L'Impero dell'Arpia

Silen

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E' questo il nome ufficioso con cui sono onosciuti i domini che l'arpia Silene ha conquistato in maniera avventurosa per sè, partendo da un gruppo mercenario formato da un pugno di sue consorelle e di un indurito gruppo di veterani di varie razze che avrebbero seguito persino la stessa Tiamat in cambio di oro sufficiente.

Storia
Tutto iniziò quando Silene, un'arpia visionaria per lo standard della sua razza, dopo uno dei tanti assalti che le arpie conducono ai danni delle carovane che attraversano i territori da esse infestati concepì per la prima volta l'idea di acquistare una sorta di sovranità sui territori abitati dalle Prede (ovvero qualsiasi non-Arpia) in modo da acquistare non solo un nuovo e più ricco Territorio di Caccia, ma anche sfruttare a proprio profitto il lavoro e le abilità delle Prede stesse.
Dopo un certo tempo Silene riuscì a convincere soltanto un pugno delle sue consorelle, non più di qualche centinaio, a seguirle in questa sua impresa, troppo poche per poter sperare in una riuscita. Proprio quando sembrava che i suoi sforzi fossero destinati al fallimento, Silene scoprì che c'erano molte Prede disposte a servire ai suoi ordini come soldati in cambio di oro, assolutamente inutile per la mentalità di un'Arpia, oro che poteva facilmente reuperare dai relitti delle carovane assaltate nei deserti e nelle terre desolate nel corso di anni interi.

Il resto della storia è noto: l'impresa di Silene fu favorita dalle condizioni politiche della regione, da tempo frantumata in una miriade di piccoli principati e staterelli deboli e litigiosi, ben disposti ad arruolare mercenari per i propri puerili conflitti. Costretta inizialmente ad accettare impieghi da questi stati per poter avere abbastanza oro da mantenere insieme il suo esercito, Silene riuscì a poco a poco ad ingrandire le sue forze fino ad impadronirsi di un principato proprio da usare come partenza per conquistare gli altri, riuscendo allo stesso tempo ad ingrandire sempre più le sue forze attirando col suo successo altre arpie dalle terre desolate, fino a giungere a contatto con gli stati più organizzati a nord.

Società
La struttura dello stato è nettamente divisa su base razziale. Al vertice sono le Arpie, sia quelle che seguirono inizialmente Silene sia quelle che si aggiunsero in seguito, unite in quella che esse seguitano a considerare secondo i loro principi di Caccia Condivisa: ovvero un'associazione volontaria su basi strettamente paritarie. Un simile sistema non potrebbe mai funzionarie, ad esempio, in una società umana, ma per le individualistiche Arpie sembra non solo essere l'unica via possibile ma anche funzionare molto meglio di quanto ci si potrebbe aspettare, probabilmente grazie alla sorprendente lealtà e solidarietà di razza che le arpie hanno finora dimostrato.
Inoltre, per quanto fieramente indipendenti, le arpie sono state finora disposte a seguire la guida di Silene in quanto ideatrice di tutta l'impresa (il titolo che alcune arpie le rivolgono, Prima nella Caccia o semplicemente Prima appare emblematico) oltre che a rivolgere un certo rispetto alle compagne che sembrano avere maggiore esperienza nel combattere al seguito di Silene e vivere in mezzo alle Prede così che una vera e propria "gerarchia non ufficiale" sembra essersi formata con al vertice Silene e le sue compagne della prima ora, poi quelle che si aggiunsero dopo le prime vittorie, via via fino alle ultime arrivate, e anche se Silene non rivolge mai ordini alle altre arpie, bensì semplici richieste in tono molto elaborato, il risultato finale è molto simile.
Le arpie costituiscono una elite prettamente militare: fra di loro non ci sono commercianti, nè artigiani, nè costruttori: esse sono cacciatrici efficienti e spietate e come i fatti hanno dimostrato, una volta equipaggiate e abituate a combattere in gruppo, guerriere temibili ma pur essendo molto intelligenti esse semplicemente non sembrano interessate alle attività che occupano la vita delle altre razze. Artie mestieri che esulano dalla caccia sono guardate con freddo disinteresse e persino la magia viene stimata soltanto per puro interesse pratico.

