Warlords in attività

Mikhail Mengsk

MSPAINT OVERTYRANT
Scrivete qui, se volete, il BG del vostro personaggio e della sua armata.

La cosa migliore è mandarmelo prima via pm, così evitiamo edit successivi.

Non è obbligatorio. A chi non lo posta ne verrà assegnato uno scritto da me all'inizio del prossimo turno. Ovviamente quelli che entrano al prossimo turno non sono obbligati a scriverlo ora.
 

Panda

Chosen one
Balon il pazzo, detto "Il Vecchio Squalo"
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Balon nasce sulle isole dello Squalo. Figlio primogenito del vecchio Re Squalo, abbandonò le isole quando, a seguito di un attacco imperiale, suo padre fu deposto. E' vissuto sulle tre isole per circa trent'anni, bramando di poter ereditare il trono per portare a compimento quanto da lui sempre sognato: l'espansione delle sue piccole isole e la fondazione di un vero e proprio Impero dello Squalo Bianco.

Una volta deposto suo padre rimase sull'isola durante l'occupazione imperiale, ma dopo la rivolta all'invasore e giunto il momento di incoronare il nuovo Re Squalo, un usurpatore lo scavalcò, sconfiggendolo in duello e prendendo la posizione che una volta era di suo padre. Grazie alle amicizie del defunto padre riuscì ad abbandonare l'isola e passò i successivi trent'anni accolto da un piccolo ducato amico. La storia di Balon sembrava dover finire così, vecchio, triste e solo lontano miglia e miglia da casa. Un giorno, però, all'età di 60 anni, Balon fa uno strano sogno.

E' notte e lui è sulla barca di suo padre, mentre questi gli insegna la pesca. D'un tratto il mare si agita e le onde cominciano a far oscillare la barca ossessivamente a destra e a sinistra fino a farlo cadere in acqua. Balon perde di vista il padre e nuota, spaventato, nella notte scura. Il sale gli riempie la bocca e nuota fino allo stremo delle forze quando, nel momento di massima sofferenza, un enorme squalo bianco appare sotto di lui. La figura avanza lentamente e per quanto velocemente Balon possa nuotare, lo squalo lo raggiunge mostrandogli i denti affilati ed infine mordendolo. Balon urla, si dimena ed impreca. In preda al puro terrore sente lentamente la sua carne strapparsi dalle gambe, mentre lo squalo continua a divorarlo. Nel momento di massimo dolore, Balon sente una profonda voce che lo ammonisced: "Stai sprecando il tuo tempo! La gloria va presa in punta di spada, guida il tuo popolo contro se stesso e punisci la stirpe usurpatrice".

Da quel giorno Balon sogna ogni notte il grande squalo bianco. C'è chi dice che fu proprio questo sogno a fargli perdere la lucidità e a fargli mostrare i primi segni di follia. Balon viene spesso trovato al porto a sbudellare pesci e ad incidere ossessivamente sulla mura del ducato forme di squali e di navi. Persino il duca a lui amico comincia ad opporglisi e gli intima di lasciare i suoi territori, forse spaventato dalla sua follia, dandogli un mese di tempo, nel nome della vecchia amicizia fra le loro famiglie. Balon ormai pensa però di essere stato scelto per qualcosa di più grande e, grazie anche all'influenza che era riuscito a guadagnarsi nel ducato in questi trent'anni di permanenza, in questo mese trasforma la sua pazzia in una lucida follia, che gli consente di mettere in atto un piano per rovesciare il duca e prenderne il posto. E' in questa occasione che Balon mostra un grande carisma a tutti sconosciuto e batte i bassifondi dei porti, le prigioni e le campagne per radunare un esercito di fanatici, esaltati, galeotti e gente senza speranza. Il piano non riesce a pieno, con le forze ducali che riescono a sopraffare l'esercito di Balon, ma ormai si è innescato qualcosa e d egli, usando questa sua nuova influenza decide di allontanarsi dal ducato, prendendo possesso di parte della flotta e legando a sé ancor di più gli uomini concedendo loro il saccheggio deliberato del contado del duca, e di cominciare a fare quanto lo Squalo gli dice: riconquistare le sue Isole e fondare il grande Impero dello Squalo Bianco.
 

Joke

Chosen one
Galu'n Il Secco
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Galu'n nasce da una ridente comunità ogre del sud ovest, colline fiorenti e sugosi umani da divorare.
Da piccolo fu il primo della sua classe nei giovani divoratori, riscuotendo successo per la sua precoce arte culinaria, nonché per i suoi denti affilati e sempre macchiati dal sangue di qualche pavida creatura.

Nello sviluppo, senza troppe pretese, fece fagotto e dopo aver distrutto qualche muro di pietra in una discussione col padre(era contrario all'utilizzo di una speciale spezia che poco si accosta con la carne di gnoll), abbandonò la dimora di famiglia. Le sue ultime parole furono "ME NE FREGO", seguite da un ruggito che fece tremare le grotte di tutta la regione, o almeno così dicono i testimoni.

