[size=1.45em]La seconda battaglia di Burgundia:[/size]
Forze in campo: esercito burgunde, esercito romano ed esercito franco contro esercito unno
Gli Unni erano tornati per finire ciò che avevano cominciato cinque anni prima e questa volta erano decisi a sterminare ogni nemico presente in Burgundia.
Le truppe della Legione di Confine avvisarono in tempo dell'arrivo di un esercito molto grosso, circa 150mila uomini comandati da Attila in persona, con almeno 70mila cavalieri.
L'esercito burgunde, rinforzato ed aumentato di numero si era posizionato su una collina con pochi alberi, circondata da due lati di foresta, pareva chiaro che avesse l'intenzione di utilizzare la tattica vittoriosa di pochi anni prima.
A comandare i Burgundi c'era il vecchio generale Giselcaro, fratello minore di Gebicca e famoso per aver condotto i burgundi in terra romana assieme al fratello quasi 55 anni prima. In tutto poco più di 20mila soldati burgundi.
I romani, comandati dal vecchio e valente Flavio Ezio, avevano disposto circa 80mila uomini a difesa della regione e si erano posizionati sul lato destro degli amici burgundi.
Pioveva, il cielo era nero.
La battaglia:
L'esercito unno si mosse come suo solito. Sfruttando gli spazi aperti fra i boschi lanciò alla carica 50mila arcieri a cavallo ai piedi della collina.
Romani e burgundi rimanevano compatti, desiderosi di resistere alle freccie.
La cavalleria unna tirò diverse salve senza incontrare resistenza e facendo cadere morti molti soldati romani. I burgundi resistevano solamente perchè avevano messo i fanti pesanti in prima linea ma anche questi subirono oltre un migliaio di morti in pochissimo tempo.
Gli Unni si aprirono allora a mezzaluna, lanciando un attacco anche suoi lati, come a voler circondare tutta la collina.
I burgundi reagirono gettando palle di fieno infuocate giù dalle loro posizioni, queste però furono facilmente evitate dai cavalieri nemici che si ammassarono sui lati abbandonando il centro e riprendendo il loro fuoco.
A quel punto i cavalieri sul lato destro si fermarono improvvisamente, come se non potessero muoversi oltre, rimanendo schiacciati.
Quelli sul lato sinistro si dispersero maggiormente ma anche loro incontrarono serie difficoltà e non capirono il motivo.
In quello stesso momento un gruppo di quattromila lancieri burgundi caricò il fianco destro unno correndo giù dalla collina. I romani fecero lo stesso, inviando 7000 fanti pesanti sul lato opposto.
Gli Unni allora si accorsero di essere caduti in una trappola. Tutto il terreno circostante alla collina era stato scavato, riempito di feci e piscio, quindi opportunamente occultato.
I cavalli erano di fatto immobilizzati ed ogni tentativo di tornare indietro generava una baraonda confusionaria in un esercito poco avvezzo all'ordine e a movimenti coordinati.
I 4000 lancieri colpirono con immensa forza i propri nemici, nonostante accusarono 1200 perdite fra freccie varie prima ancora di giungere in mischia.
I fanti romani subirono circa 2000 morti ma una volta in corpo a corpo fu una strage.
Gli Unni cadevano a dozzine al secondo e poco a poco riuscivano a tirarsi indietro dalla trappola.
Attila poteva lanciare il suo esercito al centro e tentare di scalare la collina ma così avrebbe certamente impedito il riposizionamento dei suoi arcieri. Ordinò che i cavalieri restassero fermi a combattere fino alla morte e quindi mosse il suo esercito contro le forze romano-burgunde.
Frattanto un corno di guerra risuonò dalle spalle dello schieramento unno.
10mila soldati franchi erano appena giunti e si apprestavano a caricare uscendo dalla foresta.
Attila inviò 10mila dei suoi fanti, principalmente Rugi e Lemovi contro i nuovi arrivati, quindi si mise alla testa di 20mila cavalieri pesanti e li condusse nella foresta. Era chiaro che intedeva aggirare la trappola burgunde e piombare alle spalle dei nemici, risalento la collina.