Tutte le creature delle altre razze, indipendentemente da origine o ceto sociale sono considerate, in omaggio alle radicate convinzioni di superiorità delle Arpie, delle Prede ma di un genere particolare: lo sfruttamento del lavoro e dei beni che queste possono produrre era infatti uno degli scopi principali, se non lo scopo ultimo di tutta l'impresa e questo fa si che, per la prima volta nella loro storia, le arpie abbiano guardato alle altre razze come qualcosa di diverso da animali da carne da uccidere e divorare.
Fin dalle prime conquiste gli abitanti delle regioni occupate sono stati considerati quindi Proprietà Condivisa di tutte le arpie: un nome antico per un concetto nuovo. La maggior parte delle arpie ha comunque affibbiato loro il nomignolo sprezzante di schiavarazza.
Tutti gli schiavarazza devono pagare una capitazione individuale detta con macabro umorismo diritto di esistere: la pena per chi rifiutasse di pagare l'imposta infatti è il declassamento allo stato di Preda con tutte le conseguenze che è facile immaginare.
D'altronde il pagamento della tassa, per quanto onerosa, è l'unico vero obbligo richiesto al suddito che per il resto è lasciato vivere la sua vita nella maniera che meglio crede; l'amministrazione di città e villaggi è lasciata a elementi locali ai quali è permesso inoltre anche entrare al servizio dello stato come soldati detti schiavi da battaglia.
Il reddito fornito dal diritto di esistere inoltre, detratte le spese militari, viene ridistruibuito alle arpie come parte della preda ottenuta dalla Caccia Condivisa e queste lo utilizzano per ottenere tutti quei beni prodotti dai sudditi e che esse desiderano. Questo sistema permette alle arpie di mantenere il proprio sistema di vita e allo stesso tempo di ottenere tutti i benefici di una società più sviluppata e, poichè l'idea dell'accumulare denaro senza utilizzarlo è estranea alla loro mentalità, favorisce non poco il commercio e l'artigianato interno per fare fronte alle bizzarre richieste della classe dominante.
Un sorprendente effetto secondario di questo sistema è il declinare costante della schiavità come sistema: secondo la mentalità delle Arpie infatti sia schiavo che padrone sono tenuti al pagamento del diritto di esistere:onere che per forza di cose ricade sul padrone, a meno che questi non voglia vedere lo schiavo catturato e fatto allo spiedo. La conseguenza diretta è stata che sia i grandi proprietari terrieri sia le manifatture delle città si stanno via via orientando verso la trasformazione degli schiavi in affittuari e mezzadri liberi piuttosto che in operai salariati dato che l'aumento del costo della manodopera è più che compensato dallo scarico del diritto di esistere sull'operaio o affittuario, il quale a sua volta dopo aver pagato la tassa si trova comunque in condizione migliore di quanto non fosse quando era schiavo.

Per tutte queste ragioni il dominio delle arpie pur non essendo popolare non è nemmeno detestato: a differenza di molti conquistatori le arpie non hanno reclamato il possesso della terra o preteso di ridurre in fattiva servitù la popolazione: tuttora la maggior parte delle arpie preferisce vivere fuori dalle città, cacciando quando necessario e stabilendo la propria dimora su picchi e scogliere che essere sembrano prediligere. La stessa Silene ha fatto costruire per sè un bizzarro palazzo a strapiombo su una grande scogliera, un insieme di grandi stanze arredate con lusso barbarico. Gli ingressi al pianterreno sono stati poi murati in modo che sia accessibile soltanto dall'ampio terrazzo e soltanto da creature volanti. Questa peculiare forma di architettura stà riscuotendo un certo successo ed è probabile che altri palazzi del genere sorgano in futuro.
 
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Nonostante le sue idee e il suo modo di pensare siano unici e rivoluzionari rapportati a quelli tipici della sua specie, non è possibile sperare di comprendere Silene, le sue idee, il suo modo di ragionare, i suoi sogni se non vedendola per quello che è ovvero una fiera figlia della sua razza. Accingendomi a questo compito mi sono trovata di fronte a un abisso: come descrivere altrimenti le mille differenze che ci dividono? Gli umani sono mammiferi sociali la cui unità minima è la famiglia mentre le Arpie sono carnivori solitari, sono ovipare e si riproducono in modo asessuato.

L’evoluzione delle nostre due razze è parimenti divergente. Pensiamo ad esempio ad un semplice artefatto come la ruota: oggi crediamo che la sua scoperta sia stata il primo passo verso l’aggregazione delle tribù primitive in una società più grande. Ma che se ne può fare un’Arpia della ruota? Ella è dotata di ali e quindi può spostarsi di grandi distanze con molta più facilità di un uomo su un carro, né esso può essere di utilità alcuna per trasportare merci sulle alture scoscese che le Arpie prediligono come dimora.

E ancora: gli umani, privi di difese naturali hanno avuto fin dai tempi più antichi l’istinto di unirsi in gruppi più ampi e fortemente con una precisa gerarchia in modo da fronteggiare meglio i pericoli, laddove le Arpie, potentemente armate da madre natura, sono cacciatori solitari la cui “società”, se così possiamo chiamarla, è fondata su un fortissimo individualismo e una complessa componente rituale. Ogni volta che Silene parla con qualcuna delle sue sorelle, come lei stessa le definisce, vedo dipanarsi una complessa danza che coinvolge oltre allo scambio di parole rituali, gesti e postura del corpo ben precisi, come se ogni iterazione fra due o più Arpie fosse regolata da un insieme rigido di norme e regole per me incomprensibili ma che Silene e le sue compagne palesemente eseguono con estrema naturalezza.

