Battaglie turno 8

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Ninja Skilled!
[size=1.45em]Guerra montana
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[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito di Persia contro esercito reale d'Albània e esercito Laz

Era una gelida giornata di pioggia. Re Vache I e il suo luogotenente, il generale Deyrai, avevano scelto un punto facilmente difendibile lungo un passo montano, stretto ed insidioso. Li si trovava l'esercito d'Albània, quasi 25mila uomini fra i regolari e le truppe degli uomini chiamati alle armi per l'occasione.
Con loro si ergevano 2500 laz, giunti apposta per l'occasione, comandati dal capitano Bagrat.
I persiani erano molto più numerosi, almeno quarantamila uomini avevano attraversato il fiume a sud e si erano insinuati con forza fra le montagne del Caucaso. Ora era arrivato il momento della resa dei conti; troppo numerosi per tendere un'imboscata, gli albàni si apprestavano a morire per l'onore, la fede cristiana e la propria terra.


[size=1.45em]La battaglia:[/size]

Il generale Bharam di Persia, uno dei fidati del divino Re dei Re, contava sulla forza del numero per battere lo svantaggio del terreno. Una carica frontale delle bande da guerra pareva l'idea migliore, mentre i soldati meglio addestrati incalzavano da dietro.
Gli arcieri albàni tirarono una prima salva, facendo un discreto numero di vittime. La seconda raffica fu fenomenale sul lato destro, con l'abbattimento di oltre 1200 soldati persiani, mentre sul sinistro non si fece praticamente alcun danno.
Quando le bande nemiche arrivarono in prossimità di colpire erano stanche, avevano scalato duramente sotto i colpi dei nemici, sicchè una terza salva fu devastante per il loro morale.
Almeno 4 gruppi di bande da guerra si fecero prendere dal panico e furono in procinto di abbandonare la battaglia, ma non poterono. I loro alleati continuavano a premere, spingere ed incalzare dalle loro spalle, non potevano fare altro che avanzare o venire schiacciati dai loro stivali.
Il primo urto fu favorevole alle bande da guerra albàne, che seppero reggere il confronto senza eccessivo sforzo.
Il sopraggiungere del grosso della fanteria persiana fece flettere duramente il fronte su entrambe le ali, mentre il centro rimaneva saldamente in mano dei lancieri.
La battaglia sembrava appena iniziata e già il campo era cosparso di cadavero sanguinolenti e moribondi agonizzanti.
Sui lati gli Albàni ebbero ragione dei resti delle demoralizzate bande da guerra nemiche graze all'entrata in campo di circa 1000 fanti leggeri, divisi equamente per parte. Al centro si annidarono un grosso numero di persiani che cominciarono a spingere, facendo a brandelli i pochi lancieri li presenti. Fortunatamente l'arrivo di 500 fanti leggeri albàni e 500 laz riuscì a riequilibrare il tutto.
L'inferiorità numerica stava cominciando a farsi sentire, soprattuto con l'arrivo della fanteria pesante persiana.
Sul lato sinistro e al centro i coraggiosissimi abàni seppero subire pesanti perdite senza farsi scoraggiare, mantenendo la posizione, ma il lato destre venne rapidamente perduto quando subì la carica frontale di 1000 fanti pesanti e 1500 lancieri persiani.
Deyrai mandò le bande da guerra a di riserva e i laz e rinforzare le zone dove ancora gli albàni stavano vincendo. Re Vache e la sua guardia di 2000 fanti pesanti andò direttamente a salvare il lato perduto.
Nel frattempo un gruppo di 2000 fanti leggeri persiani era inspiegabilmente riuscito a fare il giro di un altissimo monte, giungendo alle spalle degli albàni.
Fortunatamente la zona era presidiata da 2000 tiratori e 1000 arcieri della riserva che riversarono tutto il loro fuoco sui nuovi arrivati. I lancieri furono colti dal panico e si fermarono, proteggendosi con gli scudi, permettendo a 1000 arcieri a cavallo albàni di guainare il coltello e inscenare una piccola carica.
I rinforzi diedero un sospiro di sollievo agli albàni assediati, Deyrai inviò in battaglia tutto ciò che gli restava, altri 2000 arcieri, a coltello sguainato.
L'arrivo dei fanti pesanti di re Vache arrestò di colpo l'avanzata persiana. Il nobile sovrano si espose in prima linea, colpendo con forza e alzando il morale dei suoi.
Ancora paralizzati dai dardi, i lancieri subirono sul fianco la carica della cavalleria. Nonostante l'inadeguadezza dell'equipaggiamento i cavalieri albàni si fecero valere e misero in rotta il nemico, che scappò al sicuro su alcune strade impervie di montagna.
La battaglia era giunta al suo culmine.
Il centro resse ancora all'urto mentre entrambi i lati si trovarono in immensa difficoltà. Arcieri e tiratori si lanciarono nella mischia, immolandosi per dare un momento di tregua ai fanti albàni. La fanteria del re dovette cedere terreno ed almeno 500 cadaveri sul campo, pareva che i persiani avessero improvvisamente ripreso forza.
Dryrai e i suoi riuscirono a far crollare il lato sinistro dei persiani con una carica laterale dei tiratori e di quel che rimaneva della cavalleria.
Il centro rimase in bilico, con le truppe di entrambi gli schieramenti che non avevano più la forza di combattere in modo decente.
Re Vache e i suoi opposero ancora resistenza con immenso coraggio, permettendo agli altri uomini di muoversi a tappare le zone di maggior pericolo.
Quando si liberarono 700 fanti leggeri laz per i soldati di Vache era già troppo tardi. La sua guardia spezzò le fila dopo che il re fu colpito mortalmente allo stomaco da un colpo di spada.
Sembrava la fine per gli albàni, con il centro e il lato destro totalmente perduti. Deiray però non si diede per vinto. Chiamò a raccolta 1600 fanti pesanti albàni dal lato destro e li lanciò in carica, sotto la pioggia e con la stanchezza nelle ossa.
L'azione fu un autentico successo bellico.
Forse increduli di vedere uomini corazzati ancora capaci di correre dopo 6 ore di battaglia, i persiani furono colpiti brutalmente sul lato e cedettero di schianto, abbandonando la battaglia.
Per le montagne e per le valli i soldati invasori fuggirono disorganizzati. Il generale Bharam spronò i suoi cavalieri e tornò al campo base.
Deiray fu accalamato come degno vincitore della battaglia e salvatore della cristianità






