[Francia] Convocazione dei vassalli

Nemo

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Luigi Capeto Re di Francia ed Eleonora Poitiers Duchessa d'Aquitania e Guascogna, Regina di Francia e Reggente del Regno, convocano una riunione di tutti i vassalli del Regno per discutere di importanti questioni interne.

La riunione si terrà a Parigi presso il Palazzo Reale, a partire dal Primo Dicembre 1160.


I vassalli convocati:
Stefano III di Champagne, Conte di Blois e Champagne
Rodolfo II Vermandois, Conte di Vermandois e Valois
Alfonso Giordano di Tolosa, Marchese di Provenza e Conte di Tolosa
Teodorico d'Alsazia, Conte delle Fiandre
Guglielmo VI Tagliaferro, Conte d'Angouleme
Ugo di Lusignano, Conte di La Marche
Umberto III di Savoia, Conte di Savoia
Ademaro V, Visconte di Limouges
Oddone II di Borgogna, Duca di Borgogna
Enrico II Plantageneto, Duca di Bretagna e Normandia, Conte di Angiò e Maine
Stefano di Blois, Conte di Ponthieu


Enrico II Plantageneto e Stefano di Blois, in quanto sovrani, non sono tenuti a presentarsi personalmente, ma possono inviare una delegazione in loro rappresentanza.
 

Rebaf

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Fantacalciaro
Tutti i vassalli francesi confermarono la loro presenza.

[anlume non so se che fine abbia fatto, non aveva messenger e non risponde ai PM]
 

Nemo

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Alla fine di Novembre, mentre a palazzo erano ancora in corso i preparativi, cominciarono a giungere a Parigi i vassalli e le loro delegazioni. Ognuno portò in dono ai reali i migliori frutti dei propri feudi. Giunsero carichi delle più rinomate stoffe di Fiandre e delle migliori armi forgiate con il ferro d'Alvernia, ma la maggior parte dei doni consisteva in cibi tipici delle varie zone, e soprattutto in vini delle migliori annate di tutti i vitigni di Francia. Si sarebbe potuto banchettare per mesi con ciò che era passato dalle porte del palazzo in pochi giorni.

Finalmente il Primo Dicembre tutto fu pronto. I reali e i vassalli si riunirono nella sala del trono per l'apertura della riunione, che sarebbe durata molti giorni. Tutti i vassalli erano presenti ad esclusione di Enrico d'Angiò. La Regina chiamò immediatamente un messaggero perché inviasse una nuova missiva di convocazione, nel caso le precedenti fossero andate perdute. Sapeva che le terre di Enrico erano state da poco teatro di una guerra e decise quindi di dargli un'ultima possibilità di rispondere.

Dopo un breve discorso di apertura di Re Luigi fu la Regina Eleonora a prendere la parola.


Il grande Regno di Francia si è trovato negli ultimi anni ad fronteggiare problemi di varie origini, sia interni che esterni. Per questo oggi ci troviamo qui, per risolvere tutti insieme i problemi che da soli non siamo in grado di affrontare. I territori del Sud sono ormai invasi dagli eretici provenienti dall'Italia ed è essenziale una collaborazione tra l'esercito reale e i feudatari locali per affrontare questa emergenza.
Al contempo il Nord si è trovato ad affrontare una guerra fratricida che ha portato a spaccature diplomatiche difficilmente rimediabili. Noto con piacere che Re Stefano di Inghilterra ci ha inviato una delegazione in rappresentanza dei suoi feudi all'interno del Regno di Francia. Purtroppo Enrico Plantageneto non ha per ora fatto altrettanto. Spero comunque che si possa giungere ad un accordo che porti in quelle terre una pace duratura.
Inoltre l'economia del Regno ancora langue nonostante la costruzione della Via Europa sia ormai ultimata. Ecco perché ciò che vi offro è di riscrivere l'accordo di vassallaggio in modo che i tributi siano più giusti in base alle vostre entrate e al contempo che il Regno abbia più interesse nel miglioramento delle situazioni locali.
Ma di questo parleremo nei prossimi giorni, prima è ora di accogliere il nostro nuovo fratello.



Riprese la parola Re Luigi, chiedendo ad Umberto III di Savoia di avvicinarglisi. Celebrarono quindi il rito di omaggio al sovrano, che rese a tutti gli effetti Umberto vassallo della corona francese e la Savoia parte del Regno.
 

Nemo

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Le cerimonie di apertura presero tutto il giorno, e giunta la sera i convenuti furono invitati ad un grande banchetto. La tavola era imbandita con i doni portati dai vassalli stessi, e la varietà e quantità di vivande e di vino era tale che nessuno dei presenti aveva memoria di un banchetto tanto ricco.

