Turno 3.2

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Turno 3 Luglio - dicembre 2025​

 

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La rivolta di Novembre

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Da diversi anni ormai la situazione a Cipro è particolarmente compromessa. Ankara continua a ritenere il nord del paese parte integrante del proprio territorio sotto occupazione militare. I cittadini di etnia greca rivendicano proprietà che gli erano state sottratte negli anni '70 cacciando i turchi. Molte ONG fanno notare grandi eccessi da parte delle autorità greche in quest'opera di ritorno. Vari gruppi armati turchi attaccano ufficiali, giornalisti e soldati greci.

Il comando militare euroasiatico decide di intervenire per stroncare sul nascere quella che potrebbe diventare una notevole spina nel fianco del proprio nuovo ordine internazionale. I paracadutisti russi vengono affiancati dalla fanteria di marina greca e dai soldati greco-ciprioti in una grande operazione antiterrorismo nel nord del paese. Migliaia di case vengono perquisite con la scoperta di ingenti magazzini di armi ed esplosivo. Nella prima fase che si svolge ad ottobre le reazioni armate sono limitatissime e più di 970 turchi vengono arrestati. Il 3 di novembre, però, migliaia di turchi scendono in piazza contro gli "occupanti". La situazione degenera velocemente e negli scontri tra polizia e manifestanti perdono la vita 20 persone.

Dal giorno successivo l'intero nord di Cipro è in rivolta. Cellule armate compiono imboscate contro i convogli militari dell'URSE. Ogni edificio isolato in cui si sono stabiliti i greci viene assaltato e decine di famiglie sono massacrate. Il governo è costretto a dichiarare il coprifuoco e il parlamento inasprisce di molto le pene per terrorismo ed odio etnico permettendo alla polizia "arresti cautelari".

(Soldati ciprioti pattugliano una cittadina turca in rivolta)

 

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Crisi del Sahel​

La crisi del lago Chad è un campanello d'allarme per un problema generale della regione del Sahel. Per sei mesi consecutivi non cade una singola goccia d'acqua con un danno incredibile per l'agricoltura e l'allevamento. Di tutte le economie dell'Africa occidentale solo quella del Senegal resta in crescita. Il risultato è lo spostamento di enormi quantità di popolazione al seguito delle proprie mandrie verso le poche zone rimaste fertili. Queste aree però sono già occupate o da gruppi locali che le difendono con tutti i mezzi. Secondo le stime dell'ONU la regione potrebbe esplodere in un grande conflitto generalizzato entro sei mesi.

(Milioni di capi di bestiame hanno perso la vita a causa della siccità)

 

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Guerra del Kurdistan

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Dopo una notevole avanzata le forze arabo-irachene sono state fermate dalla resistenza dei curdi. In molte città occupate, però, cova la rivolta e la situazione esplode a Sulaymaniyah una zona urbana di più di un milione e mezzo di abitanti. Le milizie popolari curde costringono alla fuga le forze irachene in poco meno di mezza mattinata di combattimenti. Seguono poco dopo Chamchamal e Kalar. Da queste tre città molti arabi scappano al seguito delle forze irachene per paura di vendette.

Anche la zona controllata dai curdi vede una rivolta. Nella zona di Hawija gli arabi prendono le armi e fanno crollare questa parte di fronte aprendo all'esercito iracheno la strada per porre sotto assedio Kirkuk ed Erbil.

L'avanzata però si ferma qui. Appena i soldati iracheni arrivano alle porte di Erbil i curdi dispiegano tra le loro fila (e anche nelle città in rivolta) numerose squadre munite di manpad antiaerei. Trenta elicotteri vengono abbattuti costringendo l'evacuazione medica a non volare lungo il fronte. I caccia sono costretti a volare ad alte quote perdendo di precisione e costringendo a rinunciare alla maggior parte degli strike.

A Baghdad si inizia a parlare di fallimento della linea di governo. Diversi generali parlano apertamente contro la campagna militare.

 

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Guerra in Siria​

Ormai il cessate il fuoco mediato da Iran e Arabia può considerarsi finito. Da ambo le parti le fazioni sperano di coglierei frutti dei mesi senza ostilità nel quale le unità militari si sono addestrate e rinforzate. L'intervento arabo in Kurdistan però ha distolto molte forze del Golfo dalla situazione in Siria. L'Iran invece ha rafforzato la posizione di Damasco con una linea di credito indispensabile per la sopravvivenza del regime. In pochi mesi molte parti delle città danneggiate da anni di conflitto vengono ripulite e ricostruite.