Queste differenze culturali coinvolgono anche l’atteggiamento verso le altre razze intelligenti. Sono in molti a considerare la razza umana fondamentalmente xenofoba, ma di fronte alle Arpie l’umano più razzista sembra innocuo come un bambino. Di fronte alle Arpie infatti tutti gli esseri viventi che camminano sulla terra sono intrinsecamente inferiori: animali da carne che è perfettamente lecito uccidere e divorare. Prede è la parola che usano nella lingua corrente: neutro e impersonale.

Silene è forse l’unica occasione che mi si presenterà mai di comprendere la loro razza e la loro mentalità e io non intendo lasciarmela sfuggire. Mi sono bastati pochi mesi per comprendere che le Arpie, nonostante la loro ferocia, non sono quei mostri dipinti nelle fiabe per bambini; al tempo stesso devo ammettere di non aver mai incontrato prima una razza così disperatamente diversa da noi.
Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.


Mi fanno ridere tutte le chiacchere di Sabrina sullo studiare e il comprendere. Per tutti gli Dei, elfi ed umani vivono l'uno accanto all'altro fin dalla creazione di Ea e si potrebbe pensare che la lotta comune contro Tiamat avesse forgiato almeno un minimo di comprensione fra di noi. Niente di più falso. Odio, rancore, diffidenza, disprezzo, sfiducia sono presenti come lo erano migliaia di anni fa, generati come lo erano allora da ignoranza e pregiudizio. Eppure siamo così simili! Quasi identici, verrebbe da dire, e non solo fisicamente.
Come può sperare di comprendere le Arpie, il loro modo di pensare, la loro civilità? Gli umani non riescono a capire nemmeno le loro diverse culture!

E' soltanto un'innocua mania, Francesca. Sabrina spera di farsi un nome, un giorno, magari persino di scrivere un libro. <ride>
Allora dovrebbe ricordare il motivo per cui Silene ha deciso di intraprendere la sua impresa. Perchè la causa prima, il motore di quella serie di azioni che hanno portato alla situazione attuale è il fatto che un'Arpia si è casualmente accorta di quanto fosse gustosa la carne umana arrostita.
Perchè la cosa ti dà tanto fastidio? A sentirti sembrerebbe che tu non ti fidi di Silene, eppure eri con lei fin dall'inizio.
Oh io mi fido assolutamente di Silene, e proprio perchè fra noi c'è un abisso che non possiamo sperare di valicare. Ai suoi occhi, almeno, un elfo ed un umano sono assolutamente identici. E' la stupidità di Sabrina nel non riconoscere questa verità, che mi irrita.

Conversazione fra Francesca Findabair e Rayla la Nera.
 

Silen

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Io sono Silene, Prima nel Territorio di Caccia.
Mi dà una strana sensazione scrivere queste parole. Tutta questa cosa, tutto questo scrivere parole su pergamena in una lingua non mia, la parola stessa "scrivere" è tutto un concetto-preda. Sono loro, le Prede, ad avere avuto questa idea, di annotare idee e fatti su carta in modo che non vadano perduti e possano servire da guida per il futuro.
Non è poi un'idea così sciocca. Ma la mia lingua, mia e di tutte le mie Sorelle, non possiede quello che le Prede chiamano "una forma scritta" e quindi ecco che sono costretta ad usare la loro lingua in questo mio scritto.
C'è una certa ironia in questo.


Io sono Silene, nata dal Settimo Uovo di Shalassa, una cosa buona e cattiva allo stesso tempo. Buona, perchè molto poche sono coloro che rimangono vive e forti tanto a lungo da avere un Settimo Uovo; e cattiva poichè Shalassa cominciava ormai ad invecchiare e prendersi cura di me e cacciare per entrambe era per lei sempre più faticoso. Ora so che non erano molte coloro che pensavano che sarei giunta all'età adulta.
Ebbene, a dispetto di tutte le difficoltà sono divenuta adulta e ho prosperato e so di aver reso orgogliosa mia madre prima della sua Ultima Caccia, ma nonostante questo mi chiedo cosa penserebbe Shalassa a vedermi ora.


Forse è stato proprio il suo ricordo a portarmi qui, una ribellione alla prospettiva della vita che ha fatto lei, che fanno tutte le mie Sorelle. Anche io voglio avere un Settimo Uovo, anche io voglio che le mie figlie mi rendano orgogliosa, ma i miei metodi sono diversi.

Guarda ora tutte queste prede che io ho afferrato nei miei artigli: è vero, non sono altro che patetici esseri senz'ali. Per spezzare le loro vite devo solo chiudere la mano a pugno. Nonostante questo, le cose che hanno realizzato sono degne del nostro interesse. Raramente cacciano e quando lo fanno, lo fanno per divertimento eppure non soffrono di stenti poichè allevano essi stessi le loro prede. Hanno imparato a cuocere il loro cibo in molti e svariati modi e il sapore della carne arrostita è migliore. Hanno costruito i loro Nidi nei quali vivono caldi e sicuri. Sono deboli, e quindi hanno forgiato spade e armature, e altre armi ancora, anche se è terribilmente semplice togliergliele.
In qualche modo quindi, sono intelligenti, anche se in modo che noi non comprendiamo.


