[turno 15] battaglie

Guy_Montag

Chosen one
Resa dei conti sull'Atlante


Prologo:
Cogliendo a pretesto l'apertura del Centro Commerciale di Fez, il governo di Alessandria decise di dichiarare guerra al Sultanato, muovendo così le proprie truppe, assieme ad un contingente iberico in territorio nemico. Sorpassata Bona, presa da alcuni gruppi ribelli, venne rapidamente occupata la provincia montuosa di Tebessa, senza colpo ferire.


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La battaglia di Setif:
Nonostante il grande divario tecnologico tra le due nazioni, la geografia giocava a deciso vantaggio delle forze del Sultano di Fez, da poco giunte a presidiare Setif. Nonostante le avversità morfologiche le truppe egiziane aprirono subito il fuoco con l'artiglieria e la fanteria, investendo in pieno la guarnigione nemica, che subì numerose perdite senza tuttavia scomporsi. A quest'azione le truppe del Sultano risposero con una decisa carica della cavalleria che, non senza grossi sforzi, riuscì a mettere in rotta la controparte egiziana, meno usa al combattimento montano. Disimpegnatisi i cavalieri di Fez si gettarono contro le linee repubblicane, che erano giunte a contatto con quelle del Sultano. L'impatto della cavalleria sul fianco egizio fu impressionante, seppur contenuta dalle truppe avversarie. Con il progredire della battaglia le forze di Fez, seppur con gravissime perdite, riuscirono ad avere la meglio, grazie alle loro posizioni difensive ed alla conoscenza del territorio, riuscendo finalmente a mettere in rotta il nemico, conscio di aver inflitto serissimi danni alle forze del Sultanato.


Epilogo:
Vittoria sofferta delle truppe del Sultano, che perdono 8295 fanti e 1190 cavalieri; le forze egiziano-spagnole lasciano sul campo 4075 fanti, 507 cavalieri e 163 cannoni.
 

Guy_Montag

Chosen one
La Lega alla riscossa


Prologo:
Dopo lo stop imposto dalle truppe torinesi, la Lega Italica tornò all'offensiva, cogliendo l'opportunità di una sommossa nella capitale avversaria. Più a sud, le truppe romano-pescaresi marciarono su Firenze, già occupata dai ribelli, su Parma, rapidamente occupata, puntando poi verso Genova. Ad est, invece, si assistè ad un attacco austriaco contro Trento.
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La battaglia di Torino:
Una protesta nobiliare, apertamente in favore di un trattato di pace e di non aggressione con la Lega Italica, venne duramente repressa dalle forze reali, scatenando così l'ira di quei nobili, che riuscirono a raccogliere nelle campagne un discreto esercito, cui si unirono, dopo aver fortunosamente passato il fiume, le forze di Venezia e Milano. Quest'armata marciò subito sulla capitale, accolta dall'esercito del Regno, appena rinforzato. Le forze dei nobili ribelli andarono subito alla carica, venendo respinte, non senza sforzo, nonostante il pesante cannoneggiamento, dalle truppe italiane; a questo punto i ben più esperti fanti italici si gettarono nella mischia, impegnando seriamente i fanti reali, che riuscirono a respingerli. Le truppe italiche tentarono ancora un attacco che, nonostante l'impegno profuso, venne anch'esso respinto.

Epilogo:
Vittoria netta delle truppe del Regno d'Italia, che lasciano sul campo 2624 fanti e 749 cannoni; le truppe della coalizione italico-ribelle perdono 6293 fanti.


La battaglia di Genova:
Dopo aver vittoriosamente difeso la capitale le truppe italiane si diressero a sud, per contrastare l'avanzata delle forze nemiche e, se possibile, attaccare direttamente i loro territori. Tuttavia, una volta raggiunta Genova, si trovarono davanti l'esercito nemico, reduce dalla conquista di Parma. Le forze reali si misero subito sulla difensiva, aprendo il fuoco dell'artiglieria sulle forze nemiche. Queste subirono molti danni, ma riuscirono, con grande sforzo, a portarsi a ridosso delle linee degli italiani, riuscendo ad aprire numerosi varchi nelle fila degli attoniti fanti reali. Questo momento di scoramento, tuttavia, venne presto superato e le falle richiuse. Le forze del Regno si mossero quindi al contrattacco, cogliendo di sorpresa il nemico che, dopo una tenace ma breve resistenza si ritirò verso le proprie provincie, lasciando il campo alle forze italiane che, vista la stanchezza accumulata, non proseguirono oltre.