Vagò per anni in cerca di nuove miscele, salse e aromi per i suoi manicaretti, giungendo infine a Xystos, arruolandosi nel corpo di guardia e conquistando i palati e gli stomaci dei suoi commilitoni.
Domò personalmente il suo fiero glonx, una femmina per altro, irascibile e tumultuosa, di nome Tassy.

La cucina sembrava sorridergli e anche la caccia andava benone, considerando il quantitativo di sciocchi che pensavano di eludere le ronde e introfularsi nella città ma il male si cela sempre dietro la ciliegina sulla torta; nessuno sa bene come accadde, se per sabotaggio o distrazione, i più venerandi però ricordano benissimo quel fatidico pasto cucinato in onore della festa di fine carniere: orribile, semplicemente tremendo il sapore dello spezzatino di lucertoloide servito agli ufficiali, così delicato e facile da rovinare, sepolto sotto il disgustoso amarognolo delle ghiandole renali orchesche.


Dopo aver fracassato il cranio di diversi superiori che criticarono il suo uso speziale, assaggiò l'intruglio capendo il misfatto e abbandonandosi alla disperazione in un lamento degno dei demoni degli abissi.
Abbandonò Xystos e il sogno di divenire un cuoco celebre ed apprezzato, si diede alla macchia nelle terre confinanti seguito da un nutrito gruppo di ogre fedeli e ammaliati dalla sua arte, spargendo terrore fra i popoli.

Non si arrese mai, neanche quando circondato da arcieri elfi e lame danzanti, questo gli costò un bagno di frecce e acciaio, uscendone coperto di sangue, di cui quello degli orecchie a punta ancor più copioso del suo.



Alcune esternazioni ed aforismi:

"Non ho più un cuore, dopo aver deturpato il dolce sapore di quel lucertoloide, non ho più pietà"
"Chi magna pe primo, magna du vorte"
"Nel dubbio MORDI"
 

Balto

Ninja Skilled!
Duca Konrad von Carstein​
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Nessuno ricorda bene quando il Duca Konrad von Carstein fosse nato... in effetti da che chiunque abbia memoria, il Duca Konrad è sempre esistito, governando con spietato pugno di ferro i suoi possedimenti... l'unica cosa certa è che Konrad esiste, che non invecchia mai, e che ha visto innumerevoli inverni.

Tuttavia anche gli esseri più antichi commettono errori, e Konrad ne commetteva di certo un numero davvero notevole visto che era completamente pazzo... finchè uno è pazzo non è un problema... inizia a diventarlo quando questi è anche un essere oltremodo sanguinario e prono a scatti d'ira.
Sì, Konrad era un pazzo furioso... il Duca era solito emanare ordini ed editti alquanto particolari ed eccentrici, come quando condannò a morte sua madre per averlo messo al mondo senza il suo permesso, facendo quindi riesumare il cadavere dalla tomba e decapitandolo... o quando diede ordine di bruciare un intero villaggio e tutti i suoi abitanti, donne e bambini inclusi, solo perchè puzzavano ("Trovo il loro olezzo alquanto sgradevole... anzi, disgustoso... bruciateli tutti! Voglio vederli bruciare!" l'ordine preciso).

Gli unici momenti di sana lucidità erano quando il Duca doveva provvedere a compiere qualcosa legato alla guerra ed alle battaglie... le sue tattiche geniali spesso portavano alla vittoria.
Era per questo che gli uomini, e le sue Guardie Nere lo seguivano, perchè Konrad era un vincitore, adorava vincere e portare gloria al suo nome, e tutto ciò che ne conseguiva ovviamente... ovvero onore, fama, donne, schiavi, bottino, saccheggi, stupri e omicidi di massa (quando Konrad era di buon umore...).

Ahimè, anche l'uomo più codardo combatterà come una belva feroce se messo alle strette, questa è una lezione che Konrad dovette imparare sulla propria pelle: infatti, a seguito degli innumerevoli ed innominabili soprusi subiti, gli abitanti del suo regno sollevarono le armi contro il loro legittimo signore.
Una massa enorme di contadini e gente semplice si recò, armata alla meglio, presso la fortezza di Konrad.
Le guardie del castello, stanche anch'esse delle stranezze e della rigidità del loro signore, aprirono le porte ai villici che sciamarono nella fortezza e per poco non uccisero il Duca.

Questi si salvò unicamente grazie alla fedeltà assoluta ed all'abilità della sua Guardia Nera, cavalieri Zhaki che fecero scudo coi propri corpi a Konrad, abbattendosi sui popolani e sulle guardie traditrici come furie e tranciandoli come un coltello caldo taglia il burro.
Il sacrificio degli Zhaki consentì al Duca e ad un numero ristretto di Guardie Nere di guadagnare tempo sufficiente per scappare da un passaggio segreto e fuggire lontano, da allora il Duca Konrad, impressionato dallo spirito degli Zhaki, arruola presso quel popolo i loro migliori guerrieri per far parte della sua guardia personale.

