Diplomazia [Troll-Gnoll] Carca-rotta

The Pony Killer

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Il sacerdote di Mork, Satt'o'kan, vagava nelle terre di Carcaroth assieme ai temerari civili che decisero di trasferircisi. Una città in rovina, devastata dai non morti e simbolo di quanto fosse una piaga feroce quella che affliggeva le terre del nord.
Era possibile notare case demolite dalla furia immortale, utensili sparsi per le strade e calpestati chissà quante volte, quelli che un tempo erano giocattoli per bambini ridotti ad un colabrodo... Ma al popolo troll non importava. Finché c'è vita, c'è speranza, non importava vivere in un luogo bello.
Quelli che si erano trasferiti a Carcaroth infatti erano per lo più lavoratori con le loro famiglie, pronti a sfruttare il terreno incolto e cercare di produrre qualcosa da mandare sul mercato, vivendo in rozze tende e casupole di legno.
E certo, l'ausilio di un sacerdote che benedicesse le terre un tempo infestate, di certo non avrebbe fatto male al morale dei cittadini.

Ma la visione che Satt'o'kan ebbe di fronte fu più demoralizzante di quanto si potesse aspettare. Mura sgretolate che difficilmente avrebbero protetto qualche individuo circondavano la lugubre visione di edifici e storia distrutti, nemmeno le chiese si erano salvate e le campane erano oramai in frantumi... cosa può spingere i non morti ad una furia così violenta?
Quello che il sacerdote aveva di fronte era a tutti gli effetti una città morta, lo scheletro di quella che un tempo poteva essere tranquillamente un grande centro.

Satt'o'kan girò con questi pensieri malinconici la città, benedicendo i vari luoghi in nome di Mork. A fine del giro, però, trovò un luogo rialzato al centro di una piazza, e lo sfruttò per iniziare a predicare pubblicamente preghiere al dio della guerra, attendendo che sempre più gente si aggregasse. Quando ritenne che il pubblico fosse sufficiente, cambiò il discorso in maniera più politica: "Onore a voi che qui vi trovate, che seguite la chiamata di Mork e non avete paura! Questa città ha avuto una sorte infame, ma non riaccadrà. I morti distruggono il presente, pensando ad un futuro di rovina? 'MMOCCA ALLE MAMME LORO. Carcaroth per la prima volta è troll, e così sarà per sempre. Ma Carcaroth, la città in rovina che voi cumpari avete deciso di abitare, sarà anche il tormento dei morti che, con tanta fatica, vogliono seppellire il passato. NOI INVECE GLIE LO SCHIAFFEREMO IN FACCIA! Carcaroth tornerà alla bellezza d'un tempo, uguale a com'era anni fa, quando era una città rigogliosa. Il passato tornerà ancora e ancora a tormentare quei bastardi. Per Mork, per il Supremo Re, e per i Pelleverde tutti, SAREMO IL BALUARDO DI STO MONDO, CARCAROTH PIU' NON CEDERA', MAI PIU'!"
Il pubblico scoppiò in applausi scroscianti ed urla di ispirazione, quindi il sacerdote attese che le acque si calmassero prima di ricominciare.
"Andremo a chiedere a quelli che qui hanno vissuto ed hanno costruito com'era anni e anni addietro, in modo che possa essere il simbolo più migliore possibile da schiaffare sul muso dei morti. Lunga gloria a Mork!"
"LUNGA GLORIA A MORK!" fu la risposta corale del pubblico.


Pochi giorni dopo, una missiva arriva in territorio Gnoll, chiedendo un incontro in territorio troll con le persone che, in passato, vissero e lavorarono a Lancestide, spiegando il progetto di ristrutturazione.

