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Crisi del Mediterraneo Orientale
Studiosi di mezzo mondo ritenevano che la faglia del sistema internazionale nato dopo la caduta dell'Unione Sovietica era situata nell'Oceano Pacifico. In Asia si concentra ormai buona parte della ricchezza e della popolazione globale. Attori globali come gli Stati Uniti o potenze regionali come India, Cina e Giappone tessono da anni un "grande gioco" che da tempo impensieriva molti.

Il "vecchio mondo" però non ci stava ad essere messo da parte. I timidi approcci tra l'Europa unita e la Russia facevano presagire la nascita di un potente blocco "Euroasiatico". In pochi anni di intensa diplomazia stava per realizzare quello che era il sogno di Napoleone, Hitler o Stalin: un unico spazio politico da "Lisbona a Vladivostok".

Il nazionalismo dei turchi di Cipro nord ha però spazzato via tutto. La crisi cipriota ha rivelato quanto deboli fossero le fondamenta dell'alleanza russo-occidentale. Questa crisi non è solo del Mediterraneo Orientale, è la crisi della NATO ormai divisa in interessi locali, è la crisi dell'ONU ormai incapace di rispondere ai nuovi problemi globali, è anche la crisi della Russia che è stata spinta alla disgregazione e ha risposto con la forza di un gatto messo all'angolo.

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La torrida estate mediterranea del 2022 si apre con un'inedita notizia: il governo di Ankara ha deciso di concedere agli Stati Uniti d'America una base aeronavale poco fuori Istanbul. Vi giungono in pochi giorni gli uomini della 1° divisione dei Marines forte di ben cinquantamila uomini e centinaia di mezzi. E' una prova di forza notevole visto il precipitare della crisi a Cipro. Un modo che la Casa Bianca ha di dire:"la partita non è chiusa senza la mia voce in campo". Lo stesso fa Londra inviando 7.000 uomini a difesa dei suoi territori e cittadini sull'isola di Cipro.

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(Soldati statunitensi costruiscono una base in Anatolia)

A meno di 150km dai Marines sono schierati oltre un milione e mezzo di soldati greci. Per lo più sono coscritti richiamati alle armi e ben poco operativi. Il governo di Atene però non lesina sull'acquisto di vecchie armi russe per riempire i magazzini di fucili e munizioni.

Quello greco-turco è un gioco a muso duro che va avanti da decenni. Mai però si era giunti ad un punto così bassi nelle relazioni tra i due paesi. In passato aiutava la NATO, paese di cui erano membri entrambi gli stati, ma ormai la Grecia dopo aver abbandonato l'Unione Europea è sotto l'ala protettiva di Mosca.

La divisione non è solo politica e militare. Il mondo è spaccato in due sulla questione cipriota. In Europa e Russia nei bar, in televisione e sulla rete si parla di sovranità nazionale, di assalto ingiustificato turco. Negli Stati Uniti e in Turchia invece si sottolineano i tentativi turchi di risolvere in passato il conflitto e respinti di volta in volta dai greci oppure di rottura del Vaso di Pandora da parte della Russia con la crisi della Crimea.

Al di la delle legittime preoccupazioni però nessuno poteva immaginare che di li a poco la situazione sarebbe degenerata totalmente.

Ai primi di agosto, mentre i Marines tirano su i prefabbricati nella loro nuova base di Istanbul, una flotta russa passa lo stretto del Bosforo. Da tempo Mosca aveva comunicato che la flotta si sarebbe unita ad un'esercitazione con quella greca. In molti ad Ankara chiedono di non autorizzare il passaggio ma gli accordi internazionali sanciscono il contrario. Non si vuole alzare la tensione in modo eccessivo e pare che ci sia stato più di un tentativo di riconciliazione tra diplomatici di basso livello.

La flotta giunge a Creta tra mille peripezie. Si diffondono, infatti, notizie allarmanti di sottomarini che disturbano la navigazione nel Mediterraneo orientale. Pare, secondo il gossip internazionale, che un sottomarino algerino si sia messo in mezzo alla flotta disturbandola. E' da tempo infatti che l'Algeria e la Russia sono ai ferri corti a causa di un golpe filo-statunitense in un'area tradizionale considerata d'influenza russa.

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(La flotta russa nel Mediterraneo)

Nel frattempo anche Bruxelles invia una flotta guidata dalla portaerei italiana Cavour. Lo scopo della missione navale è quella di isolare Cipro per evitare l'arrivo di rifornimenti per le parti in guerra e cercare così di favorire una soluzione diplomatica.

Il governo greco-cipriota denuncia comunque l'invio di rinforzi dalla Turchia tramite aerei civili, sopratutto capienti cargo di una società ucraina affittati dal ministero della difesa turco. Ankara smentisce totalmente l'accusa ma è chiaro che c'è così tanto traffico aereo che le piste dell'aeroporto di Nicosia, occupata dai Turchia, devono essere rifatte almeno tre volte in un mese. I servizi segreti di Atene denunciano l'arrivo di oltre 10.000 soldati turchi tramite questi voli civili.

Un primo incidente si ha la notte del 23 agosto. La flotta turca cerca di forzare il blocco europeo. La Cavour lancia i suoi caccia ad intercettare le navi turche mentre l'ammiraglio italiano intima il ritiro. Le navi turche continuano ad avanzare senza alcun ripensamento. Seguono frenetiche chiamate tra l'ammiraglio e Bruxelles fino a quando giunge l'ordine di fare fuoco. La notte di fronte all'isola di Rodi si incendia: missili antinave partono dai caccia e colpiscono l'incrociatore Gaziantep e il cacciatorpediniere Bodrum che si inabissano velocemente portando con se oltre 370 uomini dell'equipaggio. Dalla costa turca la risposta è veloce, le batterie antiaeree lanciano i loro missili abbattendo due caccia.