Il ducato è stato perduto... ma Konrad attende con ansia il momento in cui potrà tornare alle proprie terre d'origine col suo Battaglione Nero, portando dolore, sofferenza e vendetta per quella notte di cento anni fa, che nella sua lucida follia crede essere avvenuta pochi mesi prima.
Dalle cronache di Dietmar von Lahm, cartografo e biografo ducale.






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La Guardia Nera



Alcune esternazioni ed aforismi:

"UCCIDETELI TUTTI!!!"
"Stuprate le donne e i bambini!"
"Io odio gli incompetenti..."
"Dov'è la mia Guardia Nera?!"
"Katrina! Promossa sul campo!"
"Uccideteli comunque!"
"Puzzano"
"Più sangue! Più vanghe! Più sangue e vanghe!"
"...Mmmmh..."
 
Alfonso de la Cerda 'il Diseredato'


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Sul portone fastoso dell'antica dimora dei de la Cerda vi è un arco che pare vecchio quasi come Sarzema stessa: si dice che facesse parte dell'antica dimora signorile del capotribù che governava prima dell'arrivo dell'Impero su quel piccolo villaggio.
Corroso dal tempo, l'arco della volta mostra ancora traccia di un antico animale araldico, un cinghiale che pare vibrare di rabbia, pronto a caricare chi entra nella magione.
Viene da chiedersi il perchè di tale simbolo, vista la natura di pacifici commercianti dei de la Cerda.

Per Alfonso de la Cerda evidentemente il significato è ben chiaro.
Secondo di figlio di Jorge de la Cerda, attuale capofamiglia, Alfonso fin da piccolo si mostrò poco interessato a monete, rotoli di stoffa e sacchi di granaglie, preferendo spade di legno ed esercizi ginnici. Il padre, sperando che crescendo il ragazzo avrebbe messo la testa a posto, sorvolò sulle frequentazioni di taverne di mercenari e delle bettole del lungo fiume frequentate dai marinai.
A tredici anni tuttavia Alfonso aveva già avuto il naso fratturato due volte, e una profonda cicatrice sul volto.
A sedici venne accusato, nel corso di una rissa, di aver pugnalato un uomo al cuore su commissione, e di essersi dileguato prima dell'arrivo della Guardia Cittadina.
A diciotto il padre lo spedì ad Ermos, per mediare con l'aiuto di alcuni esperti dipendenti, l'acquisto di un ingente carico di minerali: il carico, ampiamente sotto le speranze del padre per via del denaro sperperato in baccanali e osterie, fu rubato lungo il fiume, nonostante viaggiasse di notte e sotto stretta sorveglianza, suscitando il forte sospetto di un complice all'interno della flottiglia.

Quando Alfonso si ripresentò sotto il cinghiale trovò le porte sbarrate, e i suoi pochi averi gettati in mezzo alla strada.
Stretta la sua spada invocò gli dei del Corvo contro suo padre, il suo tremebondo fratello e tutta la sua famiglia, giurando vendetta e sangue, la rovina della casata e la distruzione mattone su mattone di tutte le loro proprietà.
Quando nessuna voce rispose alla sua sfida raccolse dalla polvere della strada il suo cappello preferito, lo calzò, e marciò con passo deciso verso le terre della Valle degli Imperatori.
Diventato spada mercenaria, poi capo di una piccola banda, Alfonso radunò uomini e denaro nel corso del tempo sotto la bandiera dei Diseredati, servendo con una dedizione che cancellava la sua vecchia natura di rissaiolo.

Dopo dieci lunghi anni è tornato infine a Sarzema, per radunare ulteriori truppe e innalzare il suo vessillo di signore della guerra. Sa di non essere ancora pronto per affrontare il padre, ma anche che avrà tempo per la sua vendetta.
 

