[turno 16] battaglie

Guy_Montag

Chosen one
La fine del Regno d'Italia


Prologo:
Dopo aver bloccato l'avanzata austriaca, la Lega italica continuò l'offensiva contro il Regno d'Italia, aiutata anche da numerose ribellioni nelle provincie di Genova, Torino e Corsica. Tuttavia anche Vienna, sistemata la questione boema, si riscosse.

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L'assedio di Torino:
Dopo 6 mesi di assedio la piazzaforte di Torino cadde in mano milanese, grazie al sacrificio di 3411 fanti.

La battaglia di Genova:
Dopo aver sbaragliato una ribellione della popolazione locale, le truppe del Regno d'Italia furono investite da una manovra congiunta delle forze romano-pescaresi da est e di quelle veneziano-milanesi, reduci dalla conquista di Torino, da nord. Il morale delle truppe del Regno, vista l'andamento della guerra, era abbastanza basso, contrariamente a quello del nemico, reduce da molte vittorie. La battaglia vide subito una carica delle truppe della Lega Italica, incuranti del fuoco dell'artiglieria del Regno che, nonostante riuscì ad infliggere molte perdite, non fu in grado di fermare l'ondata nemica, che si abbatté con estrema violenza sulla prima linea. Questa riuscì a tenere per un pò la linea ma, alla fine, e nonostante una carica della cavalleria reale, fu sopraffatta dal numero e dal coraggio delle truppe italiche, che cominciarono a dilagare nello schieramento nemico. La cavalleria, che non era riuscita a scompaginare le linee italiche venne anch'essa attaccata dai fanti. Abbandonata dalla cavalleria, fuggita fortunosamente dal campo di battaglia, la fanteria resisté con coraggio ed onore, prima di cedere il passo alle superiori truppe italiche.

Epilogo:
Vittoria netta delle forze italiche che perdono 7007 fanti; le forze del Regno d'Italia vengono annientate.

La battaglia di Venezia:
Avendo ben sperimentato la difficoltà di un'invasione via Trento, a causa del terreno sfavorevole, le truppe viennesi scelsero di attraversare Aquileia ed attaccare Venezia, proprio mentre le truppe della Lega davano il colpo di grazia al Regno d'Italia. Non trovando nessun avversario, le truppe austro-slave cominciarono ad assediare la provincia. Tuttavia, dopo pochi mesi, le truppe della Lega erano di ritorno dalla vittoria di Genova e, rinforzate da alcuni contingenti di Bologna e Ferrara, decisero di avanzare per liberare Venezia. Le truppe austriache furono colte di sorpresa, non aspettandosi una controffensiva così in grande stile, ma seppero ben presto rinsaldare le fila per aspettare l'attacco, che venne ben presto portato dai fanti italici che, sotto il fuoco nemico, si portarono ben presto a contatto con i fanti austriaci. A questo punto, il comandante austro-slavo Lev Mini ordinò una carica generale della cavalleria sui lati dello schieramento nemico, sprovvisto di cavalieri. L'impatto delle forze austro-slave fu impressionante ma gli italici riuscirono a mantenere salda la posizione, respingendo, con molta fatica e molto sangue la carica nemica, mentre, con lo stesso ardore, riuscivano a sfondare le linee della fanteria nemica, non riuscendo tuttavia a penetrare in profondità. A questo punto, viste le grosse perdite e l'incertezza del combattimento, gli austro-slavi sgombrarono il campo, ritirandosi nella vicina Aquileia.


Epilogo:
Vittoria sofferta per le forze italiche che lasciano sul campo 4794 fanti; le forze della triplice monarchia perdono 2274 fanti e 733 cavalieri.
 

Guy_Montag

Chosen one
Ancora guerra nel Magreb

Prologo:
Dopo lo stallo degli anni precedenti, l'offensiva egiziana riprese contro Fez; un'armata mista iberico-egiziana fu inviata lungo la costa, riuscendo a catturare molte provincie, l'altra continuò ad avanzare attraverso l'Atlante, riuscendo a conquistare Setif, prima di incontrare una resistenza ben organizzata a Blida. Nel frattempo un contingente spagnolo, dopo aver conquistato la neutrale Bathurst, mosse verso Dakar, venendo intercettato dalle forze del Sultano. Oltre a questo, l'armata del Sultano di Fez, stazionata nelle canarie riuscì, con un abile colpo di mano, a riconquistare Lanzarote.

