Battaglie turno 2

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Reconquista e Jihad:

Forze in campo: esercito reale di Castiglia e esercito reale di Navarra contro esercito di Granada, Marocco e Algeria.


La battaglia di Gibilterra aveva tutti i presupposti per essere il più grande scontro fra musulmani e cristiani per la dominazione della penisola iberica, alla pari di las Navas de Tolosa.
In un territorio molto stretto, intervallato da piccole colline e piane spiglie ed aride si fronteggiavano gli eserciti di 5 nazioni.
Il sultano Abu I Hasan, forte di 8000 armati, era il comandante supremo dei musulmani. Lo affiancavano altri 8000 soldati del Marocco e 5000 algerini, in totale un esercito più che ragguardevole, circa 22mila uomini.
Lo schieramento cristiano comprendeva, invece, 25mila soldati castigliani al comando del generale Alfonso de Quevedo. A loro supporto erano giunti 3000 navarrini, comandati dalla regina Blanca in persona, fervente cristiana ed ex moglie del sovrano di Castiglia (La cui figura era comunque totalmente cermoniale).
Il cielo sereno non avvantaggiava nessuno dei due schieramenti, anche se i musulmani giocavano in difesa e potevano contare sull'attrito favorevole.

La battaglia:

Le forze dei cristiani avanzarono compatte, pronte a caricare in qualunque momento e riducendo la distanza. I primi scambi di freccie degli arcieri non si fecero certo attendere.
Nonostante l'inferiorità numerica i 3000 arcieri castigliani, forse imbaldanzati da un enorme zelo religioso, tirarono un enorme numero di dardi con estrema precisione ed ottennero un sostanziale successo.
Il vantaggio castigliano continuò per tutto il tempo, tanto che alla fine si contavano oltre 2000 morti per i musulmani e meno di 800 per le forze castigliane. Il Sultano, appurato l'insuccesso, fece ritirare gli arcieri e compattare le proprie file, ansioso di subire la carica nemica.
Alfonso ordinò lo scontro frontale per circa 5000 miliziani castigliani, a cui se ne unirono 1000 navarrini. I granadini risposero sfoderando i loro archibugieri al punto giusto e facendo uscire dal lato destro dello schieramento circa 2000 archibugieri su dromedario, una mossa inaspettata.
Tuoni squarciarono l'aria e volarono proiettili d'acciaio. 700 miliziani caddero a terra di schianto ma i loro compagni continuarono l'avanzata, calpestandone i cadaveri.
Si trovarono ad impattare contro 3000 fanti leggeri dei musulmani.
Nel frattempo agli archibugieri su dromedario si dirigevano contro la fanteria leggera castigliana. Spararono qualche colpo, comunque i danni furono modesti. I castigliani reagirono con l'invio di 2000 cavalieri leggeri per intercettare il nemico e la cosa funzionò, malgrado il vantaggio tattico dei dromedari le lame spagnole ebbero rapidamente la meglio sui lenti archibugi e oltre 700 cavaleri musulmani caddero a fronte di appena 90 cristiani.
Il lato sinistro, ancora intonso, stava per mostrare il primo sangue. Approfittando della lontananza della cavalleria spagnola i musulmani ordinarono la carica di 3000 cavalieri leggeri, cui si contrapposero 2000 archibugieri castigliani e 1000 navarrini.
Ancora una volta, forse complice un destino infausto, i cristiani ebbero la meglio. Fecero fuoco nel momento opportuno abbattendo 600 cavalieri, dopodichè si rifugiarono dietro 3000 lancieri. I Musulmani fecero dietro front evitando il massacro.
Al centro la situazione era stabile, con le forze che si contendevano il possesso di un labile palmo di terra.
La cavalleria leggera spagnola continuò il suo combattimento contro i dromedari, finendo il lavoro, pur con una certa fatica.
Sul lato destro nulla di nuovo, lo scontro principale proseguiva al centro.
Improvvisamente le milizie castigliane dovettero sopportare l'arrivo di 2000 fanti pesanti musulmani. L'urto fu fortissimo e i fanti cristiani erano sul punto di andare in rotta, quando Alfonso inviò loro altri 2000 fanti pesanti castigliani in supporto.
Lo scontro era ancora incerto quando 4000 fanti leggeri castigliani caricarono il lato destro dei musulani. I coraggiosi fanti subirono i proiettili di 1000 archibugieri nemici, poi si confrontarono con 2000 lancieri avversari, inizialmente in una condizione di stallo.
Per concludere il tutto Alfonso mandò a combattere anche i 3000 lancieri che presidiavano il lato sinistro, sostituendoli con 2000 valenti picchieri.
In quel momento un gruppo di 1000 cavalieri leggeri musulmani cercò di infilarsi fra le file dei cristiani ma i picchieri furono più rapidi del previsto e ne fecero grande strage, subendo solamente 3 perdite.
La battaglia si concluse quando lo stesso Alfonso decise di intervenire con i suoi 1000 cavalieri pesanti, caricando al centro.
Sfortunatamente l'impeto non fu grande come sperato e i cavalieri uccisero solamente poche dozzine di miliziani granadini giunti sul momento, a fronte di 12 perdite.
Comunque lo scontro era deciso. Gli algerini furono i primi a ripiegare, non volendo morire lontano da casa. I marocchini fecero lo stesso, cercando di salvare il salvabile e ben presto le risicate forze dei granadini non poterono fare altro che arrendersi.