La cena durò alcune ore, e quando in tavola non vi erano rimaste più vivande e tutti erano sazi la Regina si congedò. Gli uomini rimasero invece ad ubriacarsi di vino fino all'alba.

La mattina successiva si sarebbero dovuti svolgere i primi incontri privati, ma furono rimandati al pomeriggio perché nessuno dei vassalli fu in grado di presentarsi di fronte alla Regina.
 

Nemo

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Nel pomeriggio poterono finalmente iniziare i colloqui privati. Questi incontri erano privati perché riguardavano situazioni locali e non di interesse nazionale, ma non erano comunque segreti, quindi gli argomenti trattati erano noti ai più.

Il primo fu quello tra Alfonso Giordano di Tolosa e i reali. La situazione nelle terre del Sud era ormai drammatica da alcuni anni. Nonostante gli sforzi e la costruzione dei monasteri cistercensi, l'eresia catara continuava a dilagare.
L'arrivo di altri eretici fuggiti dal Nord Italia aveva aggravato la situazione.
Era quindi ora di passare a metodi più drastici.
Re Luigi affidò ad Alfonso Giordano il compito di attuare la repressione e la conversione forzata degli eretici, ma gli affidò anche tutti i mezzi che il Regno aveva a disposizione per farlo. Il marchese venne nominato comandante dell'esercito reale in Provenza, inoltre gli furono concessi abbondanti finanziamenti per le opere di conversione, di cui poteva disporre a suo piacimento.
 

Nemo

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Il successivo vide protagonista Teodorico d'Alsazia.
Le Fiandre erano al contempo tra le regioni più ricche di Francia e la sua porta per il Nord. Il Re faceva grande affidamento su Teodorico per rafforzare questo cardine del Regno. Per questo il Re, dopo aver preso accordi con i Templari, propose a Teodorico non solo la costruzione di una Casa del Tempio nella Fiandre, ma anche che il di lui figlio Filippo entrasse a far parte dei Templari, per poi essere messo a capo della Casa nelle Fiandre e forse di tutte quelle di Francia.
Inoltre il Re affidò a Teodorico la riorganizzazione della flotta francese. Era ora che ci si dotasse di una flotta degna di un Regno, ma prima di tutto era necessario ammodernare quella esistente e aggiornare le infrastrutture.
 

Nemo

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Nei giorni seguenti si succedettero vari colloqui, cui partecipò unicamente la Regina Eleonora. Era lei ad occuparsi delle questioni amministrative, mentre Re Luigi si occupava unicamente delle questioni militari. Si occupò infatti egli stesso della riorganizzazione dell'esercito, non affiancando neanche più la moglie nelle questioni di palazzo.

Fu quindi la Regina Eleonora da sola a concordare con Umberto III di Savoia i passi che avrebbero portato la Contea a fare parte integrante del Regno.

I successivi colloqui vertevano principamente su questioni locali minori.

Purtroppo uno degli incontri più importanti non poté invece avere luogo per la mancanza di Enrico Plantageneto, che non inviò neanche una delegazione di rappresentanza.
Perciò lo stesso incontro con i delegati inglesi non fu che una formalità, mancando le basi per un accordo tra le tre parti, che era uno dei principali scopi della Regina.
 

Nemo

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Nella riunione finale con tutti i vassalli, la Regina Eleonora infine espose nel dettaglio il nuovo sistema vassallatico, che richiedeva l'approvazione di tutti i vassalli.

In sostituzione al tributo fisso attualmente versato dai vassalli, sarebbe stato istituito tributo in base alle entrate generate dalle tasse della regione. Le tasse locali sarebbero state quindi divise in parti uguali tra il feudatario locale e la corona. Questo faceva sì che i tributi fossero più equi e contemporaneamente che la corona avesse interesse nel miglioramento di tutti i feudi e non solo dei propri. A questo fine, le spese atte ad un miglioramento dei feudi non del patrimonio reale sarebbero state equamente ripartite tra la corona e il feudatario, e concordate dalle parti. Le opere di interesse nazionale, anche se costruite in feudi dei vassalli, sarebbero invece rimaste a pannaggio della corona sia per quanto riguarda le spese che la decisione sulla locazione.

Tutti i vassalli conoscevano già cosa avrebbe implicato il nuovo sistema per i loro feudi, ed erano già state concordate alcune forme di compensazione, quindi la firma del nuovo patto fu solo una formalità.
 
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