GDR La Torre di Bronzo - Un Uomo Fidato

Mikhail Mengsk

MSPAINT OVERTYRANT
Una volta decisa la strada da percorrere bisogna prepararsi al meglio a partire. Aurangzeb Rao prevedeva di guidare l’esercito Jayathi, ma c’era bisogno di lasciarsi dietro un sostituto capace di mantenere l’ordine e garantire la sicurezza della capitale. I passi pesanti del Sipahasalaar Jayathi risuonavano nei corridoi della Torre di Bronzo, costringendo le sue guardie personali a trotterellare alle sue spalle.

Kargal Satavahana era una scelta ideale: il luogotenente Jayathi faceva parte del Sainy Parishad (Consiglio Militare) ed era l’attuale capo della guarnigione della Torre di Bronzo. Non più di primo pelo, Satavahana poteva però vantare una lunga esperienza bellica, iniziata nelle violente fasi finali delle ribellioni scoppiate durante l’epidemia. Al comando di un fortino isolato, Satavahana aveva respinto diciassette assalti e resistito per due anni di durissimo assedio, inventando contromosse sempre più ingegnose ai tentativi dei vari Sipahasalaar ribelli di prendere la piazzaforte.

Quando infine i ribelli tolsero l’assedio, Satavahana riuscì ad abbandonare la posizione e riparare a Bhakim con i pochi superstiti della guarnigione. Lui stesso ferito e malato, passò un mese di convalescenza fra i guaritori della corte, insignito del grado di Generale dal Mahapradana in persona.

Aurangzeb era stato fra i tanti che si erano avvicendati al capezzale di Satavahana durante la convalescenza, ma oltre a portare auguri di pronta guarigione aveva anche preso abbondanti note sulla conduzione della difesa di una piazzaforte, raccogliendole dai racconti del degente.

Giunto nel frattempo al vertice della piramide gerarchica militare, Aurangzeb aveva voluto Satavahana come capo della guarnigione di Bhakim e membro del Sainy Parishad. Spesso i due Generali rimanevano a conferire fino a tarda sera, scambiandosi opinioni e studiando le possibili soluzioni a vari scenari ipotetici.

Arrivato sul piazzale delle esercitazioni, Aurangzeb ricacciò i ricordi nel cassetto e salutò Satavahana, che rispose con un piccolo inchino. La figura ossuta del Generale, la sua voce roca e la sua lunga barba tradivano qualche anno di “vantaggio” su Aurangzeb, ma il portamento e lo sguardo aquilino incutevano comunque un certo rispetto, controbilanciando la statura e la prestanza fisica del Sipahasalaar.

“Kargal, amico mio, come ben sai sto per prendere il comando dell’Esercito. Nel caso in cui sia costretto ad allontanarmi dalla Capitale, ho bisogno di lasciarmi alle spalle un uomo di fiducia ed indubbie capacità.”

Un sorriso ironico taglia in due il volto di Satavahana.

“Tu mi offri un posto già mio, Aurangzeb, non sono forse il Kaansy Vaardan (Guardiano di Bronzo)?”

“Vero, ma intendo fare di più: presiederai il Sainy Parishad in mia assenza, e la tua parola sarà legge. Non ti limiterai alla difesa della capitale, ma gestirai l’intero apparato militare Jayathi ogniqualvolta non sarò in città.”


Il sopracciglio di Satavahana si alza rapidamente.

“Un grande onore invero, anche se già prevedo le interminabili discussioni con l’Intendenza. Amico mio, tu mi offri una mela amara!”

“La addolciremo col vino di mio cugino, la prima annata decente dopo l’epidemia, bevuto sulla terrazza della mia magione sul fiume.”

“E così sia, ma procura anche qualche danzatrice, perché la prima cosa che farò una volta ricevuto l’incarico sarà quella di riorganizzare l’intera filiera delle provvigioni, e avrò bisogno di essere di ottimo umore.
 
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