E' dunque innaturale volere impossessarsi di ciò che hanno queste Prede e di farlo nostro? Alcune Sorelle lo pensano, ma io non credo. Sarebbe folle voler adottare tutte le idee delle Prede, ovviamente, ma in mezzo a tutti quei loro assurdi concetti-preda ci sono delle cose di cui dobbiamo impadronirci, cose che permetteranno a tutte noi di avere un Settimo o un Decimo Uovo, cose che ci renderanno alla lunga numerose quanto le Prede e cento volte più forti.
Alcune Sorelle pensano che tutte queste cose prese dallo stile di vita delle Prede ci rammolliranno ma io non credo: le Cacce e le Guerre selezioneranno le più forti e di guerre ce ne saranno molte, poichè man mano che il nostro numero aumenterà così dovrà aumentare il Territorio di Caccia e le Prede ci combatteranno per come possono, come è giusto che sia, finchè fra molti secoli o molti millenni, non importa quando, domineremo tutte le loro terre.
Oh si, un giorno, domineremo tutto il mondo.


E quando questo accadrà...ne cercheremo un altro.


Tratto dal Libro di Silene.
 

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Ho già sentito altre volte i discorsi dei vostri capibranco: alla fine parlano sempre delle stesse cose, coraggio, libertà ed altre cose insensate. Eppure anche in mezzo a tutte queste chiacchere si nasconde qualcosa di vero. Tutti questi vostri predicatori parlano sempre di una scelta che sareste chiamati a compiere e meraviglia! Davvero siete chiamati a compiere una scelta, una scelta dannatamente semplice. Tutte queste terre sono nostre e lo saranno sempre, potete accettare questo fatto, o morire. Potete essere il nostro gregge, o potete essere le nostre prede.

Discorso di Falka alla popolazione di Dagorlad.
 

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Confesso di aver sempre guardato con un certo disprezzo ad alcune nozioni comunemente accettate sulla razza delle Arpie, e particolarmente sul fatto che le Arpie sono una razza di sole femmine, che depongono le uova e abbandonano i loro piccoli subito dopo la nascita. Un tale modo di trattare la prole, ho sempre pensato, è incompatbile con una razza intelligente. Come mi aspettavo, anni di studio e di vita a contatto con questa enigmatica razza ha smentito buona parte dei luoghi comuni e delle errate convinzioni diffuse fra le altre razze di Ea, devo però ammettere che frammiste a tanti pregiudizi vi sono alcune perle di verità, per quanto stupefacenti.
Una di queste riguarda il sesso delle Arpie...dopo quasi quindici anni, ancora non ho visto una Arpia che non fosse di fattezze femminili e debbo ormai rassegnarmi all'idea che questa specie sia effettivamente composta di sole femmine. Per anni ho creduto che i maschi della razza fossero semplicemente nascosti, ma la presenza di diverse giovani nate durante le campagne che portarono alla conquista dell'Impero e negli anni successivi è inequivocabile.

Purtroppo le Arpie stesse non sono di alcun aiuto...esse rifiutano sistematicamente di rispondere alle mie domande sull'argomento, a volte anche in maniera violenta. Questa reazione sembra essere collegata al fatto che le Arpie, a differenza delle credenze comuni, sono ferocemente protettive nel confronto delle loro giovani fino al momento in cui queste non lasciano il "nido" materno. Le errate convinzioni in proposito sono dovute al fatto che le Arpie divengono adulte in molto meno tempo rispetto, ad esempio, ad un bambino umano. Se i miei calcoli sono esatti, un'Arpia diviene adulta in un tempo di 8-10 anni: a quel punto la giovane è adulta sia fisicamente che mentalmente ed è pronta ad avventurarsi nel mondo. Fino ad allora però la giovane non mette il naso fuori dal nido.
Per quanto sono riuscita a stabilire, le Arpie non partoriscono alla maniera di molte delle razze di Ea. In tanti anni non ho mai visto un'Arpia isolarsi o chiedere l'aiuto delle sue compagne, come sarebbe indispensabile , ad esempio, per una femmina umana in travaglio: tutto questo lascia pensare che le Arpie depongano un uovo; d'altro canto il tempo necessario ad una giovane per divenire adulta ed indipendente fa pensare che quando l'uovo si schiude la nascitura debba essere allevata dalla madre. Per quanto non abbia prove, sono convinta che le giovani vengano allattate alla maniera dei mammiferi nei primi mesi di vita.
Mi sono chiesta spesso quanto sia la durata media della vita di un'Arpia. Conosco Silene da più di quindici anni, e potrei giurare che non è invecchiata di un giorno rispetto a quando l'ho incontrata per la priam volta; lo stesso si può dire di Falka e delle altre che erano con Silene fin dal primo giorno. Questo fatto unito al fatto che le Arpie, per loro ammissione, tendono ad avere molte figlie (la stessa Silene è una settima figlia) solleva interrogativi inquietanti...le arpie hanno sempre mantenuto una vita durissima nelle terre desolate dove indubbiamente soltanbto le più forti sopravvivevano, ed è possibile che la loro popolzione cresca molto più rapidamente di quanto ci si aspetta ora che hanno trovato delle condizioni molto più favorevoli. O almeno, sarei inquieta se riuscissi a capire come le Arpie si riproducono.

