Unire le forze

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Dopo la conquista del territorio, l'armonizzazione fra i culti e infine l'intrattenimento con il Blood Bowl, nelle terre di Kor'Voth sembrava respirarsi una speranzosa aria di pace; anche se conquistatori, gli Gnoll avevano pian piano cercato di trovare una dimensione comune con i loro riluttanti coabitanti nanici, invece di schiacciarli sfruttandoli come schiavi e lavoratori. Troppo abituati a dover scendere a compromessi e a convincersi fra loro stessi alla collaborazione, applicare la stessa politica a un popolo conquistato era stato praticamente ordinario; dopo il primo periodo di assestamento, un nano nelle terre del Branco godeva di tutti i diritti a cui poteva accedere uno gnoll... O quasi.
Muldrun Goo, insieme a Ga'Ader Mulandze, percorreva le strade di pietra di Khazad costeggiate dalle imponenti ed austere costruzioni naniche - ora tappezzate a più riprese da tendaggi colorati, ornamenti di caccia come teschi di selvaggina o predatori e parecchie impalcature di legname erette alla bell'e meglio laddove fosse necessario più spazio. Decisamente l'architettura gnoll aveva dei passi avanti da fare per colmare l'abisso rispetto quello che li circondava, ma c'era tempo per far collimare le due culture completamente.
« No. Nun c'avemo pposto, v'o ho giá detto. Annatevene. »
Su certe cose però erano giá fin troppo connesse, complice la tendenza gnoll ad assorbire con facilitá ideologie straniere con cui si esponevano a lungo. Nello specifico, un gruppo di pelleverde in viaggio verso chissàdove stava cercando di avere alloggio in una locanda, ma il locandiere, uno gnoll grande e grosso più di loro e dal pelo macchiettato grigio, non voleva saperne di muoversi dall'uscio - somigliando più a un buttafuori che a un oste.
« Ma riesco a vedere da qua i tavoli vuoti. » - L'orco più vicino inclinò un poco la testa guardando a lato del burbero gnoll, notando all'interno commensali certo insufficienti a riempire tutto il locale.
« Semo pieni 'o stesso. »
« T'nimm e sord!!!! » - Un goblin, che faceva parte del gruppetto insieme a un paio d'altri conspecifici, prese a imprecare. - « Nuj t'nimm e sord, abbiamo i soldi, e abbiamo fame! E sonno! E' la quinta locanda che ci caccia via questa senza motivo! Fateci entrare! »
« Fregancazzo che c'avete i sordi. Portateveli artrove. » - Lo gnoll si voltò, facendo per rientrare con un'ultima occhiataccia. - « Sparite, qua a Khazad pe' i guerafondai musi verdi 'un c'è posto. »
« Ma pelleverde e gnoll non hanno nemmeno mai- »
« OH! N'CE SENTI?! » - Lo gnoll, pelo rizzato e zanne bene in vista, si voltò inferocito. - « E V A P O R A T E! »
Il gruppetto, che probabilmente preferiva dormire sotto i ponti che non farsi tirare qualcosa da un locandiere incazzato, si dileguò in fretta e furia sotto la pioggerellina di quel momento. La porta dell'osteria venne sbattuta di schianto, poi dall'interno si animarono cori di fragorose risate.
« Da quant'è così? » - chiese Muldrun al compare, incuriosito dall'alterco.
« Da 'n pezzo. Se vede che 'sta storia der governo te sta a pija' troppo, da quanto 'n esci a fatte 'n giro? »
« Eh... parecchio. » - Lo gnoll dalla cresta biondo-rossiccia si grattò il mento, mentre tutti e due continuavano a camminare bardati nei loro mantelli, sotto la pioggia. - « Davero, pperché tutta st'ostilità? Nun vorei che i rappporti ne risentissero. »
« Beh, nani e ppelleverde nun se so' mai visti popo bene fra de loro, 'o sai no? Sta cosa s'è atteccata e adesso i pelleverde che passano da noi... nun sa'a passano bene. »
« Glie menano? »
« Nessuno ha 'niziato a perseguì nessuno o t'aavremmo detto, ma com'hai visto l'intenzione 'n è che manchi. » - Lo gnoll più snello, dalla cresta bruna, scrollò le spalle. - « Ma tanto n'è che ci sia nulla da perde. Niente sordi, niente diplomazia! Chi l'ha ma' visti li pelleverde a ccorte! » - Rise. - « Tanto se menano fra dde loro... N'è che ce stiano a bbadà a noi. » - Lanciò un'occhiata a Muldrun. - « Nte ricorda gnente? »
« Sì, sì, 'o so, comme facevamo tra dde noi. Mme ricordo l'antifona. » - Oramai il grande portone della roccaforte del governo era in vista; già alcune guardie si erano accorte del ritorno del Condottiero e si rimettevano in riga da una condotta forse un po' lassa. - « Me dispiace però, ad avecce rapporti più forti c'avremmo 'n lato coperto pe bbene, Ogrimmar sta lì ppiazzata... »
Ga'ader sorrise.
« Tranquillo pe quello, che ora ne parlamo. »
« Che stai a dì? »
« Vedrai vedrai. » - Lo gnoll un po' più basso e snello, tirando indietro il cappuccio del mantello ora che entrava nel grande atrio di pietra, rimase sulle sue, ammiccando fra sé.

