Leggerezze:
Forze in campo: esercito dei caledoni contro esercito dei Dani.
Oreste II, al comando di oltre 20.000 dei suoi, si apprestava a lanciare l'attacco decisivo sulle colline della Pittia, per riprendersi la terra che reclamava come sua.
Una bellissima giornata di primavera era il contorno per la marcia dell'armata, in cui figuravano i soldati della Legione, i carri da guerra celtici e i druidi, una eterogenea unione di antiche tradizioni celtiche e del mondo romano.
Per i Dani la situazione non era rosea. Nonostante si fossero trincerati alla meno peggio su di una collina, il comando centrale li aveva totalmente abbandonati. Nessun generale, nessuna scelta sulla strategia da prendere.
Se ci aggiungiamo il loro numero esiguo, meno di 10.000, si comprende come la battaglia non fosse certo da prendere alla leggera.
La battaglia:
Sfurttando la collina i Dani lasciarono che i nemici si avvicinassero e, una volta a portata di tiro, cominciarono a vessarli con una fitta pioggia di freccie. I Caledoni ben presto risposero all'attacco con una possanza di fuoco superiore di oltre 4 volte quella nemica.
Ci furono perdite da entrambe le parti e fu chiaro da subito che per i Dani sarebbe stata una mattanza, l'unica cosa che restava da fare era una carica frontale diretta sfruttando il dislivello.
La fanteria pesante danese si mise al centro cercando di sfondare il fitto muro di lancie della Legione caledone.
L'impatto fu disgraziatamente molto misero e la compattezza dei difensori non fu infranta. Andò meglio sul lato sinistro, dove appena 1000 fanti leggeri dani, invocando Odino, si schiantarono contro 1000 fanti pesanti nemici, infliggendoli oltre 300 perdite con una sola carica, venendo poi però fermati da una risposta compatta e decisa.
Sul lato destro 2000 bande da guerra norrene combatterono come leoni contro un nemico armato pesantemente, infliggendo oltre 200 perdite a fronte di 500 subite.
I Caledoni avevano intenzione di chiudere la faccenda rapidamente; Oreste comandò una carica sul lato dei carri da guerra, nonostante il dislivello, e fece intervenire i suoi druidi che lanciarono le loro "magie" contro le truppe nemiche.
La calca era molto forte e i Dani combattevano con immenso valore, cedendo pochissimo terreno per volta e portandosi dietro almeno un morto ogni 3 subiti, considerando però l'armamento assolutamente migliore dei Caledoni.
I cavalieri pesanti Sveoni tentarono di intercettare i carri da guerra ma fallirono. Questi si riversarono sulle retrovie nemiche compiendo grande strage, prima lanciando una serie di giavellotti e poi caricando direttamente.
La cavalleria dei Dani tentò di dare aria ai propri fanti leggeri caricando sul lato destro ma la cavalcata fu prima rallentata da fortissimi nugoli di dardi, infine fermata bruscamente da circa 2000 fanti pesanti nemici.
Per i Dani non c'era alcuna speranza, oltre a quella di una morte gloriose alla salita nel Walhalla.
Esito:
Vittoria schiacciante dei Caledoni:
I Dani lasciano sul campo: il grosso dell'esercito in battaglia, le restanti truppe sono gettate a mare e imbarcate alla meno peggio.
I Caledoni: lasciano sul campo circa 1000 fanti pesanti, qualche decina di arcieri, altri 2000 fra carri, fanti leggeri e bande da guerra.
Forze in campo: esercito dei caledoni contro esercito dei Dani.
Oreste II, al comando di oltre 20.000 dei suoi, si apprestava a lanciare l'attacco decisivo sulle colline della Pittia, per riprendersi la terra che reclamava come sua.
Una bellissima giornata di primavera era il contorno per la marcia dell'armata, in cui figuravano i soldati della Legione, i carri da guerra celtici e i druidi, una eterogenea unione di antiche tradizioni celtiche e del mondo romano.
Per i Dani la situazione non era rosea. Nonostante si fossero trincerati alla meno peggio su di una collina, il comando centrale li aveva totalmente abbandonati. Nessun generale, nessuna scelta sulla strategia da prendere.
Se ci aggiungiamo il loro numero esiguo, meno di 10.000, si comprende come la battaglia non fosse certo da prendere alla leggera.
La battaglia:
Sfurttando la collina i Dani lasciarono che i nemici si avvicinassero e, una volta a portata di tiro, cominciarono a vessarli con una fitta pioggia di freccie. I Caledoni ben presto risposero all'attacco con una possanza di fuoco superiore di oltre 4 volte quella nemica.
Ci furono perdite da entrambe le parti e fu chiaro da subito che per i Dani sarebbe stata una mattanza, l'unica cosa che restava da fare era una carica frontale diretta sfruttando il dislivello.
La fanteria pesante danese si mise al centro cercando di sfondare il fitto muro di lancie della Legione caledone.
L'impatto fu disgraziatamente molto misero e la compattezza dei difensori non fu infranta. Andò meglio sul lato sinistro, dove appena 1000 fanti leggeri dani, invocando Odino, si schiantarono contro 1000 fanti pesanti nemici, infliggendoli oltre 300 perdite con una sola carica, venendo poi però fermati da una risposta compatta e decisa.
Sul lato destro 2000 bande da guerra norrene combatterono come leoni contro un nemico armato pesantemente, infliggendo oltre 200 perdite a fronte di 500 subite.
I Caledoni avevano intenzione di chiudere la faccenda rapidamente; Oreste comandò una carica sul lato dei carri da guerra, nonostante il dislivello, e fece intervenire i suoi druidi che lanciarono le loro "magie" contro le truppe nemiche.
La calca era molto forte e i Dani combattevano con immenso valore, cedendo pochissimo terreno per volta e portandosi dietro almeno un morto ogni 3 subiti, considerando però l'armamento assolutamente migliore dei Caledoni.
I cavalieri pesanti Sveoni tentarono di intercettare i carri da guerra ma fallirono. Questi si riversarono sulle retrovie nemiche compiendo grande strage, prima lanciando una serie di giavellotti e poi caricando direttamente.
La cavalleria dei Dani tentò di dare aria ai propri fanti leggeri caricando sul lato destro ma la cavalcata fu prima rallentata da fortissimi nugoli di dardi, infine fermata bruscamente da circa 2000 fanti pesanti nemici.
Per i Dani non c'era alcuna speranza, oltre a quella di una morte gloriose alla salita nel Walhalla.
Esito:
Vittoria schiacciante dei Caledoni:
I Dani lasciano sul campo: il grosso dell'esercito in battaglia, le restanti truppe sono gettate a mare e imbarcate alla meno peggio.
I Caledoni: lasciano sul campo circa 1000 fanti pesanti, qualche decina di arcieri, altri 2000 fra carri, fanti leggeri e bande da guerra.