[ @senzanome.exe luminosità del PC al minimo, occhiali da sole, ma te l'ho fatto :hehehe:]
 

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- COMEMMINCHIA SAREBBE?
Il biondo gnoll sbatté con forza i pugni sulla scrivania di pietra liscia; in altre circostanze, tempo prima, Dliko'o avrebbe sussultato e si sarebbe fatto piccolo piccolo. Ma ora il vecchio generale stava dritto davanti al Condottiero - anzi, in realtà se ne stava un po' sbilenco e a braccia incrociate. In due parole: indifferente.
- Soo doevamo aspetta', Muldrunne. Non ce stamo mica più ar confine estremo, ormai quee città non so' più nostre.
- MA ANNA' A BENEDILLE IN NOME DE MORKE E POI CE MANNI L'INVITO? MA DAI CAZZO!
- Sì, sì. Ma mica t'ho detto cotica, so' troll, saranno rincojoniti pure quelli che manco sanno fa du'ppiúddue.
Muldrun sbuffò, tormentandosi il muso scuro, con espressione irritata. - E mo' che cazzo je dimo... Se sente sta cosa Gilbor me mette n muso che n confronto i collilunghi dei sauriani so' niente.
- Nun t'aaveva giàmmesso quando gl'avevamo mannato n tecnico?
- Sì, sì, ma quello era per aiuta' n'alleato de n'alleato, li troll so' amici de li sauriani.
Dliko'o alzò le sopracciglia e aprì le braccia, esplicativo. Muldrun aggrottò le sue e, colto in fallo, gli venne un po' di broncio.
- A stronzo, che me fai fesso?
Dliko'o rise e chinò il capo scherzosamente. - Mai oserei, vostra grazzia.
- Mpf... - Muldrun riguardò di nuovo la lettera troll, prima di ordinare al generale. - Vammi a chiamare Fa'a, je piace tanto viagga', la famo movese un po' che sta troppo col culo lì nel Minnonar ogni tre per due.

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La giovane gnoll dal pelo chiazzato si fermò lungo il sentiero di terra battuta contornato di sterpaglie secche grigioverdi. Il cielo era cosparso di nuvole amorfe, abbastanza dense da tingere in una luce uniforme tutto il paesaggio: le rovine bianchicce di pietra porosa simili a monoliti naturali aggettanti dal terreno. Inspirò a fondo l'aria secca e fredda, tinta di brina e annunciante il clima imperioso che avrebbe flagellato quelle terre nei mesi invernali.
- Ciao, casa.
Non vedeva più Carcaroth dai tempi delle grandi migrazioni, quando stavano ancora facendo la guerra ai nani e non si parlava certo di fraternizzarci. Aveva colto l'occasione al volo, alla testa di una delle grandi carovane migratorie di tanti gnoll stanchi del freddo, di una terra incolta e della costante paura dei morti. Lei invece stanca di una terra lontana dal resto del mondo, una terra che non aveva contatti ne aveva interesse ad averne. Lei che guardava le rondini dipinte con mano incerta sui libri che rubava a suo padre, dalla piccola e sudata biblioteca di casa, e immaginava di volare lontano come facevano loro ogni anno, avanti e indietro.
Quando Carcaroth era stata distrutta nella speranza di non lasciarla in mano ai nonmorti, non si aspettava l'avrebbe mai rivista. Pensava sarebbe stata rasa completamente al suolo.
Il destino aveva un suo senso dell'umorismo, ma era lo stesso che faceva diventare i guerrieri vittime e le vittime guerrieri, ciclicamente tornando sui suoi passi in storie già viste.
Fa'a camminò per un po' per la città devastata: aveva bisogno di riambientarsi e ritrovare vecchi punti di riferimento che solo lei avrebbe potuto conoscere. Non ne trovò molti, se non scavando ogni tanto fra le macerie o riconoscendo qualcosa che si era miracolosamente salvato. Piccoli manufatti, colori sgargianti scrostati qua e là, casa di terra e fango ormai distrutte nei quartieri più poveri. Trovò pure uno stendardo lacero, del clan Dli'roa, Zampeleste, giallastro ocra e strisce azzurre con due mani artigliate nere... Peccato fosse diventato l'arrabbattata tela di una tenda dei nuovi coloni troll. Ride fra sé, pensando a come un Dli'roa a quella vista sarebbe andato su tutte le furie, come qualsiasi Gnoll che vedesse calpestati i suoi simboli.
Era strano, quel che accadeva tutto intorno, ma era naturale. aveva salutato Carcaroth come casa, ma ormai quelle erano solo le spoglie di una città che non esisteva più, che aveva ormai un nuova anima. La sua essenza gli gnoll avevano cercato di portarsela via anni e anni prima, staccando tutto quel che non era inchiodato a terra, e se lo era provandoci lo stesso a tirarselo appresso.
"È ancora Carcaroth questa?" Era un fronte del nord, un baluardo contro i morti. lo sarebbe sempre stata. Ma le cose erano diverse. Chiuse gli occhi e inspirò a fondo; poi li riaprì.
- L'aria è cambiata.

