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Stato
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INGHILTERRA:
Indipendenza americana:
Mente il governo di Lord North procede senza avvenimenti degli di nota in Patria, mentre nelle colonie americane viene vissuto con risentimento per le misure da lui varate, tanto da portare nel 1773 all'assalto di una nave carica di the nel porto di Boston da parte di coloni americani. A seguito di ciò il Governo decide di varare l'Intolerable Act che prevede la chiusura del porto di Boston, nonchè la Costituzione del Massachussetts profondamente modificata da membri eletti direttamente dalla Corona e dalla Camera dei Lord, al posto che da quella dei Comuni.
In tutto questo, Giorgio III, veniva visto dai coloni americani come un tiranno, anche se, in realtà, non fece altro che comportarsi come un monarca costituzionalista, visto che appoggiava le iniziative dei suoi ministri.

La rivoluzione americana iniziò quando il conflitto armato tra le milizie inglesi e i gruppi armati dei coloni divenne pesante nel New England, . Dopo un anno di combattimenti, le colonie dichiararono la loro indipendenza dalla corona inglese e si costituirono nel luglio del 1776 come una confederazione di stati indipendenti che fu alla base della fondazione dei moderni Stati Uniti, rifiutando al Re d'Inghilterra alcun tipo di legislazione sui territori americani. Tra le offese che vennero imputate a Giorgio III vi fu anche quella di aver saccheggiato le coste americane e di aver bruciato interi villaggi opposti al governo inglese, distruggendo le vite di molte persone: la rabbia fu tale che la statua di Giorgio III che si trovava a New York venne abbattuta. Gli inglesi ripresero possesso della città nel 1776, ma il grande ed ambizioso piano di invadere il Canada fallì e si concluse con la resa del Luogotenente Generale inglese John Burgoyne nella Battaglia di Saratoga.

Dopo Saratoga, il parlamento e la popolazione inglese erano entrambi favorevoli alla prosecuzione della guerra. Con il fallimento delle operazioni americane, Lord North chiese di trasferire i poteri a Lord Chatham, che era reputato maggiormente capace, ma Giorgio III si rifiutò di approvare tale scelta, suggerendo che Chatham prestasse invece servizio come ministro subordinato all'amministrazione di Lord North. Chatham, appena dopo aver rifiutato, viene trovato morto in circostante quantomeno sospette. Nel 1778, a seguito di un accordo tra Francia e i coloni americani, il Regno si trovò a dover aprire un altro fronte. Lord North, a seguito delle dimissioni di Granville Leveson-Gower, fece nuovamente richiesta di potersi dimettere, ma l'insistenza di Giorgio III lo riconfermò alla sua carica. Nel frattempo la popolazione si dimostrava sempre più opposta ai crescenti costi della guerra ed a Londra scoppiarono alcune piccole rivolte.

Nel 1781, la notizia che Charles Cornwallis aveva dovuto arrendersi all'assedio di Yorktown raggiunse Londra; Lord North pretese a questo punto di dimettersi e l'anno successivo uscì dalla scena politica in maniera definitiva. Infine il Re si risolse a dover accettare la sconfitta in Nord America ed autorizzò i negoziati di pace. La Pace di Parigi che venne siglata nel 1783 stabilì che l'Inghilterra riconoscesse ufficialmente l'indipendenza degli Stati Uniti d'America e che cedesse la Florida alla Spagna. John Adams venne nominato ambasciatore in Inghilterra nel 1785, Giorgio III si oppose a nuove relazioni con il nuovo stato sorto sulle sue ex colonie.


Politica interna:
Con il collasso del ministero di Lord North nel 1782, il Whig Lord Rockingham divenne Primo Ministro per la seconda volta, ma morì quello stesso mese. Il Re quindi nominò William Petty. Charles James Fox, ad ogni modo, si rifiutò di servire sotto Shelburne, e propose la nomina di William Henry Cavendish-Bentinck. Nel 1783, la Camera dei Comuni forzò Lord Shelburne a dimettersi dal suo incarico promuovendo la coalizione Fox-North. Il Duca di Portland divenne quindi Primo Ministro, con Fox e Lord North nelle cariche di Segretario degli Esteri e Segretario di Partito rispettivamente. Giorgio III supportò l'operato del Duca di Portland il quale costituì presto una solida maggioranza alla Camera dei Comuni, guadagnandosi stima presso la corte. Successivamente il governo introdusse nuove riforme per l'India che concernevano essenzialmente nel trasferire il potere politico dalla Compagnia delle Indie Orientali nelle mani dei commissari parlamentari. Anche se il Re parteggiava apertamente nella Compagnia nella quale aveva profuso ricchezze e fiducia, i commissari proposti era tutti alleati di Fox. Immediatamente dopo l'approvazione dell'atto da parte della Camera dei Comuni, Giorgio III autorizzò George Nugent-Temple-Grenville, ad informare la Camera dei Lords che egli avrebbe punito severamente quanti avrebbero votato a favore dei suoi personali nemici politici e così facendo la Camera superiore rigettò il decreto; tre giorni più tardi il ministro Duca di Portland venne dimesso e William Pitt il Giovane venne nominato Primo Ministro con Lord Nugent-Temple-Grenville quale suo Segretario di Stato. Il 17 dicembre 1783 il parlamento votò a favore di una mozione per condannare l'influenza del monarca sulle votazioni parlamentari come "alto crimine" e Lord Temple venne costretto a dimettersi. La partenza di Temple destabilizzò il governo e tre mesi dopo la coalizione perse la sua maggioranza ed il parlamento si dissolse, portando alle elezioni del 1784 che confermarono Pitt quale detentore del mandato.
 
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AUSTRIA
Asburgo-Lorena e la contesa Slesia:
L'insediamento di questa nuova dinastia porta subito una guerra di successione che vede da una parte Austria ed Inghilterra, mentre dall'altra Francia, Spagna e Prussia. Origine della contesa fu l'invasione da parte di Federico II, re di Prussia, della Slesia, regione boema ricca di industrie minerarie e tessili.
La giovane arciduchessa Maria Teresa d'Asburgo non era pronta a guidare una guerra, in più l'esercito disorganizzato e le casse di stato vuote, peggioravano la situazione. La guerra, per lo più combattuta in Germania e in Italia, ebbe un risvolto positivo per gli austriaci, quando l'elettore di Baviera morì, si sciolse la grande coalizione antiasburgica, e tutte le vittorie della Francia e della Prussia furono vanificate.
Con l'intervento a fianco degli Asburgo della zarina di Russia, la guerra finì ufficialmente e ad Aquisgrana venne firmata la pace nel 1748, che riconosceva i diritti imposti dalla Prammatica Sanzione, e la cessione della Slesia alla Prussia
Non riconoscendo però il possesso della Slesia alla Prussia, Maria Teresa d'Asburgo riprese le ostilità contro Federico II, e riuscì a trovare appoggio nella Francia. Iniziò così la guerra dei Sette anni (1756-1763), che non fu vinta da nessuno, però non portò alla restituzione della Slesia.

Successivamente, Maria Teresa d'Asburgo si occupò principalmente della politica interna; migliorando quasi tutti gli organi statali, e fece tornare l'Austria tra le grandi potenze europee. Alla morte, nel 1780, le succedette Giuseppe II, un sovrano cresciuto dalla nuova corrente illuminista, e dai nuovi ideali che essa portò; attuò molte riforme, la maggior parte delle quali era a discapito del clero ecclesiastico.
 