Epilogo:
Vittoria sofferta delle forze italiane, che perdono 3251 fanti e 924 cavalieri; le forze romano-pescaresi lasciano sul campo 5394 fanti.


La battaglia di Trento:
Mentre le forze del Regno d'Italia coglievano alcuni importanti successi a sud, un'armata austriaca, già impegnata nella breve guerra contro il Granducato di Boemia, entrava con intenzioni ostili nella provincia di Trento. Il lungo viaggio e le asperità del terreno non resero facile la marcia degli austriaci che, inoltre si trovarono ben presto davanti le linee difensive della Lega Italica, tenute da un numero stranamente consistente di truppe. I primi assalti condotti dagli austriaci non ebbero esito felice, ma servirono per saggiare le difese degli italici. Infatti a queste seguì un assalto in grande stile dove le truppe di Vienna, meglio equipaggiate e di poco superiori nel numero, cercarono di sfondare le linee nemiche, riuscendoci in più punti. Tuttavia il grosso delle forze italiche resistette e riuscì, non senza molti sforzi, a ricacciare indietro il nemico, che tentò un nuovo attacco, questa volta impiegando ben più massicciamente di prima l'artiglieria e la cavalleria; anche se questi poco poterono nelle asperità delle montagne. Nonostante l'impegno profuso, quindi, anche questo assalto i rivelò infruttuoso ed il comandante austriaco decise di desistere, anche viste le rilevanti perdite.

Epilogo:
Vittoria di misura delle truppe della Lega Italica, che lasciano sul campo 5540 fanti; le forze austriache perdono 2490 fanti, 1245 cavalieri e 771 cannoni.
 
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Guy_Montag

Chosen one
Incontro a Casablanca


Prologo:
La Flotta di Fez, avvisata del transito di un numeroso convoglio iberico verso sud, salpò per intercettarlo ma venne fermata da una flotta da guerra spagnola, che stava pattugliando la zona.

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La battaglia:
La flotta spagnola, con le sue lente galee, si posizionò per bloccare l'avanzata del nemico, impedendogli così di dare la caccia al convoglio appena partito da Gibilterra. Si disposero quindi in linea, con le navi pesanti dietro al muro di galee, pronte ad aprire il fuoco. La superiorità numerica della flotta mussulmana giocò subito un ruolo determinante, consentendo all'ammiraglio Qismat Kansur di dividere la sua flotta ed attaccare lo schieramento nemico sui lati. Gli spagnoli si accorsero tardi di questa manovra e tentarono di muovere le loro navi per contenere il nemico, tuttavia la lentezza delle galee non permise alle ali cristiane di venir bersagliate dalle artiglierie nemiche. Quando le navi pesanti spagnole si furono finalmente in grado di rispondere al fuoco le galee avevano già subito danni tali da venir allontanate dalla scena del combattimento. La salva iberica colpì quindi le navi avversarie, causando ben pochi danni. A questo cannoneggiamento rispose la flotta di Fez, mandando a segno numerosi colpi, affondando così alcune navi nemiche. Vista la mala parata, ed il fatto che il convoglio era ormai lontano, le forze spagnole si ritirarono, mentre la flotta del Sultano navigò ancora verso sud, non riuscendo tuttavia a raggiungere i trasporti nemici.

Epilogo:
Vittoria netta della flotta del Sultano, che non perde nessuna nave; la flotta spagnola perde 3 galee e 3 navi pesanti.
 

Guy_Montag

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La fortezza violata


Prologo:
Mentre la flotta britannica riusciva ad intercettare due flotte francesi, una nel canale, l'altra al largo di Cork, una terza riusciva a sorpassare il blocco sbarcando con successo un contingente di Letterkenny sul suolo britannico; questo riuscì in breve tempo ad occupare tre provincie, senza che le forze londinesi, impietrite dallo stupore, riuscissero ad intervenire. Quest'ultima flotta, tuttavia, venne fortunosamente intercettata sulla via del ritorno da una flotta britannica, appena salpata da Cornwall diretta ad ovest. In Irlanda, invece, le forze britanniche dovettero fronteggiare un improvviso cambio di fronte di alcuni reggimenti mercenari. Oltre a questo, dall'altra parte dell'atlantico, alcune truppe britanniche riuscirono ad occupare le colonie francesi.