Dopo un po' si decise, infine, a fare ciò per cui era stata mandata: timidamente cercò, fra i coloni più vicini, di capire chi fosse il capo dell'insediamento e come poterlo raggiungere per incontrarlo.
 
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The Pony Killer

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Essendo stata tutta quella un'idea di Satt'o'kan, fu lui a rimanere in attesa di Fa'a, sfruttando l'occasione per passar del tempo con i cittadini e alzar loro il morale, convincendoli che stavano facendo il lavoro che Mork avrebbe voluto facessero.
L'arrivo della gnoll, atteso ed anticipato, non mancò di causare scalpore: i vicini della Banda facevano di rado visita ai troll e quindi vedere uno gnoll dal vivo era per molti una sorpresa, seppur tutti sapevano il motivo della sua visita.

Venne scortata in una tenda particolarmente grossa e decorata con rune e simboli troll, che raffigurano la forza e la potenza di Mork, oltre che l'ardente spirito combattivo dei pelleverde.
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All'interno della tenda, Fa'a avrebbe visto un troll di pianura con pitture cerimoniali sul volto e tatuaggi su tutto il corpo: simboli di vicinanza e fede a Mork. In particolare, sulla fronte il sacerdote aveva tatuato lo stesso simbolo presente sulla tenda.
"Voi dovete essere Fa'a, il vostro arrivo è stato anticipato. Permettetemi di darvi il benvenuto, e accomodatevi pure. Su su, non fate cerimonie" Il troll quindi indicò un tavolo piuttosto grosso, imbandito con carni varie e vini in brocche. Una varietà curiosa si trovava tra i bicchieri: oltre a quelli in pietra e alcuni in metallo, si trovavano anche teschi. "Questi teschi appartenevano ai non morti che soggiogavano la città... Li abbiamo sterilizzati, ma ora serviranno Carcaroth per un bene superiore." Sul tavolo si trovavano teschi di vario genere, tra cui un paio gnoll: probabilmente vecchi abitanti delle regioni troll che sono stati sopraffatti dai non morti. I troll non avevano fatto caso alla cosa, valutando tutti i teschi uguali.

Finiti i convenevoli, Satt'o'kan si sedette al suo posto, invitando la gnoll a fare altrettanto. "Ebbene, penso che sappiate perché siete qui. Vi forniremo tutta la carta e l'inchiostro che vorrete, tutti i lavoratori necessari. Vogliamo che Carcaroth torni in vita com'era anni fa, prima che i morti la rovinassero e distruggessero, in modo che possa essere il più grande baluardo nella guerra contro di loro. Voi che dicete? Quali sono i pensieri vostri a riguardo?" Concluse il troll, inconsapevole dei pensieri e sentimenti della gnoll.
 

