[turno 12] battaglie

Guy_Montag

Chosen one
Sangue e Vino a Bordeaux


Prologo:
Senza nessun'avvisaglia Parigi dichiarò guerra al Vescovo di Bordeaux che, tuttavia, non si fece cogliere troppo di sorpresa, sospettoso delle intenzioni francesi.


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La battaglia di Bordeaux:
Le truppe francesi, confidando nell'assenza di forze nemiche, cominciarono il guado del fiume al confine tra Francia e Vescovado di Brodeaux. Tuttavia il vescovo aveva previsto un'eventualità del genere ed aveva provveduto a distaccare molteplici reparti di arcieri attorno al guado del fiume. Le truppe francesi cadderò così in un imboscata alla quale, grazie alla netta superiorità numerica, riuscirono a sopravvivere. Nonostante le considerevoli perdite, l'esercito francese proseguì la marcia ed incontrò le forze vescovili sotto le mura della città. Il comandante francese ordinò subito una carica della cavalleria che, tuttavia, venne respinta con gravi perdite da parte delle truppe nemiche; a questo puntò mobilità la fanteria che, con grande sforzo, riuscì a sfondare la prima linea avversaria, a questo punto mosse nuovamente la cavalleria che attaccò con foga i lati dello schieramento vescovile che, attaccato su tre fronti, cedette di schianto.

Epilogo:
Vittoria di misura delle forze francesi, che lasciano sul campo 4879 fanti e 1204 cavalieri; le truppe vescovili perdono 4717 fanti.


L'assedio di Bordeaux:
Dopo 25 mesi di assedio la piazzaforte di Bordeaux cadde nelle mani del Regno di Francia; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 3043 fanti.
 

Guy_Montag

Chosen one
La fine degli albanesi


Prologo:
Sistemata la questione ad est, le truppe della Demokratia si diressero contro i ribelli albanesi, che invano attendevano rinforzi da Alessandria


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La battaglia di Vlore:
I patrioti albanesi, seppur inferiori di numero, ben conoscevano il terreno collinare della provincia di Vlore; per questo motivo numerose bande di irregolari riuscirono ad infliggere numerose perdite ai mercenari della Demokratia, inviati a stroncare la ribellione. Nonostante questo, la differenza tra i due schieramenti si vide quando si affrontarono faccia a faccia in una battaglia campale. Le forze albanesi caricarono il nemico ma questo, meglio addestrato e meglio equipaggiato, riuscì a sostenere con facilità la carica. Approfittando dello scoramento avversario il generale Bahadur Pandya ordinò alla sua cavalleria, che aveva tenuto nascosta, di intervenire, cogliendo di sorpresa il nemico, che venne rapidamente messo in rotta.

Epilogo:
Vittoria totale delle forze dei mercenari della Demokratia, che lasciano sul campo 1661 fanti e 949 cavalieri; i ribelli perdono 4689 fanti.

La battaglia di Tirane:
Aspettandosi una resistenza più ostinata nella provincia, il Basileus ordinò anche all'esercito regolare, comandato da Konstantinos Zervas, di unirsi ai mercenari. La battaglia vide un impiego massiccio dell'artiglieria da parte delle truppe della Demokratia, che riuscirono a causare innumerevoli perdite al nemico, prima ancora che questo riuscisse a reagire. L'impatto degli albanesi sulla fanteria nemica fu molto forte, ma venne abilmente contenuto dalle truppe scelte del Basileus. Il generale greco, allora, ordinò alla cavalleria di accerchiare il nemico. La manovra fu eseguita perfettamente e le truppe albanesi non riuscirono a sfuggire dalla tenaglia, dove combatterono con il coraggio della disperazione prima di venire annientate.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle forze della Demokratia, che perdono 1350 fanti, 777 fanti mercenari, 934 cavalieri e 1324 cavalieri mercenari; i ribelli lasciano sul campo tutto il loro esercito.
 

Guy_Montag

Chosen one
Autokratoriki Eirini


Prologo:
Mentre le truppe a sud sconfiggevano i ribelli albanesi, il Basileus ordinava alle restanti truppe di avanzare contro i ribelli bulgari.