[size=1.45em]Esito:
[/size][size=1em]Vittoria di misura degli albàni e dei laz
Albàni e Laz perdono il grosso del loro esercito oltre che il re d'Albània Vache I
I Persiani perdono circa 30mila uomini.
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[size=1.45em]Battaglia per la Britannia
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[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito caledone contro esercito sassone

Reghed non era certo uno sciocco. L'idea di colpire duramente il nemico quando questo meno se lo aspettava pareva assolutamente geniale, un attacco improvviso, in pieno stile celtico, mentre gli invasori stavano ancora affilando i coltelli.
Eburacum era in fermento, orde e orde di sassoni si stavano ammassando per un'invasione totale e definitiva della Caledonia. La popolazione locale fuggiva terrorizzata o si rintanava nei boschi e nelle campagne, sperando di passarla liscia. L'arrivo dell'esercito dei caledoni fu acoclto come una benedizione.
Ovunque la popolazione riforniva i celti di provviste, gli indicava passaggi sicuri e gli dava informazioni utili sulla penetrazione dei Sassoni.
La battaglia decisiva si svolse ai margini di una fitta foresta, con entrambi gli schieramenti che speravano di occultare parte dei movimenti grazie agli alberi.
Il cielo era sereno, la sorte però pareva favorevole agli invasori. I Sassoni schieravano un esercito molto grosso, circa 20mila uomini, al comando del veterano generale Elv.
Dall'altra parte i caledoni, con un esercito poco superiore alle diecimila unità, comandate dal sovrano, fresco fresco dei campi di battaglia. Li avvantaggiava solamente l'effetto sorpresa, ed alcune carte nascoste.