La flotta turca non si lascia intimidire dalle perdite e continua la sua avanzata verso le coste di Cipro. Gli europei schierano 1 portaerei, 3 incrociatori, 4 cacciatorpediniere, 3 sottomarini e 2 navi da trasporto. I turchi invece hanno ancora 5 incrociatori, 11 cacciatorpediniere, 1 trasporto navale, 5 sottomarini e decine di navi civili requisite dalle forze armate. Visti gli aggiornamenti tecnologici degli ultimi anni il livello dei mezzi è più o meno pari.

Gli europei hanno assestato il primo, duro, colpo. La battaglia ormai infuria e nessuna delle due parti ci sta ad essere quella che si è ritirata. Per gli Europei i turchi hanno invaso Cipro, per la Turchia invece la flotta si sta dirigendo in un legittimo territorio turco così come sancito da un referendum popolare.

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(Aerei europei si alzano in volo per intercettare le navi turche)

I turchi sono in vantaggio perché dalla vicina costa vi è un ombrello antiaereo che rende difficoltose le manovre d'attacco per i caccia della portaerei Cavour. Inoltre i turchi possiedono più sottomarini che iniziano a tentare manovre di aggiramento sperando di colpire la flotta europei ai fianchi. La battaglia va avanti per un'ora e mezza di assoluta follia. Missili antinave vengono lanciati da entrambi i lati, caccia si alzano dagli aeroporti turchi così come dalla portaerei europea.

Sistemi di difesa moderni colpiscono i missili in arrivo distruggendone molti ancora in volo. I caccia europei danno filo da torcere ai sottomarini turchi riuscendone a colpire uno che si inabissa con i suoi cento marinai. La FREMM italiana "Bergamini" viene colpita ad un fianco, miracolosamente non ci sono morti ma la nave deve essere abbandonata. Poco dopo che l'ultimo dei marinai lascia il vascello questo viene fatto esplodere. La palla di fuoco si vede fino alle coste di Rodi e decine di video amatoriali vengono pubblicati su internet.

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(L'incrociatore Bergamini esplode al largo di Rodi)

Quando in cielo appaiono una cinquantina di caccia turchi gli europei sono costretti a ritirarsi di qualche miglia. I sottomarini turchi continuano ad inseguire le navi fino a quando oltre 200 caccia europei giungono a proteggere la flotta.

Entrambi i paesi sono ufficialmente parte della NATO ma di fatto l'alleanza non esiste più. I turchi festeggiano quella che appare loro una grande vittoria militare. Ormai il governo non si fa più remore nel mostrare che la flotta ha portato a terra migliaia di soldati di rinforzo. I caschi blu di Lettonia e Ucraina si vedono circondati da migliaia di soldati turchi. Teoricamente la loro missione sarebbe impedire la ripresa delle ostilità ma in appena 1.500 contro 20.000 non possono nulla. Si chiudono nelle loro caserme attendendo ordini.

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(Soldati turchi sbarcano a Cipro)

La mattina successiva ad Ankara ed Istanbul si festeggia per le strade. Il nazionalismo ha raggiunto livelli incredibili. Sono molte le voci di protesta contro la follia cipriota ma la polizia disperde velocemente le manifestazioni degli studenti. I titoli in borsa delle aziende turche crollano su tutte le piazze.

Ormai si parla non più di Crisi di Cipro ma di vera e propria guerra nel Mediterraneo.
 

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La guerra di Cipro

Ormai l'ostilità tra Turchia ed Europa sono aperte la mattina del 24 agosto la notizia della battaglia di Rodi accompagna il risveglio di milioni di persone. Contatti frenetici tra le cancellerie di mezzo mondo e riunioni d'emergenza non preparano a quello che di li a un giorno accade. Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Budnikov si presenta in televisione e annuncia alla nazione che il suo governo non resterà a guardare mentre Cipro, un alleato della Russia tramite il Trattato di Sicurezza Collettivo, viene impunemente invasa. Nel suo breve discorso si scaglia contro il fallimento dell'occidente senza nominare alcun paese di preciso ma è chiaro che è un uomo carico di risentimento e amarezza.

Mentre il discorso viene trasmesso la flotta russa presente a Creta è ormai pericolosamente vicina alle coste di Cipro. La flotta europea di nuovo intima l'alt alle navi che continuano però ad avanzare. Sulla già provata flotta europea si scatena l'inferno: sottomarini russi aprono il fuoco sui vascelli posizionati in interdizione ed anche sulle navi turche ancora ancorate di fronte a Girne. La flotta turca viene spazzata via, solo i sottomarini riescono a fuggire, i fanti di marina di Ankara si uniscono alle forze turche locali. La marina turca paga un tributo di 16 vascelli modernissimi ma è fortunata. Solo 1.431 marinai perdono la vita visto che la maggior parte delle navi era all'ancora di fronte al porto di Girne che ormai, però, sembra un vero e proprio cimitero.

Gli europei pagano un duro tributo. La portaerei Cavour che viene messa fuori combattimento da un siluro russo e due cacciatorpediniere affondate con la morte di 600 marinai. I vascelli fanno ritorno a Napoli passando per la costa libica.

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(Vascelli russi lanciano missili anti nave)

Nel frattempo sugli schermi radar di mezza europa orientale si vede un immenso corridoio di aerei russi che, passando sulla Bulgaria e sulla Grecia, si dirigono verso Cipro. Oltre duecento caccia greci e russi scortano decine di aerei da trasporto. Ventimila paracadutisti d'elite russi si lanciano su Nicosia e Karpa. Conquistano gli aeroporti grazie al supporto dei caccia greci che però vengono abbattuti a decine dall'antiaerea turca. I soldati russi già presenti per la missione ONU si uniscono ai militari che sbarcano.