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La battaglia di Costanta:
Le forze della Demokratia, comandate dal generale Manuel Voulgaris, schierarono rapidamente l'artiglieria contro il compatto fronte nemico che non si aspettava una scarica di fuoco così massiccia. Nonostante il grande disordine causato dalle salve nemiche, i bulgari cominciarono a caricare le forze della Demokratia, mietendo qualche vittima grazie agli arcieri, prima di venire intercettati dalla cavalleria pesante che li prese facilmente in una morsa, dalla quale, nonostante il coraggio dimostrato dai ribelli, non uscirono che pochi uomini, che subito si dispersero.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle forze della Demokratia, che lasciano sul campo 332 fanti , 1332 fanti mercenari, 768 cavalieri e 192 cavalieri mercenari; i ribelli perdono tutto il loro esercito.
 

Guy_Montag

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La guerra civile prussiana


Prologo:
La nobiltà prussiana, impaurita dalla decisione di azzerare le loro milizie e sobillata da Georg I von Erlichshausen, che rivendicava la corona granducale, decise di ribellarsi al sovrano, occupando rapidamente Grodno, Nowogrodek e la piazzaforte di Elbing. Albert I Hohenzollern rispose alla rivolta con tutto l'esercito, che gli era rimasto fedele, grazie alle concessioni fatte alla casta militare.


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La battaglia di Suwalki:
Le forze regolari prussiane, comandate dal Granduca in persona, andarono incontro alle truppe ribelli, che avanzavano da sud per ricongiungersi con i loro alleati ad Elbing. La carica dei cavalieri ribelli, seppur imponente, venne fermata con molto coraggio e determinazione dalle forze regolari, che opposero un saldo muro di picche contro ai cavalli nemici. Vista la mala parata, il generale Heinrich Tieffen, Duca di Grodno, fece avanzare la fanteria, facendo ripiegare i cavalieri, che dovevano riorganizzarsi in vista della probabile carica della cavalleria regolare. Per rispondere alla carica, il Granduca fece aprire le file dei fanti ed aprire il fuoco all'artiglieria che causò massiccie perdite, assieme agli archibugieri, ai ribelli, che arrivarono dissanguati all'impatto con la prima linea regolare. Nonostante questo i ribelli si batterono con coraggio, riuscendo ad aprire alcune falle nello schieramento regolare, tuttavia subito riempite dalle perfettamente addestrate truppe prussiane. Mentre le fanterie si stavano confrontando, il Granduca ordinò ai suoi cavalieri dai andare a cercare la cavalleria nemica, per non farli fuggire. Anche lo scontro tra le cavallerie fu brutale, ma la superiorità della cavalleria pesante granducale ebbe presto la meglio dei cavalieri nobili, più indisciplinati, che fuggirono disordinatamente. A quel punto la cavalleria ritornò indietro, per colpire alle spalle la fanteria ribelle che, nonostante il coraggio, non ebbe via di scampo.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe prussiane, che perdono 2856 fanti, 272 fanti mercenari, 852 cavalieri e 213 cavalieri mercenari; i ribelli lasciano sul campo tutto il loro esercito.


La battaglia di Elbing:
Le truppe ribelli, comandate dal Duca Georg I von Erlichshausen, attesero le forze regolari nella piana di Elbing, non sapendo ancora nulla della disfatta delle forze di Tieffen a Suwalki. L'apparire dell'armata granducale, seppur superiore di numero, non intimorì i ribelli, che si misero in posizione difensiva. Per scardinare l'imponente difesa ribelle il Granduca ordinò all'artiglieria di sparare, ordinando alle altre truppe da distanza di aspettare il probabile contrattacco nemico. Il fuoco dell'artiglieria non colse di sorpresa i ribelli che, tuttavia, non riuscirono ad evitare la creazione di grosse falle nelle loro file. Quindi, piuttosto che aspettare una nuova salva nemica, il Duca ordinò la carica generale, con la cavalleria sulle ali dello schieramento. Grazie agli arcieri, ai balestrieri ed agliarchibugieri, le forze regolari riuscirono ad infliggere severe perdite al nemico che, tuttavia, riuscì a sfondare la prima linea in più punti, mentre la cavalleria avversaria veniva impegnata, senza riuscire quindi a dare supporto ai fanti. La determinazione dei due schieramenti era molto elevata, e la situazione rimase in stallo, con le due parti impegnate in attacchi e contrattacchi continui che, tuttavia, lasciavano molti più ribelli che regolari sul campo. Tuttavia nel prosieguo della battaglia, si fece sempre più insostenibile l'attrito subito dalle truppe ribelli che, dopo aver subito numerosissime perdite, tra le quali quella del loro comandante, decisero di ritirarsi verso la fortezza di Elbing.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe prussiane, che lasciano sul campo 3529 fanti, 818 fanti mercenari, 938 cavalieri e 367 cavalieri mercenari; i ribelli perdono 6755 fanti e 2505 cavalieri, nonché il loro comandante Georg I von Erlichshausen.