Quella sera Ga'ader aveva chiesto all'improvviso a Muldrun di presenziare in una veste più informale ad un piccolo incontro: la cosa avrebbe avuto luogo non nella sala del trono o nella cosiddetta Sala del Comando - in parole povere lì dove il Condottiero svolgeva tutti i suoi affari - bensì in una più anonima ed appartata sala interna, nella quale si sarebbe svolto un piccolo banchetto privato. Entrando, Muldrun notò l'assenza di fronzoli ed abbellimenti particolari, così come anche la presenza quasi inesistente di servitù, ridotta al minimo che bastasse per servire - contò qualche secondo - sei persone. Tutto gli suggeriva che il bruno avesse avuto cura di mantenere una minima segretezza su quello che stava accadendo, e non sapere di cosa si sarebbe parlato nello specifico faceva solo aumentare i suoi sospetti.

Gli ospiti entrarono pochi minuti dopo il Condottiero: quattro nani tarchiati ognuno con la propria dose di cicatrici e ammaccature derivate dalla guerra. Quello che sembrava il capo della combriccola si chiamava Gilbor Pelledura, aveva la barba nera, occhi di ghiaccio e pure essendo un po' più basso degli altri era più tarchiato e dal cipiglio tranquillo - nettamente diverso rispetto ai suoi compari che ogni tanto lanciavano occhiate caute agli gnoll attorno a loro, al cibo, finanche alle porte per controllare che non succedesse nulla di strano. Il piccolo banchetto procedeva con calma, anche se aleggiava ancora nell'aria l'interrogativo su cosa veramente fossero venuti a discutere i nani.
« E Khuzgun? Che ddice 'a vostra ggente? »
« Esentarli dalle tasse era il minimo, anche se non si aspettavano neanche quello. Sapete anche voi che la resistenza è stata eroica, ma un tale sforzo per diversi anni chiede un prezzo alto alla popolazione. » - Rispose Gilbor. - « Tutto sommato la stanno prendendo bene. I danni vengono riparati, gli idoli a Wotan sono ancora in piedi, i campi tornano a fiorire senza l'assedio. Non ci sono nemmeno gnoll, ancora. »
« Si fa ancora finta di essere indipendenti. » - Borbottò un altro nano, Thalgrin Grugnotorvo. Gilbor, da sotto il tavolo, gli diede un calcio negli stinchi e il primo iniziò a tossire perché gli era andato di traverso il boccone; il capo per il resto non si scompose, bevendo con calma la propria birra. Muldrun non disse niente, studiandolo; era troppo serafico per i suoi gusti.
« Siamo ancora vivi, ci pagate per fare il lavoro che preferiamo, non ci riducete neanche in schiavitù. » - Gilbor sorrise, facendo increspare tutte le rughette del viso in un'espressione bonaria. - « Una bella vita tutto sommato. »
« Ariva ar punto e smetti de fa' faccette. » - Muldrun gli rispose di punto in bianco, facendo schioccare rumorosamente l'osso che stava sgranocchiando fra le possenti mascelle. - « Nun serve famme 'r quadro e 'e moine pe' convinceme. Che volete davero? »
Il sorriso del nano si rabbuiò quel tanto necessario da farlo apparire più deciso che amichevole. Dopo l'ultimo boccone di arrosto piantò il coltello nel tavolo ed incrociò le braccia al petto, squadrando Muldrun seduto dalla parte opposta di capotavola. - « Anche se provate a esserci simpatici sarete sempre i conquistatori. Ci è stato strappato tutto e non esiste più la nostra bandiera. E' solo questione di tempo prima che qualcuno inizi a pensare di chiedere di poter migrare verso le terre di Nagrond, e probabilmente non lo fanno solo perché sono ancora attaccati a questa terra nonostante tutto. »