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Si sarebbe aspettata un benvenuto relativamente freddo date le vicende di gnoll e nani verso i pelleverde negli ultimi anni, ma l'accoglienza fu al contrario molto entusiasta e curiosa. I troll sembrava non avessero avuto a cuore gli avvenimenti passati, o forse non ci avevano dato troppa importanza. Fa'a, che era abituata alle vecchie visite troll quando la Banda - la Reale, a quei tempi - viveva ancora là nell'estremo nord, era quasi contenta di trovarsi i grezzi pelleverde attorno, molto più tollerante e benevolente di altri gnoll che s'erano troppo lasciati influenzare dallo spirito nanico.
Seguì i troll all'interno della tenda, dove l'aspettava il capo dell'insediamento. Fa'a non era granché devota e tantomeno sapeva molto sulle altre religioni di Ea, per cui si chiese se quello che aveva davanti fosse un guerriero adorno di simboli guerreschi o un troll di fede: considerando la natura del culto di Mork e la stazza e costituzione di un troll medio, le differenze all'occhio inesperto potevano essere ben poche.
La gnoll fece un breve inchino e accettò volentieri l'invito cameratesco del troll. Le sue maniere semplici la fecero sorridere. - Ve ringrazio pell'accoglienza, è bbello esse' de novo qui. Con chi ho 'l piacere de parlare? Non so 'e maniere troll quindi non vorrei mancà de rispetto... - Lo sciamano non si era presentato, probabilmente nella foga del momento.
I teschi sparsi sul tavolo usati a mò di ciotole e bicchieri tra quelli più piccoli e i più grandi non la incuriosirono troppo: erano di ogni foggia e misura, da ogni razza di Ea esistente e forse anche peggio. I troll sapevano adattarsi e usavano senza troppe cerimonie un po' tutto quello che capitava, e si notava.
In altre circostanze, gnoll e troll sarebbero potuti diventare grandi amici, ma era meglio non pensarci troppo sopra, insieme alla lunga serie di "sarebbe potuto essere" che aveva fatto fino a quel momento.
- Che banchetto che me presentate, signò. So'norata. - Sorrise come sorride uno gnoll, quindi con un po' di zanne e arricciando il naso. Non c'erano posate, lì al nord s'usavano poco e pure gli uomini jena mal le sopportavano, perciò fece in fretta a prendere qualche pezzetto di carne sotto sale delle tipiche prede della steppa e tundra nordiche. Nel mentre stette ad ascoltare quel che il pelleverde aveva da dirle.
Era evidente che fosse molto eccitato all'idea di avere qualcuno che sapesse cosa aveva davanti, cosa era stata Carcaroth una volta. Forse si aspettava da lei una ricostruzione più precisa di quello che lei avrebbe mai potuto dargli: lei non era un'ingegnere, dopotutto; ma chissà che non sarebbe comunque potuto uscire qualcosa da tutta la vicenda. Si pulì il muso educatamente con la punta delle dita - non c'erano tovaglioli in giro... un po' le mancarono le raffinatezze dell'Ovest del mondo, in quel momento - prima di parlare.
- Carcaroth era 'na città robbusta. N'era grande, non c'era manco modo de renderla ppiù ggrande, non c'erano 'e risorse peffallo, ma venia difesa con tutte 'e forze possibili. Non so se l'ha mmai notato, signo', ma se pprende in mano 'na cartina e guarda dentro il continente, vedrà che Carcaroth è a città più a nord de tutta Ea. - Rise fra sé. - Armeno lo era, fino a che li frostling n'hanno deciso de salpa' e i duergar de uscì dae profondità daa terra. Ma per tanti, tantissimi anni a vecchia capitale gnoll era da sola a fa' da punta de lancia contro i nonmorti. Alcuni dicono che er nome daaa reggione stessa, Lancestide, sia derivato da sta cosa in quarche modo.
Lo sguardo le si fece nostalgico, guardando lontano. - Carcaroth veniva ricostruita de continuo. 'E mura erano robbuste abbastanza da tene'ttesta a n'assalto, ma anche abbastanza semplici perché 'n popolo rozzo come l'eravamo noi ar tempo le ricostruisse daccapo. Era pieno de trappole più s'annava verso norde, pieno: se doveva sempre esse pronti a da' filo da torce ai morti. Ma - e qui si voltò di nuovo verso il troll - all'epoca gli gnoll erano soli e continuavano a rimane' soli. Preferivamo fa' la guerra che costruì, e forse è na cosa che preferite pure voi. Ma li troll è tanto che nun so' soli, e forse ora Carcaroth potrà diventa', piano piano, quello che avrebbe dovuto esse. 'A punta di lancia contro i morti, er muro che nun cade mai.
Sospirò e incrociò le braccia. Nonostante il nord fosse duro, impietoso, inospitale e inadatto a crescere, era comunque la loro culla originaria e aveva dato agli gnoll la tempra che li caratterizzava. La guerra contro i nonmorti se la sentivano dentro, ed era l'unica cosa che riusciva a tenere insieme le tribù, spesso e volentieri, invece di farle litigare ed azzuffare egoisticamente. La loro cultura era nata lì in fase embrionale, e perfino a uno spirito libero come Fa'a faceva venire nostalgia pensare a quelle vicende. E questo testimoniava l'importanza di Carcaroth come un simbolo per la lotta contro i morti... ma anche come simbolo per gli stessi gnoll.
Scosse un po' il muso, riprendendosi da quei pensieri.
- Io non so' n'ingegnere, ma potrò aiutavve come meglio posso. So' cresciuta qua, le cose bbene ommale me'e ricordo e quarcosa 'a potemo tirà su. Però ve devo chiede na cosa. - Annuì. Poi si chinò un po' in avanti, gomiti poggiati sulle gambe incrociate. - Io v'ho detto come era Carcaroth, quale era o spirito suo. E' la prima casa degli Gnoll e, se voo devo dì, nessuno pensava sarebbe stata ricostruita. Semo stati noi i primi a distruggella quanno se ne semo andati più a sudde. Ar massimo se pensava c'avrebbero fatto n'artra cosa ar suo posto, prima o poi. Voi che avete intenzione de fare co' carcaroth? Come 'a vedete voi, ner futuro, naa vostra idea, questa città? -
Non era un discorso semplice quello che s'apprestavano a fare, ma sperava il troll capisse che cosa intendeva.