Dopo meno di venti minuti dall'arrivo dei parà sbarcano 11.000 fanti di marina russi che prendono il controllo dei 3.000 soldati greci e dei 13.000 ciprioti. Il CSTO può contare quindi su 57.000 soldati e 150 corazzati. I turchi invece hanno 70.000 uomini e 130 corazzati. I russi possono però contare su un blocco totale dell'isola ed ovviamente supporto navale.

Le operazioni militari vanno avanti fino a dicembre. Le perdite sono ingenti da ambo i lati. All'inizio del 2023 i turchi controllano ormai solo Nicosia e una piccola fascia a nord. Ormai hanno perso tutti i mezzi pesanti e hanno subito oltre 18.000 perdite poiché non riescono ad evacuare i feriti. Secondo molti commentatori internazionali la capitolazione delle truppe turche a Cipro è imminente. Solo un aiuto esterno che faccia pressione sulla Russia e la costringa a ritirarsi può salvare la Cipro turcofona.

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(Forze speciali russe combattono a Cipro)

In due delle tre aree ONU si concentrano quasi 150.000 profughi turchi che cercano la protezione delle truppe internazionali. Decine di migliaia tentano di forzare il confine con i territori del Regno Unito sperando di trovare li la salvezza ma vengono tutti respinti dai soldati di sua maestà. Con l'arrivo dei russi invece i greci si sentono al sicuro e per lo più tornano nelle loro zone d'origine se non vi sono combattimenti in corso. Si svuota, così, la zona ONU sotto controllo del Sudafrica.

Migliaia di questi profughi greci tornano nelle zone che un tempo erano sotto il controllo della Turchia e prendono controllo di case abbandonate, campi, negozi ecc... affermando di essere i vecchi proprietari prima dell'invasione di oltre sessanta anni prima.

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(Manifestanti greco-ciprioti bruciano una bandiera turca)
 

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La crisi dei Balcani

Dal 2020 i Balcani conoscono una crisi politica. L'impianto istituzionale bosniaco, nato in seguito all'intervento della NATO in Jugoslavia, ormai non regge più. La Bosnia è stata a lungo una federazione tra due entità: una serba ed uno croato-musulmana. Con l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea e poi negli Stati Federali d'Europa si è, però, aperto un divario socio-economico che ha creato notevole risentimento.

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(Violente manifestazioni in Bosnia)

A questo risentimento nazionalista si è aggiunta la crisi del settore industriale bosniaco ormai incapace di reggere la concorrenza internazionale. Un tempo la Bosnia era il cuore pulsante dell'industria jugoslava ma era retta per lo più da sussidi e commesse militari. Negli anni nessuno è stato in grado di dare una nuova direzione all'economia nazionale e presto il dissenso è stato sfruttato da movimenti nazionalisti populisti.

Un referendum svoltosi nei primi mesi del 2022 ha sancito la fine formale dell'esperimento bosniaco. Restano però alcuni nodi da sciogliere: in alcune aree che teoricamente andrebbero alla Croazia vivono comunità serbe mentre il distretto di Brecko era condiviso tra le due entità.

Mosca e Bruxelles hanno cercato per mesi di mettere ad un tavolo delle trattative gli attori in campo. Belgrado però ha fatto valere il suo peso cercando di legare la questione del Kosovo all'aiuto per una buona riuscita della spartizione della Bosnia.

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(Incontri diplomatici tra serbi ed europei)

La Serbia ha a lungo aspirato all'ingresso nell'UE ma con la disgregazione della politica balcanica europea le sue mire sono cambiate. Da tempo si è riavvicinata alla Russia e alla Grecia mostrando chiaramente di guardare ad est. Queste nuove mire politiche si concretizzano con una riunione a Sofia in cui i governi di Serbia, Grecia, Cipro, Bulgaria, Macedonia e Montenegro firmano un memorandum in cui appoggiano l'unità nazionale di Serbia e Cipro. Un altro accordo prevede l'appoggio reciproco per la creazione di un comune mercato balcanico collegato all'Unione Euroasiatica così come già fatto da anni dalla Grecia.

I governi di Kosovo e Albania si dicono estremamente preoccupati da questa politica considerata aggressiva e ribadiscono l'indipendenza e la sovranità del Kosovo. Il 13 luglio però una bomba esplode su un autobus di Belgrado uccidendo 13 studenti. La nazione è sconvolta e subito la polizia individua i colpevoli in una cellula salafita di origine bosniaca che si è addestrata in un campo per terroristi in Kosovo. E' da tempo infatti che il governo di Pristina viene accusato da molti osservatori internazionali di tessere oscuri legami con i gruppi integralisti musulmani, mafiosi europei e criminali di mezzo mondo. Il Kosovo per molti è diventato un vero e proprio hub di scambio tra droga, armi, passaggi sicuri per terroristi e ovviamente riciclaggio di denaro sporco.

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(Parata di salafiti in Kosovo)

La pressione popolare sul governo è alta. Il funerale delle vittime vede una partecipazione di oltre un milione di persone grazie sopratutto ad un martellamento totale dei media in tutto il mondo ortodosso. Sventolano bandiere serbe, russe, cipriote e greche ovunque. Il 20 agosto la reazione non si fa attendere: le forze armate serbe invadono il territorio del Kosovo liquidando in meno di 18 ore le forze armate locali. Le perdite sono di 311 soldati serbi e 1.294 soldati kosovari ed oltre 1.000 prigionieri di guerra. Partecipano all'offensiva oltre 10.000 soldati serbi ed altrettanti macedoni e bulgari. I kosovari sono stati superati di 1 a 10. Gli albanesi kosovari in fuga verso l'Albania sono oltre 400.000, un disastro umanitario con tristi precedenti.