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Battaglia di Dublin:
Subito dopo l'arrivo molte delle nuove compagnie mercenarie britanniche si misero a marciare verso Sligo, senza tuttavia aver ricevuto alcun ordine; subodorando la loro defezione le altre truppe mercenarie le raggiunsero per poi attaccarle, cercando di evitare il loro congiungimento con il contingente francese. La battaglia cominciò con una carica della cavalleria mercenaria britannica, accolta dal boato dell'artiglieria nemica che causò numerose perdite tra gli attaccanti. Tuttavia questo diede tempo alla fanteria di avvicinarsi alle linee nemiche e caricare i fanti mercenari francesi. Questi mantennero la posizione con coraggio, anche se, alla lunga, furono costretti dal numero dei britannici a cedere in più punti. La battaglia, quindi, cominciò a volgere in favore dei britannici, che seppero abilmente sfruttare queste brecce, anche se il nemico continuava a difendersi con coraggio; finché una disattenzione degli attaccanti, favorita dalla foga con cui combattevano, non lasciò libera la via di Sligo alle truppe francesi, che si ritirarono senza esitazione. I mercenari britannici presero un po' di tempo per riorganizzarsi prima di marciare verso il nemico.

Epilogo:
Vittoria netta delle forze mercenarie britanniche, che perdono 1475 fanti e 1224 cavalieri; le forze mercenarie francesi lasciano sul campo 2784 fanti, 801 cavalieri e 313 cannoni.


Battaglia di Dover:
Mentre si consumava il tradimento a Dublin, una flotta britannica intercettò un piccolo contingente di galee, battente bandiera francese, mentre si accingeva ad effettuare un raid sulla costa di Dover. La velocità della flotta londinese, formata da navi leggere estremamente manovrabili, fece si che la flotta francese venisse ben presto raggiunta ed attaccata. Sfruttando il vento a loro favore, le navi britanniche si lanciarono contro le galee nemiche, riuscendo ad affondarne un paio, prima che queste riuscissero a disporsi a difesa. Questo schieramento riuscì a tener a bada le navi nemiche per un po', riuscendo ad affondarne una, ma la superiorità britannica si fece palese quando le navi leggere riuscirono ad aggirare il lento schieramento avversario, portandosi alla giusta distanza ed aprendo il fuoco, affondando altre due navi nemiche. L'ultima galea, nella confusione di questo scontro, riuscì a sganciarsi e riparare in Francia.

Epilogo:
Vittoria netta della flotta britannica, che perde 1 nave leggera; la flotta francese si vede affondare 4 galee.


Battaglia di Sligo:
Dopo aver sconfitto i mercenari passati alla parte avversaria, le truppe britanniche si misero in marcia verso Sligo, dove trovarono le truppe francesi leggermente disorganizzate, a causa dell'esplosione di alcuni magazzini ad opera di spie britanniche. L'attacco venne quindi iniziato da una carica della cavalleria, cui i francesi mandarono incontro la cavalleria mercenaria, mentre, memori dell'azione di Dublin, l'artiglieria tuonava contro i fanti britannici. La cavalleria britannica, in forte svantaggio numerico e tattico, essendo anche bersagliata dai fanti francesi, fu costretta a ritirarsi, ma non prima aver causato grossi danni ai cavalieri nemici. A questo punto il confronto tra le due fanterie fu inevitabile, con i britannici che tentarono di rompere lo schieramento francese, ma questi riuscirono a mantenere la posizione grazie alla loro superiore disciplina. Dopo numerose cariche, i fanti britannici, ormai stanchissimi, cedettero di schianto al contrattacco francese, che riuscì a spezzare lo schieramento nemico ed a metterlo in fuga.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze francesi, che lasciano sul campo 1511 fanti, 1261 fanti mercenari, 347 cavalieri mercenari e 252 cannoni mercenari; le truppe mercenarie britanniche perdono 2275 fanti e 1956 cavalieri.


Battaglia di Cork:
Mentre infuriava la battaglia di Sligo, una flotta britannica intercettò alcune navi leggere francesi, in navigazione verso nord al largo delle coste del Ducato di Cork. Formata da lente navi pesanti, la flotta di Londra preferì aprire il fuoco contro le navi nemiche, per far valere il maggior raggio delle proprie armi, mandando subito a segno alcuni colpi. La risposta delle navi francesi non si fece attendere, infatti queste, sotto il fuoco nemico, accorciarono le distanze con le navi avversarie, riuscendo ad incunearsi, con un'abile manovra, nella linea nemica, ed affondando una nave da trasporto, lasciata colpevolmente senza difese, prima di venir annientate dalla possente reazione britannica.

Epilogo:
Vittoria netta della flotta britannica, che perde 1 nave da trasporto; la flotta francese viene annientata.