[size=1.45em]La battaglia:[/size]

I caledoni si accorgono subito di avere una netta superiorità per quanto riguarda le truppe da tiro e decidono di approfittarne. Lasciando perdere il fianco sinistro nemico, parzialmente coperto dalla vegetazione, incuneano tutto il proprio fuoco contro le bande da guerra ed i tiratori nemici sul lato destro.
La numerosità del tiro fa molto e le bande nemiche subiscono perdite abbastanza consistenti.
Elv da l'ordine di rimanere fermi e non caricare, preferendo subire tutti i dardi nemici che tentare un attacco.
I pochi arcieri sassoni riescono a provocare grandi danni al nemico, sfruttando la sua concentrazione in uno spazio stretto, tuttavia la disparità numerica rimane incolmabile.
La seconda salva dei caledoni è un disastro, pochissimi colpi vanno a segno, forse a causa della tensione della battaglia. I sassoni continuano a restare fermi.
Ancora un tiro, questa volta ben mirato. Gli arcieri sassoni vanno in rotta, le bande da guerra si scoraggiano e i tiratori assumono una formazione allargata per meglio proteggersi.
A questo punto Reghed sguaina la spada e si mette alla testa dei fanti pesanti e dei soldati della Legione Caledone, lanciando una carica frontale.
I tiratori sassoni cadono in preda allo spavento e rompono le righe, incalzati dai dardi del nemico.
Passo dopo passo, urlo dopo urlo, i Caledoni si avvicinano sempre di più al nemico, ed è a questo punto che Elv attua il suo piano.
Le bande da guerra sassoni lanciano una scarica di teste mozzate e calcificate contro il nemico. I Caledoni sono colpiti alla sprovvista e la loro carica si rallenta quanto basta a permettere ai nemici di lanciare una controcarica. Gruppi ibridi di lancieri e fanti pesanti sassoni si schiantano all'improvviso contro il cuore dell'armata caledone, che subisce perdite consistenti ma non cede un palmo di terreno.
Reghed chiama a raccolta una carica dei versatili fanti leggeri, mandandoli suoi lati. I soldati caledoni sono molto veloci ma non riescono ad evitare l'arrivo di 4500 soldati della banda da guerra sassone, opportunamente inviati per l'occasione.
I fanti caledoni sono soverchiati numericamente e nonostante si difendano con coraggio subiscono almeno 500 perdite nelle fasi iniziali.
Approfittando del vantaggio ottenuto i sassoni cercano di chiudere sul lato i fanti pesanti caledoni sfruttando 1000 fanti leggeri, che sbucano improvvisamente dalla boscaglia.
Reghed riesce ad inviare sul posto 1000 cavalieri leggeri che, nonostante abbiano un effetto della carica ridotta per via di un improvvisa reticenza degli animali, riescono a travolgere i propri nemici ed impegnarli in uno scontro.
Al centro la situazione rimane molto precaria per i Caledoni, i nemici spingono con estrema violenza e nonostante la superiorità della Legione le perdite sono numerosissime
Va molto meglio, invece, ai fanti leggeri caleodoni, che dopo un'iniziale incertezza cominciano a massacrare ripetutamente le bande da guerra sassoni.
A questo punto intervengono i carri da guerra caledoni, decisi a rompere lo schieramento avversario e portare aiuto ai fanti pesanti sul fianco.
Elv invia 2000 lancieri a contrastare i nemici. Stranamente i carri sono avvicinati abbastanza da costringerli a compiere una virata più ampia, di fatto annullando l'attacco.
Intanto la cavalleria leggera caledone si libera dei fanti leggeri nemici e lancia un attacco sul fianco nemico; sfortunatamente l'azione si rivela un pesante fiasco. I lancieri nemici si posizionano in tempo e massacrano i deboli cavalieri leggeri.
Per Reghed la battaglia volge decisamente al peggio. Decide di giocarsi la sua ultima carta con una carica frontale degli arcieri e dei tiratori, supportati da un aiutante d'eccezione.
Dalla mischia esce l'arcidruido Durolinorix con un piccolo gruppo dei suoi. Le sue parole di incoraggiamento e le sue "magie" infondono uno spropositato coraggio alle truppe caledoni che riescono a spingere in avanti il nemico. Gli arcieri piombano sul fianco dell'avversario e infliggono perdite impressionanti per il loro tipo di unità
Nel frattempo i carri si liberano del loro impiccio e piombano sulle bande da guerra.
L'effetto è devastante per il già provato morale dei sassoni, oltre 3000 soldati fuggono in disordine, due interi gurppi sono distrutti totalmente e ai caledoni si liberano più di 2000 fanti leggeri.
Ora la situazione si era invertita ed erano i Caledoni ad essere in vantaggio. Elv fu costretto ad intervenire con le sue truppe speciali. Mille berserker e reparti di donne guerriere.
L'arrivo dei martellatori al centro coincise con la fine della battaglia. I tiratori caledoni, alla loro sola vista, si diedero alla fuga e così fecero i reparti di arcieri. I fanti della Legione tentarono una qualche forma di resistenza ma i loro effettivi erano rimasti troppo pochi. Le donne guerriere, urlanti e schiamazzanti, fecero il resto.
I carri da guerra cercarono un'ultima disperata carica che si infranse sul muro dei berserker. Vane furono le parole dell'Arcidruido, l'esercito aveva perso tutto il proprio morale.
Ai caledoni non restava che cercare di raccogliere i cocci e fuggire verso nord.