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(Serbi innalzano bandiere nazionali e simboli cristiani in Kosovo)

Analoghe manovre si svolgono in Bosnia. Le truppe serbe si uniscono alle milizie locali ed invadono svariati km di territorio croato-musulmano secondo due linee guida: "territori etnicamente serbi e posizioni difendibili". Caccia attaccano molte istallazioni militari dei musulmani bosniaci diminuendo di molto la loro capacità militare. Il governo di Belgrado afferma infatti che sono campi per terroristi preparati in visione di una jihad anti ortodossa con fondi dai servizi segreti della Turchia.

Le azioni in Bosnia sono meno cruente. Nei brevi combattimenti perdono la vita solo 57 soldati serbi e 147 bosniaci. Più alto è il conto delle vittime civili che ammontano a più di 300, soprattutto colpiti durante i raid aerei.

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(Raid aerei serbi in Bosnia)

Durante i primi di settembre le forze armate serbe istallano una giunta formata da personaggi di lingua albanese che governa sulla "regione serba del Kosovo". Nonostante questo vige un durissimo coprifuoco per i pochi albanesi rimasti. La maggior parte si trova in campi profughi in Albania.

Con l'unione tra Serbia e repubblica Serba di Bosnia Belgrado finalmente ritrova il tanto agognato sbocco sul mare.
 

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Repubblica di Turchia
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L'apertura della base militare statunitense indica una precisa scelta di campo della Turchia. La speranza è di restare ancorata all'unica superpotenza globale evitando così l'isolamento per le azioni a Cipro.
[USA +50]

Le battaglie navali contro gli europei e i russi però sanciscono un'ostilità con Bruxelles e Mosca che difficilmente potrà essere appianata nel breve periodo. In molti credono che questo porterà la Turchia a rafforzare il suo retroterra islamico visto la pressione che giunge ad ovest. Per la maggior parte degli analisti è quindi inevitabile un riposizionamento strategico verso l'Iran, l'Egitto o l'Arabia. Sicuro è inoltre la nascita di un nuovo, strettissimo legame con l'Albania e i musulmani bosniaci.
[Albania +50, Kosovo +50, Europa -100, Russia -100]

E' incerto come si muoverà Ankara rispetto alle migliaia di soldati intrappolati a Nicosia dall'assedio greco-russo. E' certo però che la guerra rischia di allargarsi visto che sul confine con la Grecia si fronteggiano 135.000 turchi contro 1.5 milioni di greci (seppur coscritti).

Il presidente Utku, ex generale in pensione, riesce a vincere di nuovo le elezioni portando a casa i 60% del parlamento. Il Movimento Democratico, l'unico partito di sinistra di un certo peso, letteralmente scompare sotto la pressione nazional-populista. Il 40% dei voti viene raccolto dagli islamisti del Blocco Islamico.

Vista la situazione si inizia a parlare di un ritiro di Istanbul come città ospitante dei giochi olimpici del 2028.
 

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Federazione Russa
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L'invasione di Cipro e l'apertura delle ostilità con l'Europa si mostrano un azzardo notevole che, però, paga molti in termini di politica interna. L'allargamento della sfera d'influenza russa nei Balcani è accolta in modo favorevole dai conservatori. In molti temono comunque un allargamento del conflitto e varie manifestazioni chiedono a gran voce la riapertura dei tavoli diplomatici. E' chiaro comunque che il tentativo di creare un blocco Euroasiatico è ormai naufragato.
[Europa -100]

Il memorandum di Sofia, in cui i paesi ortodossi dei Balcani si promettono reciproco aiuto, viene ben accolto dal ministero degli esteri russo. E' probabile un ingresso di questi paesi nel CSTO entro pochi mesi. [Serbia +50, Montenegro +50, Bulgaria +50, Macedonia +10]

Mentre nel Mediterraneo si combatte la diplomazia russa riesce a firmare un buon accordo con l'Ucraina con cui si chiude finalmente l'annoso problema del debito verso la Russia. Mosca rinuncia a 6 miliardi di credito e fornirà gas a prezzo scontato al suo vicino. Si permetterà inoltre di costruire una lunga autostrada che unirà Russia ed Ucraina come mai prima d'ora. Kiev in cambio comunica la sua posizione su Cipro condannando le azioni della Turchia. Inoltre viene comunicata la disponibilità a risolvere la questione della Transnistria.
[Ucraina +20]

Visto che probabilmente il mercato europeo verrà chiuso alle merci russe dopo la crisi di Cipro si apre una prospettiva interessante verso la Cina. I governi di Mosca e Pechino si accordano per la costruzione di un importante gasdotto che attraverserà tutta la Siberia e la Cina continentale portando gli idrocarburi russi fin nel cuore industriale del "Regno di Mezzo". [Cina +15]
 

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Stati Federali d'Europa
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L'apertura delle ostilità con la Russia e le pericolose manovre nei Balcani terrorizzano i cittadini europei. Le elezioni federali si svolgono in clima molto pesante. L'Alleanza Liberale riesce a vincere rimontando all'ultimo sull'Unione di Sinistra che era data in vantaggio. Mossa vincente è la guida al ruolo di presidente dell'ungherese László Lajos al posto del poco carismatico DeBerq. Le aspettative su Lajos sono altissime, si presenta come un uomo forte che è intenzionato a colpire il terrorismo interno, a rafforzare la politica estera europea e a non far finta di nulla di fronte ai morti nel Mediterraneo orientale. I temi socio-economici sono ugualmente importanti visti gli oltre 22 milioni di disoccupati sopratutto nelle zone periferiche della Federazione.

