Lulli grillo

kyuss

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http://www.ilgiornale.it/news/polit...due-battista-non-pagano-debiti-e-1617446.html

la "risposta"

https://www.ilfattoquotidiano.it/20...endenti-non-pagati-anche-mia-sorella/4842376/

quindi siccome c'e' la crisi pensano bene di non pagare fornitori e dipendnenti, di non versare i contributi all'inps etc...
intanto di battista si fa un lunga vacanza in sud america, e sicuramente avrebbe potuto investire un po' dei soldi guadagnati come parlamentare coprendo i buchi della sua azienda, o magari 100.000 mila euro che hanno in azioni
ma loro sono honesti
 
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kyuss

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La cosa che non capisco è come il loro elettorato non si renda conto di quanto siano dei cazzari.
Praticamente si stanno smentendo da soli su tutte le loro "battaglie" ideologiche, eppure ancora gli danno credito.
 

kyuss

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cazzogliene, sperano nel reddito di cittadinanza e/o nella caccia al negro

Quelli che hanno votato m5s alle ultime elezioni forse si possono dividere in due gruppi.. Quelli a cui non frega nulla della politica e vota per tornaconto personale, credendo alle promesse dell'imbonitore di turno (fu così con Berlusconi ed è così oggi con quelli che li hanno votati pensando al reddito di cittadinanza) . Poi ci sono i Grillini "veri", quelli del no TAV, no tap, no f35, no Vax etc... Insomma tutte quelle battaglie che hanno raccolto simpatizzanti proprio per quelle idee.
I Grillini dei meet up oggi come fanno a dar credito a di Maio e Co. dopo che hanno vanificato anni di lotte?
 

Epitaffio

SoHead Technician
Oppure, "sono appena andati al governo, lasciamoli lavorare" o anche l'evergreen "è colpa di quelli prima"
 

kyuss

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Filippo Facci

COI PIEDI IN DUE CASTE

Il giornalista più apertamente lottizzato d’Italia (l’ha pure ammesso) tuona contro la casta dei giornalisti. Il giornalista notoriamente ingrassato coi contributi pubblici (dalla Padania alla Rai alla poltrona da parlamentare: tutto per sostanziale nomina, altro che «lettori» ed «elettori») tuona contro i fondi all’editoria, il cui taglio «lo chiedono i cittadini»: più una serie di spaventose e superficiali cazzate che tornano utili solo a chi, durante le feste, volesse tenersi leggero: gli basterebbe sbirciare, prima di ogni portata, che cos’ha detto e scritto Gianluigi Paragone il 17 dicembre scorso.

Dopodiché, ora, dovremmo passare al merito tralasciando il pulpito: ma è veramente dura dimenticare il pulpito. «Lo dicevo prima e posso ribadirlo adesso: i giornalisti italiani sono una casta», parole sue. E quando lo diceva, Paragone?

Forse la prima volta che sentimmo parlare di lui: quand’era direttore della Padania, da immaginarsi con quale indipendenza (e con quali meriti fosse stato insediato) in un periodo in cui i giornali di partito non vivevano «anche» grazie ai fondi per l’editoria, ma solo ed esclusivamente grazie a essi. Poi che ha fatto, l’uomo che «lo diceva prima»?

Dopo il periodo probabilmente più libero della sua vita (a Libero, appunto, quotidiano che già percepiva gli orribili fondi) il lottizzato Paragone, coi piedi in due caste, approdava dal niente alla vicedirezione di Raiuno e alla conduzione di sbracatissimi programmi tipo «Malpensa, Italia» (poteva chiamarlo direttamente «Gemonio, Italia», a quel punto) e inaugurava quella che a parere dello scrivente è la serie di talkshow più brutti, squallidi, volgari e arruffapopolo che avevamo mai visto.

Poi, passando d’un tratto alla direzione di Raidue per logiche sicuramente molto professionali, e soprattutto annusata l’aria che tirava, cercò di ri-verginarsi annunciando «mi dimetto da giornalista di centrodestra» e intensificando la caciara di puntate titolate, per esempio, «Politici, ora basta!». Si mise l’orecchino e cominciò a introdurre le puntate suonando la chitarra. Una sera, in diretta, meritò il commento del compianto Giorgio Straquadanio: «Paragone si sta già preparando il futuro». E tu prova a smentirlo. Paragone ci provò: «La Rai non è della politica», rispose.
No, infatti: la Rai è dei partiti.