Mentre ai lati continuava il combattimento un forte esercito appiedato si lanciò al centro della collina e cominciò a risalirla. In quel momento dalla foresta uscirono 8000 cavalieri burgundi e 3000 romani che si lanciarono alle spalle del nemico.
Le retrovie, composte da fanti leggeri quadi, furono tranciate di netto e lo schieramento nemico si fermò.
A questo punto Ezio comandò la carica generale e i burgundi lo seguirono. Doveva schiacciare i nemici prima dell'arrivo di Attila.
L'esercito franco subì immediatamente un forte colpo, fallì un attacco laterale da parte di 3000 bande da guerra che furono sconfitte dai lancieri nemici, subendo 891 perdite.
La cavalleria pesante franca perlò, al comando di Korl, uscì dal bosco ad una distanza sufficiente a lanciare una carica sul lato del nemico.
La botta fu abbastanza grande da far contrarre i nemici, che lasciarono sul campo 1004 fra arcieri e fanti leggeri contro appena 17 cavalieri.
Sui lati romani e burgundi tenevano in maniera stabile, la carica burgundoromana verso il centro fu invece fermata dalla compattezza di 7000 lancie nemiche che resistettero benissimo all'urto.
Nelle retrovie i cavalieri burgundi tentarono di uscire dalla mischia per lanciare una nuova carica ma 1000 cavalieri pesanti e 3000 leggeri si intralciarono fra loro rallentando l'operazione. Fortunatamente le file unne non ne approfittarono in tempo ed uccisero appena 300 cavalieri leggeri.
La cavalleria di Attila aveva quasi compiuto il giro e stava per abbattersi sul campo di battaglia.
I lancieri burgundi alla fine furono messi in fuga ma le perdite per gli unni erano state assurde. Almeno 15mila arcieri a cavallo morti a fronte di circa 3000 lancieri burgundi.
Anche i romani furono scacciati con 5000 uomini di perdite contro 17mila morti inflitti fra gli arcieri nemici.
Al centro la fanteria pesante romana fallì un tentativo di sfondamento, pur infliggendo fortissime perdite.
La cavalleria pesante burgunde tentò un attacco sul retro che fu intercettato da 3000 tiratori. Questi si immolarono per la causa e salvarono il reparto meridionale.
I fanti pesanti franchi fecero breccia ammazzando 927 fanti leggeri eruli e cominciarono a colpire sul lato, frattando la cavalleria franca lanciò una nuova carica che non fece comunque danni significativi.
Attila giunse infine con i suoi e si schiantò contro lo schieramento francoburgunde. La cavalleria pesante unna fece danni considerevoli ma non abbastanza da considerarli tali da indugere in un ripiegamento.
La battaglia continuò ancora per un po'.
Ezio tentò di sfondare a sud per mandare in rotta il nemico con una carica dei suoi migliori reparti di fanti pesanti. La mossa riuscì, furono uccisi 3422 fra fanti leggeri, lancieri e bande da guerra ma lo sforzo immenso causò un malore nel Magister, che si accasciò al suolo.
La cavalleria franca nel frattempo aveva deciso di portare supporto ai propri alleati.
Attila si mosse con 5000 cavalieri pesanti verso sud per schiacciare la cavalleria burgunde e impedire l'arrivo di quella franca.
Il suo attacco si rivelò tuttavia abbastanza fallimentare; i burgundi si misero in posizione in tempo e ressero perfettamente all'urto.
Come se non bastasse un cavaliere burgunde lanciò la propria spada diretta al Khan e lo copì in pieno petto.
La sua morte non venne immediatamente notata e gli unni continuarono a spingere ancora per un po', in una situazione di totale stallo.
Quando fu chiaro che il Khan era morto e che sostanzialmente stavano finendo gli uomini disponibili per combattere, gli Unni abbandonarono il campo lasciandolo ai franco-burgundo romani.
Giselcaro stava ancora combattendo, illeso. Anche i due generali Franchi non avevano subito alcuna ferita.
Esito:
Vittoria di misura della coalizione franco-romano-burgunde.
Gli unni lasciano sul campo: oltre 85mila uomini e il Khan Attila.
I Romani lasciano sul campo: circa 55mila unità e Flavio Ezio.