La scelta di un candidato ungherese è considerata provvidenziale per il gruppo degli "orientali" cioé Polonia, Ungheria e Romania. Tre paesi in cui i sentimenti pro-europei sono fermamente legati non tanto all'esperienza culturale europeista ma ad un senso di minaccia dalla Russia. Qui le manifestazioni contro le azioni di Mosca nel Mediterraneo sono così sentite da costringere la polizia polacca ad intervenire per evitare che una folla metta a ferro e fuoco l'ambasciata a Varsavia. Visti i molti morti italiani anche nella Penisola i sentimenti anti-russi si fanno largo. In Croazia le voci per un intervento diretto in Bosnia sono ormai la maggioranza e il governo di Zagabria minaccia Bruxelles di essere disposta ad intervenire in modo autonomo. Solo in Germania e Finlandia, ormai, la popolazione vorrebbe una politica più cauta.

La sinistra passa dal 37 al 24 percento. E' una debacle totale che lascia spazio all'astensionismo e al populismo del Movimento dei Popoli che ormai guadagna oltre il 36% dei consensi. Roccaforti del MdP sono le zone più colpite dalla disoccupazione e dai problemi sociali. Per molti analisti politici il governo Lajos si gioca il futuro della federazione europea su questi due dossier: economia e sicurezza.

Il segno del nuovo governo è subito tangibile grazie ad un aumento notevole dei fondi dei servizi segreti. Il dipartimento antiterrorismo federale conosce un notevole successo con l'arresto di Lorenzo Bonaffini, accusato di essere la mente dietro l'attentato del 23 febbraio 2021 contro l'Eurotorre di Francoforte. Nell'esplosione morirono 12 poliziotti tedeschi. Per la magistratura federale Bonaffini è alla guida di una delle cellule del Fronte Rivoluzionario Unito, sigla anarco-insurrezionalista che dice di lottare contro il neoliberismo europeo.

La risposta alla crisi manifatturiera europea del nuovo governo liberale è l'istituzione di incentivi a livello federale per tutte le aziende che investono nel settore dell'industria leggera. Lo stimolo aiuta di molto l'industria europea che da tempo subisce la pressione da Cina, Corea, Giappone e Messico. Alle voci contrarie a questo aumento di spesa Bruxelles risponde con un piano modesto ma concreto di riduzione del deficit per oltre 100 miliardi.
 

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Repubblica Popolare Cinese
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Ad agosto si crea un piccolo incidente diplomatico tra Cina e Stati Uniti. Nel corso di un'esercitazione delle forze aeree americane in Corea del Sud un caccia viene "illuminato" da radar d'attacco. La fonte radar viene individuata in un caccia cinese che sorvolava le acque internazionali. La notizia ha ben poco risalto a livello globale ma le riviste di settore presumono che sia stato il test finale di un nuovo radar militare cinese.

Il pubblico si interessa decisamente di più al primo lancio dello Shenglong, il Drago Divino. Quello che presto viene chiamato "lo Shuttle cinese" viene presentato nei primi giorni di agosto di fronte alle televisioni di mezzo mondo. Il progetto era stato tenuto segreto fino all'ultimo e coglie molti di sorpresa. Il primo volo dello spazioplano di Pechino è un successo totale. L'equipaggio di 5 "taikonauti" porta in orbita geostazionaria alcuni satelliti civili per le telecomunicazioni. E' un successo immenso per la Cina che diventa così il terzo paese al mondo dopo Stati Uniti e Unione Sovietica a lanciare con successo un vettore spaziale riutilizzabile.

Il 19 settembre un ufficiale della marina chiede ed ottiene asilo politico presso il territorio dell'ambasciata della Corea del Sud. L'anonimo ufficiale afferma di essere perseguitato dalle autorità di Pechino per motivi politici. La vicenda resta avvolta nel mistero poiché ne il governo coreano ne quello cinese rilasciano alcun commento o comunicano ulteriori dettagli.
[Corea del Sud -10]
 

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Stati Uniti d'America
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L'associazione "Amici degli Amazigh", gruppo di pressione formato da influenti personalità dello spettacolo, finanzia il film "Dio ci ha dimenticati". La pellicola narra la vicenda di un bambino berbero durante i recenti scontri in Niger. L'esercito nigeriano viene dipinto come crudele e brutale il che fa scoppiare un piccolo caso internazionale. [Nigeria -5]

Le polemiche e gli speciali televisivi sulla situazione del popolo Berbero riescono quasi a far passare in secondo piano la notizia dello schieramento di una divisione di marines proprio nel bel mezzo del conflitto del Mediterraneo orientale.

Il presidente Carron riesce a raccogliere notevoli consensi con l'aumento dei dazi verso i prodotti d'industria pesante stranieri. Il settore da molti anni sta affrontando notevoli difficoltà in particolare a causa della pressione di Giappone, Corea, Europa e Messico paesi che si stanno rincorrendo con un'offerta sempre più ampia. Molti analisti temono un prossimo crollo del prezzo sotto livelli inaccettabili per la maggior parte dei produttori occidentali.
 

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Regno Unito
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Edward Smith del Partito Democratico Britannico riesce a vincere di nuovo le elezioni portando il suo partito al 59% dei consensi. E' la morte definitiva del Partito Conservatore che scompare dalla scena dopo oltre 190 anni di storia. Nasce il Royal Party, un partito politico populista fortemente nazionalista che si fa conoscere per le sue battaglie contro le politiche d'immigrazione.