Intervistato dal Corriere, disse: «La mia è una trasmissione di rottura disordinata, io non ho le idee chiare, non è populismo, forse è anarchia, è il disordine che viene dal fatto che non riesco più a trovare un senso o un ordine a quello che sto vivendo». E siamo perfettamente d’accordo con lui.

Ma adesso andiamo veloci, sennò si fa noiosa: d’un tratto diventò amicissimo di Urbano Cairo e Diego Della Valle ed ecco «La gabbia» su La7, l’antisistema come estetica, l’antieuro come missione, le teorie del complotto come fondali. Diventò l’idolo dei deficienti no wax. Sinché venne cancellato dal nuovo direttore di rete di La7. Rimasto a spasso, dopo aver usato la politica per fare il giornalista, usò il giornalismo per fare il politico: a fine settembre 2017 condusse la kermesse che incoronò Di Maio candidato premier e se lo portò dietro nella presentazione del suo sobrio libro «Gang Bank. Il perverso intreccio tra politica e finanza che ci frega il portafoglio e la vita». Candidato nel listino. Eletto. A quel punto mancava solo un suo blog sul Fatto Quotidiano. Fatto.

E finalmente, ora, possiamo occuparci delle scemenze che ha scritto contro il mondo che partorito lui.

Paragone dixit: «Noi del MoVimento 5 Stelle avremmo cominciato una sorta di regolamento di conti per seguire i desiderata sia del vicepremier Luigi Di Maio sia del Sottosegretario Vito Crimi». Sì. Esattamente.

«L’accusa che ci muovono è quella di soffocare il pluralismo dell’informazione e di colpire il diritto dei cittadini ad essere informati». Esatto, sì.

«Che il taglio dei fondi per l’editoria ci sia, è vero. Che sia richiesto dagli stessi cittadini è altrettanto vero. E che i cittadini e i lettori stiano abbandonando il sistema dell’editoria tradizionale è fuori dubbio». Paragone ci sta ricordando che i lettori dei giornali di carta calano in tutto il mondo, ma ecco che cosa sta facendo il governo secondo lui: «Nient’altro che un riordino di un comparto che parte da un dato di fatto… se i lettori non ne vogliono più sapere di un giornale, non è concepibile che indirettamente tutti gli italiani debbano concorrere a tenere in vita dei giornali che in edicola non funzionano più». Fine. L’analisi di Paragone è tutta qui.

Dopodiché possiamo spiegargli un paio di cose, oltre a quelle che ha già spiegato la direzione di questo giornale a proposito dei soldi statali che se ne andranno comunque in sussidi di disoccupazione (per i giornalisti licenziati, giocoforza) e che soprattutto dei soldi che continuano ad andare al pozzo senza fondo chiamasi Rai, quella che serve a far suonare la chitarra a Paragone. Allora.

1) Il liberismo e il «mercato» , da soli, non assicurano la sopravvivenza neppure a case editrici, cinema, teatri, opere liriche, musei, mostre e monumenti. Se dovessero campare solo di prodotti e biglietti, chiuderebbero domani. Che facciamo, tagliamo tutto anche lì, data la caratura culturale de «i cittadini» di cui parla Paragone? Gente che probabilmente della cultura ha sempre fatto a meno, e che i giornali non li comprava neanche prima? Senza contare che l’informazione rientra tra i diritti costituzionali garantiti dallo Stato, non è un’elemosina. Non a caso i contributi per l’editoria diretti o indiretti esistono anche all’estero, e segnatamente nella gran parte dei paesi europei.

2) Se anche fosse vero - come dice l’orecchiante Paragone - che «i cittadini e i lettori stanno abbandonando il sistema dell’editoria tradizionale», è sicuramente vero che i soldi per l’editoria digitale vengono proprio e ancora dalle copie cartacee. L’85 per cento dei ricavi viene ancora dalle carta, per essere precisi: ogni giorno si vendono 2,8 milioni di giornali tradizionali che hanno 16,2 milioni di lettori. Si vede che è gente poco d’avanguardia. L’Agcom comunque informa che il 98 per cento dei giornali online, in Italia, fattura meno di 21mila euro all’anno.