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DANIMARCA:

Dal 1642 viene intrapresa la colonizzazione della Groenlandia (già dominio danese dal 1380), si diffusero gli scambi commerciali con l'Estremo Oriente e vennero organizzate varie compagnie di commercio nelle Indie Occidentali. Furono anche in parte redistribuite le terre e proclamate le libertà di stampa e di culto. L'obiettivo di queste concessioni era quello di riprendersi, con una guerra, il controllo della Scania (1675-79), ma il tentativo fallì. Negli anni che seguirono la Grande guerra del nord i Danesi riuscirono invece a riconquistare parti dello Schleswig e dell'Holstein, governati dalla casata dei Duchi Holstein-Gottorp.
Gli anni dal 1720 ad ora [1784] costituiscono il periodo di pace più lungo che il paese abbia mai vissuto.
Il motivo di questa pacificazione dipese dal fatto che il re svedese Carlo XII, dopo aver sbaragliato tutti tra il 1700 e il 1706 con “guerre lampo” e rapidi spostamenti, non seppe capitalizzare le vittorie sul campo, anzi decise un’impresa disperata: invadere e conquistare la Russia. La disfatta dello stremato esercito svedese arrivò a Poltava, in Ucraina, nel 1709. Con gli accordi di pace del 1721 la Svezia aveva già perso una bella fetta del suo impero baltico: tutti i territori costieri a est e a sud della Finlandia erano andati alla Russia, che aveva fondato San Pietroburgo nel 1703. E la Svezia dovrà tornare a pagare il dazio d’ingresso nel Baltico alla Danimarca.

Dal 1660 la monarchia da elettiva divenne ereditaria e la «legge regia» (1665) conferì a Federico III poteri assoluti. L’affermazione dell’assolutismo monarchico e di una burocrazia centralizzata si accompagnarono a un rafforzamento della grande aristocrazia terriera, che tra il 16° e il 18° sec. controllava quasi tutta la terra coltivabile sottoponendo i contadini danesi a una pesante condizione servile.
 

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FIRENZE:

Il primo granduca della dinastia lorenese riceve l'investitura della Toscana con diploma imperiale del 24 gennaio 1737; destinato ad affiancare la moglie sul trono imperiale e affida il governo della Toscana a una reggenza presieduta da Marc de Beauvau, principe di Craon, compiendo una sola visita nella regione (1739). La Toscana, divenendo di diritto e di fatto un feudo dell'impero, è in questi primi anni una pertinenza politica ed economica della corte di Vienna. Il celebre mecenatismo dei Medici con le loro numerose e famose committenze, improvvisamente cessa: anzi il nuovo granduca ereditando le vaste e cospicue proprietà medicee, fa incetta delle imponenti collezioni raccolte nel corso dei secoli. In occasione della visita di Francesco Stefano a Firenze, vengono trasferite a Vienna numerosissime opere d'arte dei palazzi medicei, con una lunga processione di carri che per tre giorni escono da Porta San Gallo. Questo suscita lo sdegno degli stessi fiorentini che si sentono legittimi eredi e della stessa principessa elettrice palatina Anna Maria, ultima rappresentante della famiglia Medici.
Questo periodo non è caratterizzato dalla tradizionale affezione della popolazione e della dirigenza toscana verso i propri regnanti. Con l'arrivo del nuovo dinasta e della nuova classe politica lorenese che si dimostra spesso ottusa e sfruttatrice della situazione toscana crea un netto distacco con l'alta società fiorentina che si vede defraudata in parte delle antiche cariche politiche. Solo con la dichiarazione del luglio 1763, il granducato, da pertinenza imperiale, viene qualificato nella dinamica dinastica come secondogenitura con la clausola che, nel caso di estinzione della linea cadetta, lo stato sarebbe ritornato tra i possedimenti imperiali. Deceduto il secondogenito Francesco, è nominato erede dello stato toscano il terzogenito Pietro Leopoldo a cui viene riconosciuta la dignità sovrana con rescritto imperiale dell'agosto 1765.
Nelle mani di Pietro Leopoldo di Lorena il granducato conosce la fase più innovativa del governo lorenese, in cui una solida politica agraria si accompagna alle riforme del commercio, dell'amministrazione pubblica e della giustizia.
Come Granduca di Toscana, Leopoldo è un chiaro esempio di "sovrano illuminato" e le sue riforme si contraddistinguono per una propensione agli scopi pratici più che a quelli teorici.
Il granduca avvia una politica liberista ed introduce la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole, ma l'avvenimento capitale è, dopo tanti secoli, la liquidazione delle corporazioni di origine medioevale, ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività industriale. Introduce poi la nuova tariffa doganale del 1781, in base alla quale vengono aboliti tutti i divieti assoluti, che sono sostituiti da dazi protettivi, tenuti, del resto, a un livello molto basso in confronto a quelli allora in vigore.
La trasformazione del sistema fiscale è da Pietro Leopoldo intrapresa fin dai suoi primi anni di regno e nel 1769 viene abolito l'appalto generale ed iniziata la riscossione diretta delle imposte. Esitante si rivela invece il sovrano fra la politica di Tavanti, che fino al 1781 attraverso il catasto, intende prendere la proprietà fondiaria come termine di misura per l'imposizione fiscale e, dopo la morte di Tavanti, nel 1781, quella di Francesco Maria Gianni, suo maggiore collaboratore dal quel momento, che concepisce un piano di eliminazione del debito pubblico attraverso la vendita dei diritti fiscali che lo stato ha sulla terra dei sudditi.
 

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FRANCIA:

Il regno di Luigi XV (1715-1774) vide inizialmente un ritorno alla pace e alla prosperità sotto la reggenza di Filippo d'Orléans (1715-1723). Le politiche di Filippo trovarono prosecuzione dal Cardinal Fleury che fu primo ministro tra il 1726 e il 1743. Negli anni trenta e quaranta scoppiarono nuove guerre dinastiche contro l'Impero (1733-1735 e 1740-1748) che vennero combattute non solo in Europa orientale, ma anche in America e in India. Si arrivò alla stipula del Trattato di Aquisgrana, con la quale si raggiunse solo una breve tregua.
Intanto si stava rafforzandosi notevolmente la Prussia, che diventò un nemico della Francia, così venne sancita l'alleanza con i tradizionali nemici degli Asburgo, (la "rivoluzione diplomatica" del 1756) in contrapposizione alla Gran Bretagna e alla Prussia, potenze emergenti. La nuova alleanza portò alla costosa e fallimentare guerra dei sette anni (1756-1763). La sconfitta in Nordamerica e in India ridimensionò la potenza coloniale francese.
Avendo perso il suo impero coloniale in America, qualche anno dopo la Francia vide una buona possibilità di rifarsi dallo smacco ricevuto dai britannici. Così la Francia venne in soccorso degli insorti americani durante la guerra d'indipendenza. La guerra venne conclusa con la stipula del Trattato di Parigi del 1783.

Mentre lo Stato si espandeva, si fecero largo nuove idee che mettevano in discussione il ruolo del re nello Stato. L'opera di Montesquieu descrisse la separazione dei poteri. Altri filosofi francesi guadagnarono una forte influenza politica e culturale a livello mondiale, tra cui Denis Diderot, Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, il quale con il suo Contratto sociale fu un catalizzatore per le riforme sociali in Europa. Fiorirono anche le scienze. Lo scienziato Antoine Lavoisier lavorò per rimpiazzare le arcaiche unità di misura e di peso, con un sistema coerente. Lavoisier formulò il principio di conservazione e scoprì l'ossigeno e l'idrogeno.
Con il governo profondamente in debito, Luigi XVI permise le riforme radicali di Turgot e Malesherbes, ma la disaffezione dei nobili portarono alle dimissioni di Turgot e di Malesherbes 1776. Jacques Necker li rimpiazzò. Luigi sostenne la rivoluzione americana dal 1778, ma nel Trattato di Parigi del 1783, i francesi guadagnarono poco, tranne che un ovvio aumento del debito, e il governo fu costretto giocoforza ad aumentare le tasse (come la "vingtième") e i prestiti. Necker si dimise nel 1781, per essere sostituito temporaneamente da Calonne e da Brienne
 

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GIAPPONE:

Nel 1639, lo shogunato iniziò la politica isolazionista del sakoku («paese chiuso») che da un secolo e mezzo ha fatto troncare i rapporti diplomatici col resto del mondo, anche se lo studio delle scienze occidentali continua in questo periodo mediante contatti con l'enclave olandese di Dejima a Nagasaki. Nel periodo Edo vede la nascita del kokugaku, letteralmente «studi giapponesi», ovvero lo studio delle origini del Giappone da parte dei giapponesi stessi.
Yamaga Soko è uno stratega che sostenne i princìpi del Bushido. Le sue idee ebbero una forte influenza sui Quarantasette Ronin e il Sonnō jōi. Il lungo governo shogunale del bakufu irrigidì lo schema sociale dell'arcipelago giapponese. La classe dirigente era rappresentata dalla grande nobiltà terriera (Bushi), feudatari dipendenti direttamente dagli Shogun Tokugawa.