L'assedio di Elbing:
Dopo 5 mesi di assedio la piazzaforte di Elbing cadde nelle mani del Granducato di Prussia; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 828 fanti.
 

Guy_Montag

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Eesti ja vabadus


Prologo:
Rivendicando i territori del Ducato degli Estoni, che si era rifiutato di passare sotto la corona scandinava, Stoccolma decise di appropriarsi di quelle terre con la forza; per questo motivo inviò numerose spie che riuscirono ad eliminare gran parte della nobiltà guerriera estone. Forte di questo fatto, l'Impero di Scandinavia sbarcò un nutrito corpo di spedizione a Tallin, aspettandosi una minima resistenza, tuttavia in soccorso degli estoni arrivò l'esercito dei Rus di Kiev.


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La battaglia di Tallin:
Le truppe scandinave, appena sbarcate, si trovarono di fronte ad un massiccio esercito, di molto superiore alle loro aspettative, dovuto ai rinforzi inviati dai Rus di Kiev agli estoni. Il generale imperiale Rokka diede subito ordine di fare fuoco con l'artiglieria, per scompaginare le difese nemiche; queste salve, tuttavia, non diedero l'effetto sperato, in quanto causarono ben poche perdite tra il nemico, che aveva adottato uno schieramento aperto. Gli scandinavi quindi assunsero una posizione difensiva, con i picchieri e gli archibugieri a ranghi serrati, aspettandosi una carica nemica. Tuttavia questa non venne; infatti gli estoni preferirono bersagliare il nemico da lontano con gli archibugieri e gli arcieri a cavallo, che causarono numerose perdite agli scandinavi. A quel punto il generale Rokka diede ordine di caricare, e l'ondata scandinava apparve sul punto di scompaginare le linee nemiche, sennonché venne fatta intervenire la cavalleria kievana, che assalì la fanteria leggera scandinava a protezione della retroguardia. Dato l'accanimento dimostrato da ambo le parti e le massicce perdite subite, il generale Rokka, approfittando del fatto che la cavalleria nemica si era ritirata per riorganizzarsi, diede l'ordine di ritirarsi, riuscendo a contenere le perdite durante l'imbarco sui trasporti.

Epilogo:
Vittoria di misura delle truppe estoni, che lasciano sul campo 4392 fanti e 608 cavalieri; le truppe scandinave perdono 4460 fanti.
 

Guy_Montag

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Baltico in fiamme


Prologo:
Cogliendo l'opportunità di riconquistare le provincie baltiche occupate dal'Impero di Scandinavia, le forze sassoni ed austriache, invasero la pomerania, cingendo d'assedio tutte le sue piazzeforti.

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L'assedio di Arhus:
Grazie all'abilità del Gran Maestro dell'Ordine Teutonico e dell'artiglieria, la fortezza di Arhus cadde in mano sassone dopo solamente 4 mesi d'assedio; le perdite per gli assalitori ammontarono a 200 fanti.

L'assedio di Rostock:
Dopo 4 mesi di assedio la piazzaforte di Rostock venne costretta alla resa da parte del Regno di Sassonia; questa conquista, però, costò agli assalitori la perdita di 1200 fanti.

L'assedio di Stralsund:
La fortezza di Stralsund resistette 5 mesi all'assedio ad opera delle truppe sassoni, prima di essere costretta a capitolare costringendo gli assalitori a lasciare sul campo 3000 fanti.

