Battaglie turno 1

TFT

Ninja Skilled!
Gli invasori venuti dal mare:


Forze in campo: esercito reale portoghese contro esercito unito dei guanci.


Nell'ottica di esplorazione di nuove vie commerciali i portoghesi erano giunti nell'arcipelago canario. Qui, dopo aver creato piccole teste di ponte, si erano decisi ad un'azione del Regio Esercito verso l'entroterra.
Le popolazioni locali, realtivamente numerose ed organizzate anche se estremamente primitive, si erano rese conto del pericolo imminente ed avevano organizzato una resistenza.
I tre "regni" dei guanci si erano uniti in una lega antiportoghese ed attendevano l'arrivo del nemico, superiori di numero. Scelsero di dare battaglia durante una giornata di pioggia, forse sperando di spezzare più facilmente il morale dei portoghesi.
L'esercito dei guanci, comandato da due dei tre re, contava almeno decimila uomini. L'armata portoghese era molto più ridotta, fra malattie e imboscate era ridotta a poco più di 5000 soldati comandati da Alfonso di Braganza, duca dell'omonima regione.

La battaglia:

I portoghesi si attestarono immediatamente sulla difensiva, fanti leggeri ai lati e picchieri davanti. Alfonso comandò che i reparti di archibugieri caricassero e prendessero la prima linea. I guanci, molto semplicemente, usarono la loro tattica classica: carica frontale con la totalità dell'esercito, fra urla e schiamazzi.
Armati di bastoni, clave e pietre, puntavano tutto sul numero e sulla forza d'urto.
Passo dopo passo le truppe native si avvicinavano sempre di più a quelli che per loro parevano uomini disarmati ed abbigliati in modo strano; erano quasi giunti a contatto quando un enorme tuono devastò il cielo.
gli archibugieri portoghesi fecero fuoco e si ritirarono di corsa, ordinati, dietro le folte picche degli alleati. I guanci non compresero bene cosa stesse succedendo, almeno 1500 dei loro caddero all'istante al suolo e poi fu il panico totale. L'ala destra si disperse semplicemente, correndo via dal campo di battaglia e l'ala sinistra la seguì. Solamente al centro i validi combattenti arrivarono al corpo a corpo, forse non accorgendosi che entrambi i loro re erano morti con la prima salva.
L'impeto fu decisamente notevole, nonostante il panico, ma picchieri ressero perfettamente, impalando dozzine di coraggiosi guanci. Protetti dalle loro armature scintillanti parevano non accorgersi dei colpi dei loro nemici.
Non ci fu nemmeno bisogno di usare i fanti leggeri che l'esercito guancio era già disperso e fuggito.

Esito:

Vittoria schiacciante dei portoghesi
I portoghesi perdono circa 300 uomini (molti dei quali per esplosioni dell'archibugio)
I guanci perdono circa 2700 uomini ed i loro re
 

TFT

Ninja Skilled!
[size=1.45em]L'ultima resistenza:


Forze in campo: [/size][size=1em]esercito [/size]imperiale romano contro esercito del sultanato ottomano.

La guerra contro l'Impero era giunta nella sua fase finale. Un esercito di proporzioni formidabili, vicino ai 30mila uomini, si era mosso dalla Bitinia fino a Costantinopoli. Li comandava il giovanissimo sultano Mehmet II, che per l'occorrenza si era munito di un foltissimo parco di cannoni, fra i quali spiccava il "mostro di Urban".
I difensori potevano contare solamente su qualche migliaio di uomini al comando del capitano di ventura Giovanni Giustiniani e dell'Imperatore Costantino XI.
Unico fattore di vantaggio era una pioggia fittissima che scoraggiava gli assedianti, visto che dei rinforzi promessi non si era visto nemmeno l'ombra.

[size=1.45em]La battaglia:[/size]