I burgundi lasciano sul campo: circa 15mila uomini
i franchi lasciano sul campo: circa 8000 uomini
Forze in campo: esercito burgunde, esercito romano ed esercito franco contro esercito unno
Gli Unni erano tornati per finire ciò che avevano cominciato cinque anni prima e questa volta erano decisi a sterminare ogni nemico presente in Burgundia.
Le truppe della Legione di Confine avvisarono in tempo dell'arrivo di un esercito molto grosso, circa 150mila uomini comandati da Attila in persona, con almeno 70mila cavalieri.
L'esercito burgunde, rinforzato ed aumentato di numero si era posizionato su una collina con pochi alberi, circondata da due lati di foresta, pareva chiaro che avesse l'intenzione di utilizzare la tattica vittoriosa di pochi anni prima.
A comandare i Burgundi c'era il vecchio generale Giselcaro, fratello minore di Gebicca e famoso per aver condotto i burgundi in terra romana assieme al fratello quasi 55 anni prima. In tutto poco più di 20mila soldati burgundi.
I romani, comandati dal vecchio e valente Flavio Ezio, avevano disposto circa 80mila uomini a difesa della regione e si erano posizionati sul lato destro degli amici burgundi.
Pioveva, il cielo era nero.
La battaglia:
L'esercito unno si mosse come suo solito. Sfruttando gli spazi aperti fra i boschi lanciò alla carica 50mila arcieri a cavallo ai piedi della collina.
Romani e burgundi rimanevano compatti, desiderosi di resistere alle freccie.
La cavalleria unna tirò diverse salve senza incontrare resistenza e facendo cadere morti molti soldati romani. I burgundi resistevano solamente perchè avevano messo i fanti pesanti in prima linea ma anche questi subirono oltre un migliaio di morti in pochissimo tempo.
Gli Unni si aprirono allora a mezzaluna, lanciando un attacco anche suoi lati, come a voler circondare tutta la collina.
I burgundi reagirono gettando palle di fieno infuocate giù dalle loro posizioni, queste però furono facilmente evitate dai cavalieri nemici che si ammassarono sui lati abbandonando il centro e riprendendo il loro fuoco.
A quel punto i cavalieri sul lato destro si fermarono improvvisamente, come se non potessero muoversi oltre, rimanendo schiacciati.
Quelli sul lato sinistro si dispersero maggiormente ma anche loro incontrarono serie difficoltà e non capirono il motivo.
In quello stesso momento un gruppo di quattromila lancieri burgundi caricò il fianco destro unno correndo giù dalla collina. I romani fecero lo stesso, inviando 7000 fanti pesanti sul lato opposto.
Gli Unni allora si accorsero di essere caduti in una trappola. Tutto il terreno circostante alla collina era stato scavato, riempito di feci e piscio, quindi opportunamente occultato.
I cavalli erano di fatto immobilizzati ed ogni tentativo di tornare indietro generava una baraonda confusionaria in un esercito poco avvezzo all'ordine e a movimenti coordinati.
I 4000 lancieri colpirono con immensa forza i propri nemici, nonostante accusarono 1200 perdite fra freccie varie prima ancora di giungere in mischia.
I fanti romani subirono circa 2000 morti ma una volta in corpo a corpo fu una strage.
Gli Unni cadevano a dozzine al secondo e poco a poco riuscivano a tirarsi indietro dalla trappola.
Attila poteva lanciare il suo esercito al centro e tentare di scalare la collina ma così avrebbe certamente impedito il riposizionamento dei suoi arcieri. Ordinò che i cavalieri restassero fermi a combattere fino alla morte e quindi mosse il suo esercito contro le forze romano-burgunde.
Frattanto un corno di guerra risuonò dalle spalle dello schieramento unno.
10mila soldati franchi erano appena giunti e si apprestavano a caricare uscendo dalla foresta.
Attila inviò 10mila dei suoi fanti, principalmente Rugi e Lemovi contro i nuovi arrivati, quindi si mise alla testa di 20mila cavalieri pesanti e li condusse nella foresta. Era chiaro che intedeva aggirare la trappola burgunde e piombare alle spalle dei nemici, risalento la collina.
Mentre ai lati continuava il combattimento un forte esercito appiedato si lanciò al centro della collina e cominciò a risalirla. In quel momento dalla foresta uscirono 8000 cavalieri burgundi e 3000 romani che si lanciarono alle spalle del nemico.
