La battaglia della collina di Lundein
[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito lealista romano ed alleati Caledoni contro ribelli di Costantino
L'Impero aveva annunciato che la ribellione di Costantino sarebbe stata schiacciata nel sangue e non si è affatto smentito. Le truppe romane, forti di 10mila uomini al comando del generale Costante muovono con sicurezza verso la roccaforte di Lundein, saldamente nelle mani dei ribelli. Sono affiancate da circa 4500 caledoni giunti inaspettatamente ed accolti con immensa gioia. Li comanda il generale Nudd, il suo secondo è il generale Ruahirid. Le truppe di Costantino contano circa 10mila uomini. Consci dell'inferiorità numerica si piazzano sopra ad una collina e li si preparano a reggere l'urto dalla posizione sopraelevata. Il giorno della battaglia si alza una nebbia fittissima e densa che oscura la visuale di tutti i presenti e rende certamente ogni tattica più difficoltosa e impegnativa.
[size=1.45em]La battaglia:[/size]
[size=1em]L'esercito romano-caledone avanza in marcia lungo il pendio della collina, per poi cominciare un'ordinata scalata. A questo punto i ribelli cominciano a vessare gli assalitori con freccie e dardi. La nebbia di certo non aiuta gli assalitori, che devono faticare per scalare e in più non riescono nemmeno a vedere chi o cosa stia tirando.
I ribelli vessano senza pietà trasformando il pendio in un autentico lago di sangue. Le truppe romane subiscono perdite considerevoli ma continuano ad avanzare in formazione compatta. Le bande da guerra caledoni sono vessate con una tale furia da mietere un numero straordinariamente alto di caduti. In pochi minuti un'intero gruppo viene totalmente distrutto dai darti e il morale dei suoi vicini viene compromesso seriamente. << Continuate ad avanzare! >>. L'urlo di Nudd richeggia nell'aria e supera il rumore delle urla dei morenti; i caledoni ritrovano coraggio e continuano la loro marcia.
Scalata la collina comincia lo scontro vero e proprio.
I romani lealisti si lanciano contro il centro e il lato sinistro dei ribelli. Entrambi gli schieramenti hanno numerosi fanti leggeri e lancieri ai lati. La banda da guerra caledone invece si trova a fronteggiare 2000 fanti leggeri romani. La carica dei caledoni, rabbiosi per gli amici appena periti, si rivela devastante. La banda da guerra impatta con foga contro i suoi nemici causando un elevato numero di perdite. Purtroppo l'elevata qualità di questi fa si che l'unità non vada in rotta e anzi, riesca a resistere e a reagire con violenza. Le numerose perdite nella banda da guerra la convincono a spezzare le fila e gettarsi nel panico giù dalla collina. Imbaldanzati dal successo i fanti leggeri romani chiamano in proprio soccorso anche gli arcieri che, una volta sguainato il coltello, si lanciano all'inseguimento del nemico. E così cadono nella trappola!
I fanti leggeri e gli arcieri romani improvvisamente impattano contro un piccolo battaglione di fanti pesanti caledoni, armati di lunghe aste ed equipaggiati alla maniera dei romani, comandati da Ruahirid. Una specie di falange arresta bruscamente l'avanzata dei nemici.
Intanto la lotta fraticida dei romani continua. Tra il clamore, il fetore e il sangue sono i ribelli ad avere la meglio, aiutati dalla collina. Riescono a respingere l'assalto del nemico ed a cacciarlo lentamente giù dalla scarpata, pur subendo gravissime perdite. Nella mischia sia Costantino che Costante perdono la vita e vengono calpestati dai loro stessi uomini che probabilmente non si accorgono nemmeno dell'accaduto a causa della fitta nebbia.
Il fianco caledone si mette improvvisamente male. La falange è troppo poco numerosa per resistere da sola e sta per essere schiacciata quando improvvisamente il fianco destro viene riempito dall'arrivo di 800 fanti pesanti caledoni, che si schiantano a cuneo contro gli arcieri nemici.
Intanto, mentre i ribelli continuano a mietere vittime, devono fare i conti con un'avvenimento inaspettato: improvvisamente il fianco sinistro dei fanti leggeri cede di schianto. Dalla nebbia si riescono a vedere delle sagome nere di grossi cavalli britanni che trainano carri con lame alle ruote. Grazie alle condizioni atmosferiche quest'arma letale è passata inosservata e può tranquillamente colpire con tutta la sua foga.
I ribelli sono colti dal panico: non riescono a vedere nulla, non capiscono cosa stia succedendo e non sentono più le urla di Costantino, mentre avvertono i versi del caledone Nudd al comando dei carri.
In breve tempo i superstiti gettano le armi e si arrendono, chiedendo di essere rispettati per il valore dimostrato e di essere reintegrati nell'esercito.
La ribellione di Costantino era finita.
[/size][size=1.45em]Esito:[/size][size=1em]
Vittoria netta dei lealisti romani e dei caledoni
I caledoni lasciano sul campo: 368 fanti pesanti (di cui quasi tutti della Falange Caledone), 1560 soldati della banda da guerra e 15 carri.
i romani lealisti lasciano sul campo: il loro generale, circa 2000 fanti leggeri, circa 1000 cavalieri leggeri, 632 fanti pesanti, 1743 lancieri.
I romani ribelli lasciano sul campo: praticamente tutto l'esercito comandante compreso. Si salvano solamente 432 lancieri, 12 arcieri, 762 cavalieri leggeri e 1123 fanti leggeri.
