[Visigoti] il Funerale

Nohant

Chosen one
Sotto un'incessante pioggia Behoren avanzava tra le due ali di folla presenti all'interno della capitale del regno di Gotia, Ratiara.
Alle sue spalle l' intera Legio Lupis che marciava battendo i piedi per terra con forza, e producendo un rumore di marcia forzata e di metallo. una volta giunti nella piazza centrale della città, le ali di folla si chiusero, e la legione si mise in prima fila a cerchio attorno al pulpito dal quale il generale stava per andare a parlare.
Il secondo re, Sigismondo era già sul pulpito e attendeva a braccia conserte l'arrivo del generale mentre sciogliendo le braccia iniziava a parlare.


" E' la prima volta che vi parlo in pubblico, popolo. Sicuramente è la prima volta che devo parlarvi per un motivo così doloroso per voi quanto per me."


Lo sguardo verso Behoren sugli scalini, scortato da due Aedle, poi di nuovo sul suo popolo, schierato a ratiara, Sugli scudi della legione, sui vessilli.


"Teodorico il grande è morto. é morto colpito al volto da una spada persiana, Non voglio mentirvi: Non ha sofferto. E' morto sul colpo in battaglia, a fianco dei suoi uomini, come probabilmente aveva sempre desiderato."


Lo sguardo verso il generale goto, e verso di lui è rivolto l'allungo di braccia: lo indica alla folla.


"Ma vi lascio a chi ad Edessa era presente, a chi ha combattuto con Teodorico, a chi ha cose da dirvi. Per me vi è tempo."


Behoren avanza sul palco, guardando l'intera città ai suoi piedi. L'intera legione inizia a battere sugli scudi, incitando il proprio generale. Ora che Teodorico è morto l'altro elemento cardine della legione gotica è su quel palco, e con un nodo in gola sta pensando a cosa dire. I suoi uomini lo amano. Il popolo lo ama.
Sigismondo non poté fare altro che guardare la scena, storcendo il naso.


"Ratiara. Naisso. Scupi. Nicopolis. Dorostrum. Gotia.
Nomi. Nomi. Nomi che noi diamo alle nostre terre, a quello che re Teodorico chiamava Gotia. Solo un Nome. Prati, boschi, Sassi. E' a questo che diamo un nome?"


La domanda riecheggiava nel vuoto della piazza, i soldati borbottavano tra di loro pensando ad una risposta.


"Io non sono nessuno, sono stato un legionario , Poi tenente e infine generale. Ho guidato due battaglie vittoriose, e al fianco del re ho combattuto ad Edessa. Bel nome per una piana calda come l'inferno. Ho combattuto, ho fatto esperienza, Ho guidato ventimila uomini contro Gli Unni, contro Gli ostrogoti, Contro i persiani.
Non avrei mai pensato di vedere Teodorico morire accanto a me colpito da una spada. Mai, ve lo giuro. Mi piange ancora il cuore a pensare ad un amico, perché questo è stato il nostro sovrano per ognuno di noi; un amico.
E lo abbiamo perso. Lontano da casa, in una regione che nulla ha a che fare con noi Goti. Roma lo voleva morto perché li ha traditi, perchè ci ha unito, ci ha reso un popolo unico e più forte, che può competere alla pari con Persia, Impero e Orda.
La sua morte deve quindi essere un esempio per noi di come si ha da concludere una grande vita?"


Seconda domanda rivolta verso il popolo goto, che si guarda ancora più perplesso di prima. i Legionari iniziano a battere sugli scudi e a urlare, loro hanno capito.


"NO. La morte del nostro sovrano è un colpo che duramente assorbiremo, perché uomini grandi e lungimiranti come lui ne nascono pochi. E io vi dico una cosa fratelli Miei. Famiglia Mia. Io, Behoren prendo con il benestare di Sigismondo in consegna la Legio Lupis per addestrarla meglio, per renderla invincibile.
Perché non accada mai più che la Legio non sia in grado di difendere il proprio sovrano che la guida. Perché non accada mai più che i Legionari scappino. ( vengono portati centinaia di uomini in catene. legati al centro della piazza a cerchio.) Se Re Teodorico il Grande è morto è anche colpa mia, é Colpa vostra, è colpa di tutti. Dobbiamo essere migliori di quello che già siamo, dobbiamo essere perfetti. Il Vostro re ed io abbiamo deciso un piano d'azione. Teodorico vi aveva promesso l' Alania, la Gepidia? Noi punteremo a darvele. Punteremo ad unire i goti sotto un'unico vessillo. "


Behoren si appoggia al parapetto, guardando la folla sotto di lui, ancora in religioso silenzio.