I comandanti delle forze armate protagonisti degli ultimi 10 anni di guerra vengono messi a riposto tra mille onori. Prende il comando una nuova generazione di ufficiali specializzatasi nelle accademie militari di Russia e Iran, gli unici due paesi ad essere rimasti legati al paese.

Con i soldi iraniani vengono costituite milizie sunnite chiamati "Comitati di Difesa Territoriale" che diventano un modo che il regime ha di assorbire quell'enorme numero di ex ribelli che vive nelle città occupate. Gli viene assegnato uno stipendio e diventano forze di polizia ausiliarie nelle aree a maggioranza araba-sunnita. Anche i curdi ricevono un trattamento simile che sfocia nell'accordo di Ifrin. In questo meeting Damasco promette ampissime autonomie ai curdi e la possibilità di un referendum per l'indipendenza nei vari cantoni.

Due divisioni vengono mobilitate superando di oltre 10.000 soldati il numero di miliziani dell'Armata dei Fedeli. Dalle basi avanzate di Palmira e di Aleppo scatta l'offensiva. Si combatte da settembre in poi e a dicembre solo Hasakah rimane fuori dal controllo del governo.

Secondo molti osservatori internazionali la seconda fase della guerra civile siriana ormai è prossima alla fine.

 

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Stati Uniti d'America

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Nonostante la barriera doganale occidentale abbia danneggiato gli interessi commerciali giapponesi, tra Washington e Tokyo i rapporti restano più che positivi. Uno scambio di tecnologie potenzia fortemente le forze armate nipponiche che vengono autorizzate ad acquistare negli Stati Uniti droni ipersonici, sottomarini di ultimissima generazione, aerei stealth e tantissimo altro materiale. Il Giappone invece apre alle aziende americane molti settori delle telecomunicazioni. In particolare gli ologrammi giapponesi letteralmente invadono il mercato occidentale diventando la moda del momento. [Giappone +30]

I rapporti con l'Iran vengono stretti sempre di più. La presidentessa Jennings vola a Teheran per un incontro di altissimo livello con il presidente Dara. Segue uno nutritissimo gruppo di investitori americani sopratutto interessati al settore minerario. [Iran +20]

 

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Repubblica Popolare Cinese

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Il governo cinese, sempre più accerchiato da paesi ostili, si imbarca in un vasto programma di investimenti privati scatenando tutta la propria potenza di fuoco economica. Più di 60 miliardi vengono investiti in Papua Nuova Guinea con una trasformazione radicale di Port Stanley, un pari numero di miliardi è investito in Thailandia nel settore energetico a sostegno dell'industria che si espande sempre più. Iniziano, inoltre, i lavori per un corridoio di gasdotti passanti lungo il Myanmar al fine di collegare la Cina all'oceano indiano. Di portata epocale sono poi gli investimenti nei porti e nelle autostrade cinesi che crescono a dismisura. Notevoli aiuti finanziari, inoltre, vengono inviati al governo del Bangladesh [Myanmar, Thailandia, Papua Nuova Guinea, Bangladesh +30]

 

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Federazione Euroasiatica

Mentre è in corso la rivolta a Cipro il pubblico euroastico si concentra principalmente sulle prime elezioni federali. La distensione tra Moldavia e Transnistria appare come un grande successo diplomatico. I buoni risultati economici, con il PIL che torna a crescere grazie al nuovo mercato unico, e il trattato con l'Ucraina che permette ai cittadini dell'oblast di Donetsk e Kharkov di muoversi liberamente lungo il confine vengono percepiti dai cittadini come un ritorno di Mosca tra le grandi potenze dopo un periodo di tentennamenti in seguito alla guerra nei Balcani.

Dalla nascita della federazione i vari partiti nazionali si sono uniti in varie alleanze per la massima camera. I partiti conservatori formano il Partito Democratico dell'Eurasia guidato dal presidente russo Budnikov. Questi si aggiudica le elezioni portando a casa il 59% dei consensi. L'Unione di Sinistra si aggiudica il 22% mentre il Movimento dei Liberali di posizioni pro-occidente guadagna il 19% dei seggi.

