[Vayyal] Lay'San ibs Madib

Rebaf

Get a life
Fantacalciaro
[Ripropongo qui un raccontino a puntate su un pellegrinaggio, per chi vuole assaporare un po' di vero spirito vayyal]

1. La partenza del Pellegrino

Giunta al suo diciottesimo anno di età Lay'San ibs Madib aveva raggiunto la maggiore età, prima di potersi dichiarare adulta e formalmente pronta a prendersi le sue responsabilità all'interno della società avrebbe pero' dovuto compiere il rituale nafèz, il pellegrinaggio che portava ogni vayyal ad acquisire il suo nome definitivo e ad essere accettato in una delle navi della Celebi.

Come tutti Lay'San si recò da da suo padre, Madib'San, che si premurò di informarla di quale dono avrebbe dovuto riportare al clan dei San, il Faqìl [Dono] dunque rimaneva un segreto e avrebbe rappresentato la maggiore occupazione della giovane ricercatrice vayyal. Il momento della partenza per il nafèz rappresentava per Lay, come per la maggior parte dei vayyal, uno dei momenti più gratificanti nella propria vita: il proprio clan affidava al giovane vayyal un caccia leggero, cibo per due mesi e una serie di mappe della galassie per potersi orientare efficacemente. Quindi, tutto ciò che rimaneva dopo la partenza, era un vayyal, il suo Valaam e l'universo intorno a lui. Avrebbe esplorato, fatto esperienze, conosciuto altre specie, forse non sarebbe più tornato, solo la Takì [sorte] può saperlo, ma non si poteva, in ogni caso, esimersi da una tale tradizione benedetta dagli Spiriti degli Antenati e dalla volontà collettiva del popolo vayyal.

2. Il re e la tela

Dopo due mesi di Naféz, Lay'San finì le scorte donate dalla Celebi e dovette atterrare in un pianeta alla ricerca di provviste di cibo e carburante. Il pianeta, che nelle mappe di navigazione vayyal in suo possesso era chiamato Vallah, sembrava pero' disabitato e Lay'San dovette penare molto prima di trovare qualcosa di commestibile, alcune bacche che, fortunatamente, non si erano rivelate velenose.

La cosa che colpì di più la giovane vayyal, pero', fu che su gran parte della superficie del pianeta c'erano delle strane rovine. Lay'San non aveva mai visto un edificio, ne aveva solo sentito parlare e osservato alcune riproduzioni ologafiche, e le grandi torri che si alzavano al cielo in rovina erano qualcosa che le procurarno una strana sensazione di impotenza mista ad ammirazione. Di fronte a quegli edifici che sembravano sfidare la forza di gravità di quel pianeta, Lay'San pensò alla decadenza. In vayyal tale concetto era espresso con la parola Jabya, di solito veniva sempre associato al primo periodo in cui i vayyal dovettero cominciare il loro Vay [viaggio] quando la Celebi rischiò la distruzione completa a causa del veloce deterioramento dei materiali di costruzioni delle navi. In questo caso, pero', Lay'San pensò più ad una Jabya dal respiro più ampio, quasi storico. Immaginava quelle torri al massimo dello splendore, chissà quale razza le abitava e quali avvenimenti erano accaduti in quel pianeta, eppure ora tutto era ammantato dalla solitudine. Nessuno più solcava quelle terre, forse un attacco nucleare o una pandemia, non si potrà mai sapere; ma, come dice un detto vayyal molto famoso: rabìt inshàl bar gelìk mahdjanak bar issam fu, cushàl bar tayub qawfi bar mansur fu [Dove prima il re eseguiva la sua legge, ora il ragno tesse la sua tela]. Era un chiaro esempio del Laat Navìk, il grande ciclo che sta alla base della jabya di ogni civiltà. Il ciclo che un giorno verrà spezzato riportando la Tasya [Pace] su tutto l'universo.

Lay'San rimase in quel pianeta per una settimana, come a voler assaporare per un attimo il suolo di un pianeta, l'alternarsi del giorno e della notte e l'effetto degli eventi atmosferici su di lei. Per un attimo aveva anche pensato di togliersi il Valaam ma ciò avrebbe dovuto dire disobbedire ad una legge della Mu'hali benedetta dagli Il'ha e Lay'San aveva il massimo rispetto per le proprie tradizioni. Inoltre dubitava che il suo corpo avrebbe potuto resistere a quel pianeta, l'idea gli passò dalla mente dopo pochi giorni e per il restante tempo ispezionò il pianeta trovando molti altri resti di questa civiltà perduta. Appurato che trovare carburante era diventata la sua personalissima chimera, decise di abbandonare quel pianeta. Mentre il caccia leggero della Vayyal vayyal si allontanava nello spazio, Lay'San non potè che portare con sè un moto di malinconia, Vallah era stato il primo pianeta su cui avesse mai avuto la possibilità di mettere piede e, di questa esperienza, certo la giovane viaggiatrice non se ne sarebbe mai scordata.

[continua]
 
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