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La battaglia di Blida:
Dopo aver martellato per anni con artiglieria e raid la provincia di Setif le truppe egiziane la occuparono, non trovandoci nessuna resistenza. Questa tuttavia venne trovata nella montagnosa Blida. L'iniziativa venne presa dagli egiziani, nonostante la stanchezza accumulata, che fecero tuonare l'artiglieria ed avanzare i fanti, ben protetti dai cannoni, per arrivare a distanza di tiro dalle truppe nemiche. Queste tuttevia reagirono con una carica della cavalleria che, sebbene intercettata dai cavalieri egiziani, riuscì a venire a contatto con i fanti, che dovettero quindi cambiare tattica per far fronte alla nuova minaccia. In quel momento anche i fanti di Fez caricarono, arrivando ben presto a contatto con la fanteria nemica, mentre una parte della cavalleria del Sultano era impegnata a disperdere la cavalleria nemica. Lo scontro tra i due opposti schieramenti fu duro, ma gli egiziani riuscirono a resistere all'impatto dei fanti avversari, anche se il fianco cominciava a cedere contro i cavalieri nemici. Questi, infine, riuscirono a sfondare ed il generale egiziano, conscio del pericolo, preferì sguarnire le seconde linee dei fanti per sostenere il fianco. Questa tattica, tuttavia, non pagò, in quanto i soldati di Fez riuscirono a sfondare la prima linea, seppur congravi perdite, ed a dilagare nello schieramento avversario. Visto il successo nemico, gli egiziani, consci di aver subito molte meno perdite del nemico, preferirono ritirarsi verso Setif, confidando nell'attrito delle truppe avversarie.

Epilogo:
Vittoria sofferta per le forze del Sultano che perdono 4702 fanti e 2651 cavalieri; le truppe egiziane lasciano sul campo 1842 fanti, 968 cavalieri e 417 cannoni.


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La battaglia di Dakar:
Dopo aver conquistato la provincia di Bathurst le truppe iberiche marciarono verso Dakar, incontrandovi, inaspettatamente, un contingente nemico, che si preparò subito alla difesa. Il comandante dei cristiani ordinò presto una carica generale dei miliziani, convinto della mera forza del numero. Tuttavia questi vennero abbastanza agevolmente respinti, anche a causa della stanchezza accumulata contro i maliani, con grossissime perdite dalle truppe di Fez, meglio posizionate ed armate. A questo punto entrò in scena la fanteria iberica che, tuttavia, era di gran lunga meno numerosa dei suoi avversari, che ebbero gioco facile a respingere i cristiani ed a contrattaccare. Questo contrattacco, fece molte vittime tra le truppe iberiche, che scelsero la ritirata piuttosto che l'annientamento.

Epilogo:
Vittoria netta per le truppe del Sultano che lasciano sul campo 1306 fanti; le forze del Re delle Spagne Unite perdono 823 fanti e 4978 miliziani.
 

Guy_Montag

Chosen one
Le isole senza pace


Prologo:
Dopo lo stop imposto dai franco-irlandesi negli anni precedenti, e l'invasione del suolo britannico, Londra tornò alla carica, sbarcando truppe un corpo d'armata a Belfast, ed avanzando nuovamente contro Sligo. Nella madrepatria si assistè alla mobilitazione di due armate che, con una manovra a tenaglia, riuscirono ad intercettare le forze di Letterkenny. Ma il vero scontro avvenne sul mare, dove la flotta britannica attaccò, numerose flotte francesi, intente a compiere svariati raid contro l'isola; la confusione di tutte queste battaglie, tuttavia, fu favorevole a Parigi, che riuscì a sbarcare un corpo d'armata a Dover.

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Battaglia di Sligo:
L'accerchiamento delle truppe francesi, accuratamente preparato, si svolse senza intoppi, con le truppe britanniche reduci dallo sbarco di Belfast e dalla conquista di Portadown, le armate di stanza a Dublin ed un contingente appena arrivato dalle americhe. Le truppe francesi, tuttavia, non si lasciarono intimorire da questo possente schieramento di forze e si disposero a difesa, aspettando l'attacco nemico. Questo fu annunciato dall'artiglieria britannica, cui presto rispose la controparte parigina, mentre il comandante britannico ordinava la carica generale. Una volta arrivati a distanza di tiro i due schieramenti cominciarono a scambiarsi colpi di fucile, che causarono molte vittime da ambo le parti. Nel frattempo la cavalleria britannica era stata intercettata da quella nemica ed accolta dalle fucilate di un contingente di fanteria disposto allo scopo, che così riuscì a coprire il fianco della fanteria, che cominciava ad avvicinarsi al nemico, per il corpo a corpo. L'impatto tra le due linee di fanti fu terribile, con grossissime perdite da entrambi i lati, ma la superiore organizzazione dei fanti francesi alla lunga si rivelò decisiva; infatti riuscirono ad aprire alcune falle nello schieramento nemico ed a sfruttarle al meglio, dilangando nelle retrovie. Le truppe britanniche provarono a resistere, riorganizzandosi, ma i francesi, sentendosi vicini alla vittoria, non diedero pace alle truppe nemiche, che vennero costrette a lasciare il campo. Restava in armi solo la cavalleria, che aveva tentato più volte di attaccare i lati della fanteria nemica, ogni volta venendo respinta dalle salve dei fanti; anch'essa, dopo un'ultima, infruttuosa, carica, decise di ritirarsi.

