l'ambasciatore statunitense continua a non capire i riferimenti al suo paese come di uno stato che non dimostra la volontà di intervenire, quando è stato tra i primi ad offrire l'aiuto, quando è lo stato con più esperienza (insieme alla russia) di estrazione di petrolio in ambienti estremi e quando è anche lo stato con una presenza più vicina; nessuno in questa sede è contrario ad un intervento, quindi nascondersi dietro questo polemiche pare inutile
riguardo il limite alle attività estrattive, fermarle segna cognizione di causa, senza sapere cos'è stato a causare il disastro nella stazione argentina e senza avere informazioni ufficiali sull'impatto ambientale è sicuramente prematuro, oltre a togliere una fonte di approvigionamento ad un mercato petrolifero già sofferente. la base americana è dotata delle più avanzate tecnologie, e le probabilità di incidenti sono minime
riguardo l'intervento cileno, l'ambasciatore capisce il suo scontento, e crede che alla base dell'apertura della base estrattiva da parte della precendente amministrazione ci sia stata la considerazione che fosse il modo più semplice per contrastare un atto unilaterale