Dopo aver creato una breccia nella Porta Aurea e una nella Porta San Romano gli ottomani si sentono abbastanza sicuri da poter lanciare l'attacco finale. Un fiume umano si lancia contro le deboli e provate difese della città, che da un intero mese sta cercando di arginare la marea.
Costantino XI e i suoi si precipitano a tappare il buco a San Romano, mentre Giustiniani alla Porta Aurea.
Le truppe dell'imperatore sono immediatamente messe in gran difficoltà dalla forza numerica dei miliziani jihadisti, che si immolano felicemente pur di causare qualche perdita al nemico. Anche alla Porta Aurea va subito malissimo, con i miliziani che quasi da soli riescono a sfondare la debole linea dei picchieri genovesi.
La calca è immensa, lo spazio di manovra assolutamente ridotto. I miliziani tentano di dare il colpo di grazia ai romani con una forte spinta ma stavolta le cose non vanno bene. I fanti pesanti romani riescono a resistere e a tenere abbastanza da scambiarsi rapidamente con gli archibugieri. La vicinanza e il rombo delle armi da fuoco fanno una vera strage della milizia ottomana che tenta di scappare, venendo letterlamente schiacciata dai fanti pesanti turchi in arrivo.
Il morale dei romani si alza tantissimo dopo questo gesto eroico e possono audacemente continuare la resistenza.
Presso la Porta Aurea i balestrieri genovesi tirano qualche colpo a vuoto, la pioggia aumenta la loro lentezza in modo esasperante. Fortunatamente i picchieri riescono a riguadagnare terreno, infilzando diverse dozzine di miliziani turchi, tanto che molti cominciano già a darsi alla fuga. Il vuoto viene però riempito da 3000 fanti leggeri e 2000 archibugieri ottomani.
A San Romano si combatte ancora. I fanti romani fanno più perdite rispetto alla loro controparte ma il numero alla fine vale tutto, dopo pochi minuti non c'è praticamente più nessun romano a fare da scudo agli archibugieri in ricarica. Fortunatamente questi riescono a tirare una nuova salva di buon effetto, che buca le pesanti corazze ottomane senza troppi problemi, facendone cadere a terra 300. L'Imperatore Costantino XI raduna gli ultimi soldati rimasti e si lancia in una disperata carica nel tentativo di dare maggiore speranza agli archibugieri, nuovamente in ricarica.
Alla Porta Aurea i genovesi combattono come leoni ma alla fine non possono più nulla contro il numero del nemico. Giustiniani raduna i suoi cavalieri e si lancia verso una fitta schiera di lancie, coperto da una fortissima salva di quadrelli dei balestrieri.
Gli archibugieri ottomani fanno fuoco, abbattendo praticamente tutto il reggimento. Si salvano solamente Giustiniani, ferito al piede, ed una ventina di cavalieri.
La carica dei romani a San Romano è un grosso insuccesso. I soldati vengono rapidamente accerchiati e uccisi e l'Imperatore cade al loro fianco o, secondo alcuni, riesce a fuggire protetto dalla Vergine.
La morte dell'ultimo Imperatore segna di fatto la fine della battaglia in città.




[size=1.45em]Esito:[/size]

Vittoria schiacciante degli ottomani
I romani perdono tutto l'esercito.
Gli ottomani perdono circa 4000 miliziani e qualche centinaio fra fanti pesanti e leggeri.
 

TFT

Ninja Skilled!
[size=1.45em]Battaglia di Koppaborg:

Forze in campo: [/size][size=1em]esercito [/size]reale svedese contro esercito reale norvegese

L'esercito svedese avanzava compatto in terra amica e non si era praticamente accorto dell'invasione norvegese da nord. Poco male, perchè l'armata reale di re Carlo VIII era completa e pronta per la guerra, forte di oltre diecimila uomini. L'armata norvegese, invece, contava circa la metà degli effettivi comandati dal capitano Cristoforo. La giornata non era certo delle migliori per una battaglia, con una tempesta di vento in corso che rendeva inutile l'uso dell'arco. Carlo aveva cercato uno spiazzo aperto per la battaglia, circondato da due fitti lati di foresta.

[size=1.45em]La battaglia:[/size]

Re Carlo, dalle retrovie, diede l'ordine di tirare a volontà per i suoi balestrieri, i cui dardi era solamente parzialmente affetti dalle raffiche di vento. le prime salve fecero dei bei danni ai fanti leggeri norvegesi e con la scusa del vento i soldati di Oslo non potevano nemmeno rispondere al fuoco. Non rimaneva molto da fare, o aspettare che i balestrieri avessero finito i quadrelli o caricare un esercito superiore di numero di più del doppio. Cristoforo optò per la seconda opzione.
Dopo aver suonato il corno il suo esercito caricò di forza. Gli svedesi fecero fuoco ancora ed ancora, abbattendo almeno 400 fanti pesanti ed oltre un migliaio fra leggeri e miliziani ma dopo quel massacro, finalmente, i soldati norvegesi erano quasi giunti a contatto.
Carlo ordinò allora una carica laterale della sua cavalleria pesante sul lato, Cristoforo se ne accorse e fece uscire dalla boscaglia i suoi cavalieri leggeri per intercettare i nemici ma gli svedesi mandarono 1000 cavalieri leggeri ad intercettare a loro volta. La cavalleria svedese riuscì nel doppio intento. Mentre i leggeri impegnavano la propria controparte i pesanti si schiantarono contro la fanteria nemica, macellandone in gran numero. A quel punto i miliziani abbandonarono il campo e la battaglia poteva dirsi conclusa. I resti dell'esercito norvegese si dispersero molto rapidamente.
Carlo non diede nemmeno l'ordine di inseguirli, aveva altri piani in mente.