Tutt'ora il Giappone vive rintanato dal mondo, anche se pian piano i stanno riprendendo i commerci con i Paesi vicini.
 

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IMPERO OTTOMANO:

In questo periodo l'espansione della Russia ha rappresentato una minaccia grande e crescente. Di conseguenza, re Carlo XII di Svezia fu un alleato benvenuto nell'Impero Ottomano a seguito della sua disfatta contro i russi nella battaglia di Poltava del 1709, episodio della Grande guerra del nord del 1700-1721. Carlo XII persuase il sultano ottomano Ahmed III a dichiarare guerra alla Russia, la quale si concluse con la vittoria ottomana alla battaglia del Prut, nel 1710-1711. La successiva Pace di Passarowitz, firmata nel 1718, portò un periodo di momentanea tranquillità. Comunque, il trattato mostrava anche che l'Impero Ottomano era sulla difensiva, riluttante a portare avanti ulteriori aggressioni all'Europa.
La guerra austro-russo-turca del 1735-1739, che terminò con il Trattato di Belgrado nel 1739 segnò la cessione della Serbia e della "Piccola Valacchia" all'Austria e del porto di Azov alla Russia. Dopo questo trattato l'Impero Ottomano poté godere di una generazione di pace, in quanto Austria e Russia erano impegnate a fronteggiare l'ascesa della Prussia.
Furono fatte riforme nell'educazione e nella tecnologia, incluso lo stabilimento di istituti di istruzione superiore come l'Università Tecnica di Istanbul. Nel 1734 nacque una scuola di artiglieria per impartire l'apprendimento dei metodi di artiglieria occidentali, ma il clero islamico ne ottenne la chiusura presentando argomentazioni di teodicea. Nel 1754 la scuola fu riaperta in segreto.
Nel 1726, Ibrahim Muteferrika convinse il Gran Visir Nevşehirli Damad Ibrahim Pasha, il Gran Mufti ed il clero dell'efficienza del metodo della stampa, e a Muteferrika fu più tardi garantito dal sultano Ahmed III il permesso di pubblicare libri non religiosi, nonostante l'opposizione di alcuni calligrafi e leader religiosi.
Con il pretesto di inseguire i rivoluzionari polacchi fuggitivi, le truppe russe entrarono a Balta, una città controllata dagli Ottomani ai confini della Bessarabia e massacrarono i cittadini radendo al suolo la città. Quest’azione provocò la Guerra russo-turca del 1768-1774. Il Trattato di Küçük Kaynarca del 1774 concluse la guerra e diede la libertà di culto ai cittadini cristiani delle province controllate dagli ottomani di Valacchia e Moldavia. Nel tardo XVIII secolo, una serie di sconfitte in diverse guerre contro la Russia portò una parte della popolazione ottomana a pensare che le riforme di “Deli Petro” (‘’Pietro il Pazzo’’, nome con cui Pietro il Grande era conosciuto in Turchia) avevano avvantaggiato i Russi, e gli Ottomani avrebbero fatto bene a mettersi in pari con la tecnologia occidentale per evitare successive sconfitte.
 

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IMPERO RUSSO:

Guerra Russo-Turca:

Con il trattato di Kuchuk-Kainarji del 1774, che mette fine alla guerra scoppiata nel 1768 con l'Impero Ottomano, l'Impero russo ottiene uno sbocco sul Mar Nero ed i Tartari di Crimea divengono indipendenti da Costantinopoli.
Nel 1783 Caterina annette la Crimea creando così un ulteriore causa di conflitto

Riorganizzazione territoriale:
La prima ribellione cosacca aumentò la determinazione di Caterina di riorganizzare l'amministrazione locale. Nel 1775 ella divise la Russia in province e distretti basandosi sui censimenti della popolazione. Ciascuna provincia possiede un suo ampio apparato amministrativo, di polizia e giudiziario. Molti nobili, che in accordo con le leggi emanate da Pietro I non potevano servire per troppo tempo nell'amministrazione centrale, riceverono significativi incarichi nell'amministrazione provinciale. Caterina tentò anche di strutturare la società in gruppi sociali ben definiti. Nel 1783 pubblicò le patenti per i nobili ed i cittadini. Le patenti di nobiltà confermavano i privilegi nobiliari.
 

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CINA:

Dopo la morte dell'imperatore Kangxi nell'inverno del 1722, il suo quarto figlio Yinzhen gli successe nel ruolo di imperatore Yongzheng. Fu un personaggio controverso a causa della sulla sua possibile usurpazione del trono, e negli ultimi anni di Kangxi fu coinvolto in dure lotte politiche con i suoi fratelli. Yongzhen era un amministratore che lavorava duramente e governava con il pugno di ferro. Il suo primo passo verso un regime più duro, arrivò quando portò il sistema di indagine statale degli standard originali. Nel 1724 scoprì che degli ufficiali manipolavano i tassi di cambio, allo scopo di adattarli alle loro necessità finanziarie. Quelli che vennero colti in flagrante venivano immediatamente esautorati o, nei casi estremi, giustiziati. Yongzheng ordinò anche la creazione di un centro di comando generale che divenne di fatto il Consiglio dei ministri fino alla fine della dinastia.
Yongzheng dimostrò grande fiducia negli ufficiali Han e nominò molte delle sue guardie personali in posizioni prestigiose. Nian Gengyao venne nominato per condurre una campagna militare al posto del fratello dell'imperatore Yinti nello Qinghai. Le azioni arroganti di Nian, comunque, portarono alla sua caduta nel 1726. Il regno di Yongzheng vide il consolidamento del potere imperiale al suo apogeo nella storia cinese e diversi territori vennero incorporati nel Nord-Ovest.
Yongzheng morì nel 1735. Gli succedette il figlio Hongli con il nome di Qianlong. Era conosciuto come un abile generale. Succedendo al trono all'età di 24 anni, Qianlong condusse personalmente l'esercito nelle campagne vicino allo Xinjiang e in Mongolia. Vennero successivamente sedate, rivolte e sommosse nel Sichuan e in parti della Cina Meridionale.
Per circa quarant'anni, durante il regno di Qianlong, il governo Qing vide il ritorno di una grande corruzione. L'ufficiale Heshen fu probabilmente uno dei funzionari più corrotti nell'intera dinastia Qing. Alla fine fu costretto a suicidarsi dal figlio di Qianlong, Jiaqing
 

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REGNO DI NAPOLI:

Nel 1759 re Ferdinando VI di Spagna, nonché fratello di Carlo III di Napoli, muore. Non lasciando eredi diretti il trono deve essere assunto da Carlo che, rispettando il trattato dei due regni che stabiliva che le due corone non dovessero mai essere unite, deve scegliere un successore per i due regni di Napoli e Sicilia. Colui che fino ad allora era stato considerato l'erede al Trono, Filippo, nato nel giugno 1747, verrà messo sotto osservazione per due settimane da un comitato composto da alti funzionari, magistrati e sei medici per valutare il suo stato mentale. Il loro verdetto fu la sua completa imbecillità, escludendolo così dal Trono. Il secondogenito Carlo Antonio, nato nel 1748, invece seguirà il padre come erede del Trono di Spagna. La scelta quindi cade sul terzogenito Ferdinando, nato il 12 gennaio 1751, che assunse il titolo di Ferdinando IV di Napoli.
Queste le parole di Carlo III di Napoli al momento dell'abdicazione: “Raccomando umilmente a Dio l'Infante Ferdinando che in questo medesimo istante diventa mio successore. A lui lascio il regno di Napoli con la mia paterna benedizione, affidandogli il compito di difendere la religione cattolica e raccomandandogli la giustizia, la clemenza, la cura, l'amore per i popoli, che avendomi fedelmente servito e obbedito, hanno diritto alla benevolenza della mia reale famiglia”. Ferdinando allora aveva solo 8 anni e per questo fu costituito dallo stesso Carlo III un Consiglio di Reggenza. Principali esponenti furono Domenico Cattaneo, principe di San Nicandro ed il marchese Bernardo Tanucci, quest'ultimo il capo del Consiglio di Reggenza. Durante il periodo della reggenza ed in quello successivo, fu principalmente il Tanucci ad avere in mano le redini del Regno ed a continuare le riforme iniziate in età carolina. In campo giuridico, molti progressi furono resi possibili dall'appoggio dato al ministro Tanucci da Gaetano Filangieri. Nel 1767 il re emise l'atto di espulsione nei confronti dei gesuiti dal territorio del regno che ne comportò l'alienazione dei beni, conventi e centri di cultura, sei anni prima che papa Clemente XIV decretasse la soppressione dell'ordine.
Il 12 gennaio 1767 Ferdinando, avendo raggiunto i 16 anni, divenne re con pieni poteri. In quello stesso giorno il Consiglio di Reggenza divenne Consiglio di Stato. Al momento della cerimonia però Ferdinando non si trovò. Egli infatti, dimentico dell'importante avvenimento, era con i suoi amati lipariti, un corpo scelto di allievi con i quali giocava a fare la guerra. Di fatto fu ancora il Tanucci a governare. Egli, continuando a intrattenere rapporti con l'ormai ex re di Napoli e con l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, organizzò ripetuti tentativi di sposare Ferdinando a un'arciduchessa austriaca, facendolo fidanzare con diverse figlie dell'imperatrice, che tuttavia morirono tutte prima delle nozze. Alla fine i suoi sforzi diedero frutti, risolvendosi però nella fine della sua carriera politica.
Nel 1768 Ferdinando sposò infatti Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, figlia dell'imperatrice Maria Teresa e sorella della regina di Francia Maria Antonietta. Come di consuetudine prima del matrimonio fu stipulato un contratto matrimoniale il quale prevedeva che Maria Carolina dovesse partecipare al Consiglio di Stato una volta dato alla luce l'erede maschio. L'anno dopo Ferdinando IV conoscerà il cognato Pietro Leopoldo, allora granduca di Toscana, nonché fratello di Carolina e marito di Maria Luisa, sorella di Ferdinando. Spesso Ferdinando, per la sua ignoranza, rimaneva a lungo in silenzio.
In questi stessi anni si sviluppano le associazioni massoniche, che basano i loro ideali sulla libertà e l'uguaglianza di ogni individuo. Ciò non è mal visto da Maria Carolina, la quale al pari degli altri regnanti considera il suo titolo divino, ma al contrario di altri e al pari della sua famiglia crede che tra i suoi compiti ci deve essere la felicità dei suoi popoli; esse erano però avversate dai conservatori, tra i quali Tanucci. Costui tuttavia vede diminuire il suo prestigio nel 1775 quando Maria Carolina, dopo aver dato il primo figlio maschio alla luce, Carlo Tito, entra a far parte del Consiglio di Stato. Maria Carolina parteciperà più attivamente alla vita politica rispetto al marito e spesso lo sostituirà.
Nel 1776 Tanucci segnò il suo ultimo successo, rendendosi promotore dell'abolizione di un simbolico atto di vassallaggio che rendeva formalmente il regno di Napoli uno Stato tributario del pontefice di Roma. Nel 1777 il ministro fu sostituito dal Marchese della Sambuca, uomo più gradito a Maria Carolina, che proprio Tanucci aveva portato a Napoli. Quanto a Ferdinando, nel luglio 1796 dichiarava soppresso il ducato di Sora, insieme allo Stato dei Presidi le ultime tracce delle signorie rinascimentali in Italia. Si impegnò inoltre personalmente nella politica di riforma territoriale inaugurata da suo padre: in Terra di Lavoro dispose la costruzione della colonia industriale di San Leucio.
Nel 1778 arrivò a Napoli John Acton, uomo della marina militare del Granducato di Toscana, che la regina Maria Carolina aveva strappato al fratello Leopoldo. I reali di Napoli e Sicilia dovevano rivedere gli accordi con stati terzi in fatto di pesca, di navigazione mercantile e bellica, eliminare gli istituti aragonesi. Nel 1783 si venne a sapere che il primo ministro Marchese della Sambuca aveva lucrato sul tesoro in tutti i modi possibili, per esempio ricomprandosi a poco prezzo tutti i possedimenti espropriati ai gesuiti di Palermo. Nonostante ciò il suo governo si potrasse fino al 1784, quando si scoprì che fu uno dei tanti che mise in giro la notizia che John Acton e Maria Carolina fossero amanti. Non si è mai saputo se ciò fosse vero, fatto sta che Maria Carolina convinse Ferdinando che invece era falso. Divenne primo ministro il settantunenne marchese Domenico Caracciolo, mentre John Acton divenne Consigliere reale.
 

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OLANDA:

Durante la guerra degli Ottant'anni, per quanto impegnati nella lotta con la Spagna, le Sette Province divennero il più importante centro mercantile dell'Europa settentrionale; le navi olandesi davano la caccia alle balene al largo delle Svalbard e furono molto attive anche fuori dall'Europa, fondando colonie in India, Indonesia, Africa meridionale, Brasile, Indie occidentali e anche in Nordamerica dove New York fu fondata da olandesi col nome di Nieuw Amsterdam. Il nuovo Stato fiorì culturalmente ed economicamente, tanto che il XVII secolo è considerato il secolo d'oro dei Paesi Bassi. I Paesi Bassi settentrionali erano una repubblica governata da un'aristocrazia mercantile anziché che da un sovrano. Ogni città e ogni provincia manteneva il proprio governo e le proprie leggi. Alcuni "reggenti" prevalsero e così Johan de Witt emerse come figura politica dominante per ventidue anni.
Nel 1650 lo statolder Guglielmo II d'Orange morì improvvisamente di vaiolo. Il figlio di Guglielmo II, futuro re Guglielmo III d'Inghilterra nacque otto giorni dopo la morte del padre. La successione provocò una lotta tra due fazioni: i "reggenti" e gli "orangisti".
Nel 1651 l'Inghilterra impose il suo primo Atto di navigazione, che contrastava gli interessi commerciali olandesi. Un primo incidente navale portò alla prima guerra anglo-olandese (1652-54), che sfociò nel Trattato di Westminster, e l'Atto di navigazione rimase in vigore.
Sebbene la schiavitù fosse illegale nei Paesi Bassi, ebbe una forte fioritura nell'Impero coloniale olandese. Fin dal 1619 gli olandesi iniziarono a smerciare schiavi africani in America. La stessa Amsterdam divenne la capitale europea del commercio degli schiavi.
Il 1672 fu un anno di disfatte per le Province Unite. Scoppiò la terza guerra anglo-olandese. La Francia ed alcuni principi tedeschi invasero i Paesi Bassi. Johan de Witt, insieme al fratello Cornelis, divenne il capro espiatorio, e fu linciato. Guglielmo III d'Orange divenne statolder. Sotto l'ammiraglio Michiel de Ruyter fu respinto, in tre dure battaglie, il tentativo congiunto anglo-francese di invadere i Paesi Bassi. L'invasione francese via terra fu impedita a costo dell'inondazione della terraferma olandese. Nel 1674 i Paesi Bassi firmarono il trattato di pace con l'Inghilterra e nel 1678 anche con la Francia.
Nel 1688, dopo le tre guerre anglo-olandesi, le relazioni con il Regno d'Inghilterra raggiunsero una crisi profonda. Lo statolder Guglielmo III capì di avere una grandissima opportunità quando fu chiamato dai protestanti inglesi per invadere l'Inghilterra. La manovra assicurò alle Province Unite un alleato forte come l'Inghilterra nelle sue guerre contro la Francia di Luigi XIV. Guglielmo fu a capo degli eserciti e delle marine inglesi e olandesi fino al 1702. Gli anni di Guglielmo III come re d'Inghilterra coincisero con una politica inglese in favore delle Province Unite. L'alleanza anglo-olandese durò anche dopo la sua morte, e gli eserciti inglesi e olandesi riuscirono a conquistare le Fiandre e il Brabante, e a invadere la stessa Francia.
Esso però terminò con una serie di sconfitte, subite da parte di altri paesi (specialmente degli inglesi), e che segnarono la fine dell'espansione commerciale coloniale olandese. Questi avvenimenti portarono alla Gloriosa rivoluzione con la quale fu consolidato, in Inghilterra, il ruolo del Parlamento e l'orientamento protestante. Giacomo II d'Inghilterra fuggì in Francia e Guglielmo rimase re d'Inghilterra insieme alla moglie Maria II, sorella di Giacomo II.
Nel corso del Seicento e del Settecento, molti immigranti giunsero nelle prospere città olandesi, specialmente dalle zone protestanti della Germania. Note per la loro relativa tolleranza, le Province Unite attirarono inoltre molti immigranti ugonotti dalla Francia, nonché ebrei dalla Germania e dalla penisola iberica.
Il Settecento fu segnato dal conflitto fra i sostenitori degli statolder ed i cosiddetti patriottici (avversi a trasformazioni in senso monarchico); nel 1748 la carica di statolder fu dichiarata elettiva al tempo di Guglielmo IV d'Orange. Al momento l'Olanda gode di una relativa tranquillità
 

