[Viaggiatori Velcar] Heela'Yim

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Fantacalciaro
1. La partenza del Pellegrino

Giunta al suo quarantacinquesimo anno di età Heela'Yim aveva raggiunto la maturità diventando a tutti gli effetti un Velcar adulto e pronto a prendersi le sue responsabilità all'interno della società. Tuttavia, prima di reclamare il suo posto all'interno dell'equipaggio di una delle tre Bayu della Flotta Velcar, avrebbe dovuto compiere il suo ultimo dovere: il Nafez.

Come tutti Heela'Yim si recò da da suo padre, Kaalnes'Jim, che si premurò di informarla di quale dono avrebbe dovuto riportare al clan dei Yim, il Faqìl [Dono] dunque rimaneva un segreto e avrebbe rappresentato la maggiore occupazione della giovane ricercatrice Velcar. Il momento della partenza per il Nafez rappresentava per Heela, come per la maggior parte dei Velcar, uno dei momenti più gratificanti nella propria vita: il proprio clan affidava al giovane Velcar un caccia leggero, cibo per due mesi e una serie di mappe della galassie per potersi orientare efficacemente. Quindi, tutto ciò che rimaneva dopo la partenza, era un Velcar, il suo Valaam e l'universo intorno a lui. Avrebbe esplorato, fatto esperienze, conosciuto altre razze, forse non sarebbe più tornato, solo la Takì [sorte] può saperlo, ma non si poteva, in ogni caso, esimersi da una tale tradizione benedetta dagli Spiriti degli Anziani e dalla volontà collettiva del popolo Velcar.
 

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2. Il re e la tela

Dopo due mesi di Nafez, Heela'Jim finì le scorte donate dalla Celebi e dovette atterrare in un pianeta alla ricerca di provviste di cibo e carburante. Il pianeta, che nelle mappe di navigazione Velcar in suo possesso era chiamato Vallah, sembrava pero' disabitato e Heela'Jim dovette penare molto prima di trovare qualcosa di commestibile, alcune bacche che, fortunatamente, non si erano rivelate velenose.

La cosa che colpì di più la giovane Velcar, pero', fu che su gran parte della superficie del pianeta c'erano delle strane rovine. Heela'Jim non aveva mai visto un edificio, ne aveva solo sentito parlare e osservato alcune riproduzioni ologafiche, e le grandi torri che si alzavano al cielo in rovina erano qualcosa che le procurarno una strana sensazione di impotenza mista ad ammirazione. Di fronte a quegli edifici che sembravano sfidare la forza di gravità di quel pianeta, Heela'Jim pensò alla decadenza. In Velcar tale concetto era espresso con la parola Jabya, di solito veniva sempre associato al primo periodo in cui i Velcar dovettero cominciare il loro Vay [viaggio] quando la Celebi rischiò la distruzione completa a causa del veloce deterioramento dei materiali di costruzioni delle navi. In questo caso, pero', Heela'Jim pensò più ad una Jabya dal respiro più ampio, quasi storico. Immaginava quelle torri al massimo dello splendore, chissà quale razza le abitava e quali avvenimenti erano accaduti in quel pianeta, eppure ora tutto era ammantato dalla solitudine. Nessuno più solcava quelle terre, forse un attacco nucleare o una pandemia, non si potrà mai sapere; ma, come dice un detto Velcar molto famoso: rabìt inshàl bar gelìk mahdjanak bar issam fu, cushàl bar tayub qawfi bar mansur fu [Dove prima il re eseguiva la sua legge, ora il ragno tesse la sua tela]. Era un chiaro esempio del Laat Navìk, il grande ciclo che sta alla base della jabya di ogni civiltà. Il ciclo che un giorno verrà spezzato riportando la Tasya [Pace] su tutto l'universo.

Heela'Jim rimase in quel pianeta per una settimana, come a voler assaporare per un attimo il suolo di un pianeta, l'alternarsi del giorno e della notte e l'effetto degli eventi atmosferici su di lei. Per un attimo aveva anche pensato di togliersi il Valaam ma ciò avrebbe dovuto dire disobbedire ad una legge della Mu'hali benedetta dagli Il'ha e Heela'Jim aveva il massimo rispetto per le proprie tradizioni. Inoltre dubitava che il suo corpo avrebbe potuto resistere a quel pianeta, l'idea gli passò dalla mente dopo pochi giorni e per il restante tempo ispezionò il pianeta trovando molti altri resti di questa civiltà perduta. Appurato che trovare carburante era diventata la sua personalissima chimera, decise di abbandonare quel pianeta. Mentre il caccia leggero della Vayyal Velcar si allontanava nello spazio, Heela'Jim non potè che portare con sè un moto di malinconia, Vallah era stato il primo pianeta su cui avesse mai avuto la possibilità di mettere piede e, di questa esperienza, certo la giovane viaggiatrice non se ne sarebbe mai scordata.
 
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