The Shiran Reborn

Chosen one
Shiran, detto "Lo Sventragnoll"
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Le origini del Thane Shiran detto lo Sventragnoll sono tutt'ora un mistero.
Ciò che si sa oggi sono frammenti del suo passato emersi da varie cronache.
Lo Sventragnoll emerse dall'oblio svariate decadi fa come comandante di un manipolo di mercenari nani al soldo del miglior offerente.
Dopo svariate battaglie e saccheggi per conto di vari signori dell'est decise di stabilirsi presso i monti orientali ove investì tutti i suoi denari per la costruzione di un piccolo castello insinuato sulla ripida vetta di Korn, i signori della pietra padroni di quei luoghi vedevano positivamente l'insediamento del condottiero. Ormai da anni la regione era soffocata da continue e sempre più insistenti imboscate da parte di piccoli gruppi di Gnoll, orchi e goblin che attirati dalle ricchezze leggendarie delle miniere di quei luoghi si spingevano, anche tramite la costruzione di grezzi tunnel sotterranei, sino alle porte dei piccoli accampamenti fortificati.
Dal suo piccolo castello, il suo manipolo di 1000 spaccaferro scelti si spostava saccheggiando e disinfestando la regione.
Furono anni duri ma redditizi per Shiran detto all'epoca "Cresta di fuoco".
Era usanza a quel tempo, ma anche oggi in effetti, segnare sull'arma di ogni spaccaferro una tacchetta per ogni abominio ucciso.
Quei guerrieri così valorosi e intrepidi avevano così tanto combattuto che non solo le armi ma anche l'intera armatura in piastre era ricoperta da segni.
Passarono alcuni anni e la ricchezza del Thane aumentò a dismisura e così anche quella della regione.
I Nani di pietra eran ben contenti di pagare il mercernario con una minima parte dei guadagni delle estrazioni.
Ma è conoscenza comune che in un mondo tormentato da miseria e dolore una tale prosperità avrebbe risvegliato le ambizioni e la cupidigia di molti.
E così una notte di primavera un'esercito di Gnoll si fece avanti.
Un'immensa distesa di luride creature ululanti, a capo di loro se ne stava irto nel suo destriero bestiale Lokondo stesso detto lo "Scuoia nani". Dietro il leggendario Gnoll una decina di araldi portavano altrettanti stendardi composti da un'orrore di pelli scuoiate di nani e teste appese.
Il disgusto nel Thane fu enorme, l'intera sua avanguardia composta da un centinaio di soldati del clan era stata sopraffatta, alcuni erano stati scuoiati mentre altri, rasati e depilati, se ne stavano nudi, incatenati, davanti al signore Gnoll.
Il Thane diede subito ordine ad un suo fidato messaggero d'andare a Karak Lazhan per chiedere l'intervento dell'armata reale. Immediatamente il messaggero partì sfruttando un tunnel sotterraneo costruito per le emergenze.
Ma ormai doveva agire: l'esercito dello Gnoll visibile dal torrione più alto del castello era a poche ore di marcia dalla fortezza e doveva essere fermato ad ogni costo.

Il Thane decise di affrontare l'esercito comandato da Lokondo.
Non aveva rifornimenti per reggere un'assedio prolungato e non poteva permettere che i civili all'interno del castello venissero uccisi o peggio schiavizzati.
Le porte di Karak Shir si aprirono, gli immensi portoni in ferro si spalancarono lentamente cigolando ad ogni centimetro.
Quando il portone principale fu completamente aperto l'armata nanica avanzò attraversando il fossato e piazzandosi sopra un'altura naturale, davanti e sopra l'esercito degli Gnoll.
Shiran sapeva bene che sarebbe stato un suicidio ma non poteva fare altrimenti, doveva affrontare il nemico sperando di poterlo indebolire abbastanza per poi lasciare il compito di respingerlo all'esercito dei Nani di Pietra, numericamente superiore a quello dello Sventragnoll.
Infatti il Warlord aveva un'esercito d'élite composto da 6000 truppe scelte mentre gli Gnoll erano circa 14000 soldati.
Lokondo vedendo l'esercito nanico posizionarsi in alto diede immediatamente ordine d'attaccare.

Ore interminabili ove solo il crepitio delle armi e delle armature e le urla incessanti dei moribondi spezzavano come un fendente preciso il silenzio di quella valle di lacrime.
L'esercito di Shiran era completamente distrutto: un'ammasso di armature e pezzi di carne riempivano la salita e poco sotto sulla parte iniziale della grande vallata. Shiran giaceva a terra ferito completamente, nudo, con piedi e mani legate a catene di ferro.
Davanti a lui si ergeva Lokondo con tutta la sua tracotanza. Con un gesto della mano, sorridendo, Lokondo diede ordine d'assedio alle sue riserve. Si avvicino al Thane e afferrandolo per la lunga cresta arancione lo costrinse a guardare l'orrido spettacolo che si parava avanti.
 

EuanIronfist

Spam Master
Euan Ironfist

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Euan pare sia originario di Karak Zhakan dove si pensa sia nato da una famiglia dell' alta nobiltà della sua gente. Anche se non si sa bene il quando, si ritiene sia nato molto tempo fa, c'è chi dice sia più vecchio delle montagne da dove proviene.
Già da giovane come ogni nano di buona famiglia che si rispetti venne inizializzato alle arti belliche, dal combattimento alla strategia. Era uno dei tanti nobili e avrebbe potuto intraprendere qualsiasi carriera il popolo nano aveva da offrire.