Il rinnovo del mandato permette al "londinese" di convocare in Scozia i ministri degli esteri di Australia, Nuova Zelanda, Canada, Norvegia, Islanda, Danimarca, Svezia, Lituania, Lettonia, Estonia e Stati Uniti per la firma degli "accordi di Edimburgo". Questi trattati portano alla luce una grande area di libero scambio.
[Australia, Nuova Zelanda, Canada, Norvegia, Islanda, Danimarca, Svezia, Lituania, Lettonia, Estonia e Stati Uniti +10]
 

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Stato del Giappone
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Il 18 luglio si spegne l'imperatore Naruhito all'età di 64 anni a causa di un infarto. La commozione nel paese è enorme e l'attenzione globale è tutta concentrata sul particolare evento. Il Parlamento si riunisce a decreta lo storico cambiamento della legge di successione che permette ad Aiko di divenire la prima imperatrice del Giappone. E' il segno di un paese che cambia a vista d'occhio anche in quei campi che si ritenevano strettamente legati alla tradizione. La successione è però molto controversa, secondo alcuni sondaggi solo il 30% della popolazione si dice soddisfatta di questa novità. Nessuno però si aspettava una reazione così spropositata. A novembre, infatti, una bomba ad alto potenziale viene piazzata su un treno nel sud del paese. Nell'attacco perdono la vita 42 persone, tutte dirette ad un incontro d'alta finanza. Un delirante messaggio di rivendicazione viene distribuito da un gruppo che prende il vecchio nome di Tatenokai, che negli anni '60 aveva tentato una ribellione delle forze armate nipponiche. I finanzieri sono accusati di essere "quinte colonne" dell'occidente che vuole colpire le tradizioni giapponesi.

In questo particolare clima il PLD riesce a vincere di nuovo le elezioni guadagnando il 56% dei consensi. Preoccupa il risultato dell'8% del Partito Nazionale che riesce ad approfittare di un forte astensionismo tra gli elettori di sinistra.

Nonostante il buon risultato politico il paese non conosce un periodo di prosperità. Il netto taglio delle tasse promosso da Yamashita aiuta la crescita ma non riesce a stimolare così tanto l'economia da portare il deficit a livelli sostenibili. Il debito pubblico continua a crescere in modo preoccupante superando ogni record ma per la prima volta in decenni non viene incamerato dai risparmiatori interni. Gli analisti economici attribuiscono ai cambiamenti demografici questo strappo con il passato ed in molti spingono affinché i confini vengano aperti agli immigrati. Si inizia così a discutere di una proposta di legge che semplifichi l'arrivo e l'assorbimento degli stranieri nella società giapponese. Il settore manifatturiero conosce una notevole crisi a cui risponde con innovazioni tecnologiche che però hanno un impatto limitato. Sono molte le industrie che iniziano a convertire la loro produzione a causa della forte competitività della Corea.

In ogni caso i successi nazionali sono molti nel campo tecnologico. Il Giappone è il primo paese che mette in campo nuove tecnologie di telecomunicazione avanzate. La velocità di connessione internet della maggior parte dei dispositivi è ormai 1.000 volte superiore a quella di 10 anni prima permettendo l'invio di pacchetti di dati molto pesanti. Il telelavoro inizia a diventare una scelta comune e si parla già di prototipi avanzati di trasmissioni olografiche economiche. Sotto questa spinta entrano in commercio dei microchip miniaturizzati che permettono l'applicazione di tecnologie impensabili fino a poco tempo fa. In particolare gli accessori e gli abiti diventano informatizzati, occhiali sottili con schermi invisibili agli altri e vestiti che monitorano la salute sono ormai gadget sempre più comuni.

L'attenzione viene però catalizzata dal lancio dell'H3. A pochi mesi dall'inaugurazione dello Shenglong sono i giapponesi a mettere in servizio un nuovo tipo di shuttle che diventa così il quarto paese al mondo a far volare uno spazioplano riutilizzabile. Il lancio viene effettuato dalla base spaziale di Uchinora. L'H3 è per ora sprovvisto di equipaggio ed è un veivolo molto leggero e poco costoso da far volare ma in un prossimo futuro potrebbe portare personale nello spazio in modo regolare. Si assiste così ad una vera e propria corsa allo spazio tra Cina e Giappone.
 

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Repubblica delle Filippine
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La strana coalizione tra Partito Liberale e Nazionale riesce a reggere grazie ad una manovra fiscale che conosce una genesi lunga e controversa. Alla fine però il carico che i contribuenti dovranno pagare è molto ridotto cosa che aiuta i consumi. L'inflazione torna a livelli più accettabili. E' il tema dell'autonomia regionale, però, ad occupare le prime pagine. Nel sud del paese si svolgono diversi referendum locali che portano alla nascita di un governo autonomo fedele a Manila e che si speri possa aiutare a sconfiggere la piaga del terrorismo. In molte parti della nazione si chiedono referendum simili che portino ad un federalismo su tutto il territorio.

Di notevole importanza è il memorandum strategico firmato con il governo degli Stati Uniti. La Casa Bianca riconosce a Manila lo status di importante alleato nell'Oceano Pacifico. Il Segretario di Stato americano in visita nelle Filippine loda i successi socio-economici filippini come "un modello da seguire per tutte le nazioni" ma richiede un maggiore impegno per la sicurezza internazionale. Gli Stati Uniti accettano di rischierare quindicimila uomini dalle Filippine alla Corea del Sud. Nell'accordo vi è anche la cessione di molte tecnologie militari che modernizzano le forze armate locali.
[USA +20]
 

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Repubblica Federale della Nigeria
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Una importante riforma fiscale viene presentata al parlamento. Viene imposta una "flat tax" che si spera possa portare attirare investimenti privati. In generale il prelievo fiscale è abbassato di molto, cosa che colpisce comunque anche i servizi offerti dallo stato. Il welfare ne esce malconcio ma le voci sulla sicurezza sono aumentate. La misura viene presentata come temporanea ma in Parlamento la posizione del governo viene indebolita. Solo l'aumento del deficit dallo 0.96% al 4.14% riesce a far passare la manovra finanziaria. Il risultato è comunque che per sei mesi i terroristi non mettono a segno nemmeno un attentato, sono decine invece gli arrestati.