Esito:

Vittoria schiacciante di Castiglia e Navarra.
I Castigliani perdono poche migliaia di uomini (stimati attorno ai 5-6mila attrito compreso)
I Navarrini perdono 791 soldati ( 500 miliziani e il resto archibugieri, in massima parte per difetti nelle armi).
Marocco e Algeria perdono nel complesso circa seimila uomini
Granada perde poco più di 5000 soldati.
 

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La carneficina di Koppaborg:

Forze in campo: esercito reale di Svezia, Norvegia e Finlandia contro esercito reale di Danimarca, della Lega Anseatica e dell'Holstein.

Le foreste del Koppaborg pullulavano di uomini. La neve arrivava alle ginocchia dei fieri svedesi, che si stavano riorganizzando proprio in quei momenti, rimpolpando i ranghi e tentando il tutto per tutto per la riconquista delle proprie terre.
Gli invasori però non gli davano tregua e si muovevano da sud per incalzarli. Conquistare il Koppaborg significava diventare i signori del ferro svedese e avere una marcia in più nella guerra.
Le truppe dei difensori erano così divise. Gli svedesi, forti di 13mila uomini, al comando del re Carlo VIII, parevano sicuri e spavaldi.
Insieme a loro un contingente di 5000 finlandesi, peraltro alquanto demotivati dal terrore del Khanato Sibir che li aveva appena colpiti in casa. Infine c'erano i norvegesi, 5000 soldati al comando di Knut Seerlan, peraltro estremamente demotivati a causa del fatto che dal comando centrale non era arrivato alcun ordine e si erano in sostanza accollati agli svedesi che ne disponevano a loro piacimento.
Gli invasori partivano con un leggero vantaggio tattico, anche se uno svantaggio numerico. L'esercito danese, il più numeroso, contava circa 10mila uomini al comando di Sigfrid Knutsson.
Seguivano i soldati anseatici, 4000 al comando di Gregorio di Maclemburgo. Infine c'erano i soldati dell'holstein, circa 5000.
Qualcuno vantava anche di aver visto alcune dozzine di cavalieri pesanti con il vessillo dell'ordine teutonico, ma di certo la cosa ha poca importanza.

La battaglia:

Pare immediatamente chiaro che la neve alta e la presenza di alberi darà parecchio filo da torcere alla cavalleria. I danesi paiono disinteressati alla questione, pur cercando di disporsi in una serie di spiazzi sufficientemente ampi da far muovere i propri picchieri.
L'esercito degli aggressori comincia così una lenta avanzata, compatto e marziale.
I difensori muovono tutta la cavalleria su un lato ma non sembrano intenzionati ad usarla per il momento, piuttosto radunano i propri tiratori e si preparano a vessare il bersaglio.
Le forze dei tiratori sono praticamente identiche, con un vantaggio di 1000 a favore dei difensori. E così volano i primi proiettili.
Coloro che avanzano, forse rallentati dalla neve, subiscono inizialmente maggiori perdite, dopodichè ribaltano la situazione concentrando il fuoco su un gruppo di arcieri norvegesi, che terrorizzati abbandonano il campo.
L'ultima stoccata va ancora ai difensori. Alla fine le forze degli attaccanti si sono avvicinate a tiro di archibugio e nel complesso hanno subito solamente 400 morti in più dei difensori.
A questo punto la Lega e l'Holstein schierano 2000 archibugieri che cominciano a tirare dandosi il cambio di continuo dietro ad un nugolo di picchieri danesi. La tecnica funziona bene ma i danni sono molto modesti. Nel complesso si contano 304 vittime a fronte di 84 morti (per fuoco amico) ma sorprendentemente una banda di miliziani finni viene terrorizzata dal rumore delle armi da fuoco e abbandona vigliaccamente il campo.
è di nuovo il turno dei balestrieri. La situazione è sostanzialmente equilibrata, anche se gli aggressori patiscono l'inferiorità numerica.
All'improvviso re Carlo ordina la carica della cavalleria pesante sul fianco destro dei nemici. Una mossa inaspettata, che forse mirava a cogliere di sorpresa il nemico.
Sfortunatamente i picchieri anseatici e danesi riescono tranquillamente a trovare la posizione loro consona, mentre gli archibugieri fanno cadere un numero modesto di cavalieri, 78.
La cavalleria riesce appena intempo a fermare la carica e ad evitare il massacro sulle picche.
All'improvviso, da alcuni alberi, escono 4000 fanti leggeri degli aggressori che si scagliano su un lato dello schieramento avversario.
Vengono travolti i norvegesi che, senza comando ne truppe di qualità, soffrono immediatamente perdite spaventose.
I finni tentano di recuperare il terreno mandando 2000 fanti leggeri di supporto.
I tiratori di entrambi gli schieramenti si spaventano per il tumulto e tirano pochi ed inefficaci dardi, viceversa va molto bene per gli archibugieri che fanno strage dei miliziani finni.
Re Carlo tenta ancora la sua manovra con la cavalleria, questa volta dividendola in due ondate (mandando prima ovviamente la cavalleria degli alleati).
I cavalieri sono fermati anche questa volta dai picchieri ma riescono a virare e evitare lo scontro, stessa cosa per la seconda ondata.
Improvvisamente i danesi fanno fare un giro sul fianco anche ai propri miliziani. La zona diventa abbastanza calda da richiedere un intervento della cavalleria svedese per falciare le bande di straccioni armati, lasciando però manovra alla cavalleria leggera danese.
Gli archibugieri riescono ancora ad uccidere 400 fra finni e norvegesi, mentre i dardi dei vari tiratori vanno a favore dei difensori con 521 morti contro 103.
La cavalleria leggera danese tenta di colpire nelle retrovie ma, forse rallentata dalla neve, viene presa alla sprovvista da 2000 lancieri, ingaggiata e massacrata. I cavalieri combattono comunque molto valorosamente ed impegnano il nemico per diverso tempo, infliggendogli 700 perdite.
La Svezia è la prima ad oridinare la carica generale delle proprie truppe, mandando avanti in particolar modo i finni.
Sul lato aggredito si assiste ad un evento inaspettato quando i fanti leggeri danesi riescono a sfondare, con insolito impeto, schiacciando oltre 2000 soldati fra finni e norvegesi.
L'arrivo della cavalleria pesante riporta l'ordine e le truppe degli aggressori sono messe in rotta con perdite spaventose. Di 4000 iniziali se ne salvano meno di 1/3.
I cavalieri dei difensori tentano ancora una volta un aggiramento, ma stavolta la scelta è fatale.
1000 cavalieri pesanti norvegesi e oltre 2000 fra finni e svdesi vengono impalati dai picchieri anseatico-danesi. I superstiti sono poche dozzine e lo stesso comandante finlandese cade in battaglia.
Una vittoria al centro avrebbe ribaltato le sorti dello scontro ma, nonostante i danesi in questo contesto combattano veramente male, i difensori, forse demoralizzati, riescono a fare peggio.
A questo punto la lega schiera 1000 miliziani sul fianco uniti a 2000 fanti pesanti fra holstein e danimarca. Il morale dell'esercito dei difensori vacilla.
I norvegesi, che dall'inizio erano già demoralizzati, abbandonano il campo e in breve fanno lo stesso i finni.
Gli svedesi no, loro decidono di resistere fino alla fine e sperare in una ribaltamento delle sorti.
Mentre il nemico avanza l'eroico re Carlo si pone alla testa dei suoi cavalieri e si lancia diretto nella mischia centrale.
La carica ha un buon effetto e riesce a mandare in rotta circa 2000 miliziani nemici e 1000 balestrieri. Purtroppo però re Carlo viene colpito a morte da un quadrello durante la sua gloriosa carica, riuscendo comunque a farsi strada a sufficienza a da permettere ai suoi di uccidere il generale danese.
Comunquesia i danesi hanno ormai circondato gli svedesi e la battaglia è vinta.
Il comando dell'esercito viene affidato ora al Gregorio di Maclemburgo.

Esito:

Vittoria di misura degli aggressori:
Le forze dei difensori perdono circa: 2700 norvegesi, 3500 finni e 6000 svedesi
Le forze degli aggressori perdono circa: 2000 soldati dell'holstein, 2000 soldati anseatici e 6500 soldati danesi.
 
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