 

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Stati Federali d'Europa

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Bruxelles presenta al parlamento il Trattato di Algeri, un accordo che verte sulla materia d'immigrazione e importazioni dal Nord Africa. Secondo la maggioranza dei parlamentari l'accordo sarebbe una violazione del TAFTA a cui sono stati demandate tutte le questioni sui dazi. Il governo cerca di far passare lo stesso l'accordo vista l'importanza strategica per la federazione ma il parlamento preferisce prima un chiarimento con i principali partner. Passa quindi solo la parte riguardante l'immigrazione con l'apertura di centri di smistamento ed identificazione dei richiedenti asilo politici.

Di fronte all'aumento del prezzo degli idrocarburi importati il governo D'Aboville risponde con un saggio piano energetico che punta molto al nucleare, al solare e al carbone. Quest'ultimo settore aveva sofferto molto negli ultimi anni e l'appoggio del governo riesce a rivitalizzarlo con l'acquisizione di un certo consenso in Germania con un crollo nei sondaggi del Movimenti dei Popoli.

Il PIL torna a crescere grazie al ritmo del 2.8%, un dato che non si registrava da diverso tempo. La disoccupazione inizia a crollare grazie ad un notevole turn over. La crescita demografica registra però un dato negativo nonostante l'arrivo di molti migranti dal Nord Africa.

Verso la fine dell'anno si crea una certa tensione con l'Ucraina con la cancellazione all'ultimo minuto di grandi progetti d'investimento. [Ucraina -20]

Nei distretti ad etnia mista della Bosnia si svolgono finalmente i referendum sotto la scrupolosa sorveglianza di osservatori europei e russi. Quello che doveva essere un momento di pace e stabilità per i martoriati Balcani diventa l'ennesimo episodio di tensione scatenando infinite polemiche. Infatti negli anni '90 croati e bosniaci erano la maggioranza ma dopo vari episodi di pulizia etnica durante le guerre jugoslave i serbi sono diventati la metà della popolazione. I voti a favore dell'unione con la Serbia e quindi l'Eurasia sono circa il 52%, quanto basta per il passaggio di consegne ma non un risultato tale da chiudere la questione per sempre.

 

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Regno Unito

A fronte del ritorno della crescita del PIL grazie al protezionismo il governo può effettuare un taglio della spesa pubblica di una trentina di miliardi. Vi sono alcuni malumori ma in generale è percepita come un misura necessaria visto che il debito non è sotto controllo. Comunque nonostante questo abbia superato la soglia del 100% il rating resta ai massimi livelli.

 

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Unione Islamica d'Arabia

Il governo tenta subito un compromesso con i manifestanti in Bahrain che da ormai da due mesi occupano le strade e le piazze della capitale. Secondo le stime apparse sui principali giornali internazionali si parla ormai di oltre 50.000 persone. Un gruppo minoritario partecipa ad un tavolo per trovare una soluzione ma la piazza li disconosce in modo evidente quando questi chiedono a tutti di tornare a casa e togliere i blocchi per favorire un accordo. Il 25 luglio i manifestanti sono ormai 120.000 e la polizia entra in azione usando idranti, lacrimogeni e proiettili di gomma. Negli scontri perdono la vita 19 giovani.

Due giorni dopo un'imponente manifestazione in occasione dei funerali dei "19 martiri" porta in piazza anche le fazioni fin'ora più scettiche. Le forze armate provano a indirizzare il corteo lungo un percorso prestabilito ma il blocco viene forzato in direzione della sede del governo. E' un vero e proprio assalto a suon di sassi e bombe incendiarie. I militari rispondono prima sparando in aria e poi ad altezza uomo per respingere la massa umana. Non si sa quanti siano i morti. Il governo parla di 45 morti "a causa della calca", fonti dell'opposizione parlano di "150 morti, 700 feriti gravi e 2.000 arresti arbitrari".

Dopo questi scontri il Bahrain è ormai nel caos. Checkpoint bloccano interi villaggi e quartieri. Un coprifuoco viene imposto così come il totale blocco di internet e telefoni. I giornalisti vengono per lo più allontanati e molti parlano di un'atmosfera da "Iran 1979".