[/size]
[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito lealista romano ed alleati Caledoni contro ribelli di Costantino
L'Impero aveva annunciato che la ribellione di Costantino sarebbe stata schiacciata nel sangue e non si è affatto smentito. Le truppe romane, forti di 10mila uomini al comando del generale Costante muovono con sicurezza verso la roccaforte di Lundein, saldamente nelle mani dei ribelli. Sono affiancate da circa 4500 caledoni giunti inaspettatamente ed accolti con immensa gioia. Li comanda il generale Nudd, il suo secondo è il generale Ruahirid. Le truppe di Costantino contano circa 10mila uomini. Consci dell'inferiorità numerica si piazzano sopra ad una collina e li si preparano a reggere l'urto dalla posizione sopraelevata. Il giorno della battaglia si alza una nebbia fittissima e densa che oscura la visuale di tutti i presenti e rende certamente ogni tattica più difficoltosa e impegnativa.
[size=1.45em]La battaglia:[/size]
[size=1em]L'esercito romano-caledone avanza in marcia lungo il pendio della collina, per poi cominciare un'ordinata scalata. A questo punto i ribelli cominciano a vessare gli assalitori con freccie e dardi. La nebbia di certo non aiuta gli assalitori, che devono faticare per scalare e in più non riescono nemmeno a vedere chi o cosa stia tirando.
I ribelli vessano senza pietà trasformando il pendio in un autentico lago di sangue. Le truppe romane subiscono perdite considerevoli ma continuano ad avanzare in formazione compatta. Le bande da guerra caledoni sono vessate con una tale furia da mietere un numero straordinariamente alto di caduti. In pochi minuti un'intero gruppo viene totalmente distrutto dai darti e il morale dei suoi vicini viene compromesso seriamente. << Continuate ad avanzare! >>. L'urlo di Nudd richeggia nell'aria e supera il rumore delle urla dei morenti; i caledoni ritrovano coraggio e continuano la loro marcia.
Scalata la collina comincia lo scontro vero e proprio.
I romani lealisti si lanciano contro il centro e il lato sinistro dei ribelli. Entrambi gli schieramenti hanno numerosi fanti leggeri e lancieri ai lati. La banda da guerra caledone invece si trova a fronteggiare 2000 fanti leggeri romani. La carica dei caledoni, rabbiosi per gli amici appena periti, si rivela devastante. La banda da guerra impatta con foga contro i suoi nemici causando un elevato numero di perdite. Purtroppo l'elevata qualità di questi fa si che l'unità non vada in rotta e anzi, riesca a resistere e a reagire con violenza. Le numerose perdite nella banda da guerra la convincono a spezzare le fila e gettarsi nel panico giù dalla collina. Imbaldanzati dal successo i fanti leggeri romani chiamano in proprio soccorso anche gli arcieri che, una volta sguainato il coltello, si lanciano all'inseguimento del nemico. E così cadono nella trappola!
I fanti leggeri e gli arcieri romani improvvisamente impattano contro un piccolo battaglione di fanti pesanti caledoni, armati di lunghe aste ed equipaggiati alla maniera dei romani, comandati da Ruahirid. Una specie di falange arresta bruscamente l'avanzata dei nemici.
Intanto la lotta fraticida dei romani continua. Tra il clamore, il fetore e il sangue sono i ribelli ad avere la meglio, aiutati dalla collina. Riescono a respingere l'assalto del nemico ed a cacciarlo lentamente giù dalla scarpata, pur subendo gravissime perdite. Nella mischia sia Costantino che Costante perdono la vita e vengono calpestati dai loro stessi uomini che probabilmente non si accorgono nemmeno dell'accaduto a causa della fitta nebbia.
Il fianco caledone si mette improvvisamente male. La falange è troppo poco numerosa per resistere da sola e sta per essere schiacciata quando improvvisamente il fianco destro viene riempito dall'arrivo di 800 fanti pesanti caledoni, che si schiantano a cuneo contro gli arcieri nemici.
Intanto, mentre i ribelli continuano a mietere vittime, devono fare i conti con un'avvenimento inaspettato: improvvisamente il fianco sinistro dei fanti leggeri cede di schianto. Dalla nebbia si riescono a vedere delle sagome nere di grossi cavalli britanni che trainano carri con lame alle ruote. Grazie alle condizioni atmosferiche quest'arma letale è passata inosservata e può tranquillamente colpire con tutta la sua foga.
I ribelli sono colti dal panico: non riescono a vedere nulla, non capiscono cosa stia succedendo e non sentono più le urla di Costantino, mentre avvertono i versi del caledone Nudd al comando dei carri.
In breve tempo i superstiti gettano le armi e si arrendono, chiedendo di essere rispettati per il valore dimostrato e di essere reintegrati nell'esercito.
La ribellione di Costantino era finita.
[/size][size=1.45em]Esito:[/size][size=1em]
Vittoria netta dei lealisti romani e dei caledoni
I caledoni lasciano sul campo: 368 fanti pesanti (di cui quasi tutti della Falange Caledone), 1560 soldati della banda da guerra e 15 carri.
i romani lealisti lasciano sul campo: il loro generale, circa 2000 fanti leggeri, circa 1000 cavalieri leggeri, 632 fanti pesanti, 1743 lancieri.
I romani ribelli lasciano sul campo: praticamente tutto l'esercito comandante compreso. Si salvano solamente 432 lancieri, 12 arcieri, 762 cavalieri leggeri e 1123 fanti leggeri.
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