Epilogo:
Vittoria netta delle forze francesi che perdono 4560 fanti mercenari, 7296 fanti, 844 cavalieri mercenari e 414 cannoni mercenari; le truppe britanniche
lasciano sul campo 4788 fanti mercenari, 5844 fanti, 4648 cavalieri mercenari, 848 cavalieri, 591 cannoni mercenari e 474 cannoni.


Battaglia di Liverpool:
Grazie ad un'abile manovra a tenaglia le truppe britanniche riuscirono ad entrare in contatto con l'esiguo contingente irlandese, inviato sull'isola per causare quanto più danno possibile, senza accettare battaglia. L'iniziativa venne presa dalle truppe britanniche, che manovrarono per tagliare la ritirata al nemico e venire in contatto quanto prima, usando la superiorità tecnologica e numerica a proprio vantaggio. Una volta completata la manovra cominciarono a risuonare le scariche dei fucili britannici, mentre la cavalleria si posizionava sulle ali dello schieramento per caricare il nemico sui fianchi. Le truppe irlandesi, dopo aver subito grosse perdite, decise di tentare il tutto per tutto e venire in contatto con i fanti avversari, questa carica, però, fu prevista dai comandanti britannici che riuscirono, grazie alla cavalleria, ad intrappolare le truppe nemiche. Da quest'accerchiamento le truppe irlandesi cercarono di sfuggire, ma la superiorità nemica si faceva sempre più schiacciante, fino alla distruzione del contingente invasore.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle forze britanniche, che lasciano sul campo 2702 fanti e 1676 cavalieri; l'esercito del Ducato di Letterkenny viene annientato.


Battaglia di Blackpool:
La flotta britannica principale, pattugliando le coste incontrò al largo di Blackpool una sparuta flotta francese, che stava compiendo un raid contro la provincia. Il comandante britannico, vista la superiorità delle sue navi, ordinò l'accerchiamento del nemico. Tuttavia la flotta francese, accortasi in ritardo della manovra, tentò comunque di rompere l'accerchiamento nemico. L'avanzata delle galee francesi, sotto il fuoco britannico, non fu facile, e gran parte della flotta fu distrutta prima di venire a contatto con le navi pesanti nemiche. Solamente un paio di navi, quindi, riuscirono ad ingaggiare battaglia, cercando di sfuggire alla morsa britannica. Quest'impresa disperata parve premiata dall'affondamento di una nave pesante, ma i britannici non si persero d'animo e riuscirono ad affondare anche le rimanenti navi nemiche.

Epilogo:
Vittoria schiacciante della flotta britannica che perde una nave pesante; la flotta francese viene completamente affondata.

Battaglia di Sunderland:
Anche a Sunderland una piccola flotta britannica, composta di galee, incontrò il nemico, intento a saccheggiare la provincia. In questo caso le due flotte erano sostanzialmente equivalenti e furono i francesi ad indirizzare le loro navi contro il nemico. I britannici si disposero quindi a difesa e, aiutati dal vento a favore e dai propri rematori, riuscirono a completare la formazione prima che i francesi riuscissero a portarsi a distanza di tiro, vanificando così la loro manovra. A quel punto i francesi cercarono di sfondare lo schieramento nemico, per guadagnarsi la libertà. Ma le galee britanniche rimasero in formazione, lanciando tutto il loro arsenale bellico contro le avanzanti navi nemiche, riuscendo ad affondarne due, prima di venire a contatto con le altre. Lo scontro fu duro e la disperazione dei francesi fece la differenza; infatti questi riuscirono ad affondare alcune galee nemiche ed a guadagnare la libertà.

Epilogo:
Vittoria di misura della flotta britannica, che perde 2 galee; i francesi si vedono affondare 2 galee.