Come ogni nano egli pensava di avere egli stesso il martello con coi forgiare il suo destino, ma a quanto pare esso era in mano a qualcun' altro. Un' attacco dei goblin sterminò la sua famiglia e tutto il suo clan, senza che lui potesse farci niente. Da avere tutto si ritrovò ad avere niente, decise così di lasciare la sua patria che non aveva saputo difendere per diventare un capitano di ventura.
 
Behoren Stoneleg
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Un Clan minore nella nobiltà di Karak Lazhan, gli Stoneleg erano grandi amministratori e tagliapietre, fedeli burocrati del Re del Gelo.
Throren Stoneleg era il nano più fidato del Re: nonostante non fosse un grade guerriero le sue abilità erano appunto ineguagliabili da nessun altro sotto i freddi ghiacciai del Nord.
Organizzò per il compleanno del Re del Gelo un suntuoso banchetto al quale erano invitati anche emissari degli altri Regni Nanici. Dal Reame dei Signori della Pietra giunse una grande delegazione; durante il banchetto diversi loro consanguinei decantavano le doti guerresche di tale Grindel Steelhead, campionessa del suo clan. Throren rimase così stupito da volerla conoscere di persona.
Terminato il banchetto, comunicò al Re del Gelo che si sarebbe allontanato per qualche mese, poiché necessitava di vedere con i suoi occhi questa nana; il Re acconsentì e di Throren non se ne seppe più nulla per anni.
Tornò assieme alla nana, un chierico ed un figlio.

Behoren nacque in una grotta nel Reame del Trono del Cielo, dopo uno violento scontro tra i nani ed i Lucertoloidi delle paludi. Nacque da una madre in fin di vita, lorda di sangue dovuto non soltanto al suo concepimento. Fu grazie ad un Chierico umano, Aeleron di Ermos, che la madre non morì. Costui era una conoscenza fatta dal padre mentre compiva la cerca di sua madre.
Tornarono tutti e quattro a Karak Lazhan, nello sgomento generale.
Da un lato il grande onore del Re del Gelo di accogliere una eroina come moglie del suo nano di fiducia, dall'altro il grave smacco di aver portato all'interno delle loro dimore un umano.
Throren fu scacciato dal Regno assieme al suo amico umano, la madre ed il piccolo furono accolti dal vecchio zio di Throren: Bardan.
Crescendo, Behoren divenne un discreto guerriero ed un discreto politico. Non si interessava più al mestiere dei suoi avi: ambiva alla gloria.
Il Re del Gelo non comprese che questa sua ambizione lo avrebbe portato alla rovina, per questo lo nominò Thane del suo esercito.
Quando il Regno venne attaccato dagli Ogre di Xystos, in cerca di grassi bottini, Behoren condusse una sortita efficace; durante essa, però, corse il rischio di lasciarci le penne, non fosse stato per un Gigante del Gelo che, con una manata brusca sull'elmo e sfiorando il suo occhio destro, lo trasse indietro davanti ad una mannaia di un Ogre.
Svenuto, non si rese conto di essere rimasto sfregiato: il suo occhio destro, per via del contatto con il gigante, era diventato una pulsione di ghiaccio, inquietante.
Quando si svegliò venne a sapere della morte di tantissimi nani, tra cui suo zio e sua madre.

Ultimo erede della sua stirpe, Behoren guidò piccole incursioni nelle terre degli Orchi nelle pianure di Ourun, alleati degli Ogre.
Il vero obiettivo era quello di condurre l'esercito dei nani, giganti esclusi, addosso alle truppe degli Ogre di Xystos in ritirata, devastando poi tutti i villaggi dei nemici.
Queste azioni avventate costarono tantissime truppe al Regno e per questo Behoren Stoneleg viene ricordato anche come L'Impulsivo.
Tanti anni passarono ed al Re del Gelo susseguì il figlio, un inetto più interessato alla bambagia ed agli scavi nei meandri della terra per poter anche solo interessarsi a quello che accadeva attorno ai suoi confini.
Behoren si oppose a questo comportamento e depose il suo martello ai piedi dello scranno del Re, dunque se ne andò a Sud. In diversi suoi camerati lo seguirono, in cerca di gloria, cosa che il loro condottiero aveva assaporato solo a livello locale, e pagando un pesante dazio.

Così il gruppo giunse fino agli estremi del continente, depredando le razze nemiche ai Nani ed allargandosi, presso il Clan dei Nani Rossi, dove la masnada si propose di collaborare con essi.

Frasi celebri: "Un ogre buono è un ogre morto", " nano di mattina, il dolore si avvicina", "gloria ed onore ai figli della pietra, signori dei picchi...ehi, dove cazzo è la mia birra?!?"
 