Muldrun rimase in silenzio, e per la prima volta in quel banchetto Ga'Ader sembrò a disagio per le parole proferite dal nano. I nani si guardarono fra di loro con sguardi d'intesa - sapevano tutti che quello era il culmine della discussione, e il motivo per cui erano lì; e tutti erano poco contenti di trovarsi sotto il giogo di una popolazione straniera.
Ga'Ader stava per intervenire, quando Muldrun parlò.
« Quer che dici nun me stupisce. Ar posto vostro, i Gnoll avrebbbero fatto 'n casino tanto fin aa fine dei tempi e ce sarebbe stato da menà ammorte. Questo n confronto è roseo - è ggiustificabbile. » - Poggiò i gomiti sul tavolo, facendosi un po' più avanti per ascoltare con più attenzione. - « E 'mmagino tu abbbia quarcosa da dire 'n merito aa faccenda. Ma... » - Lo sguardo del grande gnoll si incupì. - « Stai morto attento. 'Un sei ner posto migliore per fa' mminacce. »
Cosa poteva essere se non un ricatto, dopotutto? Al contrario delle aspettative, però, il nano bruno rise di gusto. - « No, nossignore! Niente minacce. Su... Non faccia il muso lungo. »
Ammiccò, mentre Muldrun rimaneva sorpreso qualche secondo. Ga'Ader stava educatamente ridacchiando sotto i baffi, ma un calcio negli stinchi a sua volta lo fece ricomporre.
« Se volete il rispetto dei nani, dovete trattarli come dei pari. Come fossero vostri fratelli. E questo non vuol dire solo farci lavorare, mangiare e vivere. » - Lo sguardo glaciale di Gilbor era deciso, ispirato. - « Vuol dire avere a cuore anche quel che noi vogliamo. Combattere le nostre battaglie e far sì che noi possiamo dire la nostra. Non da semplici sudditi, ma da parti complici in un grande stato. »
Ga'Ader guardava il Condottiero con aria speranzosa; non gli aveva detto la sua visione della faccenda, ma non ci voleva un genio a Muldrun per capire che la cosa fosse già stata discussa e sviscerata dal diplomatico generale con i nani prima di presentargliela.
« Chiedi quarcosa de popo pesante. »
« Lo so. »
« E saprai pure che artri potrebbero non vede' de buon occhio 'na mossa simile. »
« Tanto vale tentare. Altrimenti, cosa succederà lo sapete già. »
Muldrun riaprì gli occhi, guardando il nano: non era un'ipotesi quella che aveva appena enunciato - era paragonabile a una velata minaccia di guerra. Ma di guerre interne Muldrun ne aveva già abbastanza.
« PORTATE ARTRA BBIRA! E riempite li bboccali. » - Tuonò lo gnoll, e al suo richiamo subito accorsero lesti servitori dal manto macchiato per obbedire. Si rivolse poi a Gilbor. - « Voi quattro rimarrete a corte. Probbabbile che me serva un po' il vostro aiuto pe' stilà bene cosa scrive. »
L'accordo venne suggellato dal tintinnare sonante dei boccali.

Pochi giorni dopo, un proclama reale vergato dal Condottiero e controfirmato da Gilbor stesso, ex-comandante delle truppe della Giunta di Ferro, iniziava a circolare nel territorio del Branco: per sugellare l'alleanza fra i due popoli i nani ora potevano arruolarsi nell'esercito e godevano di tutti i diritti che avevano gli stessi Gnoll - per avanzare insieme come un'unica forza.


1) Non ho idea di come parlino gli orchi, quindi ho preferito evitare cagate e farli parlare normalmente. I goblin invece mi risulta parlassero napoletano quindi ho chiesto un piccolo aiuto per caratterizzare.

2) grazie a last per il nome di Gilbor, che io a creare nomi sono ancora una sega.

3)
Se facessi un GDR per reclutare i nani, dovrei usare per forza anche i PA oppure no? Per sapere, che son già al limite ormai questo turno!
Tranquilla, i gdr in sè sono gratuiti XD
Cito che sia mai ci sono cambi di idea sulla cosa, io avevo chiesto prima...

4) wow ho fatto un gdr da sola questo parto è finito
 
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