Battaglia di Cornwall:
Dopo aver sbarcato un contingente irlandese nella provincia del Wales, mentre la battaglia infuriava vicino alle coste di Cork, la flotta francese si diresse verso sud, per attraccare in suolo amico. Tuttavia, al largo di Cornwall venne fortunosamente intercettata da una flotta britannica carica di armati, appena salpata, per l'ovest. La sorpresa di vedere il nemico fu grande da ambo le parti, ma la flotta francese fu quella che si riprese prima, riuscendo a portare il primo attacco che causò l'affondamento di una nave da trasporto, fortunatamente per i britannici, l'unica vuota. Dopo quest'azione, le unità londinesi si strinsero attorno ai trasporti, rispondendo al fuoco ed affondando una galea nemica. Nel frattempo, lasciate le galee ad affrontare il fuoco nemico, le navi pesanti francesi, seguite dai trasporti, si avvicinarono alle navi leggere, affondandone una, per poi virare bruscamente verso le coste amiche, anche le galee, che nel frattempo avevano subito un'altra perdite, si disimpegnarono, grazie allo stratagemma attuato dalle navi pesanti. La flotta britannica, vista la ritirata del nemico, spiegò le vele verso occidente per continuare la sua missione.

Epilogo:
Vittoria di misura della flotta britannica, che perde 1 nave da trasporto ed 1 nave leggera; la flotta francese si vede affondare 2 galee.
 

Guy_Montag

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In due continenti


Prologo:
Mentre infuriava la guerra tra la Repubblica di Gran Bretagna ed il Regno di Francia, in europa ed america; Londra decideva di aprire un fronte e contrattaccare su un altro. Il primo fu aperto in Africa, dove venne dichiarata guerra al Regno del Congo, l'altro vide la prosecuzione dell'offensiva contro i Regni indiani.


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La battaglia di Banana:
Nonostante fossero state colte di sorpresa dalla dichiarazione di guerra britannica, le forze congolesi riuscirono a rendere ben poco agevole per gli invasori il passaggio del fiume tra i due Stati. Grazie a queste schermaglie, l'esercito britannico si presentò sul campo di battaglia già stanco e lievemente demoralizzato. Accortisi di questa situazione gli africani caricarono in massa, sfidando la superiorità tecnologica britannica, riuscendo persino spezzare le linee nemiche, rimaste attonite dalla foga dell'avversario, in alcuni punti, seppure con gravissime perdite. Tuttavia, a poco a poco, la superiorità dell'addestramento europeo ebbe la meglio ed i mercenari britannici riuscirono a ricacciare indietro gli africani, questo contrattacco decretò la fine della battaglia in quando le truppe africane preferirono ritirarsi, lasciando ai loro guerriglieri ed alla giungla il compito di infastidire il nemico.

Epilogo:
Vittoria netta dei mercenari britannici, che perdono 2945 fanti e 810 cavalieri; le truppe del Congo lasciano sul campo 3940 fanti.


La battaglia di Cabinda:
Riorganizzatisi dopo la sconfitta di Banana, le truppe del Regno del Congo si misero ad aspettare il prossimo passo dell'esercito britannico che, fiaccato dalla marcia nella giungla, giunse presso Cabinda notevolmente stanco. Anche questa volta gli africani si gettarono all'attacco, venendo falcidiati dalle armi da fuoco nemiche. Lo scontro tra i due schieramenti fu sanguinosissimo, e gli africani, conoscendo meglio il terreno ed essendo più freschi, riuscirono a rompere le linee nemiche in più punti, infiltrandosi in profondità nell'infiacchito esercito mercenario, che tentò una timida reazione. Questa venne ben presto vanificata dall'ardimento degli africani, che combattevano in difesa della loro Nazione. Vista la precaria situazione, e con il rischio di venire brutalmente sopraffatti, il comandante dei mercenari, ordinò la ritirata, che non venne molestata dalle forze nemiche, troppo stanche e prese a festeggiare la vittoria.

Epilogo:
Vittoria di misura delle truppe congolesi, che lasciano sul campo 3377 fanti; le forze mercenarie londinesi perdono 2410 fanti e 915 cavalieri.