Monitor_Dundee

Spam Master
San Molhowk Nerescaglie
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Quando il suo uovo si schiuse nel grande Nido Collettivo di Chaka’Un, Molhowk fu destinato alla cura delle bestie da soma e da guerra. La sfuggente costellazione dell’Alligatore si era mostrata sopra l’orizzonte proprio la notte prima, e così l’Ajkhuun, l’Alto Sacerdote destinò quella covata all’allevamento e all’addestramento.
Per i dieci anni di addestramento militare che ogni Hylanè, ogni Lucertoloide deve sostenere subito dopo aver imparato a parlare, fu assegnato a un’unità di cavalleria, per abituarsi fin da subito al contatto con gli animali.
Molhowk ascese in seguito ai gradi più alti della casta degli allevatori, divenendo Signore delle Bestie come le stelle avevano deciso per lui. Era divenuto un esperto degli Hist, i rettili, della loro vita e delle loro abitudini. Gli imponenti Alligatori, i veloci Raptor, i massicci Kroxigor da soma e da battaglia, e tutte le altre scagliose creature che gli Hylané sfruttano per il lavoro e la guerra non avevano segreti per lui. Sapeva come dare loro ordini sibilando e battendo sul terreno, guidava con saggezza gli incroci perché le generazioni successive divenissero più forti ed obbedienti, possedeva occhio sicuro nel destinare i più deboli di ogni covata al macello e non alla monta, e aveva appreso i segreti e le virtù delle sostanze con cui trattare le uova per far emergere nei nidiacei virtù nuove e meravigliose.
Come Varuqutra Nato Dal Sole, Dio Dei Sanguefreddo, che dalla schiusa dell’Uovo del Tempo sceglie i più adatti per sopravvivere e ha reso così gli Hylanè perfetti, così Molhowk si applicava con dedizione al suo compito, giorno dopo giorno.
Ma un’ambizione insana rodeva l’animo di Molhowk, quella di combattere e di dominare.
Varuqutra è anche e sopratutto il Guerriero Del Sole, non soltanto Colui Che Premia I Forti Con La Vita.
E infatti ogni giorno dirigeva le sue bestie ed i suoi sottoposti con la solerzia e l’inflessibilità di un generale, covando in cuor suo propositi gloriosi.
Per il suo merito di Signore delle Bestie fu scelto dall’Ambesed, il Tempio Centrale, per guidare la fondazione di un altare sui confini della palude, che fungesse anche da avamposto militare.
Molhowk venne incaricato di marciare alla testa di un vero e proprio corpo di spedizione, di guidare i grandi rettili addestrati a liberare il terreno dalle piante e a scacciare gli animali pericolosi, le possenti bestie da soma cariche di materiali e le maestranze con gli utensili.
Nel corso di svariate lune il nuovo tempio crebbe, e allo stesso tempo maturò un’idea nella mente di Molhowk.
Ogni volta che la costruzione di un avamposto termina, dal Tempio centrale viene inviato un contingente militare a prenderne il possesso, e il comandante di quest’armata viene investito Eistaan, Santo del Tempio in questione.
Per Molhowk questo si sarebbe tradotto nel cedere il comando dell’altare a un militare qualunque, una Guardia del Tempio che nulla sa di quali fatiche ha richiesto la costruzione dell’edificio che dovrà vigilare.
Non appena il Santo avesse varcato la porta del tempio, il Signore delle Bestie sarebbe stato spogliato di ogni potere, usurpato del comando e allontanato dall’Altare che ha fondato, che ha visto innalzarsi a prezzo di grandi fatiche.
L’Eistaan avrebbe preso il posto di Molhowk…

…Se ne fosse stato in grado.

Quando la processione di sacerdoti, partita una luna in ritardo rispetto al contingente militare, giunse all’Altare di nuova costruzione venne accolta in pompa magna dall’esercito schierato. Il tempio di pietra grigia dominava le isole e i canali, e le piante crescevno rigogliose sulle alte terrazze.
L’Alto Adoratore a capo della processione entrò nella sala dell’altare, seguito a ruota dal Primo Astronomo,per consacrare l'edificio ed investire il comandante della Guardia col titolo di Santo. Varcati gli alti portali i due scinchi sacerdoti notarono che a vigilare le entrate e i corridoi vi erano soldati a cavallo di Raptor, e non Guardie del Tempio come in tutti gli altri edifici sacri.