Battaglia di Wales:
Un'esigua flotta britannica colse di sorpresa un'equivalente flotta francese al largo del Wales, mentre quest'ultima era intenta a caricare i resti dell'esercito irlandese, sconfitto a Liverpool. Puntando su questo fattore le galee britanniche si avvicinarono rapidamente al nemico, che si accorse troppo tardi di essere stato individuato. La sorpresa impedì quindi ai francesi di reagire, approntando una difesa solida, lasciando in questo modo campo libero alle galee britanniche, che riuscirono ad affondare tre galee avversarie, perdendone solo una, prima di affrontare una resistenza più organizzata. Questa, vista la difficile situazione in cui si trovavano le navi francesi, fu particolarmente ostinata, ma venne rapidamente sopraffatta dalla costanza dei britannici, che si fecero sfuggire solamente una delle navi nemiche.

Epilogo:
Vittoria netta della flotta britannica, che perde 2 galee; i francesi si vedono affondate 4 galee.


Battaglia di Sheffield:
Un'altra flotta francese fu intercettata da una consistente forza navale britannica al largo di Sheffield; tuttavia, questa volta, le navi francesi si accorsero in tempo dell'arrivo del nemico, e riuscirono a disporsi a difesa. Nonostante la manovra, la maggiore velocità e manovrabilità delle navi leggere britanniche, le portò ben presto alla distanza giusta per far tuonare i cannoni contro le navi nemiche, con armi di gittata inferiore. Queste bordate andarono a segno, complice anche lo schieramento compatto dei francesi che, avvedutisi dell'errore commesso, ordinarono di disperdere le navi e ridurre la distanza con il nemico. Questa manovra, nonostante le difficoltà riuscì, e le galee francesi si trovarono ben presto a contatto con le navi leggere, facendo così valere le loro armi con gittata ridotta. Quest'azione, tuttavia, fu il canto del cigno per la flotta di Parigi, infatti i britannici si ripresero ben presto e riuscirono ad affondare la flotta nemica, con relativa facilità.

Epilogo:
Vittoria schiacciante della flotta britannica, che perde 2 navi leggere; la flotta francese viene annientata.


Battaglia di Cornwall est:
Le navi britanniche si mossero alle prime luci dell'alba e si portarono rapidamente a distanza di tiro delle navi francesi, che stavano compiendo un raid lungo le coste della provincia di Sheffield, cogliendole di sorpresa. Il comandante britannico ordinò quindi alle sue navi leggere, una volta arrivate a distanza di tiro, di aprire il fuoco con tutte le batteria, prima che il nemico si accorgesse della loro presenza e si disponesse in posizione di difesa. Questa mossa si rivelò ben presto vincente, infatti, viste le grosse perdite dovute alle precise salve britanniche, i francesi cominciarono a ritirarsi ma, data la lentezza delle galee i britannici riuscirono a colmare nuovamente la distanza, irrompendo facilmente tra le fila nemiche. I francesi ebbero ben presto la peggio contro i meglio organizzati ed equipaggiati nemici, ma combatterono coraggiosamente finché l'unica nave superstite riuscì a disimpegnarsi e fuggire.

Epilogo:
Vittoria netta della flotta britannica, che perde 1 nave leggera; la flotta francese si vede affondare 4 galee.


Battaglia di Cornwall sud:
Non appena le galee britanniche ebbero avvistato la flotta francese, cominciarono i preparativi per la battaglia. L'iniziativa fu presa dalle navi francesi che, temendo di venir prese in trappola, si disposero in ordine di battaglia e mossero verso la flotta britannica che si era, nel frattempo disposta a difesa. Dato la scarsa gittata delle armi presenti sulle galee, queste arrivarono praticamente a contatto prima che lo scontro avesse inizio. L'impatto degli attaccanti sugli scafi delle galee britanniche fu impressionante, ma questi riuscirono a contenere l'avanzata effettuando una manovra a tenaglia, che venne tuttavia contenuta, seppur con il sacrificio di due galee, da parte francese. A questo punto, la situazione di stallo venne nuovamente forzata dai francesi, ormai desiderosi solo di riacquistare il mare, e con esso la libertà. Gli equipaggi delle galee britanniche, anch'essi molto stanchi, non riuscirono ad impedire la manovra nemica, perdendo alcune navi, ma ritenendo di aver salvato la provincia di Cornwall da un probabile raid.

Epilogo:
Vittoria di misura della flotta britannica, che perde 3 galee; i francesi si vedono affondate 3 galee.


