Toga!
Chosen one
promossa da: Regno Unito, Stati Uniti del Mediterraneo
- considerata l'invasione da parte della Cina al Pakistan, quale atto non suffragato che da prove parziali, che non consentono una assunzione diretta e trasparente di responsabilità del governo pakistano nella vicenda dei tristissimi attentati del 2024 al territorio cinese.
- considerato il dossier di 45 pagine sottoposto all'attenzione dell'assemblea per mezzo dei delegati del Regno Unito, che inquadrano gli attacchi come probabile furtto di ingerenze estranee al governo di Islamabad.
- considerate le prove documentali prodotte dal governo cinese riguardo l' effettiva presenza di cittadini pakistani in luoghi e tempi coincidenti con la sopracitata azione terroristica, nonchè crimine contro l'umanità.
- tenuto conto dell'insufficiente valutazione dello Stato Maggiore del governo di Pechino, riguardo la possibile estraneità dei fatti del governo del Pakistan, con conseguenti danneggiamenti gravissimi di tutta la zona teatro delle operazioni belliche.
- considerato il rischio di scambio termonucleare, minacciato per parte pakistana a cui senza ombra di dubbio seguirebbe la ritorsione cinese.
- preso in esame il rischio derivante dal mancato immediato cessate il fuoco in Kashmir, che equivarrebbe ad un innalzamento oltre la soglia di ragionevolezza del rischio di un conflitto atomico tra le due nazioni, con un rischio minimo ma comunque potenziale di allargamento alle due Coree, all'indocina e all'India.
Chiediamo la sospensione di ogni mozione volta a condannare l'operato delle parti in causa, qualsivoglia esse siano, rimandando la votazione in deroga alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, che dovrà farsi carico di porre immediatamente le condizioni affinchè siano verificate le posizioni dei contendenti e sia tutelata la pace nell'intera area teatro degli scontri.
Al Consiglio di Sicurezza, i promotori rivolgono accorato appello affinchè sia stralciata una risoluzione d'emergenza che obblighi le parti ad un'immediato armistizio, con conseguente ritiro dalle zone occupate, senz'alcuna condizione.
- considerata l'invasione da parte della Cina al Pakistan, quale atto non suffragato che da prove parziali, che non consentono una assunzione diretta e trasparente di responsabilità del governo pakistano nella vicenda dei tristissimi attentati del 2024 al territorio cinese.
- considerato il dossier di 45 pagine sottoposto all'attenzione dell'assemblea per mezzo dei delegati del Regno Unito, che inquadrano gli attacchi come probabile furtto di ingerenze estranee al governo di Islamabad.
- considerate le prove documentali prodotte dal governo cinese riguardo l' effettiva presenza di cittadini pakistani in luoghi e tempi coincidenti con la sopracitata azione terroristica, nonchè crimine contro l'umanità.
- tenuto conto dell'insufficiente valutazione dello Stato Maggiore del governo di Pechino, riguardo la possibile estraneità dei fatti del governo del Pakistan, con conseguenti danneggiamenti gravissimi di tutta la zona teatro delle operazioni belliche.
- considerato il rischio di scambio termonucleare, minacciato per parte pakistana a cui senza ombra di dubbio seguirebbe la ritorsione cinese.
- preso in esame il rischio derivante dal mancato immediato cessate il fuoco in Kashmir, che equivarrebbe ad un innalzamento oltre la soglia di ragionevolezza del rischio di un conflitto atomico tra le due nazioni, con un rischio minimo ma comunque potenziale di allargamento alle due Coree, all'indocina e all'India.
Chiediamo la sospensione di ogni mozione volta a condannare l'operato delle parti in causa, qualsivoglia esse siano, rimandando la votazione in deroga alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, che dovrà farsi carico di porre immediatamente le condizioni affinchè siano verificate le posizioni dei contendenti e sia tutelata la pace nell'intera area teatro degli scontri.
Al Consiglio di Sicurezza, i promotori rivolgono accorato appello affinchè sia stralciata una risoluzione d'emergenza che obblighi le parti ad un'immediato armistizio, con conseguente ritiro dalle zone occupate, senz'alcuna condizione.