3) La pretestuosità dei tagli all’editoria non si evince solo dai commenti all’intervento di Paragone («devono morire di fame», «i giornalisti mentecatti andranno a zappare la terra o a servire i loro padroni come camerieri») ma anche dalla recente falsità pronunciata da sottosegretario Vito Crimi, che ha definito l’editoria come «il settore più assistito da parte dello Stato». Crimi ha parlato vagamente di una spesa di 3,5 miliardi di euro in 15 anni, cifra che non si sa dove abbia preso. Bene: solamente i sussidi elargiti alle fonti energetiche ritenute dannose per l’ambiente (tipo gas, carbone, petrolio, ecoballe) ammontano a 11,5 miliardi all’anno: dati del Ministero per l’Ambiente. Nel programma dei grillini, tra l’altro, c’è l’abrogazione di questi sussidi, e invece non c’è quella dei fondi per l’editoria. Le innumerevoli interviste e interventi dei mesi scorsi da parte di esponenti leghisti, secondo i quali non ci sarebbe stato nessun taglio, fa capire, infine, come la questione di stata oggetto di un mero mercato politico. In lingua italiana, quello di Matteo Salvini si chiama voltafaccia.

4) Ultimo ma non ultimo:nei fatti, a guardar bene, il taglio voluto dall’emendamento dei grillini non abolisce i fondi per l’editoria, ma ne vieta l’accesso a circa una ventina di testate diversissime tra loro (l’Avvenire, il manifesto, Libero tra queste) che non sono mai state tenere coi grillini medesimi. Un caso, certo. Invece non è un caso che i 180 milioni che resterebbero a disposizione (intatti) saranno invece da destinare a un fondo a totale disponibilità della presidenza del consiglio per progetti di «soggetti pubblici e privati», i quali promuovano genericamente la «cultura della libera informazione plurale, della comunicazione partecipata e dal basso, dell’innovazione digitale e sociale, dell’uso dei media». In lingua italiana: i grillini potranno dare quei soldi, cioè i fondi per l’editoria, ai loro amici.

Libero, 23 dicembre 2018

Ps: Aggiungo una cosa che nell'articolo cartaceo su Libero non ho scritto, e appunto, la aggiungo ora: Paragone, vaffanculo.
 

Spam Rulez

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Dopodiché possiamo spiegargli un paio di cose, oltre a quelle che ha già spiegato la direzione di questo giornale a proposito dei soldi statali che se ne andranno comunque in sussidi di disoccupazione (per i giornalisti licenziati, giocoforza) e che soprattutto dei soldi che continuano ad andare al pozzo senza fondo chiamasi Rai, quella che serve a far suonare la chitarra a Paragone. Allora.

Dare sussidi alla stampa e darli ad un giornalista sono cose diverse visto che quelli che si danno alla persona sono tutti della persona e quelli che si danno alla stampa vanno all'editore che poi ha discrezionalità nella formula del calcolo delle spettanze del giornalista.
 

Shaka

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Fantacalciaro
Mi sento sporco.
Sono d'accordo con un articolo di Libero.
Ora li odio anche per questo.
Maledetti.
 

kyuss

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E loro erano quelli anti casta (che poi quella della gestione delle licenze per i balneari è follia pura, gente che paga cifre irrisorie per occupare le spiagge, e la cui attività di 3/4 mesi permette di vivere alla grande per un anno intero, e lo so perché ne conosco diversi )