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La battaglia di Jabalpur:
Le truppe persiane, dopo una marcia tra le terre indiane, varcarono il confine con le terre del Raja di Bastar, lievemente disorganizzate per la sempre crescente penuria di risorse in Patria. Tra le colline di Jabalpur incontrarono quindi le forze indiane che, sebbene più carenti dal punto di vista tecnologico erano ben più determinate dell'avversario, combattendo per preservare la loro libertà. L'iniziativa venne presa dai persiani, che cannoneggiarono lo schieramento avversario, che rispose disponendosi in ordine aperto e cominciando la carica. Quest'azione, largamente prevedibile, non colse di sorpresa i fanti persiani, che si schierarono a difesa, mentre la loro cavalleria si muoveva per colpire l'avversario sui fianchi. L'impatto tra gli indiani ed i persiani fu formidabile, e questi ultimi dovettero cedere terreno davanti alla foga del nemico che, tuttavia, venne caricato in grande stile sul fianco, dalla cavalleria persiana, che penetrò in profondità nello schieramento, seminando il chaos tra le truppe indiane, che non riuscirono a contenerle. Vista la situazione, il comandante indiano fece ritirare i suoi uomini verso sud, sperando di organizzare una difesa migliore nella provincia di Vishakhapatnam.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze persiane, che perdono 1827 fanti, 897 cavalieri e 132 cannoni; le truppe indiane lasciano sul campo 3052 fanti.


La battaglia di Darbhanga:
Mentre i persiani sconfiggevano le forze della coalizione indiana, una consistente armata britannico-timuride varcava il confine tra Lucknow e Darbhanga, per instaurare il dominio britannico anche su quella provincia. L'avanzata venne funestata dalle truppe del signore locale che, tuttavia, fu costretto ad accettare battaglia nella grande pianura. Le forze attaccanti si gettarono subito alla carica, conscie della propria superiorità, contro le prime linee nemicheche cedettero di schianto alla pressione esercitata dalle forze avversarie. Dopo lo sfondamento i timuridi ed i mercenari britannici dilagarono nello schieramento nemico, con la cavalleria a compiere continue incursioni sui suoi fianchi. Quest'azione congiunta portò presto la vittoria nelle mani degli invasori, spianando la strada per la sottomissione della provincia da parte della Repubblica di Gran Bretagna.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe britannico-timuridi che lasciano sul campo 1025 fanti, 1285 fanti mercenari e 812 cavalieri mercenari; le forze indiane perdono 4356 fanti.


La battaglia di Vishakhapatnam:
Stanche, ma euforiche dopo la vittoria di Jabalpur, le forze persiane si scontrarono nuovamente, sulle colline di Vishakhapatnam, l'ultima roccaforte del Raja di Bastar, con le truppe indiane, già sconfitte in precedenza. Tuttavia, questa volta, il cannoneggiamento persiano trovò subito il nemico disposto in ordine aperto, riuscendo a causare solo lievi danni, che non fecero altro che acuire il sentimento di rivalsa degli indiani, che si precipitarono come furie sulle forze persiane che, anche a causa della lunga marcia, cominciarono ad arretrare. A questo punto fu inviata la cavalleria ma gli indiani, memori della sconfitta subita, non si fecero cogliere impreparati, sostenendo abilmente la carica, condotta senza troppa convinzione, dei cavalieri persiani, riuscendo persino a contrattaccare ed a metterli in fuga. Questo avvenimento segnò la fine della battaglia; infatti i persiani non riuscirono a sostenere per molto la pressione nemica, preferendo ritirarsi per consolidare la propria posizione.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze indiane, che perdono 2795 fanti; le truppe persiane lasciano sul campo 2474 fanti, 456 cavalieri e 139 cannoni.


La battaglia di Rangpur:
Dopo la facile vittoria di Darbhanga, le truppe britannico-timuridi avanzarono ulteriormente verso est, per prendere il Raja del Bengala in una morsa, di cui l'armata persiana avrebbe dovuto essere la leva inferiore. Le truppe varcarono quindi il confine e si trovarono in un'altra grande pianura, dove l'avanzata fu più semplice, in quanto il signore del luogo, confidando nelle proprie forze, decise di accettare battaglia nella pianura, per dimostrare al vicino Raja, con cui aveva avuto degli screzi sul confine, la sua potenza. Tuttavia le cose non andarono come previsto dagli indiani; infatti la fanteria britannico-timuride caricò con violenza le file degli indiani, che riuscirono a resistere solamente grazie alla stanchezza del nemico. Visto lo stallo tra le due fanterie, sebbene le forze dei timuridi erano riuscite a spezzare le linee nemiche in più punti, venne ordinata una carica dei cavalieri mercenari, che colpirono in pieno l'ala destra dello schieramento indiano che, tuttavia, riuscì a difendersi. Lo stallo prolungato, tuttavia, comportava perdite sempre più gravose per gli indiani il cui comandante, viste le ingentissime perdite, fece ritirare le truppe, dedicandosi alla guerriglia contro il nuovo occupante della provincia.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze britannico-timuridi che lasciano sul campo 1207 fanti, 1499 fanti mercenari e 969 cavalieri mercenari; le forze indiane perdono 3978 fanti.
 
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