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STATO DELLA CHIESA:

Nella prima metà del Settecento si ebbe, in Italia e in altri paesi, una generale ripresa economica e culturale. Alcuni papi avviarono una serie di riforme, sia sociali che economiche. I primi tentativi, volti a migliorare la condizioni di vita dei sudditi e a rilanciare l'economia, ebbero però esito negativo. Clemente XI istituì nel 1701 una «Congregazione del sollievo», che mise a punto un programma economico e sociale che prevedeva il frazionamento dei latifondi, l'istruzione agraria, il miglioramento delle condizioni igieniche dei lavoratori, l'organizzazione del credito agrario, il miglioramento delle comunicazioni e del commercio.
I proprietari terrieri si opposero fermamente alle riforme e il piano naufragò. Nel 1715 il pontefice sciolse la Congregazione. Fu portata termine con esito positivo, invece, la nuova ripartizione del territorio dello Stato. La riforma comportò la creazione di nuove province e la riorganizzazione delle varie circoscrizioni su basi territoriali più omogenee. Si voleva in tal modo effettuare un controllo più capillare sul territorio ed attenuare gli effetti negativi dei tanti privilegi (sia aristocratici che comunali) che impedivano il corretto funzionamento della macchina statale.
Nella seconda metà del secolo iniziò una nuova stagione riformatrice in campo economico. Papa Pio VI (1775-in carica), mise mano a un programma di riassetto delle finanze che si concretizzò nella semplificazione delle imposte e nella creazione di un catasto (1777). Inoltre cercò di rendere più efficace il controllo fiscale sulle Legazioni istituendo una Camera di conti in ciascuna di esse.
 

salvor_hardin

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PORTOGALLO:

A cavallo del Seicento e del Settecento iniziò lo sfruttamento minerario del Brasile, e molti portoghesi vi emigrarono. Nel 1709 Giovanni V proibì l'emigrazione, perché il Portogallo stava perdendo una grande quantità di popolazione. Il Brasile fu elevato alla dignità di "viceregno".
Nel 1738, Sebastião de Melo, più noto come Marchese di Pombal, figlio di un nobiluomo di campagna, iniziò la carriera diplomatica come ambasciatore del re del Portogallo, dapprima a Londra, in seguito a Vienna. La regina consorte, l'arciduchessa Anna Maria d'Austria, fu l'amante di Melo. Dopo la morte della prima moglie di Melo, la regina riuscì a combinare un matrimonio tra Melo e la figlia del Feldmaresciallo Leopoldo Giuseppe. Re Giovanni V non fu contento di questo e richiamò Melo in patria nel 1749. Giovanni V morì l'anno successivo e così suo figlio, Giuseppe I venne incoronato. Diversamente dal padre, Giuseppe fu più disponibile verso Melo, e con l'approvazione della regina madre, lo nominò ministro degli esteri. Quando la fiducia del re su Melo aumentò, quest'ultimo guadagnò sempre più poteri.
Nel 1755 Sebastião de Melo venne nominato Primo ministro. Impressionato dalla potenza economica della Gran Bretagna, di cui fu testimone nel periodo in cui era ambasciatore a Londra, Sebastião de Melo diede avvio ad alcune politiche economiche simili in Portogallo. Abolì lo schiavismo in Portogallo e nelle colonie dell'India (ma non in Brasile), riorganizzò l'esercito e la marina, ristrutturò l'Università di Coimbra e pose fine alle discriminazioni verso i culti cristiani non cattolici.
Inoltre Sebastião de Melo creò corporazioni per regolare ogni attività economica. Demarcò la regione produttiva di Lisbona per assicurare la qualità del vino: questo fu il primo tentativo di controllare la qualità vinicola in Europa. Comandò la società portoghese con il pugno di ferro, imponendo leggi restrittive su tutte le classi sociali, dall'alta nobiltà ai ceti più umili, con l'estesa revisione del sistema di tassazione. Queste riforme portarono a Sebastião de Melo molti nemici, specie nell'alta nobiltà.

Il 1º novembre 1755 Lisbona venne gravemente devastata da un terremoto di magnitudo 9. La città venne rasa al suolo dal terremoto e dal conseguente tsunami. Dopodiché divampò anche un incendio. Sebastião de Melo fortunatamente riuscì a sopravvivere al disastro e immediatamente si impegnò a ricostruire la città.
Nonostante la calamità, a Lisbona non scoppiò alcuna epidemia e in meno di un anno la città venne ricostruita. Il nuovo centro città di Lisbona venne costruito per resistere ad altri terremoti.
Dopo il terremoto, re Giuseppe I diede ulteriori poteri al suo Primo ministro, così Sebastião de Melo stava diventando un potente dittatore. Con la crescita dei suoi poteri, i suoi nemici personali aumentarono di numero e le liti con l'alta nobiltà diventarono sempre più frequenti. Nel 1758 il re venne ferito in un attentato. La famiglia Tavora e il Duca di Aveiro erano implicati nel complotto, vennero giustiziati dopo un processo veloce. Intanto i Gesuiti vennero espulsi dal Portogallo e le loro proprietà furono confiscate. Sebastião de Melo non dimostrava nessuna misericordia e arrivò a perseguire ogni persona, compresi anche le donne e i bambini. Questo fu il colpo che ruppe lo strapotere dell'aristocrazia e che assicurò la vittoria del Primo Ministro contro i suoi nemici. Dopo la rapida risoluzione, nel 1759 Giuseppe I intitolò il suo ministro come "conte di Oeiras".

Maria I del Portogallo
Dopo aver liquidato l'affare Tavora, il nuovo conte di Oeiras non conobbe più oppositori, diventando "Marchese di Pombal" nel 1770 e restando al comando del Portogallo fino alla morte di Giuseppe I, avvenuta nel 1779. Con l'ascesa di Maria I del Portogallo, Pombal perse la sua influenza in maniera definitiva.
 

salvor_hardin

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PRUSSIA:

Federico I fu il primo Hohenzollern a fregiarsi del titolo regio. Il primo parere favorevole sull'elevazione dell'elettore del Brandeburgo alla dignità regia fu quello di Heinrich Rüdiger von Ilgen; così, Ferdinand Bartholdi, ambasciatore a Vienna, spedì a Federico un dispaccio cifrato col quale suggeriva di rivolgersi a padre Wolf, consigliere imperiale a Vienna. Quest'ultimo desiderava il matrimonio del principe ereditario di Prussia con un'arciduchessa cattolica, al fine di convertirlo e accettò di assumerne il suo patrocinio. Il prezzo della dignità regia consistette: in 500.000 talleri a carico degli Hohenzollern, nel permesso del libero culto cattolico nel Brunswick e nella completa rinuncia al diritto di voto nell'elezione imperiale. Grazie anche alla mediazione di padre Wolf, che intrattenne appositi colloqui col primo ministro austriaco Kaunitz, fu rinnovata l'alleanza austro-prussiana sulla base del trattato del 1686 e fu riconosciuta ufficialmente la dignità elettiva degli Hohenzollern secondo i dettami della bolla d'oro. I cerimoniali furono particolarmente fastosi e condotti da von Besser.

