In due continenti
Prologo:
Mentre infuriava la guerra tra la Repubblica di Gran Bretagna ed il Regno di Francia, in europa ed america; Londra decideva di aprire un fronte e contrattaccare su un altro. Il primo fu aperto in Africa, dove venne dichiarata guerra al Regno del Congo, l'altro vide la prosecuzione dell'offensiva contro i Regni indiani.
La battaglia di Banana:
Nonostante fossero state colte di sorpresa dalla dichiarazione di guerra britannica, le forze congolesi riuscirono a rendere ben poco agevole per gli invasori il passaggio del fiume tra i due Stati. Grazie a queste schermaglie, l'esercito britannico si presentò sul campo di battaglia già stanco e lievemente demoralizzato. Accortisi di questa situazione gli africani caricarono in massa, sfidando la superiorità tecnologica britannica, riuscendo persino spezzare le linee nemiche, rimaste attonite dalla foga dell'avversario, in alcuni punti, seppure con gravissime perdite. Tuttavia, a poco a poco, la superiorità dell'addestramento europeo ebbe la meglio ed i mercenari britannici riuscirono a ricacciare indietro gli africani, questo contrattacco decretò la fine della battaglia in quando le truppe africane preferirono ritirarsi, lasciando ai loro guerriglieri ed alla giungla il compito di infastidire il nemico.
Epilogo:
Vittoria netta dei mercenari britannici, che perdono 2945 fanti e 810 cavalieri; le truppe del Congo lasciano sul campo 3940 fanti.
La battaglia di Cabinda:
Riorganizzatisi dopo la sconfitta di Banana, le truppe del Regno del Congo si misero ad aspettare il prossimo passo dell'esercito britannico che, fiaccato dalla marcia nella giungla, giunse presso Cabinda notevolmente stanco. Anche questa volta gli africani si gettarono all'attacco, venendo falcidiati dalle armi da fuoco nemiche. Lo scontro tra i due schieramenti fu sanguinosissimo, e gli africani, conoscendo meglio il terreno ed essendo più freschi, riuscirono a rompere le linee nemiche in più punti, infiltrandosi in profondità nell'infiacchito esercito mercenario, che tentò una timida reazione. Questa venne ben presto vanificata dall'ardimento degli africani, che combattevano in difesa della loro Nazione. Vista la precaria situazione, e con il rischio di venire brutalmente sopraffatti, il comandante dei mercenari, ordinò la ritirata, che non venne molestata dalle forze nemiche, troppo stanche e prese a festeggiare la vittoria.
Epilogo:
Vittoria di misura delle truppe congolesi, che lasciano sul campo 3377 fanti; le forze mercenarie londinesi perdono 2410 fanti e 915 cavalieri.
La battaglia di Jabalpur:
Le truppe persiane, dopo una marcia tra le terre indiane, varcarono il confine con le terre del Raja di Bastar, lievemente disorganizzate per la sempre crescente penuria di risorse in Patria. Tra le colline di Jabalpur incontrarono quindi le forze indiane che, sebbene più carenti dal punto di vista tecnologico erano ben più determinate dell'avversario, combattendo per preservare la loro libertà. L'iniziativa venne presa dai persiani, che cannoneggiarono lo schieramento avversario, che rispose disponendosi in ordine aperto e cominciando la carica. Quest'azione, largamente prevedibile, non colse di sorpresa i fanti persiani, che si schierarono a difesa, mentre la loro cavalleria si muoveva per colpire l'avversario sui fianchi. L'impatto tra gli indiani ed i persiani fu formidabile, e questi ultimi dovettero cedere terreno davanti alla foga del nemico che, tuttavia, venne caricato in grande stile sul fianco, dalla cavalleria persiana, che penetrò in profondità nello schieramento, seminando il chaos tra le truppe indiane, che non riuscirono a contenerle. Vista la situazione, il comandante indiano fece ritirare i suoi uomini verso sud, sperando di organizzare una difesa migliore nella provincia di Vishakhapatnam.