Negli stessi mesi scoppia la rivolta di Sulaymaniyah e riprende la guerra in Siria. L'unica nota positiva per l'Arabia è la tenuta del compromesso in Yemen.

 

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Stato del Giappone

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Il clima economico nipponico è ancora molto teso. Tantissimi gruppi industriali stanno abbandonando l'arcipelago a causa dell'aumento delle tasse e del mercato interno in forte riduzione. Nonostante questo qualche imprenditore ancora crede nella tenuta generale dell'economia e gli investimenti nel tradizionale settore ad alta tecnologia sono enormi seppur ormai orientato alla produzione di beni di consumo dal basso valore intrinseco per i mercati asiatici. La produzione industriale continua a decrescere seppur solo dello 0.2% sopratutto a causa delle misure protezionistiche adottate da Europa e Stati Uniti.

Le aziende, comunque, assumono molto segnando un dato positivo sulla disoccupazione. I partiti d'opposizione però denunciano che le assunzioni sono solo tra gli immigrati spesso con ottimi titoli di studio ma che si accontentano di basse paghe. La tensione tra cittadini e migranti è altissima e le indagini sul rogo del ghetto indonesiano non portano a nulla di concreto. Anzi gli attacchi contro gli immigrati continuano con più di 200 pestaggi di gruppo denunciati. In nessun caso i colpevoli vengono individuati. Spesso gli attacchi vengono rivendicati dal Tatenokai anche se la polizia parla di "mitomani". E' chiaro però che ormai il brand nazionalista si è diffuso a macchia d'olio.

I tagli alla spesa pubblica colpiscono fortemente i più anziani ormai fuori dal mercato del lavoro. Il PLD perde così il suo principale bacino di voti che si sposta verso il Partito Nazionale. Il mondo intero teme le elezioni che si svolgeranno il prossimo anno poiché i sondaggi parlano di un passaggio del PN dal 4 al 48%, superando la Coalizione Progressista di 1 punto. Il partito liberale è ormai dato per estinto con solo il 5% dei consensi.

Il primo ministro Takagai tenta in tutti i modi di correre ai ripari presentandosi al suo pubblico come un grande statista. Ogni photo opportunity viene sfruttata al massimo, sopratutto in occasione di importanti accordi di cooperazione firmati con Stati Uniti e India. A fine dicembre la notizia della Sony che sposterà i propri centri di produzione nelle Filippine e nel Vietnam segna, però, la fine dell'attuale politica e porta nel "regno dell'incertezza".

 

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Repubblica Islamica del Pakistan

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La cancellazione di molti trattati di cooperazione tra Pakistan e Stati Uniti ha messo a dura prova il paese. La garanzia del debito da parte delle banche americane era una risorsa utilissima. Attualmente invece il governo deve finanziarsi ad alti interessi. E' chiaro che sul lungo periodo, allo stato attuale delle cose, difficilmente il Pakistan potrà ancora giocare un ruolo regionale importante. L'India ormai sembra aver liberato tutte le sue forze. Molti analisti ritengono però che la Cina, ormai accerchiata, interverrà sicuramente a salvare un paese strategicamente importante. E' necessario però prima portare stabilità in Afghanistan e non è improbabile un intervento diplomatico di Pechino per imporre un tavolo delle trattative. Nel frattempo comunque da Islamabad arrivano finanziamenti alle varie regioni per costruire nuove centrali elettriche, un bisogno fondamentale per continuare l'opera d'industrializzazione del paese.

Vista l'altissima tensione le forze armate acquistano sottomarini ed aerei cinesi.

 

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Unione Indiana

Il governo indiano invia 6 divisioni in Afghanistan rafforzando enormemente il proprio dispositivo militare in loco. Come risposta a quello che viene definito "un attacco contro i musulmani del Khorasan" i ribelli kashmiri fanno esplodere quattro autobombe contro i checkpoint. Dodici soldati perdono la vita. L'esercito risponde stringendo ancora di più le misure di controllo ed ormai si parla di vero e proprio assedio dei villaggi visto che solo pochissimi beni di consumo vengono fatti passare, l'acqua è razionata ed è necessario un permesso per spostarsi (e quindi andare a lavorare).