Quando i loro occhi si furono abituati alla luce soffusa dell’interno del tempio, verde come le fiamme del Fuoco di Palude che dissipavano l’oscurità, videro una figura in fondo alla navata. Un Hylané dalle scaglie nere stava in piedi di fronte all’altare maggiore, privo dello scudo intarsiato e della lancia tipiche del Santo.
Lo strisciante sospetto che opprimeva i sacerdoti mutò in senso di crescente allarme.
L’Alto Adoratore fu il primo a trovare il coraggio di parlare:
“Chi siete, per la Grazia di Varuqutra? E dove si trova l’Eistaan Cha’Hoc?”
“Sono Molhowk, Signore delle Bestie e difensore di questo avamposto. Per fregiarmi del titolo di Eistaan aspettavo proprio voi, vostra eminenza.”
Molhowk afferrò qualcosa dall’altare alle sue spalle, e lo gettò verso il sacerdote, che si ritrasse impaurito. Quando l’Alto adoratore guardò in basso, tra i piedi gli rotolò il cranio di un altro lucertoloide, irto di denti e di spuntoni.
“Vi presento Cha’Hoc della Guardia del Tempio, il sedicente Santo di questo altare. Per lo meno, ciò che gli alligatori hanno lasciato di lui. Non è degno di proteggere i nostri confini chi è incapace di proteggere persino se stesso.”
“Voi siete un eretico! Traditore! Omicida!”
Ad un gesto di Molhowk il raptor che aveva al fianco si mosse fulmineo.
Un balzo, un schiocco di fauci e lo scaglioso predatore pose fine alla vita del venerando scinco prima che questi potesse lanciare un incantesimo o invocare aiuto.
“Io sono il fondatore di questo tempio, ed anche il suo Santo visto che i soldati che lo vigilano mi hanno giurato fedeltà. Voi cosa ne dite, Astronomo?”
Il prelato sopravvissuto, atterrito dalla rapida esecuzione dell’alto adoratore si gettò sul pavimento, prostrandosi e replicando con un fil di voce:
“L-la v-v-vostra p-parola è legge, Eistaan.”
San Molhowk scoprì le zanne in un ghigno compiaciuto: "La vostra fedeltà mi onora, sacerdote."

Frasi celebri: "Il Destino è come un raptor. Cambia di direzione se chi lo guida ha mano salda."
 

Silen

Get a life
SILENE

Nonostante le sue idee e il suo modo di pensare siano unici e rivoluzionari rapportati a quelli tipici della sua specie, non è possibile sperare di comprendere Silene, le sue idee, il suo modo di ragionare, i suoi sogni se non vedendola per quello che è ovvero una fiera figlia della sua razza.Accingendomi a questo compito mi sono trovata di fronte a un abisso: come descrivere altrimenti le mille differenze che ci dividono? Glu umani sono mammiferi sociali la cui unità minima è la famiglia mentre le Arpie sono carnivori solitari, sono ovipare e si riproducono in modo asessuato.

L’evoluzione delle nostre due razze è parimenti divergente: pensiamo ad esempio ad un semplice artefatto come la ruota: oggi crediamo che la sua scoperta sia stata il primo passo verso l’aggregazione delle tribù primitive in una società più grande. Ma che se ne può fare un’Arpia della ruota? Ella è dotata di ali e quindi può spostarsi di grandi distanze con molta più facilità di un uomo su un carro, né esso può essere di utilità alcuna per trasportare merci sulle alture scoscese che le Arpie prediligono come dimora.

E ancora: gli umani, privi di difese naturali hanno avuto fin dai tempi più antichi l’istinto di unirsi in gruppi più ampi e fortemente con una precisa gerarchia in modo da fronteggiare meglio i pericoli, laddove le Arpie, potentemente armate da madre natura, sono cacciatori solitari la cui “società”, se così possiamo chiamarla, è fondata su un fortissimo individualismo e una complessa componente rituale. Ogni volta che Silene parla con qualcuna delle sue sorelle, come lei stessa le definisce, vedo dipanarsi una complessa danza che coinvolge oltre allo scambio di parole rituali, gesti e postura del corpo ben precisi, come se ogni iterazione fra due o più Arpie fosse regolata da un insieme rigido di norme e regole per me incomprensibili ma che Silene e le sue compagne palesemente eseguono con estrema naturalezza.

Queste differenze culturali coinvolgono anche l’atteggiamento verso le altre razze intelligenti. Sono in molti a considerare la razza umana fondamentalmente xenofoba, ma di fronte alle Arpie l’umano più razzista sembra innocuo come un bambino. Di fronte alle Arpie infatti tutti gli esseri viventi che camminano sulla terra sono intrinsecamente inferiori: animali da carne che è perfettamente lecito uccidere e divorare. Prede è la parola che usano nella lingua corrente: neutro e impersonale.

Silene è forse l’unica occasione che mi si presenterà mai di comprendere la loro razza e la loro mentalità e io non intendo lasciarmela sfuggire. Mi sono bastati pochi mesi per comprendere che le Arpie, nonostante la loro ferocia, non sono quei mostri dipinti nelle fiabe per bambini; al tempo stesso devo ammettere di non aver mai incontrato prima una razza così disperatamente diversa da noi.”

Dal diario segreto di Sabrina Glessivig.