Vi Leggo ... quello che ha lasciato scritto:


"Amici miei, uomini e donne di Gotia.
per lunghi anni la nostra è stata una nazione divisa, schiacciata, oppressa dai conquistatori da cui abbiamo cercato di liberarci.
10 anni fa vi ho chiesto tempo, voi siete la mia forza, voi date senso ai miei sogni.
i nostri padri affrontarono un esodo terribile verso la libertà.
E noi, i loro figli siamo il simbolo di quella libertà.

Nel tempo che mi avete concesso io ho ricostruito la nostra nazione e ho riscoperto la nostra forza.
Ho ritrovato il nostro orgoglio. i nostri nemici interni si sono riconvertiti, abbiamo dato loro le ragioni per unirsi alla nostra causa, da OGGI coloro che vogliono dividerci sentiranno la nostra voce. Da oggi saremo una cosa sola, e non saremo mai più ignorati. Popolo Di ratiera, Oggi è Il nostro giorno. il Nostro grande giorno.

Popolo, figli e figlie di gotia. questo è quello che vi avevo promesso, la storia di questi giorni sarà scritta nel sangue. Schiacciando le armate dei nostri nemici, stiamo combattendo per la nostra esistenza. Stiamo combattendo per la nostra terra, E coloro che si porranno di fronte a noi per fermarci subiranno la nostra ira, Che sarà così violenta che persino le loro generazioni future si ricorderanno di Noi e del nostro desiderio di libertà.
Il Nemico può distruggere i nostri corpi, le nostre case, le nostre famiglie, ma non può scalfire il nostro spirito.

Anche adesso ci stiamo preparando, per prendere ciò che è nostro.
Non ci saranno altri giorni in cui i goti saranno oppressi, Non ci saranno altri giorni in cui le tirannie straniere guideranno la nostre mano.
Noi saremo uniti, Noi saremo l'incubo di chiunque si opporrà alla nostra libertà.
Soffriremo uniti, Soffriremo, perché vi prometto Che sangue verrà versato. MA noi saremo il respiro che squarcerà loro i polmoni.
Solo in quel momento capiranno che il regno di Gotia e dei Goti.

per anni abbiamo sopportato intollerabili avversità, condannati a morire per malattia, carestia, segnati e indeboliti..ma tutto questo è passato.
per anni abbiamo sopportato la fame ricostruendo poco a poco la nostra forza, il nostro orgoglio, la nostra nazione, ma tutto ciò è passato.
per tutti questi anni ho goduto del privilegio di guidarvi, Ma sempre guardando avanti, al quel giorno nel quale non ci sarebbe più stato un oppressore a premere sui nostri confini. Da oggi, A domani, e per ogni giorno."








" Noi non avevamo un posto nel mondo quando io sono nato, sapete? Wallia e Teodorico hanno visto lontano. Guardateci. GUARDATEVI PER DIO! GUARDATE LE VOSTRE CASE E I VOSTRI FIGLI! "


L'urlo è perfettamente udibile anche all'altro capo della città. sembra essere uscito dall'anima stessa del generale, che sta caricando la folla.


" NOI ci siamo presi il nostro posto nel mondo con la forza. NOI ci siamo costruiti il nostro futuro, NOI lo renderemo migliore. IO, VOI, LORO, TUTTI. TUTTI i GOTI assieme saranno indomabili, e non come lo sono gli Unni, oh No. Noi saremo così tanto uniti che nessuno potrà separarci. Io vi prometto che già da quest'anno apporterò dei cambiamenti per migliorare l'esercito. Questo è quanto posso fare, oltre che guidarlo sul campo."


Behoren guarda il popolo, guarda Sigismondo e infine lascia il pulpito, con le spalle basse e l'aria triste. Una grande perdita da colmare.
 
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