[size=1.45em]Esito:[/size]

Vittoria schiacciante degli svedesi
Gli svedesi perdono qualche dozzina di fanti e cavalieri
I norvegesi perdono praticamente tutto l'esercito.
 

TFT

Ninja Skilled!
[size=1.45em]La battaglia di Tannemberg:

Forze in campo: [/size][size=1em]esercito reale [/size][size=1em]di Polonia-Lituania e esercito della Lega Anseatica contro esercito dell'Ordine Teutonico, della Repubblica di Novgorod e del Khanato Sibir[/size]

Tutto era cominciato con una sollevazione delle città prussiane contro l'Ordine Teutonico. Consapevoli di non poter tenere a bada il nemico era stato chiesto aiuto al re di Polonia, che notoriamente ambiva a riconquistare i propri antichi possedimenti sul Baltico.
La Polonia, forte di circa trentacinquemila uomini al comando del re Casimiro IV, puntava direttamente al cuore dei dominii teutonici, la Prussia, dove era stanziata la sede maggiore dell'ordine.
I Teutoni avevano mobilitato tutte le forze disponibile, circa 18mila uomini al comando del Gran Maestro in persona. Ma in questa battaglia non erano soli...
Da nord, una grossa armata "poco ortodossa" si muoveva in loro soccorso: sono 9000 soldati della Repubblica di Novgorod e 5000 del khanato di Sibir.
Ma anche i polacchi non sono soli, con loro viaggia un piccolo ma ben equipaggiato esercito della Lega Anseatica.
A comandare i novgorodiani c'è il principe Valdimir di Mosca e il suo luogotenente Oleg di Pskov.
Gli Anseatici sono guidati dal generale Gregor Von Maklemburg.
I sibir da Kucum, un abile generale.
Lo scontro avviene in una giornata calma, con il sole alto nel cielo e la temperatura mite.
Prima della battaglia il Presidente di Novgorod incita i suoi con un discorso che cita la [size=1em]libertà dei popoli e sul fatto che i soldati polacchi combattano come delle donne e farebbero meglio a tornare a casa a badare alla cena perchè la guerra e da uomini e noi siamo uomini.[/size]



[size=1.45em]La battaglia:[/size]