Silene nacque dal settimo uovo deposto dall'arpia Shalassa nel suo nido fra le alture di una catena di montagne senza nome nelle desolate terre dell'est. Su queste alture Silene trascorse la sua infanzia immersa in quella sorta di anarchia individualista che sembra essere l'unica organizzazione sociale possibile nelle comunità della sua razza. Possiamo solo immaginare come fosse la sua vita in quegli anni chè nessuno dei coraggiosi che si sia mai inoltrato nelle terre abitate dalle Arpie ha mai fatto ritorno per raccontare ciò che ha visto, ma possiamo supporre che la vita di Silene non fosse molto dissimile da quella di un qualsiasi membro della sua specie.
Il punto di svolta della sua vita fu il primo incontro con le altre razze, le cosiddette prede.

L'occasione fu il passaggio di una carovana nei pressi del territorio di caccia delle Arpie. Silene insieme a un folto gruppo di sue compagne attaccò quell'invitante branco di animali da carne in quella che fra le Arpie è chiamata una caccia condivisa, un rapporto di collaborazione temporaneo volto alla caccia di prede troppo numerose o troppo forti per una singola cacciatrice. L'attacco avvenne al tramonto e nonostante la disperata difesa dei carovanieri si concluse in un massacro.
Durante le ultime fasi della battaglia Silene, vagando per l'accampamento in cerca di eventuali superstiti, raggiunse il fuoco al centro dell'accampamento dove i viandanti stavano arrostendo alcuni grossi pezzi di carne prima dell'attacco. Affamata dopo lo scontro Silene non esitò a divorare il cibo che aveva trovato facendo così la prima conoscenza con la cacciagione cotta alla maniera degli umani.
Insignificante nella sua piccolezza quell'episodio insinuò un'idea nuova nella mente della giovane Arpia. Essendo quella che era, mentre le sue sorelle banchettavano, Silene trascinò il cadavere di un difensore nei pressi del fuoco, lo ravvivò e utilizzò i grossi spiedi per arrostire la sua preda, sia pure goffamente, ne mangiò la carne e la tovò buona.

A quel punto Silene cominciò a chiedersi se ci fosse qualche altra idea delle prede che potesse interessarla.
 

Arminio

Ninja Skilled!
AZOG IL KAPOGUERRA

Nato non si sa quando nella pianura di Kav, Azog Grummar è un parente stretto di molti kapoguerra importanti, primo tra tutti il grande kapoguerra Ondzaga.
Quando era un piccolo oghuz Azog era oggetto di scherno del resto del suo clan e degli altri piccoli oghuz. Infatti al contrario della media del clan Grummar Azog non era di corporatura alta e possente. Rimaneva sempre un grosso oghuz, ma da un Grummar ci si aspettava certamente di più.

Nonostante tutto nel corso degli anni Azog iniziò a guadagnarsi il rispetto degli altri. Memorabile nella memoria di molti rimane il suo tentativo di cavalcare un Toshar portato dal lontano nord come dono. Anche se Azog ci rimise molte costole e un braccio, da allora molti oghuz suoi coetanei lo iniziarono a guardare con occhio diverso.
Infatti la principale caratteristica di Azog non era certo la forza fisica, ma un intelligenza straordinaria e un forte carisma.
Rapidamente riuscì a legare intorno a sè tanti piccoli oghuz, che lo seguivano bramosi di una parte del suo intelletto o del suo potere.

Diventato un giovane vigoroso e forte Azog divenne come tutti i Grummar un guerriero, seguendo i suoi familiari nelle scorrerie attorno a Kav.
Questo fino a quando non crollò il mondo.

Di ritorno da una scorreria giunse al suo villaggio natale. Numeroso picche e pali ornavano l'ingresso, e colonne di fumo grigiastro si intravedevano dal centro del villaggio.
Tutti gli oghuz del villaggio, i genitori e gli zii di Azog così come molti amici erano stati in parte impalati e in parte bruciati in un grande braciere nella piazza.
Azog e i compagni che erano con lui, con le lacrime agli occhi e con urla di dolore piombarono nel villaggio, occupato da una compagnia di umani delle terre libere.
Dopo averli massacrati Azog promise che avrebbe vendicato i suoi cari morti.

Radunato un grosso gruppo di volontari Azog partì per la regione di Madhur, abitata da umani.
Arrivato vide una scena che non aveva mai visto prima.
Centinaia di oghuz incatenati e costretti a marciare verso la città di Al-Ansar, pronti ad essere venduti come schiavi.

Azog si mise alla testa dei suoi, e caricò la colonna, agitando l'ascia e facendo a pezzi ogni umano che capitava.
Liberati i prigionieri si dice che Azog affermò:

"La Vera Causa della sofferenza Oghuz sono gli altri popoli! Popoli che odiano gli oghuz e credono di poterci sterminare!
Ma il vero destino è il dominio della nostra razza! I più forti sopravvivono, e noi oghuz lo siamo."

Acclamato come Kapoguerra dagli altri oghuz, Azog partì, con l'obiettivo di aumentare la sua forza e dare gloria agli oghuz di ogni terra.
 
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