[size=1.45em]Esito:
[/size][size=1em]Vittoria netta dei Sassoni.
I Sassoni perdono circa metà dell'esercito.
i Caledoni perdono circa 3/4 degli effettivi.
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[size=1.45em]L'albero e la croce.
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[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito dei ribelli ostrogoti Amardi e esercito reale visigoto contro esercito reale degli ostrogoti.

Dopo la ribellione gli Amardi avevano tentato di creare un proprio potentato al sicuro dal fanatismo dei cristiani. A fronte di un iniziale successo, però, gli Ostrogoti di Valamiro, nuovo re, si erano mossi con tutto il loro esercito, sicuro di avere la capitale ben presidiata dai romani. Circa 25mila uomini, fra regolari e fanatici religiosi fomentati per l'occasione attraversarono le foreste della Gotia e si prepararono a dare battaglia. Li comandava re Valamiro, assistito dal vescovo di Sirmio Marcellino.
Gli Amardi decisero di rispondere all'invasione durante una giornata di piogga battente, ponendosi con una fitta foresta alla spalle, forse per facilitare un'eventuale ritirata.
Chi li comandava era il re Sigismondo l'audace. Le sue armate contavano poco meno di 10mila uomini, quel giorno avrebbero dovuto combattere come leoni e non come uomini.


[size=1.45em]La battaglia:[/size]

