Guerra fratricida:
Esercito del Sultanato ottomano contro esercito del Quaid della Pecora Bianca.
L'inspettato attacco del Quaid e dei suoi vassalli georgiani aveva travolto le misere difese ottomane ad Oriente.
Totalmente impreparati a causa della guerra ungherese, gli ottomani dovettero procedere a marce forzate fino alla Cappadocia sotto assedio, trovandola già occupata dai nemici.
La morte del generale ottomano Beyazed Reis inizialmente scoraggiò le truppe ma il suo posto fu rapidamente preso dal suo luogotenente, sicchè lo scontro potè cominciare senza troppi problemi.
Il vantaggio principale del Quaid era la posizione arroccata sulle montagne, mentre gli ottomani vantavano una maggior conoscenza del territorio e la fortuna del meteo, che mostrava un vento lieve e non eccessivamente fastidioso.
In totale gli ottomani disponevano di oltre 30.000 soldati, poche migliaia in più dei turchi del Quaid
La battaglia:
I turchi del Montone decisero di attendere l'avanzata degli ottomani vessandoli di freccie dalla loro posizione assolutamente favorevole.
Sfruttarono inoltre i punti più esterni dei monti per lanciare una serie di cariche dei propri temibili arcieri a cavallo.
Per gli arcieri i risultati furono inizialmente modesti ma i cavalieri riuscirono a infastidire le ali degli ottomani, causando un certo numero di perdite. Fra i morti si contava anche Muhammud, capo mercenario al servizio ottomano.
I soldati di Istambul risposero con il tiro dei propri arcieri e mettendo ai lati i sacrificabili miliziani.
Successivamente venne ordinata una lenta avanzata sotto al fuoco nemico per cercare un punto abbastanza favorevole da poter vessare il Quaid con gli archibugi.
L'avanzata fu lenta e a tratti faticosa, costando la vita di diverse centinaia di miliziani e gruppi sparsi di lancieri e fanti leggeri.
Ai lati il contrattacco dei balestrieri a cavallo ottomani fu vano e il reparto dovette rapidamente ripiegare con oltre 600 perdite.
Una volta giunti a portata di tiro gli ottomani fecero volare i loro proiettili.
La prima salva fu di utilità modesta e almeno una ventina di ottomani furono uccisi dai difetti nelle armi.
La Pecora prese coraggio e continuò a vessare il nemico. Un reparto di archibugieri fu costretto alla fuga mente 2000 cavalleggeri ripiegarono all'interno dello schieramento dopo aver subito il fuoco incrociato del nemico.
Una nuova salva di proiettili sortì un effetto molto migliore, falciando almeno 2000 arcieri nemici. Per la prima volta gli ottomani mostravano un uso massiccio di un nuovo tipo di archibugio, più piccolo e più maneggevole che permetteva loro una mobilità migliore (quello che viene chiamato archibugio "in stile Novgorod").
Sfruttando il vantaggio creato dal panico e la successiva rabbia del Quaid, le truppe corazzate furono messe in prima linea, pronta a ricevere la carica di oltre 10.000 fanti nemici.
Sull'ala sinistra un reggimento di picchieri non riuscì ad intercettare il nemico e subì pesanti perdite, un'altro invece colpì alle spalle un gruppo dei turchi in ritirata e causò 351 morti subendo poche perdite.
Una nuova salva di proiettili rallentò l'avanzata nemica e fece una grande strage.
I reparti di fanti leggeri e lancieri del Quaid di schiantarono contro circa 4000 fanti pesanti supportati anche da 3000 lancieri, mentre i fanti della mezzaluna si rifiutarono di caricare i fratelli musulmani.
Lo scontro fu sanguinosissimo e vide gli ottomani tenere saldamente la posizione nonostante perdite spaventose.
Sulle ali il Quaid tentò una carica della cavalleria pesante ma la controparte ottomana riuscì a fermarla in tempo, nonostante subisse perdite maggiori rispetto al nemico.
Ad un certo punto giunsero i fanti pesanti della Pecora e fecero tremare lo schieramento ottomano, tanto che fu ordinata la carica generale di tutti i soldati, tiratori compresi.
L'arrivo dell'esercito di supporto riuscì in qualche modo a tappare la pericolosissima falla ma creò un tritacarne mortale.
Gli ottomani tentarono di premere sul fianco destro ma il quaid seppe resistere con fierezza.
Pareva che le truppe ottomane fossero in grande difficoltà ma fortunatamente il superiore addestramento e la qualità migliore delle armi gli permise di mantenere il morale alto per più a lungo.
Alla fine le truppe del Quaid furono costrette alla ritirata poichè gli ottomani continuavano a tenere la posizione e subivano meno morti ma non fu una vittoria.
Il Quaid riuscì a fuggire insieme a quel che restava della sua cavalleria mentre l'esercito ottomano si trovò decimato e impossibilitato a prendere parte alla campagna ungherese.
La fatica e le perdite erano talmente gravi che non si tentò nemmeno di recuperare la Lazica, difeda ora dai georgiani.
Esito:
Vittoria di misura degli ottomani.
Gli ottomani lasciano sul campo circa 20.500 uomini
La Pecora Bianca lascia sul campo circa 23.000 uomini
Esercito del Sultanato ottomano contro esercito del Quaid della Pecora Bianca.