L'assedio di Stettin:
Dopo 5 mesi di assedio la piazzaforte di Stettin cadde nelle mani del Regno di Austria, Slavia ed Ungheria, che perse 2080 fanti.

L'assedio di Danzig:
Dopo 7 mesi di assedio la fortezza di Danzig venne costretta a capitolare dalle truppe del Regno di Austria, Slavia ed Ungheria, che persero 4130 fanti nell'impresa.
 
Ultima modifica:

Guy_Montag

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La guerra del nord


Prologo: Prendendo a pretesto alcune violazioni di accordi tra Stoccolma e Mosca, quest'ultima dichiarò nullo il trattato di non aggressione esistente e mosse le sue armate verso il confine scandinavo. Tuttavia l'imperatore, conscio del pericolo, aveva fatto devastare le regioni di confine alle sue truppe, per rallentare e danneggiare le armate nemiche. Oltre a questo numerose rivolte scoppiarono nelle provincie finniche, alcune delle quali vennero represse nel sangue, mentre altre riuscirono a raggiungere il loro obbiettivo.

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L'assedio di Segezha:
Dopo soli 3 mesi d'assedio la piazzaforte venne occupata dalle truppe moscovite, che pagarono il prezzo di 3000 fanti per la conquista.

La battaglia di Segezha:
Avendo minimizzato le perdite dovute alla terra bruciata grazie alla conquista della piazzaforte di Segezha, le truppe dei rus attesero l'arrivo degli scandinavi senza particolari timori, confidando nella superiorità numerica. Venne quindi approntata una poderosa linea difensiva che, tuttavia, venne presa a cannonate dagli scandinavi, che riuscirono ad infliggere numerosi danni al nemico. A questo punto il generale Leone Rossi, comandante dell'esercito di Mosca, ordinò alle truppe di assumere un ordine sparso, per vanificare gli sforzi dell'artiglieria nemica, e di caricare. Alla carica della fanteria, che si avventò sull'omologa arma scandinava, seguì anche una carica della cavalleria, che tenne impegnata l'inferiore cavalleria scandinava, riuscendo a metterla in rotta, anche se a caro prezzo. I cavalieri dei rus, liberatisi della cavalleria nemica, andarono a dare man forte alla fanteria che, seppur superiore di numero, stentava a sfondare le linee di picchieri nemici. Accortosi della manovra della cavalleria il generale scandinavo ordinò la ritirata, viste anche le gravi perdite, per evitare di essere preso in una morsa.

Epilogo:
Vittoria sofferta dei rus, che lasciano sul campo 8316 fanti e 6664 cavalieri; gli scandinavi perdono 5248 fanti e 4824 cavalieri.


La battaglia di Sortavala:
Le truppe che si erano affrontate a Segezha qualche tempo prima si ritrovarono, a parti invertite, nella piana di Sortavala, dove gli scandinavi avevano preparato la difesa. Questa volta, tuttavia, il comandante dei Rus, ricordando l'impiego dell'artiglieria da parte degli scandinavi nella precedente battaglia, fece avanzare i suoi in ordine sparso, vanificando l'effetto dirompente delle bordate del nemico. Anche in questo caso fece arrivare le due fanterie a contatto, senza lanciare i cavalieri in attacchi impossibili contro le picche nemiche, mentre i cavalieri lanciavano l'attacco verso la cavalleria nemica; nonostante la ripetizione dello schema, la scarsa abilità dei generali scandinavi fece in modo che la cavalleria venisse nuovamente battuta e la fanteria, nonostante la compatta difesa contro i fanti nemici, nuovamente costretta alla ritirata.

Epilogo:
Vittoria tattica dei rus, che perdono 6270 fanti e 4998 cavalieri; gli scandinavi lasciano sul campo 5312 fanti e 4878 cavalieri.


La battaglia di Joensuu:
La stanchezza cominciava a farsi sentire tra le truppe russe, complice anche le tattiche di terra bruciata attuate dagli scandinavi; così l'attacco al presidio scandinavo, anch'esso molto stanco, a Joensuu si risolse brevemente con pochi, ma intensi, scontri tra gli schieramenti, al termine dei quali il generale Rossi chiamò la ritirata, visto l'ingente numero di perdite e la spossatezza dei suoi uomini.