L'esercito teutonico si dispone in difesa, l'ala sinistra è interamente presidiata dai russi, quella destra dai sibiri. L'esercito polacco, forte della superiorità numerica manda avanti 2000 arcieri e 3000 balestrieri ai quali si uniscono 1000 balestrieri anseatici. I teutoni cercano di reggere alla sfida e mandano 1000 balestrieri e 2000 arcieri, coadiuvati da 1000 arcieri sibiri e ben 2000 balestrieri novgorodiani. Le forze sono equilibrate.
Volano quadrelli e freccie per lungo tempo, le prime scaramucce danno il vantaggio ai difensori, che abbattono almeno 500 avversari subendo meno di 300 perdite.
La seconda salva è nuovamente favorevole ai teutoni, questa volta i morti sono circa 800 a fronte di 200 perdite circa.
I Polacchi tentano una terza salva, la situazione migliora leggermente con 500 perdite inflitte e 600 subite ma è chiaro che la tattica adottata non sia delle migliori.
Casimiro ordina un'avanzata veloce dei suoi soldati, tentado di prendere tempo con una rapida carica di 2000 cavalieri leggeri.
I balestrieri nemici ripiegano ordinatamente dietro alle file delle picche, mentre per gli arcieri sibiri, forse spaventati dai cavalli, l'azione si rivela troppo lenta e vengono travolti dalla carica, perdendo almeno 300 effettivi e infliggendo una manciata di morti.
I balestrieri ricaricano e tentano una sortita veloce che però si rivela uno sfacelo totale. Molti escono allo scoperto prima del tempo, alcuni tirano quadrelli da dietro le linee e uccidono i propri alleati, così la cavalleria polacca può ritirarsi in pace e imbattuta.
Le truppe polacche avanzano indisturbate, giungendo quasi a contatto. I teutoni tentano una carica a sorpresa con 1000 cavalieri pesanti, coadiuvati da 1000 leggeri sibiri ma la cosa è un completo fallimento. Gli anseatici dispongono 1000 picchieri in un punto morto e i cavaleri pesanti fanno appena in tempo a virare e salvarsi, un reparto di 150 cavalieri leggeri non ce la fa e viene trinciato totalmente dal nemico, che incalza i fuggitivi con salve di freccie.
Casimiro da poi ordine di caricare.
3000 fanti pesanti polacchi si abbattono al centro, oltre 5000 fanti leggeri si lanciano contro i picchieri di Novgorod e ben 3000 lancieri contro la propria controparte sibira.
Al centro la situazione rimane relativamente in bilico, con i polacchi che fanno giusto qualche morto in più dei teutoni.
L'ala destra si mette immediatamente bene per i sibiri, che riescono a infliggere quasi il doppio delle perdite ricevute.
Male invece per i russi, i fanti leggeri, dotati di maggiore mobilità e numero, aggirano facilmente i picchieri colpendoli sul lato. Ivan tenta di svoltare pagina mandando 3000 soldati della milizia cittadina.
1000 cavalieri leggeri sibiri tentano di prendere i picchieri anseatici sul fianco. Il generale anseatico invia 2000 miliziani ad intercettarli ma questi falliscono, fortunatamente per lui i picchieri si dispongono a combattere abbastanza rapidamente e il tentativo di virata della cavalleria fallisce. Oltre 800 cavalieri si schiantano su una selva di picche, per loro letali.
Al centro è ancora una situazione di stallo, mentre sulle ali si mette malissimo per i difensori quando la Polonia invia altri 4000 fanti leggeri, divisi nei due lati.
I picchieri di Novgorod ripiegano mentre i miliziani vengono falciati rapidamente. I lancieri dei sibiri devono disporsi a schiltron per evitare un accerchiamento.
A questo punto Casimiro si pone alla testa del cuore del suo esercito, 4000 cavalieri pesanti. Il suo obiettivo è sfondare i sibiri, la parte debole della coalizione teutonica.
Una volta lanciata la carica i sibiri decidono di immolare 1000 miliziani, supportati da altri 1000 teutoni. I soldati vengono travolti ed annientati ma almeno i teutoni possono disporre nel punto giusto le loro formazioni di picchieri.
L'Ansa tenta di prendere tempo mandando un migliaio di miliziani come esca per i cavalieri pesanti teutonici. Questi ci cascano e corrono in carica contro i nemici eed è il disastro. I miliziani rientrano rapidamente dietro alle file dei picchieri e la lenta cavalleria teutonica viene falciata in pieno.
Muoiono oltre 700 cavalieri a fronte di 80 perdite per gli anseatici.
Il fronte continua a tenere, sia le ali che il centro vedono una leggera ripresa, ma generale, per le forze dei difensori. I Novgorodiani riescono a sventare un aggiramento della cavalleria polacca, mentre i sibiri si battono come leoni riprendendo la formazione.
I 4000 cavalieri polacchi, dopo aver fatto un lungo giro, riescono a prendere alle spalle le retrovie teutoniche. Almeno 2000 tiratori vengono spazzati via in un istante e la stessa fine fanno 400 fanti leggeri.
La situazione comincia a farsi calda e il generale Oleg nei russi decide che le sorti dei teutoni sono segnate, quindi ordina la ritirata dei suoi.
Poco tempo dopo i pagani sibiri fanno lo stesso e i teutoni si ritrovano da soli, totalmente esposti e con 4000 cavalieri pesanti direttamente puntati al cuore dell'esercito.
Non c'è più niente da fare, il Gran Maestro ordina la resa e viene catturato. Casimiro IV viene acclamato come vincitore del campo di battaglia.

[size=1.45em]Esito:[/size]

Vittoria di misura della coalizione polacco-anseatica
I polacco-anseatici perdono circa 13mila uomini.
I russi perdono circa 4000 soldati
I sibiri perdono circa 3000 soldati
I Teuroni perdono circa 9500 soldati.
 

