesi tentarono una carica di potenza sul lato sinistro che purtroppo fu interrotta anche se gli inglesi persero diverse centinaia di uomini.
Era chiaro come la battaglia fosse ormai persa e le truppe York non poterono fare altro che ritirarsi.


Esito:

Vittoria di misuta dell'esercito inglese.
Gli inglesi lasciano sul campo circa 4000 uomini.
Gli York lasciano sul campo circa 3500 uomini.
 

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Fuoco e fiamme a Bergamo:

Forze in campo: esercito milanese contro esercito veneto, ferrarese, fiorentino


Dopo l'improvviso attacco a Verona, le truppe della Lega Italica si spostarono verso nord, congiungendosi nuovamente per puntare sulla fortificata Bergamo, ambita e mai dimenticata dai veneti.
Questi erano i leader della battaglia con il loro doge ma soprattutto il valente Antonio Gritti, veterano di mille battaglie. Seguivano le ben armate truppe della repubblica fiorentina e un certo numero di rinforzi di ferrara, più alcuni gruppi di mercenari.
In totale l'esercito era molto forte, contando più di 25.000 soldati. I milanesi si erano trincerati sulle colline, sperando di ottenere una vittoria come quella di 50 anni prima, tuttavia questa volta il tempo era calmo e non erano avvantaggiati dalla pioggia.
Galeazzo in persona comandava le sue truppe, mentre il cugino Ludovico era impegnato a combattere il nemico nelle retrovie, con sortite di ogni tipo.

La battaglia:

Gritti, confidando nella superiorità del proprio fuoco incrociato, comandò un'avanzata generale delle truppe da tiro, nonostante lo svantaggio della collina.
Purtroppo il presagio si rivelò infastudo, di fatti i milanesi disponevano di un fortissimo parco fra tiratori e archibugieri, riuscendo a causare numerose vittime grazie alla posizione sopraelevata. Gli scontri continuarono per circa una mezzora, vedendo una netta rimonta delle truppe venete, che seppero sconfiggere almeno 500 nemici con la loro possanza, tuttavia andò malissimo per le truppe alleate che si disorganizzarono a causa della paura e fecero meno di un centinaio di perdite a fronte di almeno 400 subite.
A questo punto Gitti decise di fare affidamento sulla superiorità numerica della massa dei suoi, lanciando un attacco coordinato su per la collina.
Inizialmente gli aggressori si mossero abbastanza rapidamente, per poi rallentare pesantemente sotto una fitta pioggia di proiettili, che andava di pari passo con la salita delle truppe.
I cadaveri cominciavano rapidamente a contarsi a centianaia e per i vivi divenne ancora più faticoso scavalcare i morti per proseguire.
La cavalleria milanese tentò una sortita per far guadagnare ai suoi maggior tempo ma una folta schiera di lancie impedì ai soldati di colpire il nemico sul fianco, costringendoli a ripiegare.
Nonostante ora i morti fossero già divenuti migliaia, alla fine le truppe alleate riuscirono a scalare la collina e ad abbattersi sulla trincea milanese.
La centro Galeazzo pose sè stesso con 2000 picchieri veterani, che ressero benissimo l'urto di alcuni gruppi di fanti leggeri, falciandoli.
Sul lato sinistro i lancieri milanesi si scontrarono con la loro controparte, riuscendo a combattere degnamente.
Il lato destro, inzialmente coperto solamente da mille miliziani, pareva sul punto di cedere ai fanti pesanti veneti ma un'improvvisa carica della cavalleria milanese si infilò permettamente nel fianco del nemico, causando grande paura.
La cavalleria leggera veneta riuscì a compiere un lungo giro per massacrare i tiratori nemici alla spalle. Dopo un iniziale successo, mandando in rotta un reparto di arcieri, fu travolta da una pioggia di piombo e costretta alla fuga.
Nonostante l'arrivo dei fanti ferraresi, il centro rimaneva ancora saldamente nelle mani di Milano, i cui picchieri schiacciavano decine di nemici senza subire praticamente perdite.
Il lato sinistro milanese cominciò a cedere dopo l'arrivo di un gruppo di arcibugieri a cavallo e di 2000 miliziani nemici, che riuscirono a circondare i lancieri sul lato destro.
Nel frattempo i miliziani milanesi erano passati alla controffensiva, combattendo come veri leoni riuscirono a incutere talmente tanto timore ai fanti pesanti veneti da mandarli in rotta, pur subendo oltre 500 perdite a fronte di 194 inflitte.
Contro ogni pronostico la situazione sembrava volgere a favore di Milano, sarebbe bastata ancora qualche ora per far crollare tutte le linee nemiche.
Il centro resse e con lui Galeazzo, che combatteva in prima linea con i suoi. Sul sinistro i lancieri seppero resistere fino all'arrivo degli archibugieri, ora alla pugna in corpo a corpo.
Purtroppo però il destro ormai era totalmente scoperto e la carica di fanti misti degli alleati, circa 3500, contro appena poche centinaia di cavalleggeri, fece crollare la linea di schianto.
I picchieri furono rapidamente circondati e Galeazzo morì con loro, da vero guerriero, mentre i lancieri tentavano di tenere duro con fortissimo spirito ma indeboliti nel numero e dalla fatica.
Alla fine le forze dell'alleanza presero la collina ma non ci fu festa quel giorno, i morti si contavano a migliaia, interi gruppi andati distrutti e il fior fior della capitaneria italica massacrata.


Esito:
Vittoria di misura della Lega Italia
I milanesi lasciano sul campo: circa 11.000 uomini, alcuni reparti distrutti e il Duca morto.
I veneti lasciano sul campo: circa 10.000 uomini e alcuni reparti distrutti, oltre ai mercenari.
Il resto dell'alleanza lascia sul campo circa 12.000 uomini, oltre al capitano di Firenze e Ferrara
 
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