Epilogo:
Vittoria di misura degli scandinavi, che lasciano sul campo 1920 fanti e 1782 cavalieri; i rus perdono 2772 fanti e 2210 cavalieri.


L'assedio di Viipuri:
Attaccata dalle forze dei Rus di Kiev, la fortezza di Viipuri cadde dopo 5 mesi, costando alle truppe assalitrici 4000 fanti.
 

Guy_Montag

Chosen one
I pirati del baltico


Prologo:
Allarmanti notizie di grosse flotte pirata arrivarono a Stoccolma, che si affrettò ad inviare le proprie flotte, per respingere il nemico e rendere più saldo il dominio scandinavo sul baltico.


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La battaglia di Mazirbe:
Le navi pirata vennero presto avvistate al largo di Mazirbe, dove vennero quindi attaccate dalla flotta scandinava. Il tentativo di rompere la difesa nemica con le galee, tuttavia, non si risolse nel successo sperato, anche se riuscì a fare molti danni al nemico. A questo punto vennero chiamate in causa le caracche. Nonostante il tentativo dei pirati di sfuggire allo scontro, le navi scandinave riuscirono a portarsi rapidamente a ridosso del nemico, che fu costretto a dar battaglia. La battaglia, furiosa, durò molto tempo, con discrete perdite da ambo le parti, prima che gli equipaggi scandinavi riuscissero finalmente ad aver ragione del nemico, che si diede velocemente alla fuga.

Epilogo:

Vittoria totale dell'Impero di Scandinavia che si vede affondate 2 galee ed 1 caracca; i pirati perdono 4 galee ed 1 caracca.
 

Guy_Montag

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Nuovo mondo, vecchia guerra


Prologo:
Continuando la guerra iniziata 5 anni prima, le truppe della Compagnia Imperiale delle Indie continuarono la loro campagna contro l'impero maya.

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La battaglia di Pipil:
Nonostante le truppe europee non godesserò più dell'effetto sorpresa, le armate dei maya, un tempo orgogliose e potenti, andavano perdendo fiducia in se stesse, dovendo combattere un nemico all'apparenza imbattibile. Tuttavia i due schieramenti si fronteggiarono tra le colline di Pipil, le salve degli archibugeri europei, però, aprirono presto grossi varchi tra le fila dei maya, che caricarono con grande impeto e coraggio, venendo tuttavia fermati dai lancieri e subendo un tentativo di attacco a tenaglia da parte dei cavalieri nemici, che venne tuttavia contenuto, seppur a prezzo di moltissime vite. Questa piccola vittoria permise a pochi sopravvissuti dell'esercito maya di lasciare il campo di battaglia incolumi.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe della Compagnia, che perdono 913 fanti e 608 cavalieri; i maya lasciano sul campo 7804 fanti.


La battaglia dell'Honduras:
Dopo la sonora disfatta di Pipil, le truppe maya si organizzarono per una resistenza tra le montagne dell'Honduras. Questa volta, infatti, le salve degli archibugeri, ripetendo lo schema usato a Pipil, non trovarono una massa compatta, bensì truppe sparse; questo riuscì a minimizzare le perdite dei maya, che cercarono di aggirare, forti della superiorità numerica, lo schieramento nemico, per colpire l'ala destra. Questo movimento, tuttavia, non potè non essere notato dai comandanti della Compagnia, che inviarono rapidamente la cavalleria ad infastidire la carica maya, ordinando nel frattempo ai fanti di girarsi per resistere meglio all'impatto nemico. La caoticità della manovra, però, consentì ai maya di cogliere qualche successo, riuscendo a rompere la linea difensiva europea in alcuni punti. Queste vittorie, tuttavia, non durarono molto, infatti l'arrivo della cavalleria, ed il completamento della manovra, frustrò pesantemente le aspettative dei maya, che vennero messi in rotta.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe della Compagnia, che lasciano sul campo 1047 fanti e 696 cavalieri; i maya perdono sul campo 6077 fanti.

