[UDRA] One Africa

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Uomo del Popolo
One Africa è una rivista bimestrale di politica estera, soprattutto, ma non soltanto, africana. Gli ideali a cui si ispira in molti suoi articoli sono quelli del pan-africanismo e della cooperazione fra i paesi africani.
 

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Uomo del Popolo
2025

Quest'ultimo decennio è stato talvolta definito "la decade delle grandi federazioni". In soli dieci anni abbiamo assistito alla formazione dell'UDRA, della FRB, del Benelux, della RUA (poi naufragata), degli SUM e più di recente del Senegambia, più l'incorporazione di Tmor Leste nel Commonwealth Australiano e la formazione di diverse entità sovranazionali di stretta cooperazione. Sicuramente, si tratta di un passo avanti nel processo di internazionalizzazione che ha avuto inizio subito dopo la Guerra Fredda; per l'Africa, la fine definitiva della sudditanza verso le due superpotenze del dopoguerra ha significato notevoli miglioramenti su tutti i campi: democratizzazione, maggiori servizi, ripresa economica, opere pubbliche, istruzione, sanità ed in generale miglioramento della qualità della vita. Miglioramento che purtroppo non è uniforme: se da una parte gli stati della costa del Golfo del Benin e dell'Africa anglofona sudorientale registrano una crescita a doppia cifra percentuale del GDP, dall'altro alcuni paesi sahariani e saheliani faticano a riprendersi da decenni di malgoverno, conflitti interni e profonda instabilità politica. Anche qui, abbiamo margini di miglioramento e di peggioramento: il Chad ha mostrato negli ultimi tre anni fortissimi segni di ripresa sia in termini economici che politici, mentre (grazie all'intervento di una coalizione guidata dal Kenya) anche la guerra civile somala sembra ad un punto di svolta. Dal lato opposto il Sudan è piombato in piena guerra civile, e sembra ormai svanita l'ipotesi di un futuro per il Sudan unito. E' un grosso passo indietro per il pan-africanismo e l'internazionalismo, purtroppo dettato da condizioni ormai da anni insostenibili per le minoranze etniche sudanesi, condizioni esasperate dal totale rifiuto al dialogo ed al compromesso del governo di Khartoum.

L'ondata dell'internazionalismo ha colpito anche l'Europa. Se per decenni si è parlato a vuoto di federalismo europeo ed unione politica, oggi abbiamo l'esempio lampante che un'Europa unita non solo può funzionare, ma risulta più potente della somma delle sue parti. Questo esempio è dato dagli Stati Uniti del Mediterraneo, una federazione comprendente gli stati di Italia, Francia, Spagna, Andorra, Malta ed Albania. Proprio l'esempio di quest'ultima dimostra come il modello federalista possa giovare grandemente a stati con difficoltà economiche e politiche, con sacrifici relativamente piccoli da parte della federazione come insieme, sacrifici spesso ulteriormente sminuiti dai vantaggi che tale unione comporta. Per rimanere più vicino a casa basta vedere l'esempio del Sahara Occidentale, trasformato da una regione povera e carente di infrastrutture ad uno dei più importanti poli commerciali dell'UDRA.
L'esempio degli SUM non ha purtroppo convinto il Regno Unito, che ha dichiarato l'uscita dall'Unione Europea, probabilmente per dedicarsi maggiormente al Commonwealth delle Nazioni, un gruppo terribilmente trascurato durante il mandato dell'ultimo governo, al punto da indurre l'uscita di Nigeria e Camerun.
Un caso a parte è il Benelux, dove la cooperazione fra le tre nazioni ha profonde radici storiche. In questo caso la confederazione era semplicemente inevitabile.

L'est europeo degli ultimi dieci anni è stato teatro di eventi movimentati. La guerra civile russa sembra ormai finita, dopo ben due cambi di parte ed un enorme imbarazzo per l'occidente per aver sostenuto, diplomaticamente e militarmente, la fazione dei Repubblicani prima e l'Unione Russa dopo, rivelatosi in breve tempo peggiore del suo predecessore. Ci si augura che questo evento induca per il futuro una maggiore cautela e lungimiranza nei paesi occidentali; già guardando alla situazione indiana si nota una migliore gestione della situazione. In tutto questo la Russia è rimasta pericolosamente indietro rispetto al resto dell'occidente, anche se i tempi recenti punterebbero ad una prossima ripresa.
Dall'altro lato dell'est europeo abbiamo un'altra nuova federazione, reminescente della Yugoslavia: la Federazione delle Repubbliche Balcaniche. Inizialmente fondata dalla riunione di Serbia e Montenegro, ha poi visto l'entrata della macedonia e, col recente smembramento della Bosnia-Erzegovina, della Repubblica Serba di Bosnia (Republika Srpska). La rimanente parte della B.E. ha scelto l'unione con la Repubblica Croata, formando la Federazione di Croazia e Bosnia.
La FRB ha cominciato con una sfida impegnativa che ha rischiato di sfociare in guerra aperta con gli SUM: il Kosovo. La vicenda si è risolta con lo scongiuramento della guerra, ma la popolazione albanese del Kosovo è stata a tutti gli effetti espulsa dalla FRB. Cacciati dalla loro terra, i rifugiati hanno trovato asilo presso l'Albania, ora parte integrante degli SUM, dove il governo si è adoperato, ed ancora si adopera, per offrire loro condizioni di vita decenti.
Aria di riunificazione c'è anche in Romania e Moldavia: nel nome dell'unificazione del popolo rumeno potrebbe venire finalmente risolta la questione della Transnistria, un governo secessionista che reclama il territorio moldavo ad est del fiume Dnestr, territorio abitato da una maggioranza russa ed ucraina. Ancora è incerto se Tiraspolo chiederà un'unione con la Russia, con l'Ucraina oppure l'autonomia all'interno di una Romania unificata.


(continua)
 
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