Guy_Montag
Chosen one
La fine del Regno d'Italia
Prologo:
Dopo aver bloccato l'avanzata austriaca, la Lega italica continuò l'offensiva contro il Regno d'Italia, aiutata anche da numerose ribellioni nelle provincie di Genova, Torino e Corsica. Tuttavia anche Vienna, sistemata la questione boema, si riscosse.
L'assedio di Torino:
Dopo 6 mesi di assedio la piazzaforte di Torino cadde in mano milanese, grazie al sacrificio di 3411 fanti.
La battaglia di Genova:
Dopo aver sbaragliato una ribellione della popolazione locale, le truppe del Regno d'Italia furono investite da una manovra congiunta delle forze romano-pescaresi da est e di quelle veneziano-milanesi, reduci dalla conquista di Torino, da nord. Il morale delle truppe del Regno, vista l'andamento della guerra, era abbastanza basso, contrariamente a quello del nemico, reduce da molte vittorie. La battaglia vide subito una carica delle truppe della Lega Italica, incuranti del fuoco dell'artiglieria del Regno che, nonostante riuscì ad infliggere molte perdite, non fu in grado di fermare l'ondata nemica, che si abbatté con estrema violenza sulla prima linea. Questa riuscì a tenere per un pò la linea ma, alla fine, e nonostante una carica della cavalleria reale, fu sopraffatta dal numero e dal coraggio delle truppe italiche, che cominciarono a dilagare nello schieramento nemico. La cavalleria, che non era riuscita a scompaginare le linee italiche venne anch'essa attaccata dai fanti. Abbandonata dalla cavalleria, fuggita fortunosamente dal campo di battaglia, la fanteria resisté con coraggio ed onore, prima di cedere il passo alle superiori truppe italiche.
Epilogo:
Vittoria netta delle forze italiche che perdono 7007 fanti; le forze del Regno d'Italia vengono annientate.
La battaglia di Venezia:
Avendo ben sperimentato la difficoltà di un'invasione via Trento, a causa del terreno sfavorevole, le truppe viennesi scelsero di attraversare Aquileia ed attaccare Venezia, proprio mentre le truppe della Lega davano il colpo di grazia al Regno d'Italia. Non trovando nessun avversario, le truppe austro-slave cominciarono ad assediare la provincia. Tuttavia, dopo pochi mesi, le truppe della Lega erano di ritorno dalla vittoria di Genova e, rinforzate da alcuni contingenti di Bologna e Ferrara, decisero di avanzare per liberare Venezia. Le truppe austriache furono colte di sorpresa, non aspettandosi una controffensiva così in grande stile, ma seppero ben presto rinsaldare le fila per aspettare l'attacco, che venne ben presto portato dai fanti italici che, sotto il fuoco nemico, si portarono ben presto a contatto con i fanti austriaci. A questo punto, il comandante austro-slavo Lev Mini ordinò una carica generale della cavalleria sui lati dello schieramento nemico, sprovvisto di cavalieri. L'impatto delle forze austro-slave fu impressionante ma gli italici riuscirono a mantenere salda la posizione, respingendo, con molta fatica e molto sangue la carica nemica, mentre, con lo stesso ardore, riuscivano a sfondare le linee della fanteria nemica, non riuscendo tuttavia a penetrare in profondità. A questo punto, viste le grosse perdite e l'incertezza del combattimento, gli austro-slavi sgombrarono il campo, ritirandosi nella vicina Aquileia.
Epilogo:
Vittoria sofferta per le forze italiche che lasciano sul campo 4794 fanti; le forze della triplice monarchia perdono 2274 fanti e 733 cavalieri.
Prologo:
Dopo aver bloccato l'avanzata austriaca, la Lega italica continuò l'offensiva contro il Regno d'Italia, aiutata anche da numerose ribellioni nelle provincie di Genova, Torino e Corsica. Tuttavia anche Vienna, sistemata la questione boema, si riscosse.
L'assedio di Torino:
Dopo 6 mesi di assedio la piazzaforte di Torino cadde in mano milanese, grazie al sacrificio di 3411 fanti.
La battaglia di Genova:
Dopo aver sbaragliato una ribellione della popolazione locale, le truppe del Regno d'Italia furono investite da una manovra congiunta delle forze romano-pescaresi da est e di quelle veneziano-milanesi, reduci dalla conquista di Torino, da nord. Il morale delle truppe del Regno, vista l'andamento della guerra, era abbastanza basso, contrariamente a quello del nemico, reduce da molte vittorie. La battaglia vide subito una carica delle truppe della Lega Italica, incuranti del fuoco dell'artiglieria del Regno che, nonostante riuscì ad infliggere molte perdite, non fu in grado di fermare l'ondata nemica, che si abbatté con estrema violenza sulla prima linea. Questa riuscì a tenere per un pò la linea ma, alla fine, e nonostante una carica della cavalleria reale, fu sopraffatta dal numero e dal coraggio delle truppe italiche, che cominciarono a dilagare nello schieramento nemico. La cavalleria, che non era riuscita a scompaginare le linee italiche venne anch'essa attaccata dai fanti. Abbandonata dalla cavalleria, fuggita fortunosamente dal campo di battaglia, la fanteria resisté con coraggio ed onore, prima di cedere il passo alle superiori truppe italiche.
Epilogo:
Vittoria netta delle forze italiche che perdono 7007 fanti; le forze del Regno d'Italia vengono annientate.
La battaglia di Venezia:
Avendo ben sperimentato la difficoltà di un'invasione via Trento, a causa del terreno sfavorevole, le truppe viennesi scelsero di attraversare Aquileia ed attaccare Venezia, proprio mentre le truppe della Lega davano il colpo di grazia al Regno d'Italia. Non trovando nessun avversario, le truppe austro-slave cominciarono ad assediare la provincia. Tuttavia, dopo pochi mesi, le truppe della Lega erano di ritorno dalla vittoria di Genova e, rinforzate da alcuni contingenti di Bologna e Ferrara, decisero di avanzare per liberare Venezia. Le truppe austriache furono colte di sorpresa, non aspettandosi una controffensiva così in grande stile, ma seppero ben presto rinsaldare le fila per aspettare l'attacco, che venne ben presto portato dai fanti italici che, sotto il fuoco nemico, si portarono ben presto a contatto con i fanti austriaci. A questo punto, il comandante austro-slavo Lev Mini ordinò una carica generale della cavalleria sui lati dello schieramento nemico, sprovvisto di cavalieri. L'impatto delle forze austro-slave fu impressionante ma gli italici riuscirono a mantenere salda la posizione, respingendo, con molta fatica e molto sangue la carica nemica, mentre, con lo stesso ardore, riuscivano a sfondare le linee della fanteria nemica, non riuscendo tuttavia a penetrare in profondità. A questo punto, viste le grosse perdite e l'incertezza del combattimento, gli austro-slavi sgombrarono il campo, ritirandosi nella vicina Aquileia.
Epilogo:
Vittoria sofferta per le forze italiche che lasciano sul campo 4794 fanti; le forze della triplice monarchia perdono 2274 fanti e 733 cavalieri.