La battaglia del Nicaragua:
Dopo due scontri infruttuosi le truppe dei maya erano sempre più demoralizzate, ma comunque più fresche dell'affaticato nemico. Per questo motivo cercarono di procastinare la battaglia, lasciando al nemico l'onere dell'inseguimento; tuttavia, grazie alla mobilità della cavalleria, le forze maya vennero individuate e, questa volta, furono gli europei a caricare con la fanteria, le truppe nemiche, mentre gli archibugieri bersagliavano questi ultimi. L'impatto fu violentissimo e ben presto il superiore addestramento ed equipaggiamento delle forze della Compagnia, unito all'uso della cavalleria, fu fatale ai maya, che riuscirono a sfuggire dallo scontro solamente con gravissime perdite.

Epilogo:
Vittoria schiacciante delle truppe della Compagnia, che perdono 860 fanti e 572 cavalieri; i maya lasciano sul campo 6768 fanti.
 

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La riconquista di Samarcanda


Prologo:
Il nuovo imperatore dei timuridi, Babur, decise che era giunto il tempo di riprendersi le provincie di Chardzou e Samarcanda, sottratte all'impero molto tempo prima. Colto di sorpresa il governo di Astrakhan, signore feudale di Bukhara, non riuscì ad inviare truppe in loco.

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La battaglia di Chardzou:
La dichiarazione di guerra timuride non giunse del tutto inaspettata da Bukhara, che inviò rapidamente un contingente a fermare l'avanzata nemica a Chardzou. I due schieramenti si fronteggiarono a lungo, con ripetuti lanci di frecce e giavellotti finché le truppe dell'emiro, che avevano subito le maggiori perdite, si lanciarono in una carica generale, abilmente tenuta a bada dall'esercito timuride, comandato dall'imperatore in persona. A questo punto fu la volta della cavalleria imperiale che, con un'abile manovra a tenaglia, riuscì ad inserirsi nelle ali del nemico, facendone strage. Le truppe dell'emiro decisero quindi di ritirarsi, anche se questa ritirata non fu immune da perdite.

Epilogo:
Vittoria tattica dell'Impero timuride, che lascia sul campo 831 fanti e 424 cavalieri; l'Emiro di Bukhara perde 1858 fanti e 743 cavalieri.

La battaglia di Samarcanda:
Il vero obbiettivo di Babur venne raggiunto alcuni mesi dopo la battaglia di Chardzou, tuttavia l'esercito imperiale aveva subito molte perdite nell'attraversamento del fiume. Questo fatto alzò il morale delle truppe dell'Emiro di Bukhara che, noncurante della disfatta subita, ordinò nuovamente la carica alle sue truppe, confidando nella stanchezza dell'avversario. I timuridi risposero con una controcarica della fanteria, con la cavalleria sulle ali, il che risultò in uno scontro furioso tra i fanti, mentre i cavalieri si impegnavano ai lati. Lo scontro tra le fanterie continuò per molto tempo senza un chiaro vincitore e pareva che la freschezza delle truppe dell'Emiro avesse la meglio, finché i cavalieri timuridi non riuscirono a mettere in rotta la cavalleria nemica, riversandosi sulla fanteria nemica, che non ebbe altra scelta che darsi alla fuga.

Epilogo:
Vittoria sofferta dell'Impero timuride, che perde 2012 fanti e 961 cavalieri; l'Emiro di Bukhara lascia sul campo 1742 fanti e 636 cavalieri.

La battaglia di Bukhara:
La vista della capitale sotto attacco compensò il calo del morale dovuto alle cocenti sconfitte subite dalle truppe di Bukhara, mentre si accingevano ad affrontare nuovamente le truppe timuridi. Questa volta il comandante resistette alla tentazione di far caricare i fanti, sperando di sfiancare gli assalitori che, infatti giunsero a contatto con le prime linee già provati dalla lunga marcia. Questo, tuttavia, non impedì ai timuridi di battersi con grande foga e coraggio, suscitando timore e sgomento nel nemico che, dopo estenuanti combattimenti, decise di ritirarsi, confidando nell'arrivo delle truppe di Astrakhan.

Epilogo:
Vittoria tattica dell'Impero timuride, che lascia sul campo 616 fanti e 522 cavalieri; l'Emiro di Bukhara perde 1582 fanti e 649 cavalieri.
 
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