GDR Una storia triste

giobia86

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Melanto era una ragazza giovane, capelli neri da cui prendeva il nome, fisico esile ma ben fatto, e quello sgardo di chi ne aveva viste o vissute troppe.
Era a Olimpia e vedava le civette affollarsi attorno al palco su cui si stava esibendo suo cugino, vide l'altro tizio, bello, muscoloso, e vide lei, la vide muoversi sul palco e rimare, vide suo marito tra la folla, vide la luna e le civette, e se ne andò.
Aveva già visto scene simili altre volte, morti che non sapevano ancora di esserlo, comportarsi come se la loro vita dovesse durare in eterno quando stava per essere spezzata, Melanto notava questo nel mondo che la circondava, un lascito di sua madre Melpomene, ma ne aveva viste abbastanza in quei giorni, dopo migliaia di vite stroncate in mare in pasto agli immondi, dopo le migliaia di volti tra le fiamme della guerra e la preparazione di ancora più grandi tragedie lei era stanca.
Entrò in una taverna
"Il solito?"
Chiese il taverniere
"si non diluirlo"
Rispose lei
"il vino non diluito è velenoso potresti rimanerci"
"muoriamo tutti un po ogni giorno"
Disse Melanto sedendosi
"E tu aedo! suonala, suonala ancora una volta per me"
L'aedo si mise a suonare le note tristi della canzone, era l'ultimo giorno per lei ad Olimpia, domani avrebbe preso una nave per trovare finalmente una casa, la sacerdotessa si avvicinò in quel momento
"hai deciso?"
Le chiese
"Un posto vale l'altro, non smetteranno di certo di ammazzare o tradire per me"
"ma i tuoi cugini ti vogliono bene e si prenderanno cura di te"
Melanto si voltò a guardarla, gli occhi neri vuoti e spenti circondati da occhiaie
"Francamente...Me ne infischio"
dopodichè lanciò una moneta all'aedo
"suonala...suonala ancora"
e riprese a bere
 
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