Notevoli furono i guadagni territoriali: nel gennaio 1719 la Svezia cedette Pomerania, Usedom e la città di Stettino, annessi formalmente il 29 aprile 1720. Nel 1738 il re Federico Guglielmo I affidò al giurista e pensatore Samuele Cocceius il compito di elaborare un coerente sistema giuridico, opera successivamente completata dal cancelliere von Cramer, che si prefisse di formulare leggi chiare e precise, senza lasciare troppo spazio alle interpretazioni delle leggi. Federico II (1712 - 1786), divenuto re nel 1740, per quanto amico di filosofi e filosofo a sua volta, subordinò ogni convinzione personale alla ragion di stato. Nel 1740 la Prussia aveva il quarto esercito in Europa dove era solo tredicesima per popolazione. Di importanza decisiva fu il Trattato di Berlino del 28 luglio 1742, che sancì la cessione della Slesia allo Stato prussiano. Entro questi limiti l'opera di Federico II fu comunque assai rilevante. Federico II riaprì l'Accademia delle scienze di Berlino, che suo padre aveva fatto chiudere, non tenne conto della nazionalità dei suoi collaboratori, bensì della loro capacità nelle tecniche, nelle scienze, nell'economia e in tutte le attività necessarie a uno Stato. Furono colonizzate nuove terre e furono introdotte coltivazioni più produttive, ma i grandi proprietari terrieri, i cosiddetti Junker, conservarono intatto il loro potere sui contadini, infatti, essi fornivano i quadri dell'esercito prussiano, pertanto l'istituto medievale della servitù della gleba non fu toccato, per non danneggiarli. Nello Stato di Federico II il 20% circa dei nobili erano agrari di oltre Elba, che gestivano direttamente il proprio latifondo; una classe sociale abbastanza numerosa e, secondo Taylor, assai efficiente.
La preoccupazione di non rovesciare l'ordinamento della società prussiana si fece sentire anche nelle riforme legislative di Federico il Grande, che con il Codice fredericiano attuò non tanto una riforma quanto una razionalizzazione del regime feudale. Inoltre, Federico attuò una radicale separazione fra Stato e Chiesa. Dopo il 1653 non si hanno notizie di convocazioni dei ceti nel Brandeburgo; il che sta a significare che l'assolutismo regio aveva avuto la meglio. In quell'anno in cambio di 530.000 talleri, l'elettore riconobbe privilegi agli Junker, tra i quali il diritto esclusivo a acquisire proprietà e riconobbe la piena giurisdizione e l'esenzione dalle imposte per quella classe. Fu pure unificato il comando sotto von Sparr, e standardizzata la logistica e il finanziamento per opera di Carl Ernst von Platen; von Gumbkow, che successe a quest'ultimo, ampliò ancora le proprie prerogative. Il principe di Anhalt-Dessau addestrò l'esercito a svolgere complicate manovre.
La struttura dei distretti di reclutamento fu stabilita su base cantonale nel 1732; già allora era prevista l'obbligatorietà del servizio militare. Il patto fra monarchia e nobiltà fu quindi peculiare: gli Junker accettarono la monarchia perché offriva loro privilegi nei confronti della borghesia emergente; in cambio, l'appoggiarono militarmente. Federico II sfruttò ogni possibile alleato; così, quando gli Asburgo cacciarono i gesuiti, egli li accolse prontamente. Il risultato fu la notevole diminuzione dell'analfabetismo nel suo territorio.
Perfino i ministri di stato apparivano spesso come dei meri esecutori del volere regio. Federico II fu così forse il principale rappresentante dell'assolutismo illuminato in Europa. Nonostante il successo, l'azione di Federico II non fu esente da critiche neppure da parte della nobiltà.
Nello Stato prussiano la componente etnica slava era cospicua: il territorio di Posen, acquisito dal 177, era popolato da tedeschi solo per il 38%.
Federico II dovette anche accettare l'ingerenza russa, che, come successivamente, aveva interesse a mantenere divisa la Germania; perciò nel 1779 la Russia cofirmò la pace di Teschen fra Austria e Prussia.
 

salvor_hardin

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SIOUX:

Non c'è molto da dire sulla storia di questa popolazione nomade del nord america. La loro storia è sconosciuta nel resto del mondo, mentre la loro cultura, per coloro che ne sanno qualcosa, risulta incomprensibile. Essa infatti si fonda su valori completamenti diversi. Inoltre, questa popolazione, non essendo sedentaria, non conosce l'industria e i loro scambi commerciali si basano sul baratto.
A un'analisi superficiale risultano estremamente primitivi, in realtà, dal punto di vista sociale sono estremamente avanzati.
 

salvor_hardin

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STATI UNITI D'AMERICA:

Guerra d'indipendenza:
Gli Stati Uniti d'America si formarono dall'associazione delle tredici colonie britanniche del Nord America, allineate lungo la costa Atlantica del continente. Durante il XVII secolo e l'inizio del XVIII, le colonie avevano sviluppato delle tradizioni di autogoverno popolare, godendo della benevola negligenza di una Gran Bretagna preoccupata dalla guerra civile e da altri problemi. Dopo la conclusione della guerra nota in Europa come Guerra dei Sette Anni e in Nord America come Guerra Franco-Indiana, nel 1763, la Gran Bretagna era emersa come potenza mondiale dominante, ma si trovava fortemente indebitata e in difficoltà a finanziare le spese militari rese necessarie da un impero ormai mondiale. Il tentativo del Parlamento britannico di imporre tributi ai coloni del Nord America incontrò la forte opposizione di questi ultimi, che lo videro come un attentato ai loro tradizionali diritti di sudditi inglesi, in specie quelli alla rappresentanza e all'autogoverno. L'élite coloniale era poi stata fortemente influenzata dalle idee libertarie, rappresentate nella madrepatria dai Whig, che vedevano in un governo forte un pericolo per i diritti individuali e si ponevano in conflitto con il punto di vista Tory della leadership britannica.
Una serie di dispute con il Parlamento britannico riguardo alla tassazione portò prima alla nascita di comitati informali di consultazione tra le colonie, poi a forme di protesta coordinata e, infine, alla convocazione del Primo congresso continentale per dare seguito ad una politica di boicottaggio commerciale nei confronti della Gran Bretagna. Al primo congresso parteciparono dodici colonie, escludendo la Florida britannica, la Georgia e le province canadesi. Il congresso decise che sarebbe stato convocato un secondo congresso continentale nel caso in cui le trattative con la Gran Bretagna fossero fallite.
Il Secondo Congresso continentale si riunì a Filadelfia il 10 maggio 1775 quando erano già avvenuti gli scontri di Lexington tra la milizia del Massachusetts e reparti dell'esercito britannico. Il secondo congresso, in cui erano rappresentate tredici colonie, immediatamente iniziò a funzionare come un governo comune e invitò le colonie a dotarsi di costituzioni. Una parte minoritaria della popolazione rimase fedele al re, ma in ogni colonia i lealisti vennero posti sotto stretta sorveglianza. Durante la guerra, pochi lealisti vennero uccisi, ma migliaia di loro furono costretti a rifugiarsi nei territori controllati dai britannici.
Nel giugno di quello stesso anno, George Washington, un proprietario terriero virginiano che aveva avuto esperienze militari durante la Guerra dei Sette Anni, venne nominato comandante dell'appena costituito esercito continentale, impegnato nell'assedio di Boston. Nell'inverno tra il 1775 e il 1776, i continentali invasero il Canada, ma il tentativo di prendere Québec fallì e l'arrivo di rinforzi britannici costrinse gli americani alla ritirata. In compenso, i continentali riuscirono a prendere il forte di Ticonderoga e a trasportare pezzi d'artiglieria attraverso le regioni selvagge del Massachusetts occidentale fino a Boston. L'apparire dei cannoni spinse i britannici ad abbandonare la città il 17 marzo 1776.
Il 4 luglio 1776, con la Dichiarazione d'indipendenza redatta principalmente da Thomas Jefferson, il congresso continentale recise i legami istituzionali con la Gran Bretagna, dando ufficialmente vita agli Stati Uniti.
Nell'agosto successivo, le truppe britanniche, sbarcate il 2 luglio a Staten Island, sconfissero duramente Washington ed occuparono New York. La città sarebbe rimasta sotto il loro controllo fino al termine della guerra.
Nel frattempo, gli strateghi britannici avevano elaborato un piano di battaglia, noto come Campagna di Saratoga. Le sue linee guida prevedevano di far discendere le truppe stanziate in Canada attraverso la valle dell'Hudson, in modo che si incontrassero ad Albany con le forze che occupavano New York. La riuscita del piano avrebbe separato il New England dal resto delle colonie. A causa dell'imperfetta redazione dei piani le truppe discendenti dal Canada, comandate dal generale John Burgoyne, si trovarono a condurre la loro marcia attraverso alcune delle più impenetrabili foreste del Nord America, riuscendo a compiere poche miglia al giorno, per tutta l'estate del 1777. L'esercito di Burgoyne, indebolito dalle diserzioni di molti ausiliari indiani e canadesi, si trovò infine ad affrontare un nemico molto superiore nel numero. Nella battaglia di Saratoga, il generale Horatio Gates alla guida di 5.000 uomini dell'esercito continentale e 12.000 membri della milizia, riuscì a respingere gli attacchi di Burgoyne che, trovatosi circondato, fu costretto ad arrendersi il 17 ottobre.
Nel frattempo, l'esercito stanziato a New York agli ordini del generale William Howe, lungi dal risalire l'Hudson, s'imbarcò per la baia di Chesapeake. Howe sconfisse nuovamente Washington a Brandywine Creek e, il 26 settembre 1777, riuscì ad occupare Filadelfia, diventata la capitale dei continentali. Ancora una volta, comunque, il generale britannico si lasciò sfuggire l'occasione di eliminare definitivamente l'esercito di Washington. Mentre quest'ultimo si preparò a trascorrere un duro inverno a Valley Forge, Howe s'acquartierò a Filadelfia.
La vittoria di Saratoga ebbe un effetto importante. La Francia ruppe gli indugi, scendendo in guerra a fianco degli Stati Uniti. In seguito, entrarono nel conflitto (sia pure come alleate solo della Francia e non degli Stati Uniti) anche Spagna e Olanda, potenze navali europee che vedevano di buon occhio un indebolimento della Gran Bretagna. La guerra d'indipendenza americana divenne, quindi, mondiale.
Nel Nord America, i britannici concentrarono la loro attenzione sulle colonie meridionali, meno popolate e in cui il consenso all'indipendenza si supponeva meno forte. L'esercito britannico di Charles Cornwallis riuscì a ottenere diversi successi nelle Caroline, che si rivelarono però effimeri. Entrato in Virginia, Cornwallis venne bloccato da preponderanti forze continentali e francesi nella penisola di Yorktown. Il temporaneo controllo del mare ottenuto dalla flotta francese e il ritardo di una spedizione di soccorso partita da New York costrinsero Cornwallis alla resa, il 19 ottobre 1781. Ciò concluse le operazioni nel Nord America. I britannici non tentarono più di riconquistare le colonie ribelli, concentrando la loro attenzione su altri teatri di guerra, in cui riuscirono a recuperare molti territori perduti a favore di Francia e Spagna.
Il Trattato di Parigi (1783) mise fine alla guerra. La delegazione americana era guidata da Benjamin Franklin e comprendeva anche John Adams e John Jay. La Gran Bretagna riconobbe l'indipendenza americana. I confini del nuovo paese erano fissati ad ovest dal fiume Mississippi, a nord dai Grandi Laghi e a sud dalla Florida, ceduta alla Spagna.

Articoli della Confederazione:
A seguito del Trattato di Parigi gli Stati Uniti erano indipendenti e in pace, ma la loro struttura di governo era ancora indefinita. Il Secondo congresso continentale aveva redatto gli Articoli di Confederazione nel 1779. Gli Articoli delineavano una confederazione permanente di Stati, ma garantivano al Congresso -unica istituzione a livello federale- ben poco potere per finanziarsi e per imporre le sue risoluzioni.
 

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SVEZIA:

La morte di Carlo XII e le controversie sul diritto al trono di Ulrica Eleonora assegnate alla dieta (Consiglio del Regno), acquisiti gli interessi dei funzionari, danno alla dieta stessa le mani libere per porre fine all'assolutismo delle costituzioni del 1719 e 1720. Il concetto di Stato monista, di cui l'assolutismo era un'espressione, è stato mantenuto, ma a vantaggio del Consiglio, al quale è stato riconosciuto un potere legislativo illimitato. La monarchia è stata mantenuta, ma solo come decorazione. Si deve aggiungere che vi hanno contribuito dei sovrani deboli come Federico I (1720-1751) e Adolfo Federico (1751-1771).
L'organo di governo effettivo era il Consiglio della Corona (riksråd) che poteva votare in opposizione al re. Ma dal 1738 al riksråd è anche concesso il diritto di revocare la nomina dei consiglieri che non si adeguavano. I consiglieri del Consiglio della Corona (consiglio privato) divennero gli esecutori interpreti della volontà del Riksdag degli Stati (Ståndsriksdagen). L'assolutismo reale, o la sovranità, è stato sostituito dal potere degli Stati, o la sovranità del Consiglio. La sovranità della dieta (come quella del re) ha segnato una differenza con la collaborazione e il controllo dei diversi poteri che avevano finito per caratterizzare il tipo di governo svedese. Essa era il risultato tuttavia di una concezione dello Stato che si è basata sull'esperienza storica nazionale, ma anche sulle teorie della sovranità popolare.
Il potere reale ispirava più la fiducia come prima, a causa degli eventi al tempo di Carlo XII. In risposta a questo l'aristocrazia ha ispirato una organizzazione burocratica dell'amministrazione, secondo la cornice della Costituzione del 1634, sotto gli ordini del Consiglio (riksråd) indipendente. Questa idea è stata attuata dal fatto che il documento di base costituzionale è stato chiamato "forma di governo" (Regeringsform) e l'organizzazione delle diverse amministrazioni è stata sancita nella costituzione per proteggerle. Ma il governo della reggenza di Carlo XI aveva anche minato la fiducia che può ispirare un Consiglio indipendente. Ciò vanificava l'efficace attuazione del programma dell'aristocrazia. All'epoca non abbiamo testimonianza di abuso di discrezionalità o di errori del Consiglio. È per questo motivo che quest'ultimo si è eretto come infallibile custode della tradizione del diritto svedese ed è stato incluso nel procedimento decisionale. Di conseguenza l'insieme dei poteri è andato alla dieta a spese del Re e del Consiglio del Regno (Consiglio della Corona).
Il diritto di voto sotto il governo parlamentare durante l'epoca della libertà non era universale. Anche se i contadini tassati erano rappresentati in Parlamento, la loro influenza è proporzionatamente molto piccola mentre la gente comune senza proprietà imponibili non aveva diritto di voto.
I maggiori benefici per la Svezia in questo periodo coincisero con la Presidenza del Consiglio della Corona di Arvid Horn.
La sconfitta nella guerra con la Russia e nella partecipazione svedese alla Guerra dei sette anni minarono ulteriormente la forza del governo parlamentare. Le divisioni tra le fazioni e la paralisi dell'istituzione prepararono, dopo l'ascesa del re Gustavo III di Svezia, il ritorno dell'assolutismo con l'aiuto delle diplomazie europee.
 