Congetture, soltanto congetture. Ma la cosa più frustrante è che dopo tanti anni sono ancora al punto di partenza per quanto riguarda ciò che dà inizio al processo riproduttivo. Come si riproduce una razza senza maschi? Quei pochi esseri che hanno una riproduzione assessuata sono animali semplici, primitivi...una creatura complessa come un'Arpia semplicemente non può riprodursi senza che venga effettuato un rimescolamento dei geni. Ma come avviene? Le cosiddette credenze popolari vogliono che le Arpie in alcuni casi si accoppino con le proprie prede prima di divorarle. E' questa la verità? La riproduzione delle Arpie dipende in maniera così decisiva da un apporto esterno? Non ci posso credere, non ha alcun senso.
Significherebbe ammettere che il materiale genetico di tutte le razze di Ea sia compatibile con la razza delle Arpie...e non spiegherebbe in nessun modo come è possibile che non vi sia alcun imbastardimento della razza. No, deve esserci un'altra spiegazione, anche se per ora non sono in grado di trovarla.


Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.
 

Silen

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Una delle cose che più contraddistinguono una razza intelligente è il modo in cui questa esprime il proprio essere tramite arte, letteratura e scienza. L'immenso mausoleo che gli elfi del regno di Minnonar hanno eretto nel Dor Lomin hanno una coerenza e un messaggio loro propri e profondamente differenti da quel che si legge nei templi e le statue costruiti da Britannia o nelle grandi opere in pietra dei regni nanici. Allo stesso modo gli scritti dei filosofi Ardenti rivelano molto del peculiare misticismo degli uomini lucertola e sono profondamente differenti dai libri di erudizione degli halfling o dai ponderosi studi storiografici che sono tipici degli scritti degli uomini.
Anche in questo campo però, il comportamento peculiare delle arpie ha frustrato le mie aspettative. In tanti anni non ho mai osservato fra le arpie nessuna attività che si potesse definire "arte" con l'unica possibile eccezione di Alraune, ma non sono certo che il suo comportamento possa essere preso di esempio per la razza nel suo insieme. Allo stesso modo, non ho riscontrato alcun tipo di interesse per le lettere nel loro complesso. Invero le arpie posseggono una tradizione orale che getta alcune luci sulle loro credenze riguardo le origini della razza e la loro religione, ma non hanno mai mostrato alcun interesse nel rendere queste tradizioni in forma scritta o nel trasformarle in una epopea. In effetti sono ben poche le attività in cui le arpie hanno dimsotrato un qualunque interesse e quel poco è inerentemente passivo: esse utilizzano il sistema pensato da Silene per procurarsi quegli oggetti che catturano il loro interesse o anche solo la loro curiosità ma non mostrano nessuna volontà di creare qualcosa per proprio conto. E' possibile che questo sia dovuto al fatto che la loro razza non è mai stata stanziale o forse, come sostiene Francesca Findabair, sono io che cerco di applicare i criteri umani a una razza che non potrebbe essere più diversa da quella umana.


Forse dovrei cessare di fare paragoni e concentrarmi invece su quelle cose che le arpie considerano veramente importanti nella loro esistenza: ad esempio quella Caccia che sembra essere centrale nei pensieri e nelle motivazioni di ogni arpia in una comunanza di scopo e interessi che non ha precedenti nelle altre razze di Ea, una vera e propria ossessione presente a livello dell'intera specie. Per ogni arpia, da Silene alla più "implume" delle guerriere, ogni arpia desidera sopra ogni cosa cacciare e divorare qualsiasi essere vivente che sia classificabile come "preda", ovvero praticamente qualunque cosa. E' degno di nota come l'idea della Caccia sia presente anche nel mito delle origini della specie dato che le arpie ritengono che sia proprio per dare la caccia agli altri esseri viventi che Sheika dall'Artiglio d'Argento le ha create. Non ne sono del tutto certa, ma la mia impressione è che le arpie diano un significato trascendente alla caccia che coinvolge una preda particolarmente difficile (come può essere ad esempio un auroch o un drago) come se attraverso la caccia stessa le arpie onorassero la loro creatrice ed al tempo stesso divenissero più forti divorando le carni della preda abbattuta.
Perchè la preda, una volta uccisa deve esseere divorata. Tempo fa ho descritto a Silene il modo in cui alcuni esseri umani amano dare la caccia ad aanimali pericolosi come leoni e tigri allo scopo di collezionare dei trofei. Così facendo mi aspettavo di gettare un ponte fra di noi ma quando ho accennato al fatto che i cacciatori in questi casi non uccidevano le prede per la loro carne, nel suo sguardo ho potuto leggere un'ombra di disgusto, come se l'arpia trovasse l'idea in sè vergognosa e disonorevole.
Da quanto ho potuto vedere, questo atteggiamento è presente anche sul campo di battaglia: dopo ogni vittoria, le arpie presenti nell'esercito indugiano a banchettare con i cadaveri dei nemici, cosa che non manca mai di suscitare un certo raccapriccio nei soldati umani dell'impero ma che le arpie sembrano trovare perfettamente normale. Ora che ci penso, ricordo che in tutte le battaglie dove erano presenti, le arpie riservavano questo trattamento soltanto ai cadaveri dei nemici, mentre i morti nelle file degli schiavarazza sono sempre stati ignorati. Rayla una volta mi ha detto che alcune arpie arciere utilizzano persino delle frecce dalle piume colorate per distinguere i corpi dei nemici uccisi con le loro mani e ai quali riservano le loro "attenzioni".
Mi chiedo se le radici che stanno alla base di questo comportamento possano spiegare alcuni dei miei interrogativi a proposito della razza...sempre che io riesca a portare a galla queste radici, naturalmente.