worldbuilding mode: activate!
 

The Pony Killer

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Il troll parve imbarazzato: "Oh, devo essermi fatto prendere dalla foga del momento, chiedo scusa. Il mio nome è Satt'o'kan, sono un sacerdote di Mork e l'idea di ricostruire Carcaroth è stata mia. Piacere di fare la conoscenza vostra." Replicò immediatamente.
Il sacerdote, tra un pezzo di carne e l'altro, ascoltò attentamente le parole di Fa'a e annuì vistosamente mentre sentiva la Gnoll parlare. Finalmente, quando la gnoll pose la sua domanda, il troll prese parola: "Magari non è più la città più al norde, ma nei piani di Trollheim questa rimarrà la città simbolo della guerra ai non morti. Una città immortale, intramontabile ed uguale al passato... Vedete, costruirne una nuova sarebbe come darla vinta ai morti. Sarebbe un ammettere che la loro distruzione ha avuto effetto e che noi vivi dobbiamo ricominciare da zero dopo il loro passaggio." Il volto del sacerdote si incupì "Non sono disposto a nulla di simile. Lo spirito troll arde troppo per potersi piegare ad una simile sciocchezza!" Il simbolo sulla fronte del sacerdote parve quasi illuminarsi, ma probabilmente fu solo un effetto ottico "Ricostruire Carcaroth non sarà solo una ricostruzione strutturale, ma anche spirituale. Lo spirito della città, che mi hai descritto, è esattamente ciò a cui vogliamo puntare: una città robusta fatta per resistere alla piaga dei non morti. Ma non è solo questo, è anche una sberla spirituale: come ho detto, darla vinta ai morti non mi sembra il caso. I morti sono il passato che viene resuscitato e torna ad affliggere i vivi, torna a distruggere il futuro, ma senza avere memoria del passato; noi vogliamo ricostruire ciò che loro hanno distrutto, vogliamo che il passato che i morti si sono lasciati alle spalle torni nuovamente a tormentarli e che il ricordo che i cadaveri ambulanti hanno tentato di demolire rimanga invece intatto e solido. Insomma, vogliamo che il lavoro dei non morti sia nullo, che ciò per cui tanto hanno faticato a distruggere venga ripristinato come nulla fosse successo. Magari costruiremo nuove città più a Nord, in modo che Carcaroth possa riposare dopo tutti questi anni in cui è stata la prima lancia a difesa del mondo, ma il concetto spirituale rimarrà quello: una città che non si è piegata al passaggio dei non morti e che continuerà ad essere una solida base nella guerra contro di loro. Oltre che, come ho già detto, simbolo di immortalità dei vivi e della vita in generale, che mai si piegherà." Il troll bevve dell'acqua da un cranio probabilmente elfico, di un primigenio "Magari saranno cambiati i residenti dalla città, ma è così che funziona la vita. Un grosso circolo dove tutti si alternano tra alti e bassi, e dove la casa di uno sarà un giorno la casa di un altro. Ma alla fine dei conti, tutti vivi siamo e tutti vivi contro i morti combattiamo. Questa è una cosa che sarà vera sempre: passato, presente o futuro." Il troll addentò con molta forza un altro pezzo di carne. Anche quello un tempo era vivo, ma è dovuto morire affinché potesse sfamare qualcuno di più grosso, importante e forte. Ora restava da vedere se i vivi potevano effettivamente essere più forti dei non morti, ma la vittoria contro Astartes alzò molto il morale del popolo troll.
 
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