L'inspettato attacco del Quaid e dei suoi vassalli georgiani aveva travolto le misere difese ottomane ad Oriente.
Totalmente impreparati a causa della guerra ungherese, gli ottomani dovettero procedere a marce forzate fino alla Cappadocia sotto assedio, trovandola già occupata dai nemici.
La morte del generale ottomano Beyazed Reis inizialmente scoraggiò le truppe ma il suo posto fu rapidamente preso dal suo luogotenente, sicchè lo scontro potè cominciare senza troppi problemi.
Il vantaggio principale del Quaid era la posizione arroccata sulle montagne, mentre gli ottomani vantavano una maggior conoscenza del territorio e la fortuna del meteo, che mostrava un vento lieve e non eccessivamente fastidioso.
In totale gli ottomani disponevano di oltre 30.000 soldati, poche migliaia in più dei turchi del Quaid
La battaglia:
I turchi del Montone decisero di attendere l'avanzata degli ottomani vessandoli di freccie dalla loro posizione assolutamente favorevole.
Sfruttarono inoltre i punti più esterni dei monti per lanciare una serie di cariche dei propri temibili arcieri a cavallo.
Per gli arcieri i risultati furono inizialmente modesti ma i cavalieri riuscirono a infastidire le ali degli ottomani, causando un certo numero di perdite. Fra i morti si contava anche Muhammud, capo mercenario al servizio ottomano.
I soldati di Istambul risposero con il tiro dei propri arcieri e mettendo ai lati i sacrificabili miliziani.
Successivamente venne ordinata una lenta avanzata sotto al fuoco nemico per cercare un punto abbastanza favorevole da poter vessare il Quaid con gli archibugi.
L'avanzata fu lenta e a tratti faticosa, costando la vita di diverse centinaia di miliziani e gruppi sparsi di lancieri e fanti leggeri.
Ai lati il contrattacco dei balestrieri a cavallo ottomani fu vano e il reparto dovette rapidamente ripiegare con oltre 600 perdite.
Una volta giunti a portata di tiro gli ottomani fecero volare i loro proiettili.
La prima salva fu di utilità modesta e almeno una ventina di ottomani furono uccisi dai difetti nelle armi.
La Pecora prese coraggio e continuò a vessare il nemico. Un reparto di archibugieri fu costretto alla fuga mente 2000 cavalleggeri ripiegarono all'interno dello schieramento dopo aver subito il fuoco incrociato del nemico.
Una nuova salva di proiettili sortì un effetto molto migliore, falciando almeno 2000 arcieri nemici. Per la prima volta gli ottomani mostravano un uso massiccio di un nuovo tipo di archibugio, più piccolo e più maneggevole che permetteva loro una mobilità migliore (quello che viene chiamato archibugio "in stile Novgorod").
Sfruttando il vantaggio creato dal panico e la successiva rabbia del Quaid, le truppe corazzate furono messe in prima linea, pronta a ricevere la carica di oltre 10.000 fanti nemici.
Sull'ala sinistra un reggimento di picchieri non riuscì ad intercettare il nemico e subì pesanti perdite, un'altro invece colpì alle spalle un gruppo dei turchi in ritirata e causò 351 morti subendo poche perdite.
Una nuova salva di proiettili rallentò l'avanzata nemica e fece una grande strage.
I reparti di fanti leggeri e lancieri del Quaid di schiantarono contro circa 4000 fanti pesanti supportati anche da 3000 lancieri, mentre i fanti della mezzaluna si rifiutarono di caricare i fratelli musulmani.
Lo scontro fu sanguinosissimo e vide gli ottomani tenere saldamente la posizione nonostante perdite spaventose.
Sulle ali il Quaid tentò una carica della cavalleria pesante ma la controparte ottomana riuscì a fermarla in tempo, nonostante subisse perdite maggiori rispetto al nemico.
Ad un certo punto giunsero i fanti pesanti della Pecora e fecero tremare lo schieramento ottomano, tanto che fu ordinata la carica generale di tutti i soldati, tiratori compresi.
L'arrivo dell'esercito di supporto riuscì in qualche modo a tappare la pericolosissima falla ma creò un tritacarne mortale.
Gli ottomani tentarono di premere sul fianco destro ma il quaid seppe resistere con fierezza.
Pareva che le truppe ottomane fossero in grande difficoltà ma fortunatamente il superiore addestramento e la qualità migliore delle armi gli permise di mantenere il morale alto per più a lungo.
Alla fine le truppe del Quaid furono costrette alla ritirata poichè gli ottomani continuavano a tenere la posizione e subivano meno morti ma non fu una vittoria.
Il Quaid riuscì a fuggire insieme a quel che restava della sua cavalleria mentre l'esercito ottomano si trovò decimato e impossibilitato a prendere parte alla campagna ungherese.
La fatica e le perdite erano talmente gravi che non si tentò nemmeno di recuperare la Lazica, difeda ora dai georgiani.
Esito:
Vittoria di misura degli ottomani.
Gli ottomani lasciano sul campo circa 20.500 uomini
La Pecora Bianca lascia sul campo circa 23.000 uomini