Battaglia di Dover:
Due flotte britanniche, mentre pattugliavano la Manica, avvistarono una grossa forza navale francese, composta da un gran numero di trasporti. Avendo compreso subito lo scopo di quelle navi, cioè di sbarcare truppe francesi a Dover, i britannici si diedero da fare per accorciare le distanze, ma vennero ben presto notati dalle vedette francesi. Il comandante della flotta, Prokopios Ducas, ordinò ai trasporti di proseguire con la missione, mentre le navi da combattimento si disposero per ricevere l'attacco inglese. La superiorità dell'ammiraglio francese fu ben presto chiara, infatti riuscì a prevedere ogni manovra dei britannici, anche se queste erano ovviamente tutte dirette ad intercettare i trasporti. L'ammiraglio Ducas riuscì quindi a tagliare la strada alle navi nemiche, forzandole ad attaccare le navi da battaglie e lasciando stare i trasporti, e ad aprire il fuoco. Le salve francesi colpirono alcune galee britanniche, ma il grosso della flotta riuscì a sparpagliarsi ed a sparare con la propria artiglieria. Mentre i cannoni delle due flotte tuonavano, le navi leggere e le galee accorciavano le distanze per venire ben presto a contatto. Qui lo scontro si fece ben presto favorevole ai francesi, che seppero sfruttare al meglio le difficoltà del nemico. Così le galee britanniche vennero messe in fuga, mentre le navi francesi miravano alle navi pesanti del nemico. Queste si accorsero in ritardo della disfatta delle galee, venendo quindi investite dalle salve delle navi leggere nemiche. Tuttavia la potenza di fuoco di queste navi scoraggiò le navi più piccole dall'avvicinarsi, consentendo così ai britannici di ritirarsi in tranquillità.

Epilogo:
Vittoria di misura della flotta francese che perde 3 navi leggere, 1 nave pesante e 2 galee; i britannici perdono 3 navi pesanti e 3 galee.
 

Guy_Montag

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I colli fatali di Vishakhapatnam


Prologo:
Spaventati dall'espansionismo britannico, i vari Stati dell'India si coalizzarono contro il comune nemico, radunando un immenso esercito, posto sotto il comando dell'Imperatore del Vijayanagara. Questa forza si mosse verso le colline di Vishakhapatnam, prevedendo di incontrarvi le forze britanniche, come effettivamente avvenne. Ad ovest, intanto, le truppe britanniche entravano indisturbate nei territori del Sultanato di Gujarat, annettendolo. Vittorie incruente si ebbero anche nelle due provincie di Colombo e Triconmalee, occupate con un rapido colpo di mano dalle truppe di Londra.
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La battaglia di Vishakhapatnam:
Le truppe britanniche, formate da un contingente timuride e da alcuni reparti di mercenari, lasciarono la provincia di Rangpur scendendo a sud via Ranchi, per congiungersi con il contingente persiano di stanza a Jabalpur nella provincia di Vishakhapatnam. Certi di incontrare solo le armate dei Raja locali, le truppe si mossero baldanzose, ma ben presto arrivarono in vista dell'esercito della coalizione indiana, comandato dall'Imperatore del Vijayanagara in persona, Narasimha II Tuluva. Dopo le preghiere di rito, la moltitudine indiana si scagliò con coraggio contro le truppe nemiche e, nonostante il fuoco dell'artiglieria e dei fucili, arrivarono a contatto degli invasori con incredibile vigore. La carica fu, tuttavia, contenuta dalla superiorità tecnologica europea, anche se la cavalleria persiana rimediò una mesta sconfitta, seppure con perdite molto ridotte, dalla controparte indiana, mentre cercava di aggirare lo schieramento nemico. Privati dell'appoggio della cavalleria, e non potendo utilizzare l'artiglieria, lo schieramento persiano-timuride non riuscì a contenere a lungo l'ira funesta delle truppe indiane che, a carissimo prezzo, riuscirono ad aprire e sfruttare alcune falle nelle linee avversarie. Ben più avvezze al corpo a corpo le truppe indiane riuscirono a far valere la superiorità del numero contro la superiorità tecnologica degli avversari, che furono costretti nuovamente a lasciare il campo, ritirandosi a Ranchi e Jabalpur, senza essere inseguite dalle truppe indiane, ancora impegnate a calcolare le loro perdite.


Epilogo:
Vittoria sofferta della coalizione indiana, che lascia sul campo 7510 fanti e 2395 cavalieri; le truppe persiano-timuridi lasciano sul campo 3400 fanti, 850 fanti mercenari, 675 cavalieri, 436 cavalieri mercenari e 170 cannoni.
 
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