Ultimamente Silene si comporta in modo strano. Spesso la vedo levarsi in volo e dirigersi verso l'aperta campagna, probabilmente per impegnarsi in delle cacce solitarie. Altri giorni rimane a lungo nelle sezioni più elevate di quella sua grande torre. Anche le sorelle-vere di Silene sembrano in uno stato d'animo insolitamente soddisfatto ed eccitato. Siferra non fa che passeggiare nervosamente da una stanza all'altra, Shayla, recentemente tornata in città, non fa che confabulare con Shiver e Falka. Alraune sorride in maniera quasi gentile, persino Ilias sembra meno gelida del suo solito. Che voglia dire quello che stò pensando?

Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.
 

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Oggi ho assistito ad un duello. Non sono in grado di dare un resoconto preciso delle motivazioni che hanno portato due arpie a scontrarsi...soltanto per caso mi trovavo sul luogo degli avvenimenti ed è accaduto tutto molto in fretta: un momento prima tutto era tranquillo, un istante dopo tutte le arpie nelle vicinanze erano voltate verso il punto dove la sfida veniva lanciata come guidate da un bizzarro istinto. La scena mi ha ricordato i giorni in cui Silene era ferita gravemente; decine di arpie voltate verso le due contendenti, nel silenzio più completo. Le due contendenti si sono scambiate qualche breve frase nella loro lingua natia; non posso esserne certa ma ho avuto la sensazione che la cadenza delle frasi fosse cantilenante, stereotipata. Frasi che vengono scambiate per tradizione in occasione di una sfida, forse. Uno schiavarazza che conosce qualche parola della lingua delle arpie mi ha riferito la sua traduzione; se questa è accurata una delle frasi suonerebbe come "Le te ali sono stanche e i tuoi artigli spuntati; sei troppo debole per cacciare". Se accurata, questa traduzione confermerebbe la mia ipotesi.
Il duello vero e proprio si è combattuto all'aperto, in volo come c'era da aspettarsi ed è stato uno scontro violento, brutale. Le due arpie hanno lottato senza armi, con gli artigli delle mani e dei piedi e con i denti; per un tempo che non saprei quantificare hanno volteggiato nel cielo cercando di sopraffarsi a vicenda fra finte, picchiate, schivate...il combattimento si è concluso quando una delle due arpie è riuscita a levarsi sopra la sua avversaria avendo il soloe alle spalle e ad attaccare con una terribile picchiata dall'alto in basso che la sua avversaria abbagliata dalla luce solare non è riuscita a schivare. La sconfitta è precipitata al suolo con un'ala squarciata ma in qualche modo è riuscita ad attutire la caduta e sopravvivere sia pure riportando altre ferite nella caduta; la vincitrice era a sua volta ferita ed era molto malconcia. Mi è stato detto che in genere i duelli aerei delle arpie si concludono sempre quando una delle due contendenti precipita a terra e che spesso la caduta comporta la morte; ma se la sconfitta sopravvive allora la vincitrice può disporre della sua vita. Ciò detto, ho avuto la sensazione che la scelta sia anche in questo caso una scelta obbligata e che la perdente, se sopravvive, viene sempre lasciata vivere, come è avvenuto in questo caso.
Mentre osservavo Shani affannarsi per curare i profondi tagli, le fratture e l'ala lacerata della sconfitta, non sapevo cosa pensare di quanto ho veduto. Da tempo ormai studio le arpie, le loro usanze, il loro modo di pensare; a volte sento di essere a un passo dall'arrivare a comprendere come pensano, le loro motivazioni. A volte invece le sento terribilmente diverse, lontane e oggi è una di quelle volte. In queste occasioni mi sembra di essere lontana dal raggiungere il mio scopo così come lo ero il primo giorno in cui ho cominciato il mio studio....