Valamiro decise immediatamente di sfruttare il fattore psicologico della superiorità numerica ordinando un'avanzata generale, lenta ma inesorabile.
Entrambli gli schieramenti disponevano di pochissimi arcieri, sicchè i loro tiri furono perlopiù provocatori ed ebbero effetti assolutamente irrilevanti ai fini bellici.
Quando l'armata ostrogota fu giunta ad una distanza ritenuta sufficiente Marcellino si mise in testa ai suoi fanatici religiosi e li esortò alla carica. << Chiunque morirà oggi andrà in Paradiso, perchè uccidere un'infedele non è un peccato ma il dovere morale di ogni cristiano! >>.
Detto questo i fanatici religiosi sguainarono le loro armi improvvisate e si lanciarono alla carica, disordinatamente, come una mandria di tori impazziti.
L'attacco fu terribilmente rallentato dalla pioggia battente e i soldati amardi, dopo aver pregato Wotan per una morte dignitosa, si prepararono all'urto. I primi scontri avvennero contro i lancieri amardi, che ressero perfettamente la carica e seppero fermare l'ondata di piena con una certa facilità.
Lo scontro continuò a lungo e i miliziani non seppero rendersi utili, nonostante la netta superiorità numerica. Ma per Valamiro questo non era un problema, infatti intendeva solamente prendere tempo per lanciare un attacco sul fianco con i propri lancieri (dx) e fanti pesanti (sx), comandando alla cavalleria di compiere un larghissimo giro per colpire eventuali nemici in fuga.
L'attacco dei lancieri si concluse con un netto successo e moltissimi fanti leggeri amardi furono colpiti duramente. I fanti pesanti si lanciarono contro un gruppo misto di bande da guerra e tiratori, che vennero decimati con perdite superiori alle 700 unità.
Al centro il morale degli zeloti stava cominciando a calare bruscamente, Marcellino li esortò a restare ma già i primi gruppi stavano abbandonando il campo. L'arrivo di 1000 cavalieri leggeri amardi, direttamente sul fianco, non intercettati dalla propria controparte, sancì il definitivo tracollo e la rotta degli zeloti.
Sigismondo intervenne personalmente con i suoi fanti pesanti a soccorso dei lancieri, infliggendo 419 perdite ma l'esito della battaglia pareva già deciso. Gli ostrogoti ordinarono la carica di 4000 uomini fra bande da guerra e fanti leggeri, i nemici erano troppi, Sigismondo stava per suonare la ritirata quando...
Improvvisamente giunsero oltre 2000 cavalieri pesanti che si schiantarono contro i cavalieri leggeri ostrogoti, mettendoli in fuga. Valamiro si voltò e vide un grosso esercito giungere dal lato destro della battaglia, e riconobbe il suono delle trombe gotiche.
Il generale Behoren, circondato dai vessilliferi che portavano la bandiera rossonera dei Visigoti, con un semplice gesto ordinò la carica generale, totalmente senza una strategia ben pianificata, forse nella speranza di spaventare il nemico.
L'arrivo dei rinforzi diede nuovo vigore agli amardi, che ricomposero in fretta le loro file e si attestarono in posizione difensiva a quadrado, cercando di guadagnare tempo.
Arcieri e tiratori ostrogoti colpirono la cavalleria pesante dei Koer, mietendo diverse vittime, ma non riuscirono a fuggire in tempo dietro ai lancieri e furono falciati senza pietà.
I leggerissimi trefen giunsero poco dopo, attaccando i lancieri ostrogoti senza alcuna paura, nonostante l'inferiorità nell'equipaggiamento.
Gli ostrogoti tennero coraggiosamente ma sapevano di non poter resistere ancora a lungo.
La cavalleria leggera degli haeste si lanciò molto voracemente contro le bande da guerra ostrogote, mettendole facilmente in fuga.
Valamiro ebbe appena il tempo di montare su un cavallo leggero e fuggire insieme ai resti del suo massacrato esercito.
I Visigori furono accolti come eroi dai pochi amardi superstiti e Sigismondo strinse il braccio e Behoren.




[size=1.45em]Esito:
[/size][size=1em]Vittoria netta degli insorti e dei loro alleati.
Gli ostrogoti perdono circa 15mila uomini.
Gli Amardi perdono circa 7000 uomini
I Visigoti perdono un migliaio di cavalieri Koer e alcune centinaia di traefen.
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[size=1.45em]Guerra romano-persiana
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[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito dei romani, esercito dei visigoti, dei ghassanidi, degli abàni e degli armeni contro esercito persiani

Scoppiata principalmente per la defezione dell'Albània e quindi per il cambio dell'equilibrio stabilito una cinquatina di anni prima nel Caucaso, una nuova guerra fra superpotenze si mostra come al solito terribile e distruttiva.


[size=1.45em]La battaglie:[/size]

Battaglia di Edessa: romani contro persiani per il controllo dell'omonima città. Vittoria netta dei persiani

Seconda battaglia di Edessa: tentativo romano di riconquistare la città, fallito.

Battaglia di Mesopotamia: per il controllo della Mesopotamia, i persiani attaccano e conquistano quasi senza incontrare resistenza.




[size=1.45em]Esito:
[/size][size=1em]I persiani non riescono a piegare l'Albània e rinunciano ad invadere Telavi ma ottengono sostanziali successi contro Costantinopoli.
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