Il professor James Okuna si aggiudica a dicembre il premio Nobel per l'economia grazie al suo lavoro sul complesso rapporto tra finanzia islamica e tradizionale nella multiculturale Nigeria.
 

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Repubblica Sudafricana
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Vengono aperti grandi cantieri a Durban e Cape Town che puntano a trasformare i porti in grandi hub internazionali. Il piano è ambizioso e molto costoso ed in molti temono che un allargamento del canale di Suez possa rendere l'investimento vano. L'opera del Partito del Congresso, che punta a ristabilire la fiducia tra la politica e i cittadini, si concretizza però nel New Development Act che punta a modernizzare il sistema d'istruzione investendo molto nei settori tecnici. Il governo viene accusato di "imporre le logiche del neoliberismo" e per tutto ottobre il paese è attraversato da decine di manifestazioni di studenti e sindacati che rafforzano le previsioni di voto per i partiti d'opposizione.

A dicembre viene assegnato il premio nobel per la medicina alla dottoressa Amahle Smith per la scoperta del vaccino per la febbre Dengue. Si calcola che ogni anno tra i 50 e i 500 milioni di persone vengano infettate da questa malattia che presto potrà essere debellata.

Intanto in Madagascar continua l'opera di stabilizzazione delle truppe sudafricane. Antanarivo è tornata all'ordine dopo un periodo di anarchia.
 

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Repubblica Unita dello Yemen
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Dal 2004 nel nord dello Yemen si susseguono un gran numero di insurrezioni militari da parte della minoranza sciita che si sente perseguitata dal governo di Saana. Una svolta si ha nel nel 2022 esattamente dopo 18 anni di guerra. Pare che sotto pressione dell'Iran i ribelli si incontrano finalmente con rappresentanti governativi e firmano un cessate il fuoco. Dopo pochi giorni il presidente yemenita Gharsi annuncia alla nazione la formazione di un governo nazionale che include elementi dei ribelli.

Il partito di Gharsi si spacca su questa decisione. Il ministro dell'interno Khaldun si ritira immediatamente nell'est del paese dove raccoglie milizie a lui fedeli e dichiara un nuovo governo. Ritiene infatti che gli ex ribelli, ora nel governo, siano criminali che devono andare incontro alla giustizia e non a cui vanno affidate le redini del paese. Khaldun diventa un personaggio simbolo delle televisioni di tutto il mondo arabofono grazie ad un notevole interessamento dei canali satellitari al-Arabiya e al-Jaazera.

Il paese è ormai diviso in due. Khladun e le sue milizie controllano Aden e l'est del paese con due divisioni dell'esercito, le tribù sunnite e l'aviazione. Gharsi con e le tribù sciite, l'aviazione e quattro divisioni controllano Saana e la regione montuosa del nord.
 

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Unione Islamica d'Arabia
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I ministri degli esteri di Arabia, Iraq ed Egitto si incontrano ad Alessandria per un meeting modesto. Si cerca di non attirare troppo l'attenzione mediatica ma dall'incontro esce fuori un memorandum che di fatto è la creazione di un'alleanza militare chiamata Lega Islamica.
[Iraq +50, Egitto +50]

In seguito allo scoppio della guerra civile in Yemen il governo di Madinat Masdar riconosce come legittima la presidenza di Khaldun. Sotto richiesta di questi viene inviata una forza militare consistente per riportare l'ordine sul territorio yemenita.

La 21° divisione aerotrasportata forte di 15.000 parà arriva d'urgenza ad Aden mettendo in sicurezza l'aeroporto locale per il 7° stormo forte di 50 caccia, 5 droni ed 1 AWACS. L'aeroporto diventa in pochi giorni un saldo bastione fortificato. La 9° armata che consiste di 75.000 uomini con mezzi corazzati e di supporto si schiera lungo il confine nord dello Yemen.

La forza di spedizione araba si limita a fortificare le proprie posizioni ed a fornire consigli strategici alle unità yemenite alleate. Solo l'aviazione si da fare con almeno 80 raid sulla capitale Saana. Vengono colpiti i ministeri e le infrastrutture militari ma i danni collaterali sono molti così come i civili uccisi. I militari preferiscono infatti una prova di forza che possa portare ad un tavolo delle trattative piuttosto che combattere nel difficilissimo territorio dello Yemen del nord contro guerriglieri e soldati che conoscono alla perfezione le loro montagne.
[Yemen sud +100, Yenem nord -100, Iran -100]
 

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Repubblica d'Iraq
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La repubblica irachena entra in un'alleanza economica e militare con Arabia ed Egitto segnando la chiusura di ogni finestra diplomatica con l'Iran. I rapporti tra i due paesi si fanno piuttosto tesi e si teme per la lealtà al governo della maggioranza sciita. [Iran -20]

Il partito di maggioranza, l'Alleanza Democratica, controlla però il 44% del parlamento. L'Alleanza è espressione della maggioranza sciita che ormai non ne può più delle stravaganze del presidente Nour Abbas. Questi è da sempre un personaggio piuttosto controverso, non amato da molti ma capace sempre di cadere in piedi grazie alla sua conoscenza degli "intrighi di palazzo". Alle elezioni di agosto vince con il 46% dei voti lo sciita Abdul Malik che promette la riapertura di una politica di buon vicinato con l'Iran e la neutralità assoluta del paese, lasciando intendere di non voler rinnovare la cooperazione con l'Egitto.

Malik non fa in tempo nemmeno a sedersi sulla poltrona di presidente che una moto-bomba sperona il convoglio di macchine che lo stava portando verso il palazzo presidenziale. L'esplosione polverizza la sua auto e uccide 169 persone che si trovavano li per salutare il nuovo presidente. Da più parti si punta il dito contro i servizi di sicurezza del tutto inefficienti, secondo molti conniventi con i terroristi.