Epilogo:
Vittoria di misura delle forze persiane, che perdono 1827 fanti, 897 cavalieri e 132 cannoni; le truppe indiane lasciano sul campo 3052 fanti.
La battaglia di Darbhanga:
Mentre i persiani sconfiggevano le forze della coalizione indiana, una consistente armata britannico-timuride varcava il confine tra Lucknow e Darbhanga, per instaurare il dominio britannico anche su quella provincia. L'avanzata venne funestata dalle truppe del signore locale che, tuttavia, fu costretto ad accettare battaglia nella grande pianura. Le forze attaccanti si gettarono subito alla carica, conscie della propria superiorità, contro le prime linee nemicheche cedettero di schianto alla pressione esercitata dalle forze avversarie. Dopo lo sfondamento i timuridi ed i mercenari britannici dilagarono nello schieramento nemico, con la cavalleria a compiere continue incursioni sui suoi fianchi. Quest'azione congiunta portò presto la vittoria nelle mani degli invasori, spianando la strada per la sottomissione della provincia da parte della Repubblica di Gran Bretagna.
Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe britannico-timuridi che lasciano sul campo 1025 fanti, 1285 fanti mercenari e 812 cavalieri mercenari; le forze indiane perdono 4356 fanti.
La battaglia di Vishakhapatnam:
Stanche, ma euforiche dopo la vittoria di Jabalpur, le forze persiane si scontrarono nuovamente, sulle colline di Vishakhapatnam, l'ultima roccaforte del Raja di Bastar, con le truppe indiane, già sconfitte in precedenza. Tuttavia, questa volta, il cannoneggiamento persiano trovò subito il nemico disposto in ordine aperto, riuscendo a causare solo lievi danni, che non fecero altro che acuire il sentimento di rivalsa degli indiani, che si precipitarono come furie sulle forze persiane che, anche a causa della lunga marcia, cominciarono ad arretrare. A questo punto fu inviata la cavalleria ma gli indiani, memori della sconfitta subita, non si fecero cogliere impreparati, sostenendo abilmente la carica, condotta senza troppa convinzione, dei cavalieri persiani, riuscendo persino a contrattaccare ed a metterli in fuga. Questo avvenimento segnò la fine della battaglia; infatti i persiani non riuscirono a sostenere per molto la pressione nemica, preferendo ritirarsi per consolidare la propria posizione.
Epilogo:
Vittoria di misura delle forze indiane, che perdono 2795 fanti; le truppe persiane lasciano sul campo 2474 fanti, 456 cavalieri e 139 cannoni.
La battaglia di Rangpur:
Dopo la facile vittoria di Darbhanga, le truppe britannico-timuridi avanzarono ulteriormente verso est, per prendere il Raja del Bengala in una morsa, di cui l'armata persiana avrebbe dovuto essere la leva inferiore. Le truppe varcarono quindi il confine e si trovarono in un'altra grande pianura, dove l'avanzata fu più semplice, in quanto il signore del luogo, confidando nelle proprie forze, decise di accettare battaglia nella pianura, per dimostrare al vicino Raja, con cui aveva avuto degli screzi sul confine, la sua potenza. Tuttavia le cose non andarono come previsto dagli indiani; infatti la fanteria britannico-timuride caricò con violenza le file degli indiani, che riuscirono a resistere solamente grazie alla stanchezza del nemico. Visto lo stallo tra le due fanterie, sebbene le forze dei timuridi erano riuscite a spezzare le linee nemiche in più punti, venne ordinata una carica dei cavalieri mercenari, che colpirono in pieno l'ala destra dello schieramento indiano che, tuttavia, riuscì a difendersi. Lo stallo prolungato, tuttavia, comportava perdite sempre più gravose per gli indiani il cui comandante, viste le ingentissime perdite, fece ritirare le truppe, dedicandosi alla guerriglia contro il nuovo occupante della provincia.
Epilogo:
Vittoria di misura delle forze britannico-timuridi che lasciano sul campo 1207 fanti, 1499 fanti mercenari e 969 cavalieri mercenari; le forze indiane perdono 3978 fanti.