Guy_Montag
Chosen one
La Persia resiste
Prologo:
Dopo anni di guerra, l'Emirato di Persia versava in una situazione difficile, non già per le provincie occupate dal nemico, che inflisse comunque un duro colpo alla produttività della Nazione, quanto per la scarsità di reclute, viste le ingenti perdite subite. Tuttavia i persiani non disperarono ed organizzarono la resistenza nelle piazzaforti di Esfahan e Babolsar, mentre le truppe timuridi riuscivano a conquistare senza perdite le provincie di Chah Bahar e Bandar Abbas.
La battaglia di Babolsar:
Le due armate timuridi, reduci dalla conquista di due provincie, si separarono a Bandar Abbas; una continuò la marcia verso nord, per occupare Birjand, mentre l'altra si mosse verso ovest, per schiacciare la resistenza persiana a Babolsar. In questa provincia, tuttavia, si era raccolto il grosso dell'esercito persiano che, seppure non a ranghi completi, rappresentava comunque una minaccia temibile, data la loro superiorità tecnologica. I Timuridi, seppur meravigliati dal numero dei nemici, non si persero d'animo, facendo tuonare le proprie batterie sulla fanteria nemica. A queste salve risposero presto i persiani, consentendo, in questo modo, alla fanteria di avanzare spedita verso il nemico, che inviò la cavalleria ad intercettarli. Questa riuscì ad arrestare l'avanzata dei difensori, infliggendogli gravi perdite, finché la cavalleria persiana non si abbattè contro le fila dei fanti timuridi, in lenta avanzata verso il fronte nemico, a supporto della cavalleria. I cavalieri timuridi quindi vennero costretti a sganciarsi per affrontare la cavalleria nemica, mentre i fanti persiani raggiungevano le prime linee del nemico. Lo scontro, violentissimo, risultò incerto fino a quando i cavalieri persiani riuscirono a mettere in rotta, seppur a carissimo prezzo, la cavalleria del nemico, per riversarsi contro la fanteria dell'invasore. Stretti tra due fuochi, i fanti timuridi riuscirono a resistere egregiamente, finché la pressione, la stanchezza e le grosse perdite inflitte al nemico non consigliarono al comandante di suonare la ritirata verso oriente, che si svolse in tutta tranquillità, infatti il comandante persiano ritenne poco saggio rischiare le proprie, poche, truppe, per inseguire un nemico ancora ben organizzato.
Epilogo:
Vittoria sofferta delle forze persiane che lasciano sul campo 6768 fanti, 2058 cavalieri e 376 cannoni; i Timuridi perdono 2130 fanti, 195 cavalieri e 639 cannoni.
La battaglia di Esfahan:
Dopo aver costituito un potente esercito, il Califfo inviò le proprie truppe contro la capitale persiana, senza, tuttavia, dotarle di un comandante. Le forze si mossero quindi in maniera disorganizzata attraverso le montagne della provincia, subendo notevoli perdite a causa delle azioni del nemico che, anche se ridotto allo stremo, conservava intatta il coraggio e la volontà di combattere. La battaglia campale, a lungo cercata dalle truppe del Califfo, ed altrettanto a lungo abilmente evitata dalle forze persiane, avvenne sotto le mura della città di Esfahan. A dare il via allo scontro furono le batterie persiane che, grazie all'elevato livello tecnologico, riuscirono in breve tempo ad aprire numerose falle nello schieramento nemico che, tuttavia, cominciò ad avanzare compatto, contando sulla grossissima superiorità numerica. Tuttavia le truppe del Califfo arrivarono stremate allo scontro con il nemico, a causa della guerriglia precedente e dalle cannonate ricevute, e furono quindi respinte, con minime perdite, dai difensori. A questo punto i vari comandanti di reggimento gridarono ordini contrastanti, alcuni di ritirata ed altri di carica, che non fecero altro che aumentare la confusione nel già disorganizzato esercito mussulmano. Vista la situazione, il generale persiano ordinò ai suoi di caricare, riuscendo in breve tempo a scardinare le fila del nemico, guadagnandosi tuttavia una ferita che,infettatasi lo portò a morire di setticemia pochi giorni dopo. Quest'azione, comunque, decise le sorti della battaglia, infatti questa volta, visto lo schianto delle proprie linee, i comandanti del Califfo ordinarono la ritirata all'unanimità.
Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe persiane, che perdono 284 fanti, 223 cavalieri e 142 cannoni, nonché il loro generale Alwand Maqsud; le forze del Califfo lasciano sul campo 4557 fanti e 1442 cavalieri, mentre le truppe egiziane perdono 735 fanti.