Il paese cade nel caos più totale. A nord i curdi imbastiscono un referendum per la secessione. I voti favorevoli sono il 99%. I Peshmerga occupano territori abitati da curdi ma non facente parte ufficialmente del loro governo regionale come la ricca città di Mosul.

Le truppe egiziane presenti a Baghdad occupano le strade assieme a reparti selezionati di indubbia fede sunnita. Le truppe del Cairo ufficialmente reagiscono ad una situazione di caos e di vuoto di potere. Il vicepresidente eletto Rafim Malik, fratello dell'assassinato, scappa dalla città e si rifugia a Nassiria. Qui denuncia il colpo di stato egiziano in combutta con l'Arabia. I militari di fede sciita si pongono sotto il suo comando ed in pochi giorni buona parte del sud del paese è in loro controllo.

L'Iraq di fatto non esiste più. Quello che è certo è che la guerra civile che seguirà potrà essere devastante se non si riuscirà a raggiungere velocemente il tavolo delle trattative. Il fallimento dell'esperimento bosniaco nei Balcani lascia intendere, però, che non vi sono molti spazi di manovra per un federalismo confessionale.
 

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Repubblica Araba di Siria
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Il governo di Damasco sembrava ormai spacciato a causa dell'abbandono da parte della Russia e all'inerzia dell'Iran. L'estate si apre però con lo scoppio del conflitto nel Mediterraneo orientale e la rottura della cooperazione tra occidente e Turchia. Le tensioni in Iraq non aiutano molto alla stabilità regionale.

Arabia, Russia ed Europa sono ormai i principali supporter dell'Esercito Libero. Di questi solo l'Arabia però può ormai effettivamente riuscire a consegnare i suoi aiuti lungo il confine con l'Iraq. Europa e Russia hanno perso le loro zone di contatto dopo lo scoppio delle ostilità con la Turchia.

Una ripresa dei rapporti con l'Iran è segnalata dalla maggior parte degli osservatori internazionali. L'ambasciatore iraniano a Damasco scampa per un pelo un attentato mortale che dimostra la sua importanza nella lotta in corso.

L'esercito siriano sarà pure stato indebolito dalla ripresa dell'insurrezione ma conserva la maggior parte dei mezzi pesanti e dell'aviazione. Ad agosto interviene un forte contingente di Hezbollah che in pochi giorni di combattimento riesce a "liberare" la zona di confine tra Siria e Giordania da cui potevano passare gli aiuti militari occidentali ai ribelli.

L'offensiva siriana di settembre-dicembre è la più sanguinosa della storia recente. La 18° Divisione, supportata dall'aviazione, letteralmente livella Aleppo e la cinge d'assedio. La città è solo un cumulo di polvere quando i ribelli si arrendono. Il resto delle forze armate riesce a riprendere Homs riaprendo la strada tra Damasco e la costa.

La lotta è durissima, la conta dei morti impossibile. Se ne stimano 20.000 tra i ribelli e 40.000 tra i civili. I profughi che si rifugiano in Giordania, Libano, Iraq e Turchia 2 milioni. E' la crisi umanitarie più gravi di sempre. Letteralmente il governo di Damasco sta spingendo fuori dai confini la maggior parte dei sunniti.

I cristiani che avevano abbandonato il governo dopo il voltafaccia russo tornano sotto la sua ala protettiva.

Il risultato della grande offensiva è che l'Esercito Libero muta il proprio nome in Armata dei Fedeli. I ribelli "moderati" appoggiati da Russia ed Europa sono ormai spazzati via o forse non sono mai esistiti. La retorica della guerra santa prende piede sotto influsso dell'Arabia.
 

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Gaza
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La dichiarazione dell'Emirato di Gaza da parte del gruppo palestinese-salafita "Jund Allah" aveva portato allo scoppio della guerra civile di Gaza. Le Brigate Qassam avevano però spinto le milizie salafite lontane da Gaza City.

All'inizio di settembre Hamas denuncia un aiuto militare egiziano verso i salafiti, cosa che il Cairo smentisce totalmente. Il regime militare egiziano sembra voler spazzare via l'ultima branca dei Fratelli Musulmani (Hamas) vedendolo come un pericolo mortale.

Con uno sforzo militare senza precedenti le Brigate Qassam spazzano via i salafiti che si rifugiano in migliaia sul suolo egiziano. Le perdite per Hamas si contano in 2.000 miliziani. La vendetta successiva contro i salafiti è silenziosa ma molto più sanguinosa. Le immagini delle fucilazioni di gruppo scuotono l'opinione pubblica di mezzo mondo.

E' letteralmente una "nuova fondazione". Hamas si conferma come il campione della lotta nazionale palestinese seppur con metodi decisamente brutali. Un monumento modesto viene innalzato per celebrare questa vittoria contro "i fratelli traditori d'Egitto".

Al di la della retorica militarista è chiaro ormai che Gaza è sempre più isolata. Israele non ha mosso un dito contro i salafiti sperando che una guerra civile a Gaza potesse portare all'annientamento di entrambi i gruppi. L'Egitto ha favorito invece la lotta per i propri fini politici.
 

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Stato d'Israele
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Dopo l'operazione Megidio, che letteralmente ha ribaltato sotto sopra la Cisgiordania, Israele deve occuparsi sempre di più della sua grave crisi socio-economica. E' l'ennesimo mese di proteste dei sindacati e la sinistra avanza sempre più nei sondaggi.

Il primo ministro Aski, vecchio generale in pensione, cerca di recuperare i consensi parlando di riapertura del processo di pace con i Palestinesi. Fa una piccola ma significativa scelta accettando la modifica della denominazione dell'Autorità Nazionale Palestinese in Autorità dello Stato di Palestina. Chiede così all'ASP di incontrarsi a gennaio per una grande riapertura del tema della pace.
 
Stato
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