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SPAGNA:

Successore di Ferdinando fu Carlo III, figlio di Filippo V e della seconda moglie Elisabetta Farnese. Carlo era stato nominato Duca di Parma all'età di sedici anni, su richiesta della madre. La sua esperienza di governo in Italia gli consentì di prendere confidenza con la pratica del dispotismo illuminato. In principio aveva fatto mostra di attitudini marziali e militaresche, acquisendo Napoli e la Sicilia con la forza delle armi e diventando Re delle due Sicilie, sebbene fosse di indole piuttosto pacifica. Arrivato in Spagna, non condivise la predilezione di Carvajal per l'alleanza con la Gran Bretagna. Guardava infatti ai britannici con una certa diffidenza, da quando la loro flotta lo aveva costretto alla neutralità durante la Guerra di successione austriaca.
Carlo era stato introdotto alle riforme in Sicilia dal suo mentore, Bernardo Tanucci. Anche se Tanucci rimase in ombra nelle Due Sicilie per consigliare il figlio di Carlo, Re Ferdinando I delle Due Sicilie, dato che i due troni non potevano essere uniti come conseguenza di precedenti trattati, Carlo portò con sé un gruppo di riformatori italiani che videro possibilità di ammodernamento nella burocrazia spagnola. L'architetto della prima fase delle riforme di Carlo III fu uno di questi, Leopoldo de Gregorio. Nominato "Marchese di Esquilache" nel 1755, Gregorio fu uno dei principali statisti spagnoli a partire dall'arrivo di Carlo III e fino a quando morì nel 1785.

Anche se la guerra dei sette anni era scoppiata nel 1756, la Spagna riuscì a restare neutrale durante il ministero di Richard Wall, che continuò a guidare il governo spagnolo nei primi anni di regno di Carlo III. Questi, comunque, portava rancore verso gli inglesi e mentre la guerra diventava sempre più disperata per la Francia, andò contro i desideri del suo primo ministro e intervenne a favore dei francesi nel 1762. La Spagna andò male in guerra, e i britannici occuparono L'Avana e Manila nel giro di un anno. La Florida venne ceduta ai britannici e la Spagna riconobbe il controllo di questi su Minorca e Gibilterra nel 1763, anche se la Louisiana venne data alla Spagna per compensarla delle sue perdite. Dopo il Trattato di Parigi (1763), comunque, la Spagna poté concentrarsi sul suo sviluppo interno.
Di gran lunga il maggiore proprietario terriero di Spagna, la Chiesa era stata trattata con gran beneficenza dai monarchi spagnoli del sedicesimo secolo - Filippo IV in particolare, donò ampi tratti di territorio per pietà religiosa. Gran parte di queste terre finirono inutilizzate, e buona parte del resto del paese era di proprietà dagli hidalgo che vivevano principalmente sfruttando lo stato. Il sistema era divenuto da lungo tempo obsoleto, e una popolazione crescente (la popolazione spagnola crebbe da otto a dodici milioni tra il 1700 e la Rivoluzione Francese) aveva posto grande pressione sul governo per delle riforme. Come nel vicino Portogallo, l'antiquata burocrazia spagnola era divenuta dipendente dalle entrate e dalla produzione delle sue colonie, per sostenere una enorme e ingestibile classe di nobili e clero, proprietari terrieri e improduttivi.
L'Illuminismo era stato un portatore di anticlericalismo di Europa, e Carlo, nell'applicare le sue lezioni alla Spagna, si comportò similarmente. Ferdinando IV si era impegnato per ridurre il potere dei Gesuiti in Spagna e aveva fatto sì che i monarchi spagnoli nominassero i propri vescovi, un potere che i sovrani francesi detenevano fin dal XV secolo. Carlo, che sosteneva una politica radicale e una rapida modernizzazione del paese, espulse completamente l'ordine dei Gesuiti dalla Spagna nel 1767. L'inquisizione venne ridotta, ma non completamente eradicata.
Le riforme terriere e agricole posero un nuovo fardello sulle spalle della società spagnola e alienarono le simpatie di clero e nobiltà terriera. Carlo scelse di allearsi con la classe mercantile e la crescente classe media del suo paese, che giunse a un nuovo livello di prosperità durante il suo regno. Sostenitore del libero scambio, Carlo ridusse i dazi doganali che erano stati al centro della politica commerciale spagnola per secoli. Il Marchese di Esquilache liberalizzò con successo il commercio del grano nel 1765.
Anche se credeva nel governo centralizzato e continuò le riforme dei suoi predecessori per ridurre l'autonomia dei governi regionali, Carlo approvò la fondazione di prototipi delle camere di commercio per incoraggiare lo sviluppo e l'iniziativa economica locali. L'infrastruttura nazionale venne migliorata per promuovere lo sviluppo delle manifatture spagnole, e venne implementato un sistema monetario unificato.
Le riforme non furono comunque prive di costi, e nel 1766, nel contesto di una carenza di grano a livello mondiale e delle difficoltà del recentemente liberalizzato commercio del grano, scoppiarono rivolte a Madrid e in altre città della Spagna, contro l'aumento dei prezzi del grano. I "Motin de Esquilache" allontanarono il re dalla capitale e imbarazzarono il suo primo ministro. Un funzionario aragonese, Pedro Pablo Aranda, guadagnò importanza durante la crisi e guidò il governo durante l'assenza del re.
Aranda, capo della fazione aragonese a corte, favorì un sistema di governo più decentralizzato. Esquilache, che in precedenza era ascoltato dal re, venne inviato all'estero come ambasciatore, e per un periodo Aranda fu la figura guida della politica spagnola. Un procuratore legale di nome José Moñino acquisì importanza come investigatore sulle rivolte e come aperto sostenitore delle politiche riformiste del re. Esquilache fece in modo di farlo nominare ambasciatore a Roma nel 1767; nel 1773 Moñino riuscì a far revocare al Papa lo statuto papale dell'Ordine dei Gesuiti. Per questo successo, Moñino venne nominato Conte di Floridablanca.
Il nuovo conte venne nominato primo ministro nel 1777 e intraprese la riforma materiale della burocrazia spagnola. Il suo principale successo in questo campo fu la creazione di un vero gabinetto di governo nel 1778 e la creazione della prima banca nazionale spagnola, la Banca Nazionale di San Carlos, nel 1782. Riconoscendo il danno arrecato con l'espulsione dei gesuiti, Floridablanca avviò una drastica riforma per assumere nuovi insegnanti e modernizzare il sistema educativo spagnolo. Il conseguimento più duraturo di Floridablanca fu la libertà di commercio per gli stranieri nella parte dell'Impero Spagnolo che si trovava nel Nuovo Mondo.
Anche se Floridablanca - come già Carvajal prima di lui - ammirava il sistema di governo britannico e credeva che relazioni cordiali con Giorgio III del Regno Unito fossero la miglior politica per la Spagna, la guerra d'indipendenza americana fu un'occasione troppo grande per re Carlo, e la Spagna andò in guerra contro i britannici nel 1779, a fianco di Francia e Paesi bassi, dopo aver fornito assistenza economica ai ribelli. Bernardo de Gálvez y Madrid, governatore della Louisiana Spagnola, guidò la campagna per rioccupare i forti persi contro i britannici fin dal 1762; Pensacola, in Florida, venne ripresa nel 1782, e le Bahamas furono riconquistate l'anno seguente. Il Trattato di Parigi (1783) ripristinò gran parte di ciò che la Spagna aveva perso nella guerra dei sette anni, compresa la Florida.
 

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MAHARASTHRA:

I capi tribali Maratha furono al servizio dei sultani di Bijapur al momento in cui si insediarono i Moghul. Bhonsle Shivaji (1627-1680), una feroce combattente riconosciuto come il "padre della nazione Maratha" approfittò di una serie di conflitti per insediare la sede del suo principato vicino a Pune, che più tardi divenne la capitale della Maratha. Shivaji attaccò con successo le enclavi Moghul, tra cui il porto di Surat. Nel 1674 assunse il titolo di "Signore dell'Universo" con una fastosa incoronazione, dichiarando la sua determinazione a contestare il potere moghul, oltre a ristabilire un regno indù nel Maharashtra. Nel 1717 un emissario moghul firmò un trattato con il Maratha dando loro il controllo sul Deccan in cambio di un riconoscimento del regno Moghul e il trasferimento di alcune imposte ogni anno. Tuttavia, all'inizio il Maratha invase i domini moghul di Malwa, Orissa e Bengala. L'India meridionale cadde sotto il potere maratha.
Ma i Maratha, nonostante la loro potenza militare non erano organizzati per la gestione di una nazione, né per i mutamenti socioeconomici. La caratteristica di questo regno fu anche il saccheggio, che inimicò i contadini. A poco a poco iniziò a indebolire il proprio potere e i Maratha vennero respinti dagli afghani nella sanguinosa battaglia di Panipat nel 1761.
 
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