Grande festa ieri alla Corte di Francia doveil sovrano assoluto ha deliberato che se ne strafrega della Bolkestein; prima il favore ai balneari che ci porterà a una procedura d’infrazione le cui multe verranno pagate da noi come per le quote latte, poi il regalo agli ambulanti: nessuna messa al bando per le licenze delle bancarelle che offuscano monumenti e disturbano il decoro di Roma. Sono 11.533 gli ambulanti che continueranno a lavorare. Tecnicamente, nella manovra in discussione in Parlamento è stata stralciato dalla direttiva europea, approvata nel 2006, l’obbligo della messa a bando delle concessioni e dunque dei titoli per lo sfruttamento degli spazi pubblici a fini commerciali e dei beni demaniali,come le spiagge. Gli ambulanti – quelli che vendono pentole o abbigliamento e che a Roma vengono chiamati anche “mutandari” -tirano un sospiro di sollievo perché i loro permessi non scadranno e non saranno messi a concorso così come nella Capitale non ci sarà – almeno per il momento – una riduzione dei posteggi. Tutto sarebbe dovuto partire dal primo gennaio 2021: per quella data il Campidoglio avrebbe dovuto produrre una riorganizzazione del settore, contare le licenze (che per anni e per generazioni si sono tramandate di padre in figlio) e ridurre i posteggi nell’ottica di un maggior ordine e di un più credibile decoro.

ambulanti-tredicine.jpg

I numeri dell’ambulantato e il nuovo provvedimento (Il Messaggero, 24 dicembre 2018)
Per questo ieri è circolata la foto di Dino Tredicine che alza la mano, dita a V di vittoria, dopo l’approvazione della fiducia sulla Manovra del Popolo.

Racconta Il Messaggero:


C’è anche il fratello Mario, tutti a seguire da vicino, insieme a un pattuglione dell’Associazione nazionale ambulanti, la discussione che ha blindato il business dei bancarellari per gli anni a venire. Le licenze non saranno messe a gara dal Campidoglio né dagli altri Comuni lungo lo Stivale, in barba a quanto aveva previsto l’Unione europea per evitare che le concessioni rimanessero in mano agli stessi commercianti per decenni.



https://www.nextquotidiano.it/bolkestein-tredicine-di-maio/
 

Spam Rulez

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Stando così le cose chi ha un negozio è uno che "ce coje".

Tra l'altro sono anche gli ambulanti con i generatori diesel ad appestare l'aria di Roma, oltre al traffico.

Non ho parole.
 

kyuss

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Gilet gialli, non mollate! Dall’Italia stiamo seguendo la vostra battaglia dal giorno in cui siete comparsi per la prima volta colorando di giallo le strade di Parigi e di altre città francesi. Sappiamo cosa anima il vostro spirito e perché avete deciso di scendere in piazza per farvi sentire. In Francia, come in Italia, la politica è diventata sorda alle esigenze dei cittadini che sono stati tenuti fuori dalle decisioni più importanti che riguardano il popolo. Il grido che si alza forte dalle piazze francesi è in definitiva uno: “fateci partecipare!”.

....

Il MoVimento 5 Stelle è pronto a darvi il sostegno di cui avete bisogno. Come voi, anche noi, condanniamo con forza chi ha causato violenze durante le manifestazioni, ma sappiamo bene che il vostro movimento è pacifico. Possiamo mettere a vostra disposizione alcune funzioni del nostro sistema operativo per la democrazia diretta, Rousseau, per esempio call to action per organizzare gli eventi sul territorio o il sistema di voto per definire il programma elettorale e scegliere i candidati da presentare alle elezioni. E’ un sistema pensato per un movimento orizzontale e spontaneo come il vostro e saremmo felici se voleste utilizzarlo.


https://www.ilblogdellestelle.it/2019/01/gilet-gialli-non-mollate.html


Ma loro non sono quelli che dicono sempre, insieme alla lega, che non vogliono ingerenze politiche dagli altri paesi (quando magari sono solo valutazioni o giudizi)?
Chi siamo ad un partito di governo che dà appoggio ad una manifestazione tutt'altro che pacifica, ci sono state vittime, furti e violenze varie.
Ora è chiaro che i manifestanti francesi se ne fottono di Di Maio, Di Battista e Grillo (della piattaforma Rousseau poi ... ) , e che l'unico intento dei pagliacci nostrani è quello di riconquistare consensi tra i delusi del m5s, cercando di farsi passare per ribelli antisistema etc etc. Insomma come quelle che si rifanno ricostruire l'imene per farsi passare per vergini.


Poi vabbè giggino poco più di un anno fa scrisse un lettera aperta a Macron per trovare delle convergenze.
https://www.ilblogdellestelle.it/2017/11/lettera_aperta_al_presidente_macron.html
 
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