TFT

Ninja Skilled!
La battaglia di Bergamo

Forze in campo: esercito veneto contro esercito milanese


Trovare una pace era stato impossibile e allora si era ricorsi alla vecchia maniera, alle armi. L'esercito veneto avanzava compatto per riconquistare Bergamo, al comando del valente generale Paolo Barbo. Oltre 11mila uomini, il cuore dell'esercito da terra della Serenissima, fra le più intraprendenti potenze d'Italia.
Dall'altra parte c'era Milano. Una potenza decaduta a tutti gli effetti, ma forse non ancora definitivamente sconfitta. Accampati nei pressi del fiume Oglio, i milanesi di Bartolomeo Colleoni, circa 13mila, attendevano pazientemente l'arrivo dei veneti. Li fecero avanzare fra il fango, le colline e la fatica, e poi gli diedero battaglia in una giorno di fortissima pioggia.

La battaglia:

Le truppe venete partono subito malissimo. I comando centrale non ha dato alcun ordine riguardo la strategia da attuare per tutta la campagna. I soldati sono demoralizzati dopo diverse settimane di cammino e senza un piano ben congeniato paiono quasi felici di addentrarsi in una battaglia tutto per tutto, per il momento.
I Milanesi, forti della superiorità numerica, iniziano a tempestare il nemico con quadrelli e freccie.
I balestrieri milanesi risultano molto lenti a causa dell'acqua, ma gli arcieri possono rendersi tutto sommato utili. Disgraziatamente i tiratori di Milano sono il doppio di quelli veneti e la superiorità di tiro si sente da subito.
Per evitare di restare a fare da bersaglio in una zona collinosa e sfavorevole i veneti possono solo tentare di oltrepassare la collina, il fiume ed abbattersi sul nemico con un po' di fortuna.
Barbo ordina la carica generale, mandando in avanti i reparti leggeri dei miliziani.
Questi diventano il facile bersaglio degli arcieri milanesi che tuttavia non sortiscono l'effetto sperato. Superato il primo scoglio devono però vedersela con oltre 2000 archibugieri milanesi. Il rumore e la forza di impatto si rivelano assolutamente più forti di quanto ci si aspettasse e quasi 1500 miliziani veneti cadono a terra senza vita, i restanti si lanciano giù dalla collina in preda al terrore.
Un reparto di cavalleria leggera veneta cerca di colpire sul fianco gli archibugieri milanesi e ci riesce. Tuttavia la collina non aiuta certo la forza della carica e i danni inflitti sono modestissimi, mentre l'arrivo di 1000 picchieri dei difensori costringe la cavalleria alla fuga.
Grazie a questo stratagemma i fanti leggeri veneti possono andare a corpo a corpo, trovandosi però contro 2000 fanti leggeri di Milano.
La pioggia, il terreno e il numero sono un fattore determinante e i veneti subiscono perdite elevatissime fin da subito. La cavalleria leggera tenta di nuovo una sortita aggirando il campo di battaglia e colpendo sul fianco gli archibugieri nelle retrovie. I milanesi se ne accorgono e fanno fuoco compatti, non riuscendo però ad infliggere perdite decisive. I cavalieri si schiantano contro i loro avversari, facendo qualche morto e poi ritirandosi rapidamente.
Arrivano poi i fanti pesanti veneti, dimostrando immediatamente gradissimo valore, al comando del loro capitano. I fanti leggeri di Milano sono subito in difficoltà e devono intervenire 2000 soldati della milizia cittadina per reggere il confronto.
Milano tenta a sua volta una sortita di cavalleria contro le retrovie nemiche, aiutato dal terreno.
La prova riesce e gli archibugieri di Venezia sono colpiti sul fianco, dopo i primi porti però riescono rapidamente a riorganizzarsi e a cacciare il nemico con una certa facilità.
Al centro i veneti combattono bene ma il nemico li supera eccessivamente in numero e la scarsezza di organizzazione si sente. In breve i fanti pesanti devono ritirarsi per dare spazio a 2000 lancieri freschi. Questi però vengono colpiti ripetutamente dargli archibugieri di Milano, che aprofittano enormemente della difficoltà di movimento nemica.
Alla fine Paolo Barbo capisce cosa sia meglio fare. Una ritirata rapida consentirà a Venezia di avere ancora un esercito e allo stesso Paolo di lamentarsi con il Doge per la pessima organizzazione della campagna.
Viene suonata la ritirata, i veneti fuggono con un certo ordine mentre i milanesi urlano di gioia e ringraziano Dio per la vittoria.
Bartolomeo Colleoni è acclamato come l'eroe del giorno e l'esercito milanese è vittorioso a tutti gli effetti.



Esito:
Vittoria schiacciante di Milano.
I veneti lasciano sul campo circa 3000 uomini.
I milanesi lasciano sul campo circa 1500 soldati.
 
Alto