Ad esempio: come molti altri dentro e fuori i confini dell'Impero ho sempre dato per scontato che l'aggressività delle arpie, la loro costante volontà di espandersi fosse dovuta a ragioni economiche. Del resto, la debolezza delle finanze dell'Impero di Silene è evidente. Si calcola che le arpie siano fra un quarto e un terzo della popolazione totale ed è ben noto che le arpie non contribuiscono in nessun modo alle finanze dello stato e che anzi le drenano nella forma del pagamento che l'Impero corrisponde a ciascuna arpia come parte del bottino della Caccia Condivisa. Su queste basi è facile dimsotrare che lo stato incassa forse la metà degli introiti fiscali di quanto una altra nazione otterrebbe con la medesima popolazione. L'evoluzione del commercio, dapprima trascurato, poi appaltato per una quota fissa e infine portato sotto controllo di una casta di domestici di provata fedeltà sembrerebbe provare questa tesi così come i reiterati tentativi di imporre tributi e balzelli agli stati confinanti, eppure col tempo mi stò convincendo che questo è solo un fattore del problema.
E' ben noto che le arpie sono carnivore, con poche eccezioni: latte, uova, pesce e pochissimo altro. Sappiamo anche che le arpie sono circa un quarto della popolazione. Ora, in natura una simile proporzione fra prede e predatori è del tutto insostenibile e porterebbe in brve tempo alla distruzione delle prede ed alla morte per fame dei predatori. Alcune mie ricerche hanno dato indizi molto preoccupanti che paiono muoversi in questo senso...in vent'anni gli allevamenti di bestie da carne sono aumentati di quasi il duecento per cento. L'impero importa inoltre crescenti quantità di bestiame dagli stati vicini. E ancora, molti nobili lamentano la scarsità di selvaggina nei boschi e nelle selve e so per certo di molte arpie che sempre più spesso si recano a cacciare all'estero, specie a Britannia. Possibile che dietro la continua spinta all'espansione delle arpie ci sia il timore di rimanere senza cibo?

Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.
 

Silen

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Danza la Prima alla luce del fuoco,
Conquista ogni cosa, come fosse un gioco
Dal suo trono governa, con mano sicura
Ma dentro il suo petto non vi è gioia che dura.

Dalle cime più alte, al deserto compatto
Conquistare le terre! Fu questo il mio atto.
Ma se verefiglie mai più io non avrò
Allora ciò che ho fatto, l'ho fatto a che pro?

Nella sua rete ogni Preda cattura
Le guarda agitarsi, piene di paura
La loro vita lei prende, guidata dalla fame
Ma dentro il suo petto c'è un vuoto che rimane.

Dalle cime più alte, al deserto compatto
Conquistare le terre! Fu questo il mio atto.
Ma se verefiglie mai più io non avrò
Allora ciò che ho fatto, l'ho fatto a che pro?

Uccidi e divora, questo ho sempre fatto
Per il sangue e la carne, per l'ardore di un atto
Dare Vita per Vita! Era questo il nostro patto
Ma dentro il suo petto ogni speranza hai tu disfatto.

Dalle cime più alte, al deserto compatto
Conquistare le terre! Fu questo il mio atto.
Ma se verefiglie mai più io non avrò
Allora ciò che ho fatto, l'ho fatto a che pro?

La Ballata della Prima

canzone popolare delle Arpie, versione in lingua comune
 
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A più di dieci anni dall'attacco magico a Silene viene spontaneo chiedersi cosa sarebbe stato dell'Impero meridionale se avesse perso la sua fondatrice ed indiscussa guida. A differenza delle altre razze infatti le Arpie sembrano del tutto prive del concetto di dinastia famigliare: la lealtà indiscussa che tutte le Sorelle rivolgono alla Prima è infatti una lealtà di stampo personale dovuta all'enorme prestigio di questa; dopo diversi sondaggi in genere infatti ho accertato che per le Arpie l'idea che una delle due giovani figlie di Silene sia destinata a succedergli per diritto di nascita non solo è completamente estranea ma appare anche grottesca ed assurda, un concetto-preda.
E' altrettanto chiaro che al momento nessuna arpia sembra essere anche solo lontanamente vicina al carisma che Silene ha ottenuto dalle altre: nè Shayla nè Ilias, che sembrano essere le due che hanno guadagnato negli anni più consenso, sembrano in grado di radunare dietro di sè l'intero Stormo (recentemente ho appreso che a volte le arpie si riferiscono in questo modo alla globalità delle Sorelle che abitano il Territorio di Caccia; una definizione interessante) per non parlare di figure meno importanti, ma comunque dotate di un certo seguito come Shiver, Nilin, Kisara ed altre ancora.
Con queste premesse è assai probabile che se Silene fosse stata uccisa quello che noi conosciamo come l'Impero meridionale si sarebbe spaccato in vari frammenti più o meno grandi in relazione al seguito che ciascuna aspirante Prima fosse riuscita a radunare. Questo rischio è tuttora presente e le stesse arpie sembrano esserne consce: negli anni dopo l'attentato le precauzioni per garantire la sicurezza di Silene sono cresciute a dismisura e so per certo che sono in molte a lavorare notte e giorno per proteggere la loro sovrana da ogni sorta di possibile minaccia convenzionale o magica e, dato che le mie ricerche mi fanno credere che l'arco vitale delle arpie sia ben più lungo di quello umano temo che volenti o nolenti i potenti di Ea dovranno rassegnarsi al fatto che Silene dominerà la scena ancora per molto tempo.