Di fronte alla grande tensione internazionale il governo risponde con un grande allargamento delle forze armate. Vengono fatti ordini per decine di nuove batterie missilistiche, satelliti, quasi 40 nuove navi da guerra tra cui due portaerei, 5 awacs e decine di reparti delle forze speciali. Il programma vale più di 71 miliardi, uno dei più grandi della storia del paese.

La più grande spesa è però il progetto che diventa protagonista di tutti i giornali. Un enorme progetto infrastrutturale viene accettato all'unanimità dal Parlamento dopo infinite discussioni. E' un vero e proprio piano Marshall per le periferie che vale oltre 240 miliardi di dollari. Di fronte a questa proposta migliaia di azienda da tutto il mondo si presentano in India per sperare di acquisire qualche appalto. La percentuale di crescita del PIL schizza al 13%.

 

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Confederazione Nigeriana

Il generale Bukira si concentra sopratutto al nord dove un corridoio è stato stabilito tra Maidguri ed Abuja. Questa strada però non è assolutamente sicura nonostante il continuo pattugliamento delle forze armate. Vari gruppi ribelli posizionano IED e mine che oltre ai militari colpiscono spesso i civili. La task force Cobra prova un'offensiva verso i confini con il Chad ma fallisce subito. E' chiaro ormai che i numeri reali dell'esercito sono decisamente più bassi di quelli sulla carta. L'Esercito del Nord conterebbe più di 100.000 uomini ma un'inchiesta interna, che la stampa riceve da informatori, dimostra che il problema della diserzione è enorme e i soldati mancanti o uccisi in azione non vengono denunciati in modo che i comandanti rubino la loro paga.

Al sud i ribelli del Delta, ormai appoggiati apertamente dalla Guinea Equatoriale, mettono in sicurezza i campi petroliferi e avanzano nella periferia di Lagos. Ormai viene minacciata perfino la base cinese di Lekki in cui staziona una piccola flotta e i droni. Diversi colpi di mortaio cadono nel compound ferendo un paio di soldati.

In generale gli ultimi sei mesi dell'anno vedono una descalation degli scontri con tutte le fazioni sul campo che tentano di riorganizzarsi. Molti analisti credono che l'alleanza militare dell'Africa occidentale, che non è intervenuta, possa ormai dirsi morta a causa del cuneo operato dagli Stati Uniti tra la Nigeria e i suoi alleati. La presenza di forze speciali di Washington in Guinea Equatoriale, paese di fatto in guerra con la Nigeria conferma un atteggiamento generale dell'occidente verso Abuja probabilmente colpevole di aver stretto troppo i rapporti con Pechino.

 

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Repubblica Islamica d'Iran

Di fronte alla grande offensiva islamista in Afghanistan il governo dell'Iran invia 5 divisioni oltre confine. Herat e la regione attorno diventa in pochi mesi una fortezza impenetrabile. Diversi aerei da trasporto creano un ponte aereo verso le milizie della Coalizione Unita. I soldati iraniani si riorganizzano lungo il nuovo fronte che però appare del tutto tranquillo. E' a sud est che sale la tensione. I servizi segreti riescono ad arrestare appena in tempo diverse cellule terroristiche di indipendentisti baluci.

Nel frattempo i rapporti tra Damasco e Teheran vengono stretti ancora un volta grazie ad una linea di credito di svariati miliardi per iniziare un'opera di ricostruzione.

 

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Repubblica Federativa del Brasile

Nei sondaggi il governo perde alcuni punti percentuali. Resta il partito preferito dalla maggioranza dei cittadini ma una dura campagna di critica sullo sviluppo di AWACS per l'aviazione sposta alcuni voti verso il populista Movimento della Giustizia.

 

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Stato d'Israele

Il governo ormai è sempre più in affanno. La crisi del Mediterraneo è terminata ma l'economia israeliana si è completamente inceppata. La popolazione invecchia sempre di più drenando molte risorse pubbliche, la tassazione aumenta bloccando gli investimenti.

 

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Repubblica del Chad

Il lago Chad segna un nuovo record negativo. Un'enorme massa di popolazione abbandona il paese al ritmo di 175.000 per anno su una popolazione di appena 12 milioni.

 

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Libia

Dopo mesi di proteste la situazione torna tranquilla grazie sopratutto alla ripresa economica in Europa che ha effetti positivi anche sul Nord Africa.