Le retrovie, composte da fanti leggeri quadi, furono tranciate di netto e lo schieramento nemico si fermò.
A questo punto Ezio comandò la carica generale e i burgundi lo seguirono. Doveva schiacciare i nemici prima dell'arrivo di Attila.
L'esercito franco subì immediatamente un forte colpo, fallì un attacco laterale da parte di 3000 bande da guerra che furono sconfitte dai lancieri nemici, subendo 891 perdite.
La cavalleria pesante franca perlò, al comando di Korl, uscì dal bosco ad una distanza sufficiente a lanciare una carica sul lato del nemico.
La botta fu abbastanza grande da far contrarre i nemici, che lasciarono sul campo 1004 fra arcieri e fanti leggeri contro appena 17 cavalieri.
Sui lati romani e burgundi tenevano in maniera stabile, la carica burgundoromana verso il centro fu invece fermata dalla compattezza di 7000 lancie nemiche che resistettero benissimo all'urto.
Nelle retrovie i cavalieri burgundi tentarono di uscire dalla mischia per lanciare una nuova carica ma 1000 cavalieri pesanti e 3000 leggeri si intralciarono fra loro rallentando l'operazione. Fortunatamente le file unne non ne approfittarono in tempo ed uccisero appena 300 cavalieri leggeri.
La cavalleria di Attila aveva quasi compiuto il giro e stava per abbattersi sul campo di battaglia.
I lancieri burgundi alla fine furono messi in fuga ma le perdite per gli unni erano state assurde. Almeno 15mila arcieri a cavallo morti a fronte di circa 3000 lancieri burgundi.
Anche i romani furono scacciati con 5000 uomini di perdite contro 17mila morti inflitti fra gli arcieri nemici.
Al centro la fanteria pesante romana fallì un tentativo di sfondamento, pur infliggendo fortissime perdite.
La cavalleria pesante burgunde tentò un attacco sul retro che fu intercettato da 3000 tiratori. Questi si immolarono per la causa e salvarono il reparto meridionale.
I fanti pesanti franchi fecero breccia ammazzando 927 fanti leggeri eruli e cominciarono a colpire sul lato, frattando la cavalleria franca lanciò una nuova carica che non fece comunque danni significativi.
Attila giunse infine con i suoi e si schiantò contro lo schieramento francoburgunde. La cavalleria pesante unna fece danni considerevoli ma non abbastanza da considerarli tali da indugere in un ripiegamento.
La battaglia continuò ancora per un po'.
Ezio tentò di sfondare a sud per mandare in rotta il nemico con una carica dei suoi migliori reparti di fanti pesanti. La mossa riuscì, furono uccisi 3422 fra fanti leggeri, lancieri e bande da guerra ma lo sforzo immenso causò un malore nel Magister, che si accasciò al suolo.
La cavalleria franca nel frattempo aveva deciso di portare supporto ai propri alleati.
Attila si mosse con 5000 cavalieri pesanti verso sud per schiacciare la cavalleria burgunde e impedire l'arrivo di quella franca.
Il suo attacco si rivelò tuttavia abbastanza fallimentare; i burgundi si misero in posizione in tempo e ressero perfettamente all'urto.
Come se non bastasse un cavaliere burgunde lanciò la propria spada diretta al Khan e lo copì in pieno petto.
La sua morte non venne immediatamente notata e gli unni continuarono a spingere ancora per un po', in una situazione di totale stallo.
Quando fu chiaro che il Khan era morto e che sostanzialmente stavano finendo gli uomini disponibili per combattere, gli Unni abbandonarono il campo lasciandolo ai franco-burgundo romani.
Giselcaro stava ancora combattendo, illeso. Anche i due generali Franchi non avevano subito alcuna ferita.
Esito:
Vittoria di misura della coalizione franco-romano-burgunde.
Gli unni lasciano sul campo: oltre 85mila uomini e il Khan Attila.
I Romani lasciano sul campo: circa 55mila unità e Flavio Ezio.
I burgundi lasciano sul campo: circa 15mila uomini
i franchi lasciano sul campo: circa 8000 uomini