Rimane il dubbio su cosa accadrà quando la Prima, la fondatrice dell'Impero, non ci sarà più. Se durante la sua vita non dovesse emergere un'altra arpia con una volontà e una forza di aggregazione pari alla sua è possibile che l'Impero giunga a spaccarsi...ma come potrebbe emergere una figura del genere durante la vita di Silene? La stessa devozione e obbedienza assoluta che le viene tributata previene la possibilità che un'altra possa un giorno raggiungere il suo carisma e prestigio. Siamo quindi fatalmente destinati ad una grande crisi dalla quale infine una nuova Prima emergerà da una situazione di caos? Sembra improbabile e dalle storie che le stesse arpie tramandano si ha sempre l'impressione che luno Stormo termini la sua esistenza insieme con la Prima che lo aveva creato; in queste storie la fine viene sempre narrata come un evento drammatico "la fine del sogno" questo è il modo a cui le arpie spesso si riferiscono quando parlano della morte di una Prima e del dissolvimento di uno Stormo. E tuttavia la situazione attuale è del tutto senza precedenti: non solo Silene ha creato un Impero sottomettendo e integrando in una struttura di potere innumerevoli senz'ali ma man mano che la popolazione delle arpie si moltiplica abbiamo sempre più Sorelle che non conoscono altro modo di vita che non quello dell'Impero e che certo non lo scambierebbero con la dura vita delle terre desolate. Una volta parlando dell'Impero e di come vivere in esso stesse cambiando le Sorelle, l'arpia Garnet mi disse "Silene ha garantito un grande futuro alla nostra razza ma nel farlo ci ha costrette a vivere nel suo sogno." ammetto che al momento non compresi cosa volesse dire ma ora riflettendo credo di intendere meglio il suo pensiero. Nell'eventualità di una crisi forse le arpie più anziane si muoverebbero secondo la via tradizionale ma cosa farebbero le arpie nate e cresciute nel Territorio di Caccia? E' molto probabile inoltre che anche le le reazioni delle "anziane", per così dire, siano più complesse di qaunto sembri. La vita nelle cosiddette "Terre Verdi" è da tutte le arpie ritenuta una specie di età dell'oro e ben poche sono quelle che vi rinuncerebbero senza lottare. Possiamo quindi affermare che le reazioni alla perdita della Prima sarebbero quelle le stesse di dodici anni fa? Dopo aver attentamente riflettuto io non lo credo; troppe cose sono cambiate. Fra le razze soggette si sono creati grandi gruppi di interesse che si opporrebbero volentemente alla fine dell'Impero e della prosperità che esso bene o male ha portato ai suoi sudditi e le stesse arpie sono cambiate, forse più di quanto esse stesse si rendano conto. Tutto questo ci riconduce alla domanda iniziale...cosa accadrà allora in futuro quando un giorno la Prima non ci sarà più? Non so dare una risposta ma credo che le arpie, a modo loro, la stiano cercando al pari di me.


Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.
 

Silen

Get a life
Faccia a faccia
mia adorabile preda
mano e artiglio
piovono i colpi

Sotto il cielo
sotto le stelle
sangue e sangue
dolce ed amaro

Un altra vita
un altro tempo
io non mento
è il tuo destino

Non puoi vincere
è lo stato in cui sono
il brivido del pericolo

tentazione e tormento

Un ultimo scontro
un ultimo abbraccio
faccia a faccia
non sogni di volare?

Chi sei tu?
Chi sono io?
Il vento nelle ali
non lo conoscerai mai

Morire in questo modo
peccato e vergogna
non conoscerai mai
non conoscerai mai

non conoscerai mai
nostra figlia.

La mia preda

canzone popolare delle Arpie, versione in lingua comune



 

Silen

Get a life
Prima Generazione

Shalassa (deceduta)

|||
Shayla
Alraune
Shiver

Falka (deceduta)
Siferra
Ilias

Silene

Seconda Generazione

(Nota: questo elenco riporta solamente i legami di parentela noti al momento. Dato l'intenso desiderio di avere una discendenza che le Arpie mostrano è verosimile che anche le altre sorelle più anziane di Silene abbiano delle verefiglie, che al momento però non sono note. )

Shayla


Alraune

Shiver
|||
x (deceduta)*
y (deceduta)*
Garnet
Nerissa


Falka (deceduta)

Siferra

Ilias

Silene
|||
Sylis
Karissa
Shalassa II**


*Shiver parla raramente delle due verefiglie più anziane, morte nelle Terre Desolate in era pre-imperiale. I nomi delle due arpie sono al momento sconosciuti.

** Solo per semplicità. Le Arpie non utilizzano l'appellativo "Seconda", "Terza" ecc. per distinguere le Arpie con nomi uguali ma si riferiscono a loro aggiungendo il matronimico, ad esempio: "Shalassa, figlia di Silene" laddove la madre di Silene era "Shalassa, figlia di Lakys".

La Famiglia di Silene, genealogia nota, appunti

Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.
 
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