Prologo:
Dopo anni di guerra, l'Emirato di Persia versava in una situazione difficile, non già per le provincie occupate dal nemico, che inflisse comunque un duro colpo alla produttività della Nazione, quanto per la scarsità di reclute, viste le ingenti perdite subite. Tuttavia i persiani non disperarono ed organizzarono la resistenza nelle piazzaforti di Esfahan e Babolsar, mentre le truppe timuridi riuscivano a conquistare senza perdite le provincie di Chah Bahar e Bandar Abbas.
La battaglia di Babolsar:
Le due armate timuridi, reduci dalla conquista di due provincie, si separarono a Bandar Abbas; una continuò la marcia verso nord, per occupare Birjand, mentre l'altra si mosse verso ovest, per schiacciare la resistenza persiana a Babolsar. In questa provincia, tuttavia, si era raccolto il grosso dell'esercito persiano che, seppure non a ranghi completi, rappresentava comunque una minaccia temibile, data la loro superiorità tecnologica. I Timuridi, seppur meravigliati dal numero dei nemici, non si persero d'animo, facendo tuonare le proprie batterie sulla fanteria nemica. A queste salve risposero presto i persiani, consentendo, in questo modo, alla fanteria di avanzare spedita verso il nemico, che inviò la cavalleria ad intercettarli. Questa riuscì ad arrestare l'avanzata dei difensori, infliggendogli gravi perdite, finché la cavalleria persiana non si abbattè contro le fila dei fanti timuridi, in lenta avanzata verso il fronte nemico, a supporto della cavalleria. I cavalieri timuridi quindi vennero costretti a sganciarsi per affrontare la cavalleria nemica, mentre i fanti persiani raggiungevano le prime linee del nemico. Lo scontro, violentissimo, risultò incerto fino a quando i cavalieri persiani riuscirono a mettere in rotta, seppur a carissimo prezzo, la cavalleria del nemico, per riversarsi contro la fanteria dell'invasore. Stretti tra due fuochi, i fanti timuridi riuscirono a resistere egregiamente, finché la pressione, la stanchezza e le grosse perdite inflitte al nemico non consigliarono al comandante di suonare la ritirata verso oriente, che si svolse in tutta tranquillità, infatti il comandante persiano ritenne poco saggio rischiare le proprie, poche, truppe, per inseguire un nemico ancora ben organizzato.
Epilogo:
Vittoria sofferta delle forze persiane che lasciano sul campo 6768 fanti, 2058 cavalieri e 376 cannoni; i Timuridi perdono 2130 fanti, 195 cavalieri e 639 cannoni.
La battaglia di Esfahan:
Dopo aver costituito un potente esercito, il Califfo inviò le proprie truppe contro la capitale persiana, senza, tuttavia, dotarle di un comandante. Le forze si mossero quindi in maniera disorganizzata attraverso le montagne della provincia, subendo notevoli perdite a causa delle azioni del nemico che, anche se ridotto allo stremo, conservava intatta il coraggio e la volontà di combattere. La battaglia campale, a lungo cercata dalle truppe del Califfo, ed altrettanto a lungo abilmente evitata dalle forze persiane, avvenne sotto le mura della città di Esfahan. A dare il via allo scontro furono le batterie persiane che, grazie all'elevato livello tecnologico, riuscirono in breve tempo ad aprire numerose falle nello schieramento nemico che, tuttavia, cominciò ad avanzare compatto, contando sulla grossissima superiorità numerica. Tuttavia le truppe del Califfo arrivarono stremate allo scontro con il nemico, a causa della guerriglia precedente e dalle cannonate ricevute, e furono quindi respinte, con minime perdite, dai difensori. A questo punto i vari comandanti di reggimento gridarono ordini contrastanti, alcuni di ritirata ed altri di carica, che non fecero altro che aumentare la confusione nel già disorganizzato esercito mussulmano. Vista la situazione, il generale persiano ordinò ai suoi di caricare, riuscendo in breve tempo a scardinare le fila del nemico, guadagnandosi tuttavia una ferita che,infettatasi lo portò a morire di setticemia pochi giorni dopo. Quest'azione, comunque, decise le sorti della battaglia, infatti questa volta, visto lo schianto delle proprie linee, i comandanti del Califfo ordinarono la ritirata all'unanimità.
Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe persiane, che perdono 284 fanti, 223 cavalieri e 142 cannoni, nonché il loro generale Alwand Maqsud; le forze del Califfo lasciano sul campo 4557 fanti e 1442 cavalieri, mentre le truppe egiziane perdono 735 fanti.